Vecchio a chi?

Roger Clemens a 43 anni è ancora uno dei migliori pitchers della Lega!

Nel 1926 il lanciatore Grover "Pete" Alexander aiuta i St. Louis Cardinals a vincere le loro prime Serie Mondiali. Non sceglie certo un avversario facile; infatti gli Yankees di quell'anno saranno più o meno gli stessi che formeranno i famosi "1927 Yankees" da molti considerati la squadra più forte di tutti i tempi.

Nelle World Series del 1926 appunto, il 39enne Alexander lancia due partite complete, rima concedendo 4 valide per vincere Gara-2 e poi 8 valide per vincere Gara-6 ed impattare così la serie sul 3-3.

In Gara-7 con i Cardinals avanti 3-2 gli Yankees riempiono le basi con due out nel settimo e lo slugger Tony Lazzeri si avvia al piatto. Il manager-seconda base di St Louis Roger Hornsby sentendo puzza di disastro imminente, manda il partente Jesse Haines a fare la doccia e chiama il vecchio Pete a salvare la partita. Ma dov'è il vecchio Pete? Avendo lanciato il giorno precedente non si aspetta certo di entrare in partita (anche se un famoso adagio dice: "Everybody available in Game Seven!").

Comunque sembra che il vecchio Pete stia sonnecchiando in qualche anfratto dello Yankee Stadium. Qualcuno lo chiama, Alexander si desta, si infila i pantaloni, si dirige al monte di lancio ed in una at-bat drammatica manda strike-out il giovane Lazzeri, un rookie 22enne.

Fa fuori 3 Yankees nell'ottavo e due nel nono. Con due out e Babe Ruth in prima base, sale a battere un altro slugger, l'esterno Bob Meusel. Ruth, forse preoccupato dalla qualità  dei lanci di Alexander, pensa di risolvere la partita da solo e si lancia verso la seconda base per un tentativo di rubata. Il catcher dei Cards è però molto sveglio e lancia una fucilata in seconda ad Hornsby per eliminare Ruth e vincere le Serie Mondiali.

Fast forward al 2005. Cosa avrebbe di particolare questo roster?

Rotazione:
Roger Clemens
David Wells
Randy Johnson
Kenny Rogers
Jamie Moyer

Bullpen:
John Franco
Jeff Fassero
Steve Reed
Terry Mulholland
Jose Mesa
Mike Timlin

Lineup:
1b Rafael Palmeiro
2b Craig Biggio
3b Jeff Kent (un ragazzino!)
ss Omar Vizquel
rf Larry Walker
cf Steve Finley
lf Barry Bonds
c Benito Santiago

Panchina:
Lenny Harris
Moises Alou
BJ Surhoff
Jeff Conine
Rueben Sierra
Todd Pratt

I sopracitati 25 assommano a quasi 1000 anni di età . Esatto, quasi una media di 40 anni per capoccia.
La rotazione, ad esempio: 43, 42, 42, 42 e 40.
È vero che alcuni di questi sono ormai sul viale del tramonto ed altri sono stati, per lungo tempo, solo dei comprimari, ma altri (the Rocket the Big Unit, Bonds, Biggio) sono stati e sono, tutt'ora, dei perenni All Star, degli assi, dei leader che hanno accumulato vittorie e fuoricampo e soprattutto continuano a farlo.

Qual'è la ragione?
Come è possibile che un Julio Franco (classe 1958, 47 anni suonati!) riesca ancora ad essere spesso decisivo ed a giocare per i vincenti Atlanta Braves.
Il numero di atleti intorno ai BIG FOUR-OH è considerevole.
All'apertura del campionato vi erano oltre 750 giocatori nei roster delle squadre delle Majors (inclusi coloro che erano nelle liste infortunati). Di questi 17 sono oggi già  40enni, altri 33 sono almeno 38enni. Tra quelli non citati nell'Old Fantasy Team altri campioni: Tom Glavine, Al Leiter, Greg Maddux, Tim Wakefield, Trevor Hoffman.

Le ragioni del successo di questi veterani dei diamanti sono diverse.

Un migliore condizionamento atletico, una dieta appropriata ed una buona preparazione fisica.
Per un Sydney Ponson che si presenta allo Spring Training con 15 chili di troppo ci sono atleti come Curt Schilling (1966) e Finley che passano l'inverno in Arizona a sudare e ad allearsi nei vari Training Center per atleti professionisti.

