Giovani quarterbacks crescono

Byron Leftwich si prepara a diventare un grande quarterback.

David Carr, Byron Leftwich e Carson Palmer: questi tre ragazzi hanno in comune diversi aspetti della loro vita professionale, primo fra tutti il loro ruolo nel campo di gioco, sono vicini nell'età  e condividono tutti dei sogni di gloria che stampino un giorno i loro nomi nella storia della National Football League.

Houston Texans, Jacksonville Jaguars e Cincinnati Bengals sono le tre franchigie che hanno scommesso su di loro investendo una scelta altissima (Carr e Palmer sono stati selezionati per primi assoluti) per il ruolo di condottiero delle battaglie offensive, appunto per il ruolo di quarterback.

La stagione che comincerà  il prossimo 11 settembre attende dei segnali di crescita da ciascuno di questi tre ragazzi, che sono stati inseriti rispettivamente in una squadra di espansione nata con lui (Houston), in una squadra che appena nata ha giocato subito a grandi livelli per poi perdersi per strada (Jacksonville) ed un'altra che è stata grande ma che dal 1990 non gioca una partita di playoffs (Cincinnati).

Le storie dei tre registi sono tra loro diverse, come le loro caratteristiche tecniche, ma uguali sono le aspettative che li attendono sul campo tra pochi giorni, dove dovranno dimostrare di valere tutto ciò che le squadre hanno investito su di loro.

David Carr, primo giocatore scelto nella storia dei Texans nel 2002, viene dal suo migliore anno da professionista, dove ha registrato il career high in quasi tutte le voci statistiche riguardanti i quarterbacks.
In questi tre anni Carr ha avuto diversi problemi a causa di una linea offensiva pressoché inesistente, che gli ha causato diversi colpi gratuiti ed il più alto numero di sacks subiti nell'arco di una stagione nella sua annata da rookie, 67 (140 sono quelli subiti in tre stagioni), ed ha avuto difficoltà  nella selezione dei suoi bersagli nei lanci, che gli ha fruttato in carriera un numero di intercetti (42) ancora troppo distante dal numero di TD passes (34). Niente di tutto questo ha intaccato la sua figura all'interno dello spogliatoio, dove è ritenuto leader della squadra e ragazzo tosto, mai lamentatosi con la sua linea di uno solo dei sacks subiti.

Dopo un 2002 difficoltoso, dove comunque la squadra si è tolta comunque qualche piccola soddisfazione battendo nella prima gara ufficiale della propria esistenza nientemeno che i Dallas Cowboys, Carr ha poi affrontato un 2003 che lo ha costretto a saltare 4 partite per infortunio, aspetto che ha parzialmente interrotto i suoi progressi.

Ma l'anno scorso, appunto, è stato il migliore: ha concluso con 285 completi su 466 tentativi (61.2%) per 3531 yards lanciando 16 passaggi da TD (ne aveva lanciati 18 nei due anni precedenti) e 14 intercetti con un quarterback rating di 83.5, rating che era rimasto sotto i 70 punti sia nel 2002 che nel 2003.

Attualmente il qb è alle prese con un'infiammazione al tendine d'Achille che gli sta dando non pochi fastidi, e che non gli ha consentito di allenarsi con regolarità  nell'ultima parte del training camp limitando anche la sua presenza nella preseason.

Carr è stato comunque autore di un ottimo spezzone di partita contro gli Oakland Raiders lo scorso 20 agosto chiudendo con 6/8 per 43 yards ed un TD pass per il nuovo arrivato Reggie Swinton nel drive di apertura della partita lasciando poi il palcoscenico ai suoi backups.

Tutto è sembrato filare liscio con quella caviglia e David è riuscito senza difficoltà  a muoversi nella tasca e ad andare in scramble, che assieme all'ottimo braccio ne fanno le qualità  principali.

