Yao Ming, la grande attrazione della stagione che sta per iniziare.
Una division talentuosa, ma di lettura piuttosto facile: i Mavs sono i grandissimi favoriti, dietro a ruota li seguono gli Spurs; più distaccate, più o meno sulla stessa linea, seguono Rockets, Jazz e Wolves.
Tre squadre con situazioni molto differenti: per i Jazz si sta chudendo un formidabile ciclo di vittorie e il declino appare inevitabile (Stockton permettendo); i Timberwolves, dopo essersi affermati come forza con cui tutti devono fare i conti ad Ovest, sembrano destinati a ristagnare in un'aurea mediocrità ; le azioni dei Rockets invece sono in netta ascesa, sta per iniziare la dinastia Ming. Dietro di loro i Memphis Grizzlies, classica mina vagante in grado di dar fastidio a chiunque ma che non sembrano attrezzati per essere competitivi nel lungo periodo, e in fondo alla graduatoria i Nuggets, che pensano solo al futuro e a far crescere i propri giovani.
1 – DALLAS
Difficile non pronosticarli come vincitori della Division: gli unici avversari credibili sono gli Spurs, ma in regular season l'attacco atomico dei Mavs dovrebbe assicurare senza problemi il miglior record della Division, e forse anche della lega; i problemi potrebbero poi sorgere ai playoffs, quando sarà necessaria anche una efficacia difensiva che al momento è poco più che un miraggio.
UP
l'attacco dei Mavs è di gran lunga il più esplosivo della lega; il duo Nash-Nowitzki è più che una garanzia per quanto riguarda punti e spettacolo; Van Exel e LaFrentz avranno un intero training camp alle loro spalle, e i tifosi di Dallas si aspettano che siano molto più coinvolti negli schemi e produttivi.
DOWN
Nelson fa presto a dire che stanno lavorando come matti sulla fase difensiva, ma c'è veramente tanto, forse troppo lavoro da fare: i Mavs hanno perso l'unico difensore puro che avessero (Buckner), e non lo hanno rimpiazzato degnamente.
L'unico “operaio” in un alveare pieno di regine è Popeye, forse anzichè inseguire Rashard Lewis era meglio portare nel texas qualcuno che sposti i pianoforti, visto che di gente che li suoni ce n'è fin troppa.
La stella
“Klasse” Dirk Nowitzki: deve migliorarsi (e tanto) in difesa ma è già l'arma offensiva più devastante della lega; il tedesco è ormai universalmente riconosciuto come uno dei top player dell'NBA, i Mavs sanno di poter contare su un sempre utile 25+10 grazie a lui.
Con l'arrivo di Popeye potrebbe trovare minuti in ala piccola, creando un mismatch difficilmente risolvibile dagli avversari.
Occhio a:
Van Exel e LaFrentz: sono arrivati dalla cessione dell'ambitissimo Howard (ambito per il suo contratto in scadenza, ma era parecchio utile a questa squadra con la sua versatilità ), dovevano essere l'arma in più dei Mavs, invece il loro contributo (soprattutto nelle gare decisive ai playoffs) è stato pressochè nullo. Si attende il loro rilancio, perchè anche se Cuban è di manica larga i loro contratti richiedono comunque di essere giustificati con ben altre prestazioni.
La sorpresa
Popeye Jones: dopo anni nel sommerso NBA si è imposto all'attenzione di tutti. E' il classico giocatore che in campo da' tutto quello che ha e fa tutto per la squadra e niente per gloria personale, ed a fine partita mette sempre insieme tante piccole cose che non risultano nello score ma che sicuramente risulteranno fondamentali.
Una delle grandi pecche dei Mavs dell'anno scorso era la mancanza di un lungo in grado di prendere posizione, tagliare fuori efficacemente e difendere in post basso, carenze che Popeye può colmare.
2 – SAN ANTONIO
Una delle pochissime squadre NBA che possono vantare un presente di tutto rispetto, con legittime ambizioni forse anche di titolo, e al tempo stesso un futuro assolutamente roseo, con tanti soldi da spendere nell'estate 2003 e un nucleo di giocatori giovani e affidabili.
L'obiettivo minimo è la semifinale di Conference, dopo di che tutto quello che arriva è tanto di guadagnato, visto che Mavs, Kings e Lakers sembrano avere qualcosa in più.
UP
Gli Spurs sono molto più profondi dell'anno scorso: l'esplosività e il bruciante primo passo di Ginobili integrano perfettamente il piazzato mortifero di Smith; Claxton è un eccellente backup per Parker; Bateer e Willis permetteranno a Robinson di rifiatare.
E poi c'è Tim Duncan che da solo renderebbe qualunque squadra una contender.
