Sarà Big Dog Glenn Robinson a spostare gli equilibri ad Est ?
Se è abbastanza certo che la squadra che si infilerà l'anello sarà la vincitrice della finale di conference dell'ovest tra Lakers e Kings, con qualche remota possibilità da parte degli Spurs (non oltre il 5%), pronosticare chi sarà la finalista dell'est sarà veramente molto difficile; infatti sulla carta i playoff saranno un sogno solo per Cleveland, tutte le altre 14 squadre teoricamente sono in lizza e di queste 14 almeno 5 o 6 puntano senza termini a vincere la confrence. Dunque cerchiamo di analizzare squadra per squadra cercando di mettere in evidenza pregi e limiti.
I Nets, approdati a giugno alla loro prima finale, si sono rinforzati sicuramente, con Mutombo e Rogers, scommettono tutto sugli ulteriori miglioramenti di Gran Kenyon Martin e soprattutto su Richard Jefferson che arrivato lo scorso anno tra mille dubbi da Houston in cambio di Eddie Griffin, ha sfoderato una signora stagione mettendo in evidenza doti difensive fuori del comune, accompagnate da un atletismo eccezionale e da una discreta serie di opzioni offensive, il tutto confermato anche nelle recenti summer league.
Sarà lanciato nello spot di ala piccola titolare con Martin e Mutombo a formare una barriera difensiva quasi insuperabile (ipotizzabili 7-8 stoppate di media a partita per la coppia). Il cuore però rimane Jason Kidd che se ripeterà la fantastica annata dello scorso anno, non potrà che rigiocare la finale, magari con qualche chance in più dello scorso anno.
Pochi dubbi sull'allenatore Byron Scott sicuramente l'emergente nel ruolo. I dubbi sono soprattutto relativi al fatto che sia Kidd che Scott sono in scadenza a fine stagione, con sirene che suonano da San Antonio per Kidd e dai Lakers per Scott.
Importantissimo sarà dunque l'avvio di stagione perchè se si partisse con il piede sbagliato, allora potrebbe essere anche che si decida di scambiare Kidd a febbraio per non perderlo per nulla nella estate successiva. E' chiaro che questa è un'ipotesi estrema, ma in fin dei conti è quello che temono i sempre più numerosi tifosi dei Nets.
Due anni fa in finale c'erano i Pacers allora allenati da Larry Bird. Indiana è senz'ombra di dubbio la squadra con più talento nel roster ad est, nonostante lo scellerato scambio con i Bulls dello scorso febbraio. Il problema è che non c'è un allenatore all'altezza, perchè se fossero stati ancora allenati da Bird, i Pacers sarebbero sicuramente a quota tre finali consecutive.
Invece la sostituzione di Bird che secondo molti doveva essere indolore, si sta rivelando un mezzo disastro, con Isiah Thomas che conferma ancora una volta che i suoi limiti caratteriali e di convivenza con il prossimo, limiti che stanno condizionando non poco i risultati del suo lavoro, e se da giocatore veniva in parte sopportato, da coach è ormai detestato da tutti i suoi giocatori.
L'emblema delle sue idee che cambiano con il cambiare del vento è la gestione di Jamaal Tinsley, osannato per gran parte della stagione come un fenomeno (probabilmente lo è veramente), salvo poi relegarlo al ruolo di spettatore nei playoff soprattutto in una finale senza storia dove avrebbe potuto accumulare esperienza utile in futuro.
Tinsley e Croshere sono ormai inseriti in ogni ipotetica trade che riguarda Indiana e sicuramente non farà bene al loro morale se rimarranno ai Pacers. Peccato perchè un quintetto con Tinsley, R.Miller, Harrington, O'Neal e B.Miller, supportato da una panchina con Mercer, Artest, Bender, Croshere ad est potrebbe dominare a mani basse risparmiando magari Hollywood nella stagione regolare per poi permettergli di scatenarsi nei playoff dove è obbiettivamente uno dei primissimi giocatori.
