Pre-report sui Boston Celtics

O'Brien ripassa un gioco difensivo con Vin Baker

Fra pochi giorni ricomincia la stagione NBA e gli appassionati dei Boston Celtics stanno già  fremendo per gioire e soffrire assieme ai nostri beniamini.

Questa stagione, ancora prima di iniziare, sta già  facendo discutere, tra importanti cambiamenti di roster e variazioni nell’assetto societario della società .

Ho già  redatto un articolo dal titolo “I Celtics cambiano padrone” dove ho analizzato chi sono i nuovi proprietari e quali sono le aspettative su di loro, in questa sede analizzeremo cosa ci si potrà  attendere da questa stagione dal punto di vista prettamente sportivo.

Come risaputo, l’aggiunta principale è stata Vin Baker, un 6 e 11 del Connecticut alla nona stagione NBA che ha giocato molto bene i primi anni nella Lega, ma poi si è perso nel bruttissimo clima dello spogliatoio di Seattle.

Analizzando brevemente lo scambio con i Sonics, si nota come Boston si sia liberata di un peso ormai morto come Vitaly Potapenko, di Kenny Anderson, discreto ma mai determinante in nessuna partita dei play-off e di Joseph Forte, giovane di molte speranze ma finora di pochi fatti.
Di contro sono arrivati Shammond Williams, play chiuso da Payton, ed appunto Vin Baker.

Molto atteso quest’anno è il rendimento di Kedrick Brown. Ala piccola molto atletica, l’anno scorso ha deluso le aspettative perché non è stato in grado di tenere il campo, ma in allenamento i commenti sono stati entusiastici. Con un anno di maturazione ci si attende il salto di qualità , sperando di non pentirsi della scelta fatta l’anno scorso di scambiare Joe Johnson sapendo d’avere in casa proprio Kedrick.

Con Brown in ala piccola (anche se inizialmente in quintetto partirà  Eric Williams), Paul Pierce ed Antoine Walker rispettivamente guardia ed ala grande, rimaneva da ricoprire i ruoli di play e di centro. Come detto, il general manager Chris Wallace, in accordo con il direttore del personale Leo Papine ed il coach Jim O’Brien, ha deciso di occuparsi del ruolo di centro facendo arrivare Baker.

Nonostante questo, dalle prime indicazioni sembra che occuperà  lo spot di centro Tony Battie, molto atletico ma leggero anche per i centri d’oggi, relegando Vin Baker a sesto uomo per i lunghi, ma non è escluso che si possa vedere Baker e Battie sotto le plance e Walker in ala piccola, anche se personalmente non ritengo soddisfacente questa soluzione, infatti Walker rende al meglio se gioca come ala grande.

Rimane la regia per la quale c’era Anderson, migliorato nell’ultima stagione ma, come detto, mai determinante. In più il suo contratto di 9 milioni di dollari con scadenza 2003 era ambito da chi aveva bisogno di un contratto di questa entità  da scaricare. Se Anderson non avesse avuto il contratto in scadenza, Seattle non avrebbe mai accettato lo scambio. A ricoprire questo ruolo a Boston ora ci sono Shammond Williams, arrivato anch’esso da Seattle e grande amico di Baker, e J.R.Bremer, appena uscito dal college e non scelto al draft, ma ha così tanto impressionato la dirigenza Celtics nella prima Summer League, sbaragliando la concorrenza di Omar Cook, da meritarsi un garantito di un anno con l’opzione per il secondo.

Indubbiamente come play non c’è un giocatore che possa offrire sulla carta un minimo di sicurezza, c’è un giocatore-scommessa (Bremer) ed un giocatore in cerca di una possibilità  per dimostrare le proprie qualità  (Sh.Williams). L’alternativa immediata sembra l’abbia data proprio O’Brien, promovendo il “terzo incomodo” Tony Delk in quintetto, ma lui non è un vero play, è più adatto a giocare da guardia, nonostante questo sarà  lui il play titolare nelle prime partite. Cosa certa è che Delk deve trovare una continuità  di rendimento che l’anno scorso gli ha fatto difetto e gli farà  sicuramente piacere sapere che Delk è uno dei giocatori che Pierce e Walker ritengono possa andare in doppia cifra questa stagione.

È opinione comune che la stagione dei Celtics sia condizionata da cosa Baker sarà  in grado di dare, ma io non sono d’accordo. Ovviamente avere un Baker tonico, solido, affidabile sarebbe una gran bella cosa, ma non sarà  il fattore determinante per la stagione dei Celtics.

Secondo me sarà  più importante come proseguirà  la maturazione tecnica e psicologica di Walker ma soprattutto di Pierce. Ricordando come è finita la stagione scorsa, con un buon play-off ed una bruciante sconfitta da parte dei Nets, la speranza è che le due stelle covino dentro di loro la voglia di riscattarsi e di vendicare lo stop subito.