DOWN
Popovich non è propriamente un genio offensivo, il gioco degli Spurs è prevedibile, macchinoso e monotematico, tutto gira sempre e solo attorno ai due-tre giochi soliti per Duncan; ci vorrebbe qualcosa di più originale, anche perchè a livello di playoffs gli avversari non hanno difficoltà a fare gli aggiustamenti necessari.
La stella
Tim Duncan: semplicemente il miglior giocatore della lega. Nessuna altra squadra affida totalmente le proprie fortune ad un singolo giocatore come succede agli Spurs con lui: tutti i giochi partono e si concludono con lui, in attacco e in difesa, e infatti quando TD è in panchina gli Spurs sono una squadra smarrita, senza capo ne' coda. Nonostante questo peso e il fatto che le difese avversarie si concentrino praticamente solo su di lui, TD assicura un rendimento una spanna sopra a tutti le altre superstar, con una continuità misteriosa, e ovviamente su due lati del campo.
Occhio a:
Steve Smith e David Robinson: due grandi giocatori ma prima ancora due grandissimi uomini, ormai purtroppo sul viale del tramonto; per entrambi la stagione scorsa è stata assolutamente indegna delle loro grandi carriere, i nuovi arrivi gli permetteranno di poter centellinare le energìe e dare il massimo per quei pochi minuti che potrebbero risultare decisivi, chiudendo così in bellezza la loro (verosimilmente) ultima stagione prima di appendere le scarpe al proverbiale chiodo.
La sorpresa
Mengke Bateer: da sempre all'ombra di Wang e Yao, in realtà il mongolo è un signor giocatore, che in molte cose è superiore ai due più quotati connazionali; il raggio di tiro è inferiore e lo stile di gioco molto meno appariscente, però è più costante, più forte fisicamente, è un miglior passatore e un difensore di ben altro spessore. E' uno che ama fare il lavoro sporco e giocare per la squadra, il suo stile di gioco sembra fatto apposta per l'NBA. Dopo il necessario ambientamento potrebbe essere a fine stagione l'inattesa risposta alla domanda “chi è il più forte cinese nella lega?”
3 – MINNESOTA
La stagione non si prospetta rosea per i Wolves, squadra tosta e molto ben allenata che nella Eastern farebbe un sol boccone delle avversarie, invece nel selvaggio West è destinata ad essere vittima sacrificale di una delle quattro corazzate che si contenderanno il titolo. L'obiettivo (difficile) è affermarsi come quinta forza in una conference in cui molte avversarie si sono potenziate.
UP
La squadra omai gioca a memoria e l'ottimo Saunders sa come tirare fuori il meglio da questo gruppo; i nuovi acquisti Gill e Hudson sono giocatori smaliziati in grado di inserirsi senza problemi e dare da subito un contributo costante e corposo.
DOWN
Tira una brutta aria in spogliatoio: Szczerbiack (che lo meriti o meno un all-star la stagione scorsa) è ai ferri corti praticamente con tutti, Garnett è parecchio di malumore visto che la dirigenza pretende di ridurre il suo ingaggio (assolutamente sproporzionato rispetto al resto della lega) e sta addrittura facendo un pensierino a possibili scambi. Inoltre non si sa se Brandon potrà contribuire o meno, senza di lui i Wolves sono un'altra squadra.
La stella
Kevin Garnett: quattro stagioni consecutive a 20+5+5 di media sono un ruolino di marcia impressionante, quasi incredibile. Rimangono però i soliti dubbi sul fatto che offensivamente potrebbe dare molto di più, soprattutto nei finali, senza contare che il suo contrattone mostruoso blocca molti sogni di gloria dei Wolves.
Occhio a:
Wally Szczerbiak: la stagione scorsa per lui è stata trionfale (anche se secondo alcuni le sue cifre sono aumentate solo perchè ha avuto più spazio e più tiri), ma dopo la breakout season lo attende la difficile controprova, ovvero la stagione della riconferma.
La sorpresa
Radoslav Nesterovic: pochissimi lunghi nella lega hanno il suo impatto difensivo, ma saprebbe essere un fattore anche sul piano offensivo se solo Saunders si fidasse un po' più delle sue qualità , disegnando qualche schema per metterlo nelle situazioni che predilige. Il difficile ambientamento è ormai alle spalle, a fine stagione sarà unrestricted FA, motivo in più per dare tutto e affermarsi definitivamente come uno dei lunghi più affidabili della lega.
