NBA Ranking: Atlantic Division

L'acquisto di Mutombo è stato un grosso azzardo per i Nets…

Se nella Western Conference i valori in campo sono abbastanza delineati, al contrario la Eastern Conference è molto più equilibrata, quindi è facile rischiare di scendere molte posizioni solo per aver avuto una breve striscia negativa, se poi ci sono problemi più gravi di infortuni, od anche solo di spogliatoio, si può temere che una squadra candidata ad arrivare alla finale NBA (Philadelphia '76ers) raggiunga i play-off con un bilancio vittorie/sconfitte non esaltante ed un'eliminazione al primo turno, come difatti è successo.

Al contrario della Central Division, dove Cleveland è chiaramente la più debole, e nessuno ne fa mistero, nell'Atlantic Division si potrebbero redigere molti ranking diversi e potrebbero essere tutti verosimili, infatti a parte le prime due squadre, a nostro avviso più forti delle altre, l'ultima del lotto potrebbe benissimo essere spostata al terzo posto senza per questo suscitare particolari clamori, quindi stabilire un ranking in questo momento è veramente complicato per l'equilibrio che vige alla vigilia dell'inizio della stagione.

In ogni caso, dopo un'attenta analisi dei roster e delle prospettive delle rispettive squadre, questo è il nostro ranking:

1 - New Jersey Nets

Si potrebbero pentire fra qualche anno d'aver sacrificato un pò di futuro per cercare di vincere qualcosa oggi, ma prendere un giocatore (Mutombo) rischiando di averlo bollito già  a novembre ha una motivazione che ha un nome ed un cognome: Jason Kidd. Se il buon Jason non ha la sensazione d'avere una squadra solida e che gli dia la possibilità  di lottare per il titolo, la prossima estate saluterà  tutti. Ma allora perché in questo ranking è al primo posto, nonostante i dubbi su Mutombo? Perché hanno un' "assicurazione" che corrisponde al nome di Kenyon Martin, atteso alla definitiva consacrazione in stella, dopo essere stato definito 'mezza stella' l'anno scorso.

UP: Con un quintetto composto da Kidd, Kittles, Jefferson, Martin, Mutombo sono l'unica squadra dell'Atlantic Division a non avere, apparentemente, giocatori deboli in quintetto, e questo è difficile trovarlo anche per le squadre della Western Conference.

DOWN: manca un vero go-to-guy che sia un ottimo realizzatore. L'anno scorso nessuno è riuscito a superare i 15 punti di media, ed è un livello veramente basso. L'anno scorso erano la sorpresa, quest'anno no, quindi se non esce un giocatore da una media-punti discreta, diciamo almeno 18-20 punti, si rischia di non avere la forza di recuperare distacchi elevati, dato che, in più, manca il secondo realizzatore della squadra della passata stagione, Keith Van Horn. Il candidato ideale sarebbe Kenyon Martin. Inoltre, come detto prima, ci sono dei dubbi su Mutombo: riuscirà  a dimostrare che il calo dell'anno scorso a Phila è stato solo una casualità ? Sinceramente non lo crediamo, speriamo solo di sbagliarci.

La stella: Jason Kidd. Il cambio di squadra gli ha fatto più che bene dimostrando che il play migliore è senza alcun dubbio lui: ha la velocità , l'altezza, la struttura fisica, la visione di gioco, tutto, per questo con lui in campo i Nets possono fare di tutto, anche riprovarci per il titolo.

Occhio a: Richard Jefferson. Dopo una buona stagione da rookie e liberato dalla presenza, per lui ingombrante, di Keith Van Horn, gli si potrebbero aprire le porte del quintetto stabile, permettendogli di esplodere. Starà  solo a lui sfruttare l'occasione che gli si presenta.

La sorpresa: Chris Childs. Non obbligato a ricoprire il ruolo di play titolare, dietro a Jason Kidd potrebbe fare la differenza perché non ci sono molti play di riserva col suo potenziale, e potrebbe non far rimpiangere troppo Jason Kidd quando Jasone si accomoda in panca, come invece succedeva l'anno scorso.

2 - Boston Celtics

Da non essere riusciti a partecipare ai play-off due anni fa a terzi nella Conference la stagione scorsa non è un brutto miglioramento (i Nets hanno fatto meglio, sono arrivati primi), ma mancava qualcosa per il definitivo salto di qualità , una presenza sotto canestro che non sia troppo d'intralcio alle incursioni delle due stelle dei Celtics ed un play che gestisca il gioco con punti nelle mani. Hanno optato per la prima soluzione prendendo Baker. È una scommessa, può andare bene come andare male, ma hanno anche due stelle che coprono le spalle, Double-P e 'Toine, una garanzia.