Se ci sarà  la voglia di riscatto e continuerà  la maturazione dei due giocatori di maggior talento, la prossima stagione sarà  ricca di soddisfazioni. In caso contrario avrà  un’importanza limitata il livello di gioco che riuscirà  a raggiungere Baker, a meno che Baker stesso non diventi un fuoriclasse assoluto, da 20+10 (punti + rimbalzi), ma lo ritengo molto difficile. Auspicabile invece attendersi da lui un contributo maggiore rispetto a quello delle ultime stagioni a Seattle.

Nell’NBA, in questi ultimi anni come nei decenni passati, i titoli sono stati quasi sempre vinti da squadre che nel loro organico potevano vantare due-tre stelle di prima grandezza e validi comprimari, non da un’assembramento di giocatori discreti. Può non piacere, ma è così. Per questo ritengo lodevole il tentativo del general manager Chris Wallace di seguire il “pochi ma buoni” piuttosto del “basta che sia discreto”. Visto in quest’ottica, la “scommessa Baker” (perché allo stato attuale è una scommessa), se vinta, potrà  dare i suoi frutti perché il potenziale del giocatore è notevole. In caso contrario non ritengo sia un dramma, proprio perché, come detto prima, non è il rendimento di Baker la discriminante per un buon risultato dei Celtics. Ovviamente per ambizioni di titolo occorre che la scommessa-Baker sia sostanzialmente vinta.

Titolo. È arrivata la famosa parolina. Quella attorno alla quale ruotano centinaia di giocatori e migliaia tra addetti e giornalisti. Per anni nello stato del Massachussetts la parola titolo era una chimera irraggiungibile, possibile che ora sia lecito riesumarla dal baule dei ricordi?

Per capire quali siano le potenzialità  dei Celtics, facciamo una via di mezzo tra gioco e previsione: dato un certo rendimento dei principali protagonisti dei Celtics, ipotizziamo un probabile risultato a fine campionato.

Le previsioni per quest’anno, partendo dal più pessimistico, con tanto di classifica a fine regular season, sono:

Scenario n. 1: Pierce e/o Walker hanno molte difficoltà  a raggiungere i livelli dell’anno scorso, Baker e K.Brown giocano bene solo a sprazzi e nessuno dei play riesce a tenere in mano la squadra decentemente: play-off, ma con molte difficoltà ;

Scenario n. 2: Pierce e Walker non migliorano il rendimento dell’anno scorso, Baker gioca bene ma non riesce a raggiungere i livelli di Milwaukee, K.Brown tiene discretamente il campo ed il settore play è decente: approdo tra il secondo ed il quarto posto ad est;

Scenario n. 3: Pierce e Walker proseguono la loro maturazione tecnica e tattica con Pierce eletto nel primo quintetto assoluto, Baker ritorna come quello di Milwaukee, K.Brown tiene ottimamente il campo, uno dei play è la sorpresa della stagione: dominio dell’Eastern Conference con buone probabilità  di vincere il titolo NBA.

Che dire? Lo scenario numero 3 ci dice che ci finalmente ci siamo. Se riuscirà  ad avverarsi vuol dire che Boston l’anno prossimo avrà  tre stelle di prima grandezza che potranno rendere la vita difficile a tutte le altre franchigie. La cosa intrigante è che questa non è un’illusione.

Se vogliamo parlare di numeri, secondo me lo scenario più probabile è il secondo con il 50% di possibilità , allo scenario numero 3 attribuisco il 30% mentre solo un 20% allo scenario numero 1 o peggiori.

Alcuni elementi positivi presenti nel primo scenario hanno molte probabilità  di avverarsi, mi riferisco soprattutto al settore play, che potrà  essere una sorpresa evitando di far rimpiangere il discreto Kenny Anderson della stagione scorsa, inoltre Pierce ha realmente tutte le qualità  di ottenere la consacrazione a top 10, se non top 5 dell’intera Lega.

Pierce ha avuto parole ottimistiche per la stagione entrante: “penso che la squadra sia migliorata. Abbiamo aggiunto un giocatore che ci dà  una presenza in mezzo all’area. Se hai un giocatore che può comandare una squadra e hai già  altri due giocatori (Pierce e Walker, n.d.r.) che possono farlo, allora saremo molto difficile da fermare. Difensivamente non ho preoccupazioni, con le nuove aggiunte dovremo migliorare, penso che potremo essere una delle migliori squadre difensive dell’NBA”.

Nel frattempo Kedrick Brown si trova il conto corrente più sostanzioso: Vin Baker gli ha pagato 10.000 dollari per concedergli la maglia numero 42, e Brown opta per il numero 5, l’anno scorso indossato (per modo di dire, visto che non ha visto il campo neanche un minuto) da Roshown McLeod.

Ora la parola a Baker: “(la stagione 2002-03) sarà  la più importante della mia carriera. Sono qui per aiutare la squadra a vincere e questo significa che cercherò di farlo in tutti i modi”. Ha trascorso molto tempo per prepararsi alla stagione entrante, all’inizio del camp pesava 255 libbre (115 kg.) e ha promesso che perderà  altre 8 libbre durante la pre-season. Una cosa è certa: Baker ha nove anni d’esperienza NBA, più di qualunque altro Celtic, e questo potrà  risultare importante nelle partite che contano.

