Acqua e dintorni

Alessandro Acquaviva in schiacciata durante un allenamento

Di un ragazzo che dice sul sito ufficiale del proprio college, seppur in modo scherzoso, che il suo film preferito è “Biancaneve sotto i nani” non riesci a credere che non possa essere nulla di più di una persona qualunque; ma se poi vieni a sapere che questo cinefilo è un giocatore di basket e perdipiù è uno dei pochi italiani a disputare un campionato in una Lega americana, allora, almeno qualche perplessità  sopraggiunge.

Questo ragazzo si chiama Alessandro Acquaviva, gioca nel college newyorkese di Fordham da circa un anno e mezzo e si appresta quindi ad iniziare la propria stagione da Junior.

In realtà  gli avranno chiesto quale fosse il suo film preferito e non sapendo cosa rispondere ha optato per un movie erotico-pornografico, sapendo bene che nessuno negli USA lo conosceva e sperando di farla franca.

Il mondo è piccolo, il web ancora di più, quindi l’abbiamo beccato e l’intento di prendersi gioco dei poveri americani, si è tramutato in vergogna ma non sopraggiunge nessun problema dato che si era capita la vena ironica.

L’avventura statunitense non inizia nel migliore dei modi e l’impatto con la squadra è in parte traumatico. Alcuni “fight” tra compagni viziati e abituati a primeggiare tra i playground locali e troppi “ego” sono l’immagine di un approccio problematico e di uno spogliato difficile. Nel corso del suo secondo anno al college raggiunge una certa notorietà  e anche qui in Italia si accorgono della sua presenza.

All’interno della squadra il clima non è in ogni caso sereno, troppe prime donne, un coach Bob Hill che non riesce a prendere in mano le redini di una formazione che non aveva reclutato lui. In campo si andava non senza problemi, Fordham sembrava un insieme di ragazzi che si trovavano per giocare divertendosi a basket e non per conseguire un risultato finale.

Dall’altra parte la carriera universitaria prosegue nel migliore dei modi, con una media voti invidiabile e gli studi per la laurea in Business Administration (concentration in Human Resources and International Marketing) sono una discreta consolazione, anche perché la scelta di Alessandro di varcare l’oceano fu dettata sì dal poter giocare a basket ad un alto livello, ma molto importante fu la possibiltà  di conseguire una laurea in una delle università  più prestigiose d’America.

Precipitandoci nella parabola extra basket è curioso accennare qualche episodio; da quello scellerato compagno di squadra che mangia la pasta con il pomodoro aggiungendoci del sano parmigiano e della improponibile marmellata (???), al play Adrian Walton, uscito anticipatamente quest’anno dopo una sola stagione: saltava le lezioni, di studiare non se ne parlava proprio e avendo un figlio a carico, con una moglie che non c’è a disegnare il classico felice quadretto familiare, alla fine ha fatto il grande salto.

La necessità  di trovarsi una ingaggio in una minor league ha dettato l’uscita dal college, anche senza avere chances per un contratto da professionista; purtroppo, tuttora, non ha ancora trovato un contratto con nessuno ma prima o poi, se saprà  accontentarsi, si accaserà  da qualche parte.

Continuando a parlare degli ex compagni a Fordham non si può certo dimenticare Smush Parker, stella dei playground della Grande Mela che ha tentato il grande salto nell’NBA, fino ad ora con poca fortuna dato che non ha avuto il privilegio di essere scelto allo scorso Draft di Giugno.
Sembrava dovesse andare agli Atlanta Hawks che necessitavano di un play, poi gli Orlando Magic fecero un pensierino su di lui; ora parteciperà  al training camp dei Cleveland Cavs e sapremo presto se ce la farà  a fare la squadra anche perché, dopotutto, ha ottenuto un contratto non garantito ma la mancanza di play puri e di talento nel ruolo, può aprirgli le porte della NBA.

Alessandro parla di lui gran bene, assicura che al piano di sopra ci potrebbe veramente stare ma sembra il classico mito dei campetti incapace di trasformarsi in un giocatore di squadra.

Tornando ad Acqua e a Fordham le cose sembrano andare meglio; per la stagione a venire sembra si sia trovata una buona chimica, i giocatori agli ordini di Bob Hill sono sostanzialmente giocatori di basket e quindi non stelline più o meno cadenti prese dai campi della capitale.

Il coach ha deciso di reclutare giocatori stranieri, in sintonia con il trend odierno ma non bisogna dimenticare che questi hanno già  buoni fondamentali, in genere migliori di quelli dei coetanei statunitensi e soprattutto hanno una propensione maggiore al gioco di squadra e al sacrificio.