Ora il suo obbiettivo è quello di migliorarsi anche quest'anno, per non interrompere una crescita che può portarlo ad essere uno dei migliori registi della lega del futuro.

Con un attacco che ha altre due stars come Domanick Davis ed Andre Johnson ed una difesa giovane ed aggressiva, sembra proprio che I Texans possano osare l'accesso ai playoffs realisticamente per la prima volta nella loro storia. Essere la sorpresa del campionato a David Carr non dispiacerebbe affatto.

I Jaguars sono andati ad una vittoria da una sorprendente rincorsa all'accesso alla postseason, guidato in attacco da Byron Leftwich.
Scelto nel draft del 2003 con il numero 7 assoluto, Leftwich ha decretato in Florida la fine dell'era Mark Brunell, l'unico regista di spessore che la giovane franchigia aveva mai avuto.

Lo scorso anno, e non solo, i Jags sono stati tra le peggiori squadre nelle statistiche offensive, classificandosi addirittura ultimi nella Afc per produzione di punti segnati.

Supportati molto dalla difesa, sono riusciti a vincere diverse partite sul filo del rasoio, portando a casa vittorie con un numero impressionante di punti accumulati nell'ultimo quarto, se non nell'ultimo gioco dei tempi regolamentari.

Questa strada li ha portati all'ultima partita di regular season con in gioco la qualificazione ai playoffs seppure con una notevole combinazione di risultati a proprio favore, ed avendola persa, nel 2005 hanno cercato di apportare le giuste modifiche per poter evitare gli errori che sono costati quel paio di vittorie in più che avrebbero fatto la differenza.

Leftwich è un quarterback tosto fisicamente con un braccio molto potente ed è in grado di sfruttare le doti che possiede come abilità  di piedi, che lo porta a muoversi discretamente all'interno della tasca.
L'anno passato inoltre ha dimostrato di essere migliorato nell'accuratezza dei passaggi, completandone 267 diversamente dai 239 completati nell'anno da rookie, quando aveva giocato anche una partita in più rispetto alle 14 disputate l'anno scorso.

I miglioramenti indiscussi del quarterback sono visibili dal ratio tra intercetti e passaggi da TD: se infatti nel 2003 erano arrivate 14 mete e 16 passaggi intercettati, nel 2004 Leftwich ha lanciato 15 TD a fronte di soli 10 intercetti, dimostrandosi giocatore intelligente nella selezione dei suoi tentativi.

Nei due anni da pro non ha mai superato le 3000 yards stagionali, segno che l'attacco va verticalizzato visti i rankings di cui abbiamo parlato sopra, e segno che il suo braccio va sfruttato molto, molto di più.

A questo proposito ci sono progetti chiari per il 2005, grazie anche all'assunzione di un nuovo offensive coordinator, Carl Smith, il quale ha già  dichiarato che l'attitudine del nuovo attacco sarà  di segnare più punti dell'avversario e per questo il gioco sarà  più verticale e più aperto.

Vi è dunque necessità  di giocatori alti e robusti fisicamente, in grado di costituire una minaccia in endzone, il punto debole dei Jags del passato.
I ricevitori di Leftwich infatti sono piuttosto robusti: il rookie Matt Jones, scelto appositamente per questo tipo di attacco, è 6-6 per 229 libbre, mentre Reggie Williams, autore un ottimo training camp dopo una stagione da rookie deludente, è 6-4 per 214, stesse misure del compagno di reparto Ernest Wilford.

Se il giovane e promettente quarterback sarà  nelle condizioni di trasformare l'attacco dei Jaguars nelle ultime 20 yards trovando questi ricevitori così grossi ed alti rispetto ai loro marcatori, magari cominceremo a parlare dei Jaguars in chiave postseason, a patto che vengano corretti quei difetti che sono tornati fuori nelle gare di esibizione.

