La calda estate dei Red Sox

David Ortiz esulta: Boston, nonostante i problemi, continua a vincere…

L'agognata fine della Maledizione del Bambino faceva supporre una stagione di relativa calma per la Red Sox Nation. Da un lato mesi e mesi di festeggiamenti, nonché il sottile piacere di sentire ripetere più volte "World Champions", tendono a ridurre la pressione e a non vedere come decisive tutte le 162 partite; dall'altro l'interesse e la copertura dei media per i BoSox sono ovviamente alle stelle, e quanto successo in questi 5 mesi è sufficiente a "coinvolgere" anche il più rilassato dei tifosi.

Giusto per cominciare, il roster ha subito non pochi cambiamenti, sia in offseason che durante il campionato. La rotazione dei partenti è stata radicalmente cambiata, con le partenze di Martinez e Lowe e gli arrivi di David Wells, Matt Clement e Wade Miller. In stagione poi gli infortuni in serie dello staff hanno scombussolato qualsiasi piano:

Schilling, alle prese con la riabilitazione dopo l'intervento alla caviglia, ha iniziato come partente, è stato per tre mesi in DL, è tornato a luglio come closer ed ora è ritornato nuovamente nella rotazione.

Il closer Keith Foulke, uno degli eroi degli scorsi playoff, è finito in DL a luglio dopo tre mesi molto altalenanti; la pausa in bacino di carenaggio gli è servita forse anche per sbollire la frustrazione che lo aveva portato a dichiarazioni diciamo così poco cortesi verso i tifosi, rei di averlo fischiato dopo l'ennesima salvezza sfumata.

David Wells è stato pure lui in DL per un mese e mezzo, Clement è stato spedito all'ospedale da una pallina che lo ha centrato alla testa; in tutta fretta è stato chiamato il rookie Jon Papelbon dalle minors per qualche partenza.

Nel bullpen, oltre ai problemi con il closer, anche per i setup non sono mancati i movimenti: Mantei è scomparso dopo poche apparizioni, Allan Embree è stato tagliato a sorpresa (e firmato dagli Yankees); a dare man forte è arrivato Chad Bradford da Oakland, acquisito in cambio dell'esterno Jay Payton. Curiosa la vicenda di quest'ultimo: ha voluto essere ceduto perché giocava poco, ma quando ha firmato cosa si aspettava, spaendo che aveva davanti tali Ramirez, Damon e Nixon?

Non poteva poi mancare l'annuale puntata della telenovela che non delude mai, ossia "Manny being Manny"; un breve riassunto delle puntate di questa stagione:

Nonostante batta con media sotto .300, è in piena corsa per il titolo di MVP grazie al numero impressionante di RBI (115 al momento di scrivere).
Protagonista di vari "bloopers" difensivi, che non sno certo una novità .
Al centro per l'ennesima volta di voci di cessioni; peraltro, passata la trading deadline del 31 luglio, ha professato il suo amore per Boston"..
Irritante per tifosi e compagni per comportamenti a volte, diciamo così, "svagati"".

Ma al tirar delle somme Manny Ramirez, nonostante il megacontratto che la dirigenza ha più volte cercato di scaricare, resta uno dei battitori più costanti e temuti.

In mezzo a questo tourbillon, i Sox sono ancora primi nella AL East, a giocarsi un posto nella postseason con i rivali di sempre (gli Yankees, meglio noti nel New England come "L'impero del Male") e quelli "acquisiti" nelle ultime stagioni nella corsa alla wildcard (A's, Angels, Twins e ora anche Indians). Come se non bastasse, la regular season si chiuderà  con 3 partite contro gli Yankees al Fenway Park, in quella che potrebbe essere una serie di playoff anticipata.

La chiave dei successi risiede in gran parte nel lineup; con una rotazione e un bullpen a dir poco traballanti, l'attacco ha trascinato la squadra. Sono per il terzo anno consecutivo primi nei punti segnati; inoltre, tenendo conto sempre degli ultimi 3 anni, sono la prima squadra delle majors in media battuta (.285), punti (oltre 2600), valide totali e percentuale in base (.360).

La statistica chiave è la percentuale in base: il giocatore fra i titolari con la media più bassa è Renteria con .344, che è comunque superiore alla media della lega di .330. Tutto questo significa che non c'è nessun vuoto nel lineup, nessun out facile; non sono da temere solo Ortiz, Ramirez e Damon, ma anche Mueller e Olerud; e i nuovi arrivi Graffanino e Cora si sono ben inseriti in questo gruppo di battitori dall'occhio attento, che sfiniscono molti dei partenti che li devono affrontare.

In prospettiva settembre e ottobre restano comunque tutte le incognite sui lanciatori: l'anno scorso c'erano due assi come Schilling e Martinez e un top closer come Foulke. Quest'anno non c'è un partente che guidi lo staff: Wells e Clement stanno andando bene ma senza eccellere; Schilling è appena tornato nella rotazione e sembra ben distante da un rendimento perlomeno paragonabile ai suoi standard passati. Foulke deve ancora rientrare, ed anche per lui è tutto da verificare lo stato di forma.

L'unico rilievo mancino, Mike Remlinger, ha una ERA oltre 15 al momento, che non richiede altri commenti. La media punti concessi del bullpen è la seconda peggiore delle majors, e nella American League un buon bullpen è forse ancora più importante della rotazione (vedi gli Angels del 2002).

In sostanza, le mazze hanno portato i Red Sox sulla soglia dei playoff (e le molte partite in casa in settembre potrebbero essere decisive), ma al solito saranno le braccia dei lanciatori a fare la differenza.

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