I Sixers sono l'altra sfidante che ha affrontato i Lakers in finale nell'ultimo trienno. Coach Brown, che contende ad Thomas la palma di allenatore più confuso della lega, ha rimesso insieme un'altra estate di scambi portando a casa MacCulloch che lo scorso anno aveva scaricato e Van Horn originariamente scelto dai Sixers, in cambio di Mutombo da lui fortissimamente voluto non più di 18 mesi fa.
In questo scambio sono racchiuse tutte le controversie del mondo dei Sixers, che poi alla fine dipenderanno solo ed esclusivamente da Iverson, protagonista di un'estate extracestistica da prima pagina. Per rigiocare la finale occorrerà un “The Answer” al massimo perchè il resto dei Sixers è da lotteria, ma i tempi della prima metà della stagione 2000-01 sembrano lontanissimi, segno che forse Ratliff era più importante del previsto e che anche Mohammed il suo contributo dalla panchina lo dava eccome. Sinceramente sono convinto che in un Est pazzo come quello degli ultimi due anni rischiano seriamente di non fare i playoff.
Miami in cui molti riponevano enormi speranze, è di nuovo alle prese con i problemi renali di Zo, tanto che è ormai certo che salterà l'intera stagione, e dunque tutto salta, al punto che ci potrebbero essere ulteriori movimenti di mercato con Jones e Grant in lista di partenza.
Per ora era stato messo sotto contratto Best, che coprirà il ruolo di play che nell'era Riley è sempre stato il problema n° 1. A questo punto si scommette tutto su Caron Butler regalato a Riley dal pazzo draft dello scorso giugno.
Il futuro degli Heat sarà lui, resta da vedere se per quest'anno si insisterà su questo gruppo, oppure si procederà a qualche cessione importante, magari in cambio di scelte future, perchè sembra che LeBron James abbia molti estimatori da queste parti.
Riley vorrebbe continuare ad allenare, ma sa benissimo che se insiste sull'attuale gruppo, almeno i playoff li deve centrare e senza Zo potrebbe essere un gran problema, ecco perchè allora nel prossimo mese oltre a qualche scambio importante a Miami potremmo vedere anche un Riley che si fa da parte, lasciando la panchina per la più comoda scrivania.
L'altra grande delusa della scorsa stagione sono stati i NY Knicks, fuori dai playoff per la prima volta dopo oltre un decennio. Il GM più criticato del pianeta si è mosso subito questa volta con idee chiare ossia rinforzare l'attuale gruppo con un uomo di peso sotto canestro per tentare di nuovo la scalata verso la finale, che ad Est tutti sperano di riuscire a raggiungere.
Dunque il giorno del draft viene fatto arrivare da Denver un super come McDyess alle prese però con qualche problemino fisico nell'ultima stagione. Credo che almeno per una volta Layden abbia fatto un buon colpo a prescindere dal futuro valore di Hilario perchè inserire il brasiliano nell'attuale contesto dei Kniks sarebbe stato inutile per la squadra e dannoso per lui.
McDyess formerà con Kurt Thomas una coppia di lunghi atipica che però ad est ci può stare. Da tenere d'occhio anche Frank Williams arrrivato con McDyess da Denver che probabilmente sarà il play del futuro dei Knicks e magari anche del presente visto che la concorrenza di Eisley e Ward non spaventa nessuno.
Rimane un grosso dubbio sul coach, in quanto Chaney era stato messo li per far da traghettatore e invece si ritrova ad allenare una squadra pretenziosa. Playoff probabilmente in scioltezza, ipotizzare il dopo adesso è troppo presto, ma credo che a NY non si precludano nessun obbiettivo fino alla finale.
I Celtics sono reduci da un'estate con molte chiacchere, con uno scambio importante e molto criticato. Il minimo che pretendono i tifosi dei Celtics è la replica del risultato dello scorso anno.
E' arrivato, come è ormai noto, Vin Baker da Seattle dove è stato per alcuni anni l'ombra, molto corpulenta di quel meraviglioso giocatore visto un lustro fa ai Bucks. Baker avrà sulle spalle una pressione enorme, visto che il giocatore che lui ha cambiato, Kenny Anderson era ritenuto da molti determinante, quindi se Baker non gira tutte le colpe cadranno su di lui.