UP: Paul Pierce sembra un candidato ideale per il primo quintetto assoluto, Antoine Walker potrà  scorrazzare attorno all'area sapendo che sotto c'è Baker, e Vin Baker appunto, atteso a dimostrare di essere ancora qualcuno. Due stelle ed un terzo giocatore pronto ad un deciso riscatto non è un brutto biglietto da visita per la stagione entrante.

DOWN: settore play, ovviamente. J.R. Bremer è un rookie non scelto al draft che deve dimostrare tutto, Shammond Williams vorrebbe far vedere che il suo talento era bloccato dalla presenza di Payton a Seattle e Tony Delk deve far dimenticare la scorsa stagione, oscillante tra alti (pochi) e bassi (tanti).

La stella: Paul Pierce, solo terzo quintetto l'anno scorso nonostante fosse stato terzo marcatore, primo se si contano solo i punti totali, fin dal draft (scelto alla decima chiamata, mentre fino a 5 minuti prima del draft nessuno lo dava oltre la quinta, e Boston ringrazia sentitamente) ha dovuto sudarsi tutti i riconoscimenti, e sembra certo che alzerà  ancora il suo livello di gioco per entrare nel primo quintetto assoluto. Oltre al desiderio di riscatto per la sconfitta contro i Nets l'anno scorso, cova desideri di rivincita anche per la sconfitta della nazionale americana ai mondiali.

Occhio a: Vin Baker. Sembrava destinato a terminare la carriera nell'oblio, prigioniero del suo contratto principesco, invece Boston gli dà  la possibilità  di dimostrare che è ancora quello di Milwaukee e delle sue partecipazioni all'All Star Game. Probabilmente non ci arriverà , ma se solo riuscisse ad avvicinarsi sarebbe manna caduta dal cielo per i Celtics ed il primo posto nella Division non glielo leverebbe nessuno.

La sorpresa: comprendiamo che è una scelta rischiosa, ma noi andiamo con J.R. Bremer. Non scelto al draft nonostante i 24,6 punti di media ed il 37% da tre al college l'anno scorso, ha distrutto la concorrenza di Omar Cook e sembra pronto per dire la sua anche al piano superiore. Deve però dimostrarsi migliore di Tony Delk e Shammond Williams, altri due giocatori candidati ad essere delle sorprese.

3 - Orlando Magic

Risulta molto difficile mettere questa squadra al terzo posto, ma c'è una motivazione valida che corrisponde al nome di Grant Hill. Dopo varie vicissitudini dovute a problemi fisici, ora sembra, ed il condizionale è d'obbligo, che stia bene. La pre-season prosegue senza particolari problemi, e questo per lui è già  qualcosa. Ovviamente nessuno si aspetta che torni com'era prima, ma i dubbi su di lui e le incertezze di Orlando sotto canestro non permettono al momento di azzardare posizioni più elevate per i Magic.

UP: la cose positive sono soprattutto sui singoli, McGrady, una stella di prima grandezza, Grant Hill, se sta bene, e Mike Miller, se prosegue coi suoi miglioramenti. Poi ci sarebbe anche Kemp, se mette la testa a posto, come sembra stia facendo.

DOWN: I Magic sembrano una squadra incompleta, gli manca un Tim Duncan qualunque. Hanno cercato di mettere una pezza con Shawn Kemp, ma se lui non funziona il settore lunghi dei Magic è nel vuoto più completo ed il solo Pat Garrity più di tanto non può fare.

La stella: Tracy McGrady ormai è inserito come guardia in quasi tutte le previsioni del miglior quintetto NBA dalle riviste specializzate, e con giusto merito. L'anno scorso ha portato la squadra ai play-off praticamente da solo, purtroppo per lui nessuno è in grado di vincere il titolo da solo.

Occhio a: Shawn Kemp ha deciso di rinunciare, si dice anche costretto a causa di problemi di droga, ad un sostanzioso contratto a Portland per andare a giocare in una squadra al minimo salariale dove poteva avere più minuti. La speranza è che abbia messo la testa a posto, anche perché a 33 anni questa è la sua ultima possibilità  di dimostrare qualcosa.

La sorpresa: Mike Miller, senza clamori, continua a migliorare le sue cifre anno dopo anno, la prossima stagione potrebbe essere quella della sua definitiva consacrazione. Che sia lui il nuovo Larry Bird?

