I nuovi proprietari dei Celtics: Wycliffe Grousbeck e Stephen Pagliuca
Un paio di settimane fa, una cordata di investitori guidata da Irving Grousbeck, il figlio Wycliffe e Stephen Pagliuca ha acquisito il controllo dei Boston Celtics rilevando il pacchetto azionario dal precedente proprietario, Paul Gaston.
Il prezzo pattuito è pari a 360 milioni di dollari, e si deve dire che Paul Gaston non ha fatto un brutto affare, visto che il padre di Paul, Don Gaston, la rilevò nel 1983 assieme ad Alan Cohen e Paul Dupee per 19 milioni di dollari (16 in contanti e 3 in debiti contratti dalla società ).
Successivamente hanno offerto al mercato parte delle loro azioni, quotandosi a Wall Street. Alcuni anni dopo i Gaston, padre e figlio, per differenze di vedute all’interno della società , ricomprarono la quota di Cohen e Dupee per 40 milioni di dollari.
Negli ultimi anni Paul Gaston ha comprato le azioni dei Celtics sul mercato, adesso se ne conosce il motivo: per rivenderla al miglior offerente nel caso in cui si fosse fatto vivo un compratore.
David Stern, il commissioner dell’NBA, nel complimentarsi con gli acquirenti, ha dichiarato che “pensavo che avreste dovuto pagare 500 milioni”. Se invece diamo credito ad una stima apparsa sulla rivista Forbes, il valore della società viene valutato in 218 milioni di dollari.
Il fatto è che Gaston ha dichiarato che avrebbe venduto solo se gli si fosse presentata un’offerta alla quale non avrebbe potuto rifiutare. Dato che già si sapeva fin dall’inizio di quest’anno che il prezzo sarebbe stato superiore ai 300-350 milioni, bravi sono stati i Grousbeck e Pagliuca a spuntare un prezzo leggermente superiore.
Quel prezzo è il più alto mai pagato per rilevare una squadra NBA, il precedente record apparteneva a Mark Cuban, che ha pagato “solo” 280 milioni di dollari per i Dallas Mavericks, ma quel prezzo comprendeva parte della American Airlines Arena.
Anche la cordata ha ricevuto qualcosa in più: un’agevolazione sullo Fleet Center, che consentirà alla nuova proprietà di utilizzarlo senza pagare alcuna quota.
Tutta la trattativa si è svolta nel più stretto riserbo, differentemente da altre vicende di cambio di proprietà di squadre NBA, proprio per il fatto che la società era quotata in borsa.
Il regolamento borsistico infatti dice che, per tutelare l’azionista di minoranza, ogni trattativa deve essere comunicata soltanto a cose fatte, altrimenti si rischierebbe di cedere il fianco all’azione degli speculatori che, attirati dalla notorietà della società e dalla complessità della trattativa (i contatti tra Grousbeck e Gaston sono stati avviati a luglio) avrebbero avuto vita facile nello scatenare corposi rialzi e disastrosi ribassi a seconda delle notizie più o meno buone che sarebbero trapelate.
Al contrario, la segretezza ha tenuto sostanzialmente stabile la quotazione del titolo, ed al momento dell’annuncio l’azione è stata sospesa.
Sembra che nell’accordo sia compreso anche la cancellazione del titolo in borsa a Wall Street, visto che Paul Gaston si è impegnato a consegnare la sua quota del 52% ai nuovi proprietari, ed in più acquisterà , per conto dei nuovi proprietari, il rimanente 48% attualmente sul mercato, indiscrezioni indicano per una cifra che oscilla tra i 25 ed i 35 dollari per azione.
Apparentemente è una cifra elevata se pensiamo che l’ultimo giorno di contrattazione prima della sospensione, il 27 settembre scorso, ha segnato come ultimo prezzo 11,35 dollari, peraltro in forte salita, visto che solo il giorno prima ha chiuso le contrattazioni a 10,60 dollari.
Nonostante questo, la Breakwater Partners, una finanziaria in possesso di un sostanzioso pacchetto di azioni, ha dichiarato che la vendita della società è stata effettuata in modo fraudolento, quindi sono attese ripercussioni legali, che peraltro niente c’entrano, per il momento, con i fatti sportivi della squadra.
La vendita non è ancora operativa, bisognerà attendere che i club NBA si riuniscano e che la approvino entro un arco di tempo dai 30 ai 60 giorni, anche se c’è da dire che il verdetto sembra scontato verso il si.
Sarà Wycliffe Grousbeck a guidare le sorti della società come presidente. 41 anni, presiede varie compagnie ed è uno degli associati di uno dei più importanti studi di Boston che si occupa d’investimenti finanziari, la Highland Capital Partners Inc.
Il padre, che ha aiutato in tutto e per tutto il figlio in quest’impresa, è Irving Grousbeck, 68 anni, uno dei fondatori della Continental Cablevision, una TV via cavo sempre di Boston. Venduta nel 1990, ora vive in California.
Braccio destro di Wycliffe Grousbeck è Stephen Pagliuca, 47 anni, direttore di uno studio specializzato d’investimenti, la Bain Capital, sempre con sede a Boston.
Inizialmente dovrebbe restare a lavorare alla Bain Capital, ma userà i suoi contatti per incrementare gli affari dei Celtics. Inoltre sarà un membro attivo del consiglio di direzione e ha definito il suo ruolo come “un consulente ed una persona di supporto al club”.
Si capisce chiaramente che i tre magnati della finanza vivono o sono originari di Boston, è quindi chiaro che l’interesse per la franchigia non è solo di natura economica, ma anche affettiva.
