Miami: obiettivo ricostruire

Ennesima stagione di sofferenza per Pat Riley?

Grandi incognite si prospettano per gli Heat e per coach Riley, reduce dalla peggior stagione della sua carriera: ci si attendeva qualcosa di positivo dalla franchigia della Florida, che aveva mantenuto inalterata un'ossatura di squadra che aveva messo assieme ben 52 vittorie in stagione con l'aggiunta di Zo Mourning, lontanissimo dalla sua condizione ideale ma che si riteneva più che sufficiente nel panorama deprimente dei centri dell'Est.

Invece l'annata è stata del tutto schizofrenica, con una prima parte di stagione clamorosamente al di sotto delle possibilità  e una seconda parte in cui la squadra ha tenuto un ritmo che nessun altro ad Est ha nemmeno avvicinato, seppur insufficiente per raggiungere i playoffs.

Secondo alcuni il motivo principale della debà cle di inizio stagione è stato il tipo di gioco “antiquato” di Riley, tutto impostato su ritmi lenti, punteggi bassi, gioco a metà  campo e che nasce quasi sempre dal post basso, un'impostazione tattica che in parecchie partite si è dimostrata superata di fronte al trend attuale che premia sempre più squadre votate al contropiede e al gioco in velocità ; altri ritengono che la colpa fosse soprattutto dei giocatori, ottimi talenti ma senza quel “quid” di grinta, entusiasmo e voglia di vincere in più (Jones, Grant, Ellis, Strickland, Jackson).

A chi dare ragione, tenendo conto che con lo stesso gioco e gli stessi giocatori gli Heat hanno tenuto quasi il 70% di vittorie nella seconda parte di stagione? Da un'annata così assurda è francamente difficile trarre indicazioni concrete per il futuro…

In questa situazione di incertezza è arrivata la notizia che molti temevano: le condizioni fisiche di Zo Mourning sono peggiorate, e quindi il sette volte All-Star dovrà  restare fuori a tempo indeterminato, avendo deciso di mettere al primo posto delle sue priorità  la guarigione (che potrebbe richiedere un trapianto), e solo in secondo piano la prosecuzione della sua carriera professionistica.

A questo punto la situazione si fa ancora più ingarbugliata, anche per le diverse priorità  del Riley-manager rispetto al Riley-coach: per il primo la soluzione migliore sarebbe quella di impostare una stagione di ricostruzione, cercando di mettere assieme un nucleo ristretto di giocatori cui affidare il futuro della franchigia, tagliando i contratti più onerosi e concentrandosi sull'estate 2003, senza preoccuparsi più di tanto della classifica; ma difficilmente il secondo potrebbe accettare una soluzione che lo porterebbe alla seconda stagione perdente consecutiva, una possibilità  che sembra essere veramente troppo indigesta per un vincente nato come lui.

Con queste premesse sembra che la soluzione possa essere quella di cercare di fare le proverbiali nozze con i fichi secchi mantenendo sostanzialmente inalterato il roster attuale e spremendone fuori il massimo possibile, senza spendere in contratti pluriennali, per poi cercare di potenziare la squadra l'estate prossima.

La situazione attuale del roster è parecchio fluida, Riley valuterà  attentamente le risultanze della pre-season per scegliere con chi iniziare la stagione fra i parecchi giocatori con contratti non garantiti che fino all'ultimo non saranno certi di riuscire a “fare la squadra”: molto dipenderà  anche dal tipo di gioco che si sceglierà , visto che Riley ha annunciato di voler accantonare il suo classico “sumo coi canestri” (inarrivabile definizione fornita da Federico Buffa) per rispolverare il “go game” di cui tanto si parlò all'inizio della stagione scorsa ma che fu precipitosamente messo da parte prima ancora della prima palla a due ufficiale.

Il ruolo di playmaker è uno dei più interessati a questa eventuale rivoluzione: il titolare sarà  il neo acquisto Travis Best, talentuoso, esperto, discretamente completo su due lati del campo e adattissimo a spingere una squadra da corsa, però inadatto se gli si chiede di guidare un attacco statico a metà  campo; le sue condizioni fisiche destano inoltre qualche preoccupazione, e quindi è vitale stabilire chi sarà  il suo backup.

Anthony Carter è un pupillo di Riley per la sua efficacia difensiva e l'intensità , ma in fase offensiva è semplicemente inutile, anzi dannoso; i tifosi non lo amano e preferirebbero che il vice-Best fosse stabilmente Mike James, talento offensivo che ha ben impressionato a tratti nella scorsa stagione, ma che non è sicuro di vedersi confermato per la prossima: le sue chances aumenteranno se in preseason dimostrerà  di poter fornire attacco senza perdere troppi palloni e soprattutto se Riley si convertirà  sul serio ad un gioco più spregiudicato.