Il tutto però dipenderà dal duo Pierce-Walker, con il primo che ormai sembra definitivamente lanciato nell'olimpo delle stelle e a mio parere sarà uno dei candidati al titolo di MVP stagionale.
Rimane il dubbio del playmaker, attualmente proprietà di Delk, che però un play vero non è. Playoff sicuri, probabile la replica della finale di conference, ma un pensierino alla finale con una superstar come Pierce in squadra ce lo fai per forza.
I Milwuakee Bucks lo scorso anno di questi tempi erano per molti i candidati n°1 alla finale, perchè uscivano alla grande dalla finale di conference persa solo in gara 7 con i Sixers, ma soprattutto perchè avendo aggiunto un duro come Anthony Mason al roster più ricco di talendo dell'est era secondo molti un segnale forte.
Invece la stagione è stata un disastro totale con l'esclusione dai playoff rimediata nell'ultima partita a Detroit in maniera imbarazzante. Karl non è certo persona da assumersi responsabilità , come ben visto nella disfatta dell'ultimi mondiali da parte del Team USA, quindi andava per forza trovato il colpevole, individuato in Glenn Robinson, magari non un mostro di etica lavorativa, ma pur sempre un signore da 20 punti a sera.
Robinson è stato regalato agli Hawks, perchè la contropartita è inesistente, e la sola giustificazione data è stata quella di fare spazio a Tim Thomas come se Thomas fosse un McGrady nascosto chissaperchè in panchina da 5 anni.
In verità Karl aveva dato l'ennesimo assalto ai Sonics per il suo pupillo Payton, ma Seattle per parlarne voleva Thomas più un'altro giocatore, quindi nulla da fare. La priorità estiva dei Bucks era la riconferma di Redd grandissimo tiratore, ma che rimane pur sempre la riserva di Ray Allen. Dovrebbero fare i playoff come minimo, ma i dubbi sono enormi anche perchè con la partenza di Big Dog si attende Allen al definitivo salto di qualità cosa su cui in molti nutrono seri dubbi.
Ad Orlando si apre un'altra stagione probabilmente interlocutoria in attesa di sapere con certezza cosa farà il caraibico, e se non verrà chi verrà preso con quella montagna di soldi da spendere.
Si parte con McGrady che sembra aver risolto i suoi problemi di schiena e questo non è poco, anche i problemi della caviglia di Grant Hill dovrebbero essere risolti definitivamente (ma in fin dei conti questo ce lo dissero anche lo scorso anno). Questi due in salute potrebbero bastare per arrivare almeno in semifinale di conference, ma poi purtroppo bisogna confrontarsi con un reparto di lunghi imbarazzante anche per l'eastern conference.
Ewing appenderà le scarpe al chiodo, Steven Hunter è fuori per tutta la stagione, è stato messo sottocontratto Olumide Oyedeji, verrà provato l'ormai fenomeno da baraccone Shawn Kemp. Alla fine si giocherà con Garrity ala grande cercando di aprire il più possibile le difese per le penetrazioni degli esterni.
Doc Rivers sarà chiamato per l'ennesima volta a sorprendere tutta l'NBA cosa in cui in definitiva è sempre riuscito. Se Hill gioca tutto l'anno sono nei primi 4 di sicuro, poi dovranno per forza inventarsi qualcosa nei playoff, perchè in quel periodo qualche volta in post basso ci devi andare per forza e sarà li che cominceranno i dolori. Il tutto però sarà vissuto con il fiato sospeso in attesa di sapere le decisioni di Duncan che potrebbero cambiare il futuro non solo ai Magic ma alla lega intera.
A Washington sono alle prese con le decisioni di Jordan, ma sembra ormai certo che sua altezza giochi anche la prossima stagione che sarà inderogabilmente l'ultima. Sarà per la prima volta in un ruolo diverso quello di chioccia, per cui lo vedremo partire dalla panchina (se così sarà magari vincerà anche l'ultimo premio a lui mancante ovvero il sesto uomo dell'anno).