In ogni caso un magnate che si rispetti non si fa prendere troppo dalla felicità per aver acquistato una società a loro cara, quindi stanno già riunendo i loro sforzi per raggiungere l’obiettivo di portare a Boston il diciassettesimo stendardo.
Pagliuca ha avuto modo di dire al riguardo: “vogliamo che i Celtics vincano e stiamo cercando di rendere indolore questo periodo di transizione. Abbiamo bisogno di trovare un modo per fermare quel grande giocatore che è Shaquille O’Neal”. Vedo che ha centrato il problema, purtroppo altre 27 squadre, chi più chi meno, sta cercato un antagonista a Shaq, ma le ricerche sono state vane, al momento.
“Quando si guarda al potenziale di questa lega, si può capire come l’NBA sia più vitale, rilevante ed eccitante di 20 anni fa” ha detto Grousbeck “la trendline sembra essere ancora in salita”. Da queste parole si capisce il suo ottimismo, oltre ad un utilizzo di termini prettamente finanziari.
Una curiosità : dopo un incontro con Paul Gaston, Grousbeck si è recato a visitare l’NBA Store della quinta strada di Manhattan, ed in quell’occasione ha trovato tutte vendute le magliette dei Celtics, sia quella di Paul Pierce che quella di Antoine Walker ed al loro posto c’erano soltanto delle magliette anonime. Rivoltosi al un commesso, gli ha risposto: “tutte vendute, i Celtics sono il logo più popolare quest’anno”. Sembra che a quel punto Grousbeck si convinse di chiudere positivamente la trattativa.
Si dice che Boston sia la città americana più vicina al modo di pensare europeo. Lo si può vedere nelle sue caratteristiche viuzze, nel modo di pensare e di vivere dei suoi abitanti, ed anche come la stampa reagisce alle vicissitudini della città .
Anche in quest’occasione la stampa non si è smentita, e mentre in qualunque altra città il fair play sarebbe stato sostanzialmente rispettato, a Boston si è letteralmente scatenata. Facciamo degli esempi.
Paul Gaston è stato definito l’esempio di come un proprietario può essere assente quando serve e non ha mai fallito quando bisognava frustrare i giocatori.
Quando venivano prese le maggiori decisioni sul futuro della società , veniva comunicato ai giocatori soltanto attraverso i media, infatti quando Antoine Walker avrebbe voluto che fosse Jim O’Brien a succedere a Pitino dopo le sue dimissioni, è stato costretto a dirlo ad un giornalista perché non è riuscito ad avere un colloquio con Paul Gaston, così come anche Paul Pierce non è riuscito a parlargli quando, secondo il suo parere, quest’estate sarebbe stato opportuno mantenere intatta la squadra dello scorso anno.
Anche Pierce si toglie dei sassolini dalla scarpa: “non devi pensare solo alla squadra, ma anche a comunicare coi tifosi, ascoltare quello che hanno da dire e quello di cui hanno bisogno. (Gaston) è stato una persona che guardava solo in una direzione e non capiva quello che stava accadendo alla squadra. Essendo riusciti a diventare una grande squadra ed essendo arrivati alla finale di Conference, avrebbe dovuto ascoltarci. Sembrava che il proprietario non fosse realmente interessato a come le gare fossero vinte o perse, era solo interessato a quanti soldi sarebbe riuscito a guadagnare od a perdere. Penso che se i nuovi proprietari fossero stati qui cinque o sei mesi fa, Rodney Rogers sarebbe ancora con noi”.
Se le sue parole non sono sufficienti, rincara la dose Eric Williams: “quando non hai il giusto supporto dall’alto, ovviamente è difficile fare le cose per bene. Ho visto giocatori arrivare ed andare via. Ad un certo punto pensi che finalmente hai una fisionomia e poi non ce l’hai più: questo è molto frustrante. Posso capire come mai certi giocatori nel passato non volessero venire a Boston”. Motivazioni forse semplicistiche, ma sintomo di un disagio diffuso.
“Cosa vorrei (dalla nuova dirigenza)?” ha detto ancora Pierce. “Vorrei un progetto. Dico questo perché abbiamo avuto un po’ di problemi col progetto delle passate stagioni. Penso che i nuovi proprietari, se faranno tutto quello che serve, riusciranno a mettere un altro stendardo in fianco agli altri presenti allo Fleet Center”.
Alcune voci sostengono che dietro a tutto c’è la mano di Steve Belkin. Ai più questo nome non dirà nulla, ma il signor Belkin è molto amico di Larry Bird, stella dei Celtics degli anni 80, e ha dichiarato che se comprerà una squadra NBA non lo farà senza il supporto di Larry Bird.
Le ultime notizie comunque confermano che le trattative per creare una nuova squadra a Charlotte vanno avanti con il diretto interessamento di Belkin, l’ampliamento delle franchigie NBA è previsto per il 2004/05, quindi non è sicuro che Steve Belkin/Larry Bird arrivino a Boston.
In conclusione, è un bene od un male per i Celtics questo cambio di proprietà ? Ovviamente una risposta certa non c’è, perché se da un lato Paul Gaston non era il proprietario giusto per portare i Celtics nell’elite dell’NBA, di contro i nuovi proprietari hanno la fama di comprare società per rivenderle non appena è possibile.
È altresì probabile, ma non certo, che tratteranno i Celtics in modo diverso; in ogni caso, i Celtics non hanno bisogno di raiders, ma di proprietari che accudiscano la squadra e che la portino ai vertici della NBA.
Wycliffe si è dato un termine, dai cinque ai sette anni, lasciamolo lavorare e vedremo se saprà farlo bene. Se sarà il caso, ci sarà la possibilità a criticarlo nel caso in cui faccia errori, nel frattempo non si può che lodarlo per i buoni propositi.