Ci sarebbero da considerare anche il veteranissimo Rod Strickland, ma se non abbassa le sue pretese (vorrebbe un contratto pluriennale che stona con i piani futuri degli Heat) difficilmente verrà  rifirmato, e il funambloico Khalid El-Amin, che dovrebbe avere un posto a roster per la preseason e dovrà  convincere gli Heat a cedere Carter o a tagliare James.

Lo spot di guardia sarà  prerogativa di Eddie Jones, di cui ormai pregi e difetti sono noti: come difensore può giocarsela contro chiunque, è uno dei migliori nel rubare palloni ma la sua abilità  sull'uomo è sempre stata sopravvalutata, non è uno che cancelli il suo avversario dalla gara; in attacco è un fantastico penetratore e un tiratore buono ma discontinuo, ma non è e non sarà  mai un cuor di leone, non ha la stoffa del leader nè in campo nè fuori, e come go-to-guy lascia parecchio a desiderare, perchè può farti vincere la partita da solo ma anche scomparire dalla gara nei momenti cruciali senza prendersi nemmeno un tiro per minuti e minuti; il tutto aggravato da un contratto che gli frutterà  più di 65 milioni fino al 2007, francamente troppo per un giocatore che resterà  sempre un ottimo secondo violino ma nulla più.

Alle sue spalle si alzerà  dalla panchina il beniamino dei tifosi Eddie House, il più classico esempio di guardia nel corpo di un play, discontinuo e difficilmente inquadrabile nel gioco di squadra ma in grado di mettere punti con disarmante naturalezza uscendo dalla panchina.

Potrebbe trovare spazio (se dimostrerà  di valere un garantito per tutta la stagione) come guardia di rotazione anche Luke Recker, tiratore letale uscito da vicende personali parecchio difficili: All-American al liceo, due eccellenti stagioni a Indiana prima di decidere di trasferirsi ad Arizona per sviluppare il suo gioco come guardia e non come ala piccola, la sua vita venne sconvolta da un grave incidente d'auto dopo un semestre, in cui la sua ragazza rimase paralizzata e il di lei fratello perse la vita dopo un lungo coma; trasferitosi ad Iowa per stare più vicino ai due (con varie vicissitudini “giuridiche” con l'NCAA) la sua stagione da Junior fu troncata da un grave infortunio al ginocchio: dopo aver superato tali e tante avversità  è riuscito ad entrare nel giro degli Heat da FA e la sua prossima meta è ottenere un posto nel roster per tutta la stagione, se Riley non avrà  altre priorità  difficilmente non terrà  conto di un giocatore con grande tecnica individuale e notevole comprensione del gioco.

In ala piccola vedremo “the Butlers”, Caron e Casual.
L'acquisizione di Caron è stato l'unico raggio di sole in un'annata veramente buia. Pronosticato da tutti come scelta sicura fra la tre e la sei è scivolato fino alla decima posizione, dove Riley è stato ben contento di portarselo a casa: tecnicamente non lascia dubbi, e fra tutti i giocatori del draft è certamente quello più pronto a contribuire da subito, avendo stazza, atletismo, tecnica, capacità  difensive; il paragone immediato non può che essere con Paul Pierce, starà  a lui dimostrare di valere cotanta stima.

I dubbi sul suo conto sono solo di natura extra-tecnica, e riguardano il suo completo recupero da un “infortunio” al ginocchio (se una pallottola può definirsi infortunio) e la sua situazione personale, visto che Peter Vecsey mormorava di possibili problemi con la legge a causa di una situazione familiare non facilissima (più specificamente problemi con la madre dei suoi due figli).

Rasual invece è un attaccante naturale da sviluppare sotto l'aspetto difensivo e fisico, essendo troppo leggero per reggere l'impatto con le ali piccola della lega.

Poi c'è la questione Jim Jackson: l'esterno da Ohio State è reduce da una stagione sostanzialmente positiva, è un veterano in grado di dare sempre il suo contributo di tiro, rimbalzi e solida difesa alle posizioni 2 e 3; potrebbe essere un eccellente sesto uomo per gli Heat, ma Riley non vuole offrirgli niente di più di un contratto annuale al minimo salariale, mentre lui pretende un pluriennale e più soldi; difficilmente qualcuno lo accontenterà , quindi alla fin fine dovrebbe rifirmare con gli Heat, magari a stagione inoltrata come l'anno scorso.