MJ ha riempito i suoi Wizard con una serie di discreti esterni, scambiando il quasi uomo franchigia Hamilton per il suo compagno di college Stackhouse. Si scommette molto su Larry Hughes reduce da due disastrose stagioni ai Golden State, e Jordan pare proprio che lo riproporrà nel ruolo di play che ha sancito la sua totale disfatta ai Warriors.
Da Utah arriva Bryon Russel ottimo difensore, che però non riuscì a fermare Jordan nel canestro decisivo della finale del 98. Giocherà probabilmente da ala piccola. Sotto canestro poche novità , si spera soprattutto che la primissima scelta dello scorso anno Kwane Brown si svegli cominciando a far ricredere tutti quelli che ormai la hanno etichettato come un fallimento.
Jordan gli darà un'altra chanche, anche perchè di alternative ce ne sono ben poche. Difficile capire anche come verrà impiegata la prima scelta Jared Jeffries potenziale enorme, ma troppo leggero per giocare ala grande e troppo lento per giocare ala piccola, comunque i suoi movimenti vicino a canestro sono una rarità quindi troverà senz'altro molti minuti a disposizione.
Forse faranno i playoff, ma è dura, se a metà stagione le cose non andassero non è impossibile che comincino a pensare a LeBron.
I Toronto Raptors, un paio di anni fa molto vicini alla finale di conference iniziano la stagione tra mille dubbi, per un mercato semplicemente disastroso, e per le condizioni più mentali che fisiche di Carter tutte da verificare. Iniziamo da Carter reduce da una stagione disastrosa, con un infortunio ormai alle spalle, ma soprattutto uscito stritolato dal confroto tutto MassMedia con Bryant e McGrady.
Carter è sicuramente un gradino sotto i due, non ha certo l'ego e la personalità di Bryant, ne la sfacciataggine di McGrady, ma soprattutto è un gradino indietro ai due nella fase difensiva. Una mano poi non gliela ha certo data Wilkens che nell'ultima stagione ha trasformato Vince, dal miglior penetratore della lega a uno dei migliori tiratori da tre, esponendolo ad un numero smisurato di critiche.
Questo non vuol dire che Carter sia un brocco, semplicemente Carter deve tornare ad essere impiegato come nei suoi primi due anni, senza magari chiedergli di fare il leader in campo, cosa per cui bisogna essere enormemente portati. In questo contesto la scorsa stagione si è fatta sentire oltremisura l'assenza di Oakley che era si un enorme rompiscatole, ma che teneva con le sue battute tutto lo spogliatoio in tensione, facendo si che ogni giocatore avesse un motivo per migliorarsi.
Il secondo grosso dubbio riguarda il reparto dei lunghi, che lo scorso anno di questi tempi sembrava una corrazzata, poi le cose sono andate male, Olajuwon sta meditando il ritiro e il promettentissimo Clark è già in California a sognare da Re. Rimangono Antonio Davis che tornerà a goicare da centro e Jerome Williams, con la prima scelta dello scorso anno Bradley come riserva.
Un po' poco anche per il derilitto Est. L'arrivo di Murray porta solo confusione con Mo Peterson che potrebbe perdere minuti importanti nel suo momento più importante.Se Carter non torna quello di due anni fa i playoff sono un sogno.
I New Orleans Hornets sono una novità , visto che la franchigia è appena arrivata da Charlotte. Di scambi non se ne sono visti se si eccettua l'arrivo di Alexander il giorno precedente al draft, segno che coach Silas crede ancora molto in un gruppo che a metà maggio era dato per favorito senza mezzi termini alla finale.
Innanzitutto è stato rifirmato il Barone, che sembrava aver già prenotato il volo per i Clippers. L'innesto di Alexander passato un po in sordina potrebbe essere invece un ottimo colpo. Courtney probabilmente giocherà guardia titolare, con David Wesley spostato in panchina come sesto uomo di lusso.