Quest’anno Hill avrà  una squadra comapasta da giocatori scelti personalmente, molti stranieri come l’australiano Drew Williamson, l’ala israeliana Mushon Ya-akosi e due canadesi, il piccolo Jermaine Anderson e la guardia-ala Ashanti Burke, entrambi nativi di Toronto.

Inoltre, c’è anche uno jugloslavo che si allena con la squadra ma è una red-shirt, quindi Mitar Zivanovic, questo il suo nome, non potrà  giocare; ciò non toglie che Fordham sia diventata una vera e propria multinazionale!

Una nota di folklore non poteva mancare e non si può certo trascurare il pittoresco centro Glenn Batemon, per tutti “Big Daddy”, un Sophomore dalla mano educata e che a referto non ha portato molto ma ha dalla sua, secondo il sito ufficiale della Fordham University, ben 170 Kg (!!!), avete letto bene; alla faccia della mano educata!!!

Il clima è migliore, l’aver reclutato giocatori non locali ed extra-americani ha avvantaggiato questa situazione inoltre per Acqua si profila un maggiore utilizzo e quindi gratificazioni anche sul parquet. Il 22 Novembre ci sarà  la gara esterna di apertura della stagione contro William & Mary, anche se l’esordio totale ci sarà  ul 16 quando Fordham sarà  impegnata in una partita di esibizione contro una squadra canadese.

Vedremo fin dalle prime battute se per Alessandro ci sarà  maggior spazio e incrociamo tutti le dita per lui. Intanto è bello sapere cosa ne pensa uno degli assistenti di Bob Hill di Acqua, rispondendo ad alcuni fans su un sito internet:

“Alex Aquaviva ha prodotto considerevoli miglioramenti quest’anno. Noi l’abbiamo notato come coach ma l’hanno riconosciuto, e questo è importante, i suoi stessi compagni di squadra. Ci sono commenti positivi sul suo conto giorno dopo giorno. Ha corso un miglio in 5 minuti e 32 secondi la scorsa Domenica. E’ diventato uno dei nostri migliori giocatori e contiamo molto su di lui e sulle sue capacità  realizzative per la prossima stagione.”

Nonostante alti e bassi e buoni propositi, il passato è pervaso da giorni emozionanti e indelebili nella mente di Alessandro che annovera tra i propri ricordi alcune prove incancellabili come la prima volta che mise piede al Madison Square Garden, il leggendario Garden, o quando segnò i suoi primi due punti al Forum di Philadelphia.

Se chiediamo ad Alessandro quali siano i propri progetti per il prossimo futuro, subito dopo la fantastica esperienza collegiale, gli occhi sembrano illuminarsi “Fin da piccolo il mio sogno e' sempre stato quello di poter giocare a basket a livello professionistico ed in particolare nella mia città  natale, quindi Napoli! Diciamo però che una volta finito il college spero solo di avere delle buone offerte per poi poter scegliere magari quella a me più congeniale…Napoli, qualche altra compagine italiana o perché no anche estera!”.

L’estate appena trascorsa non è stata così vacanziera come si doveva prospettare e anche la chiamata della nazionale under 20 è arrivata “E' stata un'esperienza fantastica. Sono stato felicissimo di esser stato convovato tra i migliori 15 ragazzi in Italia. E' stato un premio per gli sforzi che sto facendo, soprattutto se teniamo conto del fatto che giocare in America è sicuramente qualcosa di fantastico ma toglie la possibilità  di rimanere in constante contatto con chi fa le selezioni. Ho rivisto un sacco di miei “amici-colleghi” che non vedevo da tempo e questo mi ha fatto un piacere enorme! Ma soprattutto, la sensazione che quella scritta “Italia” ti provoca, è qualcosa di davvero indescrivibilmente emozionante! E sono fiero di averla potuta provare!”.

Quindi nonostante non sia riuscito a fare la squadra per l’Europeo gli allenamenti non sono stati vani e soprattutto è facile capire come l’Oceano sia sempre più stretto e se uno gioca bene, a qualsiasi livello, non è impossibile farsi notare e apprezzare.

Chiudiamo con una curiosità …insomma anche i palati più dolci hanno bisogno di qualche pettegolezzo! Come in molti avranno potuto notare, Alessandro gioca con la classica maglia numero 23. Certo, la classica…

Ma classica che? Se vi azzardate a fare riferimenti al più grande di sempre Acqua si incavola, perché dovete sapere che quando arrivò a Fordham la sua maglia era già  stata fabbricata e per il numero ci pensò coach Bob Hill che optò per il 23.

Alla faccia di Ale e del suo amato 13; sì, perché se gli chiedete un autografo si firmerà  “ACQUA13”, perché il 13 è il suo numero portafortuna. Ma non gliel’ha ancora detto nessuno che ora è negli States e che il numero 13 porta male?

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