Guardando al reparto lunghi il futuro prossimo di Miami diventa davvero poco invidiabile:
il titolare in ala forte dovrebbe essere Brian Grant: formidabile difensore e rimbalzista ma attaccante sopravvalutato, la sua situazione salariale è identica a quella di Jones, e come Jones anche “Monsta Rasta” non sarà  mai più di un buon secondo violino. L'assenza di Mourning lo constringerà  a giocare parecchio da centro, ruolo in cui in realtà  ha sempre mostrato qualcosa di più che da ala forte, ma per cui è nettamente sottodimensionato.

La seconda PF a roster è “Fonzo” Ellis, versatile veterano dal grande talento bersagliato dagli infortuni: sa segnare da dentro e da fuori, è un ottimo tiratore e un buon creatore di gioco, ma non ha più l'esplosività  per giocare ala piccola e ha pochi chili e centimetri per fare la PF con costanza; potrebbe essere ottimo come arma tattica, ma con Grant spostato alla posizione di centro Riley sarà  costretto a dargli più minuti di quelli ottimali per sfruttarlo al meglio.

A completare il ruolo ci potrebbe essere anche Malik Allen, buon rimbalzista ma niente più che un onesto dodicesimo uomo, potrebbe riuscire a fare la squadra ma è poco probabile.

Ora come ora l'unico centro sicuro di un posto a roster è Vlado Stepanìa (ed è tutto dire): gran fisico, ottime mani e discrete capacità  anche in difesa, il tutto quasi sempre vanificato da una cronica mancanza di intensità ; il roster verrà  completato da uno fra il neozelandese Sean Marks ed Ernest Brown, che difficilmente troverebbero spazio in qualunque altra franchigia; se però gli esterni senza garantito non soddisfacessero i suoi gusti Riley potrebbe anche tagliarne qualcuno in più e firmare entrambi i lunghi, più per disperazione che altro.

In sostanza la più probabile formazione al momento sembra prevedere Best, Jones, C.Butler, Grant e Stepanìa, con Ellis da sesto uomo e House, Carter e R.Butler in panca, panchina che verrà  completata da quattro-cinque giocatori a scelta fra James, El-Amin, Recker, Jackson, Allen, Marks e Brown, più un posto lasciato pro forma per Mourning: sperare nei miracoli non costa niente.

Tutto sommato niente di cui andare eccessivamente fieri, un roster che obbligherà  Riley a prediligere un gioco agile per sfruttare soprattutto l'abilità  in contropiede degli esterni, ma che a difesa schierata sembra destinato a soffrire tremendamente su due lati del campo.

Situazione salariale: Miami è spesso inserita fra le formazioni che potranno fare la voce più grossa nella calda estate 2003, in realtà  non è che ci sia motivo per essere esageratamente ottimisti; certo, l'assenza forzata di Mourning farà  entrare nelle casse sociali circa 16 milioni grazie all'assicurazione, ma agli Heat non verrà  attribuita la Disabled Player Exception (avendola già  ricevuta al momento del primo “ritiro” di Mourning per gli stessi motivi per cui è attualmente ai box), e il monte salari per l'anno prossimo è buono ma non straordinario: ci sono solo 30 milioni di dollari garantiti ma suddivisi fra quattro giocatori (Jones, Grant, Carter e il contratto da rookie di Butler), quindi non c'è spazio per dare il massimo contrattuale a qualche FA, a meno di non accontentarsi poi di riempire il roster con nove-dieci contratti al minimo…

Come già  detto la soluzione ovvia sarebbe quella di cedere Grant e Jones in cambio di contratti a brevissima scadenza, ma i due giocatori hanno pochissimo mercato, ed una annata di ricostruzione totale sembra lontanissima dalle idee del coach brillantinato.

La situazione non è rosea, inutile negarlo, a causa di questa tensione fra le esigenze opposte di non indebolire troppo la squadra nell'immediato ma al tempo di non pregiudicare la situazione salariale per il 2003; è tutto nelle mani di coach Riley (che nonostante quel che si può pensare non è assolutamente da scartare via come un ferrovecchio), se riesce a tirar fuori il meglio da questo gruppo gli Heat possono essere una mina vagante letale per qualunque squadra ad Est, altrimenti bisognerà  sperare nel suo carisma (e nelle spiaggie della Florida) per attirare qualche giocatore di buon livello l'estate prossima.

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