4 – HOUSTON
Nella vita ci vuola anche fortuna, e i texani hanno di che ringraziare la dea bendata: dopo una stagione disgraziata e una classifica finale che non rispecchiava assolutamente il valore della squadra, in gran parte a causa di infortuni, il draft ha regalato a Rudy T il giocatore probabilmente con più “upside” della storia del gioco, l'ormai conosciutissimo Yao Ming. Il centrone cinese va a coprire l'unico buco in un roster completo, talentuoso e profondissimo; il futuro è sicuramente roseo, per quanto riguarda la stagione che sta per iniziare tutto dipenderà dal tempo che ci metterà Yao ad adattarsi ad una realtà totalmente diversa da tutto ciò cui è stato abituato finora.
UP
Il talento medio è altissimo e molto ben distribuito: Mobley e Francis si combinano a formare un backcourt veloce, esplosivo, letale; il redivivo Taylor, Thomas e il talentuosissimo Griffin costituiscono un reparto di ali di primissima scelta.
DOWN
La stagione sta per iniziare e Yao non si è ancora visto. Non si sa ancora quando potrà essere effettivamente al servizio di coach Tomjanovich, e il suo ambientamento potrebbe essere lungo e travagliato.
Quando si sarà inserito, Francis e Mobley dovranno dimostrare di saper rinunciare a un bel po' di gloria personale per far contenti lui e un po' tutti gli altri compagni.
Il più grosso punto di domanda sui Rockets resta comunque legato a Rudy T: grande motivatore e persona squisita, ma tatticamente è ormai chiaramente sorpassato; il gioco di Houston è davvero stantìo e obsoleto, il talento abbondante si potrebbe sfruttare molto meglio.
La stella
Steve Francis: con “Franchise” in campo i Rockets sono stati sopra il 50% di vittorie, quando lui non c'era causa cronici problemi di emicrania…. lasciamo perdere! Il talento è esorbitante e tutto lì da vedere, ora deve saper fare il salto di qualità passando da splendido solista in una squadra tatticamente allo sbando a vero leader tecnico ed emotivo di una squadra piena di talento.
Occhio a:
Mo Taylor: da un infortunio grave come il suo si può anche non tornare più come prima. Se sta bene può essere determinante, l'anno scorso il suo peso sottocanestro e i suoi rimbalzi sono mancati moltissimo ai Rockets, anche se lascerà sempre l'impressione di non dare proprio tutto, in campo.
La sorpresa:
Griffin è un super talento che ha solo bisogno di tempo per crescere, ma il vero “asso nella manica” dei Rockets è Kenny Thomas, che nella stagione passata ha dovuto fare veramente gli straordinari a causa dei vari infortuni altrui, ma ha risposto alla grande. Avere un giocatore dal suo talento e così completo come terza-quarta opzione offensiva è un lusso che ben pochi possono permettersi.
5 – UTAH
Si prospetta un'annata difficile per i mormoni: le avversarie si sono tutte rafforzate ma non si può dire lo stesso dei Jazz: StocktoMalone avranno un anno in più sul groppone, e più in generale si respira aria di rassegnazione sui monti dello Utah. Sembra proprio che sia ormai vicina la data fatidica in cui si chiuderà lo splendido, indimenticabile ciclo vissuto sulle rive del gran lago salato; pensare di rivederli per l'ennesima volta ai playoffs sembra quasi un miracolo, ma la premiata ditta Stockton-Malone ci ha già sorpresi un'infinità di volte.
UP
L'intesa fra i componenti della squadra è quasi paranormale, i Jazz giocano ancora il basket offensivamente più fluido e concreto della lega; inoltre l'acquisto di Mark Jackson permetterà a Stockton di non dover giocare troppi minuti a gara, e per il demone da Gonzaga 25 minuti sono sufficienti ancor oggi per dominare una partita
DOWN
La perdita di Donyell Marshall è gravissima: Harpring è un buon gregario da rotazione ma non potrà in alcun modo colmare le lacune lasciate dal veterano “scappato” a Chicago. A meno che DeShawn Stevenson non esploda, la squadra è nettamente più debole dell'anno scorso.
La stella
John Stockton: il miglior playmaker di tutti i tempi la scorsa stagione ha sorpreso tutti ancora una volta, mettendo insieme cifre inspiegabili per uno che ha già passato i quaranta, in quella che sembrava dover essere la sua ultima stagione. Avere finalmente trovato un backup di altissimo livello alle sue spalle (pur con tutte le critiche che si possono fare a Jackson, nessuna squadra può permettersi un giocatore della sua classe ed esperienza come riserva alla posizione #1) è l'unica buona notizia dell'estate dei Jazz; se può permettersi di giocare solo 20-25 minuti a partita il futuro hall of famer è in grado di far segnare anche il più innocuo comprimario.
Occhio a:
Mark Jackson: certo, non difende, ma non è mai stato un difensore in vita sua; certo, si avvia verso i quaranta, ma l'atletismo non è mai stato il suo punto di forza; molti lo considerano un giocatore finito, ma a tutt'oggi ben pochi nella lega sono in grado di dare fluidità e razionalità alla manovra come sa far lui, e giocando in un sistema già ottimamente strutturato e che ha bisogno solo di qualcuno che sappia far circolare la palla e dare i tempi giusti ai compagni potrebbe ancora essere un fattore.