Mashburn sarà con Davis la principale arma da fuoco e se la salute lo assiste 20 a sera sono sicuri. Poi c'è un reparto lunghi importante per l'est, con il sempre positivo PJ Brown, uomo da tanta sostanza e poche pretese, e Elden Campell, esperto centro con diversi punti sulle dita. L'attesa maggiore però è riposta in Jamaal Magloire, che ha sprazzi ha fatto vedere cose egregie e se sapra dar continuità al suo gioco finirà per conquistarsi lo spot di centro.
Difficile immaginarseli fuori dai playoff, se tutto fila liscio potrebbero anche fare la finale, perchè non scordiamoci di quello che ha fatto un Baron Davis con la schiena a pezzi nella serie contro Orlando. Tutti dovranno vedersela con loro. L'unica incognita è l'ambiente. Se New Orleans si dimostrerà calda come sembra saranno dolori per molti.
Gli Hawks si presentano ai nastri di partenza molto rinforzati rispetto allo scorso anno, vuoi per l'arrivo di Glenn Robinson vuoi per il recupero di Ratliff che non scordiamocelo è uno dei pochi centri veri in circolazione, ma nonostante un trio di giocatori da venti punti a sera sono molti i punti interrogativi sulla compagine Georgiana.
Innanzitutto la mancanza ormai cronica di un playmaker vero, perchè Terry proprio non lo è al punto che verrà utilizzato quasi esclusivamente da guardia, Emanuel Davis è quello che è, ovvero un buon cambio ma nulla più, alla fine il ruolo potrebbe finire sul rookie Dan Dickau, appena arrivato dalla Gonzaga University che all'NBA ha dato un altro play ben noto.
Dan è secondo molti l'ennesimo giocatore a mezzo tra i due ruoli di play e guardia, ma ha una personalità da vendere quindi non è improbabile che il ruolo dopo un paio di mesi tocchi a lui, che però dovra rassegnarsi all'idea dello scomodo paragone con Stockton, da cui uscirà inevitabilmente con le ossa rotte. Se avrà la forza di sopportare il tutto potrebbe farcela.
Il secondo enorme dubbio è la difesa, visto che Terry si troverà a marcare gente mediamente dieci centimetri più alta di lui, e che sia Robinson che Abdul Rahim hanno la fama di due morbidoni. In pancina non c'è molto, ma la sua parte la farà Dion Glover autentico mattatore in una summer league e Nazr Mohammed troverà minuti veri perchè un centro vero in panchina è proprio una rarita. Il management crede cecamente nei playoff, al punto di promettere il rimborso deli abbonamenti se non saranno raggiunti. Che dire in un mondo di isterismi come quello dell'NBA un po di ottimismo non guasta mai, ma se dovessi scommetterci dei soldi miei avrei molti dubbi.
I Pistons dovranno confermare tutto quello di buono fatto vedere lo scorso anno, quando dati per sicuri alla lotteria, hanno smentito tutti arrivando alla semifinale di conference. Hanno appena scambiato Stackhouse per Hamilton il che non sembra prorpio una gran cosa, hanno individuato in Billups il play che a loro mancava, a anche questa non mi sembra geniale, visto che Billups è un grande attaccante, ma da qui a esser capace a far girare la squadra ce ne corre.
Le certezze sono un ottimo coach Carlisle, un sesto uomo come Williamson che forse varrebbe la pena di far giocare da titolare e Ben Wallace, che però è un ottimo difensore, ma non è certo uno dei primi cinque nel suo ruolo. Rivederli dove lo scorso anno è un'utopia, sarebbe già molto se arrivassero ai playoff, ma la mia impressione è che difficilmente vinceranno più di 32-35 partite, perchè con un attacco così povero è più facile fare la lotteria dei playoff, e il fatto che sia già successo potrebbe essere una sana eccezione.