È finita l'epoca degli hamburger e patatine fritte, del whisky, della birra e delle notti brave? Forse non del tutto, ma con il colesterolo a 300 non si può arrivare a 40 anni e lanciare a 95 miglia all'ora o battere fuoricampo a 450 piedi di distanza.

Ovviamente l'età  spesso si fa sentire ed il problema infortuni è dietro l'angolo per tutti, pensiamo a Jeff Bagwell, allo stesso Bonds, ma infortuni hanno colpito il giovane Carl Pavano, il closer Keith Foulke e molti altri che non hanno certo la veneranda età  di un Clemens o di un Randy Johnson.

Il ruolo. Molti "vecchietti" sono lanciatori, ed in quanto tali hanno la capacità  di adattarsi, di modificare e perfezionare il proprio stile negli anni. Alcuni introducono lanci nuovi: una splitter, una curva. Non si può vivere solo di veloci. Clemens ha introdotto differenti versioni dei lanci, tagli nuovi. I tempi dei 20 strikeouts in una partita sono finiti.

Per i lanciatori la conoscenza dei battitori è altrettanto cruciale. Sapere le caratteristiche degli avversari (spesso ex-compagni dei quali si è osservato lo stile), sapere che lanci soffrono di più, evitare gli errori commessi in passato, riconoscere subito le tendenze dei nuovi giocatori, assimilarli in fretta, intimidirli se necessario. Sopperire a inevitabili deficienze nella velocità  dei lanci con tagli, curve ed effetti.

In questo aiuta molto la tecnologia. Molti lanciatori hanno delle video-librerie con tutti i lanci effettuati in carriera. Lo stesso vale per i battitori. Cosa lancerà  ad un mancino il tal pitcher su un conto di 3 ball e 2 strike a basi piene? Andiamo a vedere gli ultimi 100 at-bats e scopriamolo.
Tali tecniche possono aiutare a sopravvivere qualche anno in più.

Esperienza, pressione, psicologia. Un veterano riesce a "dimenticare" le sconfitte, gli errori, le mancanze della difesa più in fretta di un giovane. Un veterano sa che ci saranno altre occasioni, specie nella prima parte della stagione si vedono i famosi "slow starters". Lentamente entrano in forma e diventano imbattibili. Ciò vale sia per i lanciatori che per i battitori.

Recentemente Mike Timlin, a proposito di un momentaccio dei Red Sox, diceva:

Abbiamo le risorse per farcela. Guardiamo indietro ed ecco come lo abbiamo fatto; ci siamo già  passati, già  passati, più volte. Prendiamolo dalll'esperienza.

Talento. Ovviamente senza talento non si va da nessuna parte. Che sia il bilanciamento e lo swing per i battitori o una buona meccanica e la capacità  di cambiare velocità  per i lanciatori è necessario disporre delle qualità  atletiche per diventare ottimi giocatori e fisiche per restarlo a lungo.

Qualcuno inoltre sostiene che il talento medio sia diminuito e che quindi con l'aumento del numero di franchigie si sia aperto un numero eccessivo di "posti di lavoro" che finiscono per essere occupati da giocatori veterani. Sebbene ciò possa essere in parte vero, ci sembra di poter ribadire che molti di questi veterani sono effettivamente dei campioni e non dei "roster-filler e che il loro numero sia attualmente decisamente elevato. Ed i giovani di talento non mancano di certo.

Infatti ritornando proprio al 1926, pensiamo a quel lineup che il vecchio Alexander zittì per due volte più i due inning ed un terzo decisivi di Gara-7. C'erano 27enni, 29enni, Ruth aveva 31 anni.
Ma il vecchio Pete li dominò. C'era del talento in quel lineup che di lì a poco sarebbe esploso in 110 vittorie, ma in quella serie (della quale si parla ancora, o almeno i malati come noi ne parlano) il vecchietto vinse, vinse e chiuse le Serie Mondiali intimidendo niente meno che il grande Babe Ruth.

Se oggi un Clemens, un Bonds, un 40enne dovesse ripetere le stesse gesta forse non farebbe tanto scalpore. I vecchietti non sono più merce rara, tutt'altro.

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