O’Brian ha qualcosa da contestare a chi si lamenta della scarsità  di giocatori di rango nella regia: “penso che la nostra situazione al ruolo di play sia più forte di quello che la gente pensi. È il miglior gruppo di tiratori da tre punti che abbia mai visto, e molto, molto bravi in difesa. Gente che è affamata di buone prove per differenti ragioni (Bremer per meritarsi il contratto l’anno prossimo, Delk per riscattare l’anno passato non brillante, Sh.Williams per dimostrare che con Payton non è riuscito a dimostrare il suo vero valore, n.d.r.)”.

Rincara la dose Pierce: “abbiamo molte nuove e fresche forze, questi sono ragazzi che cercheranno di portare la squadra alle finali. Se sarà  necessario, io ed Antoine ci sacrificheremo per rendere questa squadra migliore, quindi io farò tutto quello che sarà  necessario. In questa lunga corsa, non importa quanti punti segnerai e quanti rimbalzi prenderai, importa solo quante partite vincerai”.

J.R. Bremer ha avuto una media di 15,5 punti e 3 assist nei suoi 4 anni di università , raggiungendo la ragguaglievole cifra di 24,6 punti nell’ultimo anno, con un 37,5% da tre nell’anno da senior ed un 37,6% nell’anno da junior. Nessuno scout però lo ha notato, e forse è stato meglio così, visto che sia lui che i Celtics hanno potuto decidere in comune accordo di firmare il contratto senza i vincoli del draft.

Una parola per gli altri giocatori del roster non menzionati:

Eric Williams: ottimo mestierante, ricoprirà  il ruolo di ala piccola in quintetto in attesa (quest’anno?) dell’esplosione di Kedrick Brown, eccellente in difesa ed in attacco con l’utilizzo del piede perno;

Walter McCarty: assieme a Brown, è il giocatore più atletico dei Celtics. Purtroppo non offre molto più di questo, ma se teniamo conto che ha qualità  atletiche che gli permettono giocate altamente spettacolari, molto gradite al pubblico americano, che è stato firmato al minimo salariale e che è molto amato nell’ambiente bostoniano, la sua presenza nel roster non è sprecata;

Bruno Sundov: l’anno scorso ad Indiana ha giocato poco, è venuto a Boston per giocare di più, ma non credo che possa fare la differenza. Una cosa positiva ce l’ha, è molto alto, sette piedi e due pollici, pari a 2 metri e 18 centimetri: come si dice “l’altezza non s’insegna”. Apparentemente sembra che coach O’Brian voglia impiegarlo allo stesso modo in cui lo è stato Rodney Rogers alla fine della scorsa stagione per rinforzare lo spot di centro lontano dal canestro. Rispetto l’ottimismo di O’Brian, ma temo che sia difficile che il risultato in termini di rendimento possa essere lo stesso.

Rubens Wolkowyski: dodicesimo uomo in roster, si è fatto notare agli scorsi mondiali di Indianapolis, ma la sensazione è che sia stato chiamato solo per seguire la moda del momento di far figurare in roster giocatori non americani, infatti alcuni commentatori si sono domandati per quale ragione sia obbligatorio completare il roster con dodici giocatori sotto contratto, visto che non c’è nessuna regola NBA che contempla quest’obbligo.

Detto degli arrivi, due parole prima di concludere su chi se ne è andato.

Se McCarty è rimasto solo perché ha accettato il minimo salariale e Bruno Sundov ha accettato anch’egli il minimo salariale con la prospettiva di giocare di più, vuol dire che i Celtics hanno qualche problema di salario. Infatti con la spada di Damocle della luxury tax, la tassa dovuta per chi supera il tetto salariale, e con tre giocatori ai rispettivi massimi contrattuali (Pierce, Walker e Baker) la strada obbligata è pagare il meno possibile i giocatori in rinnovo di contratto o di sostituirli con chi accetta il minimo.

Con questa premessa, sia Rodney Rogers che Erick Strickland hanno deciso di cambiare squadra solo ed unicamente per una questione di soldi, stesso motivo per il mancato arrivo di Travis Best, un play che avrebbe fatto molto comodo ai Celtics. Indubbiamente con questi giocatori il roster sarebbe stato più ricco di talento, vedremo quali saranno le intenzioni dei nuovi proprietari.

Una voce gira nel camp dei Celtics: Rodney Rogers, tirato a lucido, si fa per dire, l’anno scorso, pesava 280 libbre (126 kg.), si è presentato quest’anno al camp dei Nets con ben 309 libbre di peso (140 kg.). Se teniamo conto che è alto 6’7”(2,01 metri), dovrà  lavorare parecchio per tornare al peso forma.

Fra due settimane inizia una nuova stagione NBA, molto importante per i Celtics e Play.it seguirà  le loro vicissitudini con i report settimanali: ogni weekend sarà  redatto un report che vi terrà  informati sui risultati della squadra, accompagnato dai commenti sulle partite, interviste ai protagonisti e curiosità  varie sui Boston Celtics.

Appuntamento al primo fine settimana di novembre col commento delle prime partite dei Celtics.

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