Jacksonville ha faticato molto per arrivare nella endzone non riuscendo a segnare TD nelle prime due uscite prestagionali, ma è di consolazione la buona intesa che sta nascendo tra Leftwich e Jones, gli unici a metter in piedi giochi aerei per guadagni superiori alle 40 yards.

Dei tre quarterbacks analizzati Carson Palmer è quello più most anticipated come si dice in americano, ovvero quello che è stato il più pubblicizzato ancor prima di prendere uno snap al training camp, quello che ha la maggior pressione sulle spalle dopo aver passato un anno ad imparare.

La scelta dei Bengals è stata chiara da subito: il primo giocatore scelto nel draft del 2003 ha passato il primo anno ad imparare da un veterano, in quel caso Jon Kitna, l'arte di essere un quarterback della Nfl e, osservando il compagno da fuori, a capire come evitare gli errori senza dover entrare in campo e rischiare di bruciarsi immediatamente.

Palmer ha affrontato la sua vera stagione da rookie nel 2004, tra dubbi ed incertezze e lampi di quel fenomenale talento che ha dimostrato di avere nei giorni al college e dopo una prima parte in netta difficoltà , si è riscattato alla grande in fase di chiusura prima di lasciare la stagione nella 14ma settimana per infortunio.

Palmer ha completato il 60.9% dei passaggi tentati lanciando per 2897 yards in 13 partite disputate con 18 TD ed altrettanti intercetti, frutto di un'inesperienza che comunque andava testata sul campo nonostante l'anno di apprendistato.

Il quarterback ha appunto avuto non poche incertezze nella prima parte della regular season, quando Cincinnati ha compilato un record in negativo (2-5) e con parecchi problemi da risolvere sia in attacco che in difesa.
Le cose sono cambiate nelle ultime 6 partite disputate dalla giovane promessa (le ultime 3 le ha saltate per infortunio), precisamente dopo il weekend del Thanksgiving: i Bengals hanno cominciato a rendersi conto di avere un attacco potenzialmente esplosivo grazie alle performances di Palmer e dei suoi partners, i ricevitori Chad Johnson e la sorpresa TJ Houshmandzadeh ed il running back Rudi Johnson.

Le 4 vittorie e le 2 sconfitte riportate in quella fascia di partite sono la testimonianza che qualcosa era cambiato, come lo sono stati anche i 31.8 punti a partita segnati dall'attacco.

Dunque Cincinnati è una squadra che ha già  cominciato a dipendere dal proprio quarterback? Dai numeri si direbbe proprio che sia così.

Nelle prime 7 partenze da titolare Palmer ha infatti inanellato 5 TD e 10 intercetti con un quarterback rating di 62.9, mentre nelle successive 6 ha lanciato 13 passaggi vincenti a fronte di 8 intercetti con un qb rating di 96.8. Una coincidenza? Non proprio.

Nelle partite sinora disputate in preseason Cincinnati ha accumulato una vittoria e due sconfitte e nelle prime due partite Palmer ha registrato statistiche quali 16/35 per 189 yards e due intercetti, mentre nella sconfitta di Philadelphia la frustrazione si è fatta sentire ed il quarterback ha concluso con 13/25 per 136 yards in tre quarti disputati.

Ma se le statistiche prestagionali vanno prese per quello che sono, seppure qualche indicazione venga sempre fuori, delle tre franchigie di cui abbiamo parlato i Bengals di Carson Palmer sono quelli che l'anno prossimo potrebbero togliersi le maggiori soddisfazioni grazie ad un attacco potenzialmente stellare a patto che le performances difensive si dimostrino all'altezza di quelle offensive.

D'altra parte un attacco favoloso può coprire una difesa peccaminosa: non si andrà  al Super Bowl ma ai playoffs ci sia arriva. E dopo 15 anni a bocca asciutta, ai tifosi ed all'organizzazione andrebbe già  bene anche solo disputare quella singola partita di playoffs che manca dal 1990.

Sarebbe già  un bel traguardo e la fine di un incubo.

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