La sorpresa:
Poteva essere Raul Lopez, ma un infortunio lo ha tolto di scena forse per tutta la stagione; e allora restiamo con Andrei Kirilenko, che dopo un eccellente anno da rookie avrà più minuti e più responsabilità ; toccherà a lui non far rimpiangere Marshall.
6 – MEMPHIS
Jerry West sta cercando di dare una fisionomia razionale ad una squadra che da quando è arrivata nella lega ne è stata lo zimbello. Il talento non manca ma è mal distribuito, pensare a qualcosa di più che un campionato dignitoso è utopistico, ma in una partita singola possono battere chiunque.
UP
Tanto talento giovane e voglioso di far bene, conteranno molto le condizioni fisiche di Williams, Dickerson e Lorenzen Wright: se hanno recuperato in pieno dai loro infortuni più o meno cronici il quintetto è davvero esplosivo con Gasol e Gooden.
DOWN
Il problema principale è la difesa, in una squadra che schiera due dei peggiori difensori di tutta la lega (Gasol e Williams) e non ha nessun vero specialista. Inoltre Gooden, Battier e Swift sono talentuosi ma dal ruolo indefinito, Williams è più che mai genio e sregolatezza, le gerarchie in campo e fuori non sono chiaramente definite e Gasol può anche essere il top scorer ma non è un leader e ha ancora tantissima strada da fare prima di diventare il giocatore che crede di essere.
La stella
Pau Gasol: nel suo anno da rookie ha messo su cifre decisamente inattese, spaventose se si pensa che è molto giovane e che sostanzialmente ha poco basket ad alto livello alle sue spalle. Ma le lacune da colmare sono tante, e quest'anno gli verranno riservate molte più attenzioni dell'anno scorso. L'ostacolo più grande per lui è… lui stesso! Se non cambia atteggiamento, dimostrandosi più umile e disposto al sacrificio, rischia di fare una brutta fine. Di gente alla Oakley, che ci mette molto poco a stroncarti (letteralmente) se pensa che tu stia alzando troppo la cresta, ce n'è tanta nell'NBA.
Occhio a:
Stromile Swift: l'anno scorso aveva l'occasione di dimostrare di essere cresciuto tecnicamente e caratterialmente, ma ha deluso su tutta la linea; è ancora un grandissimo saltatore e nient'altro, si parla di lui in ogni possibile trade dei Grizzlies, potrebbe essere la sua ultima occasione per dimostrare di poter dire la sua nell'NBA.
La sorpresa
potrebbe essere Michael Dickerson, per cui si vociferava addirittura di rischio di dover appendere anzitempo le scarpe al chiodo. Prima dei guai fisici aveva dimostrato di essere un giocatore in grande crescita, se sta bene potrebbe essere il miglior acquisto degli sfortunatissimi Grizzlies.
7 – DENVER
Nei piani della franchigia del Colorado sarà un'annata di transizione, si cercherà di amalgamare e fare crescere i tantissimi talenti che Vandeweghe ha portato a Denver. I risultati in se' e per se' conteranno poco anzi nulla, lo sguardo è tutto rivolto al futuro.
UP
Il talento è davvero straripante e ben distribuito in quasi tutti i ruoli. Ai tanti giovani si affiancano vari veterani con tanta voglia di rivincite.
DOWN
Manca un playmaker, ma è poca cosa se si pensa che l'obiettivo non è vincere ma far crescere un gruppo.
La stella
James Posey: nella stagione scorsa è migliorato tantissimo, non può che fare ancora meglio visto che la squadra giocherà tutta per lui, nell'attesa della crescita dei talentoni. Ha solo 25 anni, ma in una squadra di giovanissimi sembra quasi un veterano.
Occhio a:
Camby e Howard: due giocatori da sempre criticati soprattutto per motivi extra-tecnici (la tendenza agli infortuni di Camby, il carattere non certo guerriero di Howard), che però in un ambiente totalmente privo di qualunque pressione potrebbero trovare una seconda giovinezza, anche perchè entrambi avrebbero tutto per essere dei top players.
La sorpresa
Rodney White: ci si attendeva molto da lui, ma il suo anno da rookie è stato a dir poco deludente, una manciata di minuti in tutta la stagione; c'è da dire che a Detroit non c'erano tempo, voglia nè spazio per farlo crescere con calma. Ai Nuggets non avrà più scuse, ora deve dimostrare che quelli che addirittura vedevano in lui un candidato a rookie of the year non si erano clamorosamente sbagliati.