4 - Philadelphia '76 ers

I finalisti di due anni fa sono caduti così in basso? Purtroppo per loro, si. Iverson non è più una sorpresa ed ora anche la pericolosità  sotto canestro non è più alta come l'anno scorso, dato che hanno scambiato Mutombo. Scambio obbligato, non c'è che dire, visto il calo progressivo che Mu ha avuto la passata stagione, però McCallouch non si può definire un intimidatore, e poi Keith Van Horn riuscirà  ad integrarsi con Allen I, dato che costui è molto più difficile da trattare di Kenyon Martin, col quale Keith ha avuto molto da ridire l'anno scorso, ed uno dei motivi dello scambio che ha allontanato Keith dai Nets?

UP: la coppia di piccoli è buona con Iverson e Snow, ed anche gli altri settori non sono messi male, con Coleman ala piccola, Van Horn ala grande e Mac Collouch centro.

DOWN: il problema sono gli altri, praticamente la panchina non esiste ed i primi cinque dovranno fare gli straordinari per mantenere un minimo di competitività  per tutti i 48 minuti di gioco. In più, Van Horn non riesce a tenere le ali fisiche, con le quali può avere più di un problema.

La stella: Allen Iverson è il cuore e l'anima di questa squadra. Tutto inizia e finisce con lui, se gioca bene la squadra ha buone probabilità  di vincere, altrimenti rischia di non qualificarsi ai play-off. Purtroppo per AI, se non darà  spazio anche ad altri giocatori non vincerà  mai un titolo, ma forse a lui va bene anche così.

Occhio a: Keith Van Horn, criticato, forse oltre misura, ai Nets, potrebbe rigenerarsi a Phila, perché qui ha lo spazio necessario per dimostrare il suo valore, sempre che Iverson glielo permetta, ovviamente.

La sorpresa: Tod McCollouch non è propriamente una sorpresa, ma spesso gente come lui gioca bene in un determinato contesto e fallisce quando gli cambi le carte in tavola. Probabilmente lui è fatto di pasta diversa e saprà  adattarsi, tra l'altro già  conosce l'ambiente, anche se questo non è sempre un bene.

5 - Miami Heat

Un'ottima seconda parte di stagione dell'anno appena trascorso e, a detta di tutti, un'ottima chiamata al draft, poteva far proiettare gli Heat ai vertici della Division, purtroppo per loro non possono gioire perché il mese scorso è stato diagnosticato un riacutizzarsi del problema ai reni ad Alonzo Mourning che probabilmente lo obbligherà  a terminare la carriera. Un problema anche perché Pat Riley non può utilizzare il suo stipendio per darlo ad altri giocatori da far venire a Miami per rinforzare la squadra.

UP: Best dovrebbe sistemare il settore piccoli, già  abbastanza a posto con Eddie Jones, non una stella, ma comunque buono ed affidabile giocatore. Se Butler manterrà  le attese, anche la posizione di ala piccola non dovrebbe dare troppe preoccupazioni.

DOWN: Se nel settori piccoli non è messa male, nel settore lunghi la dipartita di Mourning lascia Brian Grant a predicare nel deserto, perché, a parte lui, la qualità  dei lunghi degli Heat non supera la serie B italiana, e non si sta scherzando.

La stella: Fino ad un mese fa si sarebbe potuto dire, senza possibilità  di smentita, Alonzo Mourning, ma ora? Eddie Jones è un buon secondo violino, ma non ha il carisma per essere la stella di una squadra, Brian Grant anche lui non è in grado di guidare una squadra, chi rimane?

Occhio a: Travis Best. Quest'estate veniva dato in arrivo a metà  delle franchigie NBA, alla fine doveva scegliere tra Boston e Miami, la prima offriva il minimo, la secondo poco di più, come buon americano ha scelto la seconda. Se riuscirà  a rigenerarsi potrà  fare molto male, dipende solo se si adatterà  ai metodi di Riley.

La sorpresa: Dietro alle ombre della vicenda-Mourning è possibile che ci sia una luce di speranza con quello che tutti definiscono il grande colpo di fortuna di Riley durante lo scorso draft, Caron Butler. Viene descritto come la copia sputata di Paul Pierce: ala che può giocare guardia, pronto per l'NBA come nessun altro dell'ultimo draft, scelto anche lui, coincidenza, al numero 10. Solo una cosa: la storia difficilmente si ripete identica a sé stessa.