I Cleveland Cavaliers, sono l'unica squadra ad est che non ha nessuna pretesa, anzi una ce l'hanno perdere il più possibile per arrivare a scegliere per primi a giugno. In questa ottica va vista la cessione di Andre Miller che poteva essere il play dei prossimi dieci anni, la probabile cessione di Murray miglior realizzatore della squadra, l'arrivo di Miles una probabile futura stella, che per ora deve maturare senza pressioni. Wagner altro giocatore con il ruolo da definire dovrebbe essere l'attrazione dell'anno.
La follia di Paxon potrebbe far si che vengano ceduti ancora giocatori. Murray non era un super ma regalarlo ai Raptors non è stato proprio il massimo della vita. Tutto ciò avrebbe un senso se la fortuna gli regalerà LeBron, ma se poi la dea bendata dovesse voltare le spalle ai Cavs ? Be allora dieci anni di buio totale sarebbero assicurati.
Infine ci sono i Bulls, una delle squadre più attese dell'anno. Krause ha sciolto ogni riserva, dicendo che da quest'anno si fa sul serio quindi l'obbiettivo son i playoff.
Io sinceramnete devo ricredermi sull'operato di Krause. L'ho criticato moltissimo lo scorso anno quando ha ceduto Brand per Chandler, dicendo che aveva scambiato un gran giocatore per uno che forse diventerà grande. Questo è vero, però il fatto che ci fosse Chandler e non Brand ha fatto si che i Bulls scegliessero al secondo posto portando a casa il miglior giocatore di college degli ultimi tre anni Jay Williams.
Partiamo dalla coppia di lunghi più attesa della stagione. Nella prima parte di stagione tutti ci eravamo messi le mani nei capelli a vedere Curry, ma soprattutto Chandler. Mani quadrate, falli a non finire, impossibilità di stare in campo pe oltre dieci minuti e via discorrendo.
Poi Krause ha fatto il colpo gobbo togliendo di mezzo Brad Miller nello scambio Rose, e da li le cose sono cambiate. A turno Curry e Chandler hanno fatto vedere un potenziale eccezionale, doti veramente fuori dal comune, che attendono solo di essere affinate. Da loro non ci si aspetta di certo che dominio, in due in fin dei conti hanno solo 40 anni, ma non è impossibile che viaggino dai 12 ai 14 punti a sera per uno, con una 15-18 rimbalzi in due. Hanno bisogno di minuti per batterci la testa, ma ha questo punto per loro è solo una questione di tempo.
Per fare i playoff dunque la parte del leone la devono fare quelli fuori. Rose sarà il leader, punti sicuri, difesa dura, un punto di riferimento, il duo Marshall-E Rob dovrà sfornare per forza una ventina di punti.
Il quintetto sarà completato da Jay, personalità a non finire, quasi sicuramente da ora Rookie of the Year, sicuramente 16-18 a sera come minimo, più molte assistenze. In panchina Crawford farà il cambio almeno a Williams e Rose trovandi sicuramente una 25 di minuti a sera.
Tra i lunghi Fizer dovrà confermare i miglioramenti visti lo scorso anno e Oakley se rimarrà dovrà solo mettere sale sulla coda ai tanti galletti nel pollaio. Tutto ciò è affidato alla pazienza di Bill Cartwright, che già da giocatore doveva subirsi le ironie di Jordan.
Obbiettivo playoff, a mio parere se non sicuri, molto probabili, ma l'importante è la crescita del trio Jay Chandler Curry. Se il trio ingrana il futuro è dei Bulls.
In conclusione le prime 4 sembrano essere Nets, Pacers, Celtics e Hornets. Se i Pacers prendono il via non ce n'è per nessuno, ma con un allenatore come Thomas è dura, a meno che Walsh non apra gli occhi e lo faccia fuori, ma questo succederebbe solo se le cose non andassero bene, mentre i Celtics e i Nets dipendono troppo da un solo giocatore Pierce e Kidd, i Nets però sono più forti dello scorso anno e la muraglia Martin Mutombo sarà difficile da attaccare, gli Hornets puntano invece su un collettivo collaudato da affidare alle enormi doti di Baron Davis, uomo da playoff come pochi come abbiamo visto negli scorsi playoff.