6 - New York Knicks

Uno dei più importanti scambi di quest'estate è stato quello che ha portato Antonio McDyess a New York. Le aspettative erano forti perché il giocatore è sicuramente eccellente, purtroppo pochi giorni fa si è infortunato e sarà  fuori per tutta la stagione. I medici assicurano che potrà  tornare sui campi di gioco, ma ormai la stagione è compromessa ancora prima di cominciare. Ora ai Kincks rimane soltanto un'accozzaglia di mezze stelle senza un giocatore che si erga a guida e che tutti l'accettino, cosa che doveva fare, e che quest'anno non farà  più, proprio McDyess. Come se non bastasse, Sprewell è stato multato per 250.000 dollari per non aver avvertito la squadra di un infortunio accadutogli al di fuori del parquet: come di dice, i guai non vengono mai da soli.

UP: McDyess doveva mettere ordine nel gioco di New York, ora invece si spera solo nelle invenzioni delle due mezze stelle Allan Houston e Latrell Sprewell.

DOWN: i settori deboli sono i due estremi: play e centro. Persi Jackson e Camby per far arrivare McDyess, ora mancando anche quest'ultimo la situazione lunghi è molto preoccupante. In più, continua a preoccupare lo spogliatoio come la vicenda-Sprewell dimostra.

La stella: fuori McDyess, rimangono solo le già  due citate mezze stelle, Houston e Sprewell. Veramente molto, molto poco per sperare in qualcosa di buono.

Occhio a: Howard Eisley, Chrlie Ward e Frank Williams: chi di loro riuscirà  a tenere stabilmente il posto di play titolare? Sarà  una bella lotta, purtroppo per New York non è una lotta tra stelle, ma tra un giocatore che deve ritrovare sé stesso (Eisley), uno che non ha mai avuto acuti (Ward) ed un rookie, quindi senza esperienza (Williams). New York spera che almeno uno di questi faccia al caso suo.

La sorpresa: Michael Doleac ha la grande occasione, partirà  come centro titolare e ha la possibilità  di non far rimpiangere Camby, che era talentuoso ma passava più tempo in infermeria che sul campo di gioco. L'America è il posto delle opportunità , Doleac deve solo prenderla al volo, senza lasciarsela sfuggire, dipende solo da lui.

7 - Washington Wizards

Inizialmente il ritorno di Jordan doveva offrire l'opportunità  ai giovani di imparare da un giocatore che definire stella assoluta forse non è sufficiente (infatti per lui si parla di 'alieno'). Come inquadrare allora la cessione di un giovane molto promettente come Richard Hamilton per un giocatore che di insegnamenti ne ha ben pochi da imparare come Jerry Stackhouse se non con la volontà  di scambiare un giovane per un giocatore esperto per ben figurare nell'ultimo anno prima della definitiva pensione? Dopo questa stagione Jordan si ritirerà , Stackhouse sarà  free agent e molto probabilmente se ne andrà , e cosa rimarrà  a Washington? Se i Wizards inizieranno male la stagione temo che molleranno tutti rischiando di ottenere un bilancio molto fallimentare.

UP: Stackhouse offre la garanzia d'avere un buon giocatore, tira, penetra, fa un po' tutto, si attende anche una buona regia da parte di Larry Hughes e lampi di genio di Jordan, candidato fin da ora come sesto uomo dell'anno.

DOWN: se Kwame Brown delude ancora e Brendan Haywood non prosegue a passi spediti con i miglioramenti attesi, la situazione tra i lunghi è molto critica.

La stella: si potrebbe dire che la stella sia Jerry Stackhouse, ma la definizione è tirata per il collo perché il buon Jerry sarà  anche un bravo giocatore, una brava persona, ma dire che trascini i compagni alla vittoria ce ne corre. 5-6 anni fa con Jordan in campo la domanda non si sarebbe nemmeno posta, ma i tempi cambiano, anche per lui.

Occhio a: Larry Hughes. Se c'è una persona che ha bisogno di una buona stagione per aumentare le proprie quotazioni, questo è proprio lui, ed i Wizards sono la soluzione migliore: non è il giocatore su cui sono posti i riflettori (questo è Jordan), non è il giocatore che deve far vincere la squadra (questo è Stackhouse), quindi ha tutto il tempo di rigenerarsi, e l'età , 23 anni, non è contro di lui.

La sorpresa: si parlava molto bene di Kwame Brown, il liceale prima scelta dell'anno scorso, ma evidentemente il ragazzo non era pronto. Anche questa estate si dice che possa fare sfracelli da novembre, ci crediamo con riserva.

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