Il GM Billy Beane ha fatto, come sempre, un ottimo lavoro…
Circa un anno fa, nella sezione dedicata alle recensioni di libri e film, avevamo presentato il fenomeno Moneyball; ovvero, come il General Manager di una franchigia con vincoli economici molto severi possa mettere in campo una contendente ogni anno.
Nelle ultime cinque stagioni di MLB, Yankees, Braves e Cardinals hanno sempre raggiunto la postseason grazie, soprattutto le prime due, a disponibilità di denaro nettamente superiori alla media. Il payroll degli Oakland Atheltics, nello stesso arco di tempo, è stato oltre il 30% sotto il valore medio MLB, ma la compagine della Baia è rimasta fuori dai playoff solo nell'ultimo campionato, chiuso comunque con ben 91 vittorie.
Dopo che negli anni passati avevano, tra gli altri, smessa la casacca verde-oro prima Giambi poi Tejada, per andare a guadagnare altrove, anche l'ultimo inverno ha visto il GM Billy Beane impegnato a liberarsi di stipendi ingombranti. Mulder e Hudson, due terzi della cosiddetta Big Three, si erano ormai fatti un nome da grosso contratto e Beane non ha esitato a procurarsi giocatori che, secondo i suoi calcoli, gli avrebbero fornito analoghe prestazioni a costi sostanzialmente inferiori.
Ai nastri di partenza i tradizionalisti del baseball pronosticavano Oakland fuori dai giochi (Street & Smith Guide) per il 2005; la frangia degli "Statheads" o "Sabermetricians" o comunque vogliate chiamare coloro che analizzano il baseball più attraverso i numeri che con l'osservazione diretta, ormai avvezzi ai miracoli di Beane, facevano notare che la nuova rotazione non era peggiore di quella appena smantellata (e così apprezzata da meritarsi l'intimidante nickname); Baseball Prospectus, rivista esponente di tale filosofia recitava "la completa ristrutturazione del pitching staff danneggerà la squadra molto meno di quanto la maggior parte dei tifosi pensi".
La primavera sembrava dare ragione a chi pregustava finalmente il fallimento di Beane e del suo sistema poco ortodosso; Oakland navigava infatti nei bassifondi dell'American League West, lontana anche dalla corsa alla Wild Card.
Digressione cestistica
Nel frattempo un'altra franchigia della West Coast, anch'essa dai colori verde-oro, godeva di un discreto successo a dispetto di un roster tutt'altro che zeppo di stelle, e di un monte salari per necessità molto ridotto. I Seattle Supersonics chiudevano la Northwest Division della NBA al comando, con un record di 52-30. Associazione non casuale con le fortune dei Sonics l'aveva l'ingaggio di Dean Oliver. Oliver non ha segnato, né segnerà mai per Seattle alcun canestro; come consulente statistico, ha però aiutato il front office a creare un sistema non dissimile a quello di Beane e degli Athletics: individuare le inefficienze del mercato al fine di comprare il talento meno costoso a disposizione. (Per informazioni più dettagliate sull'argomento The Sonics Play Moneyball)
L'estate
Torniamo sui diamanti. A cavallo dell'All-Star Game ha avuto inizio il momento caldo degli Athletics che, in un tempo incredibilmente breve, sono rientrati pienamente in corsa per la Wild Card e anche per il titolo di Division. Salvo ulteriori strisce "bollenti", gli A's non raggiungeranno 90 vittorie; se gli Yankees troveranno il ritmo giusto, potrebbe essere complicata anche la corsa ai playoff; comunque vada, Oakland, anche quest'anno, se la giocherà fin in fondo.
La rotazione rinnovata si sta comportando bene, con Saarloos unico leggermente sopra i 4.00 di ERA; tra le spese invernali di Beane il catcher Kendall ha un buon rendimento offensivo.
Leggendo le statistiche individuali non troverete alcun titolare sopra i .300 in media battuta (con l'eccezione del seconda base Ellis); tutti hanno in compenso ottimi valori di media arrivi in base, una delle voci più care a Beane. Sempre in base alla filosofia con cui è condotta la franchigia, ampiamente descritta nel bestseller Moneyball, non aspettatevi di vedere il segnale di rubata dal manager Macha: il leader dei ladri tra i verde-oro è Kendall con 6 successi in appena 9 tentativi.
In compenso pochi strikeout per i battitori (una delle doti più apprezzate dalla dirigenza della Baia è la disciplina al piatto), con l'unica eccezione di Chavez che resta comunque la mazza più pericolosa.
Intanto iniziano a mettere regolarmente piede in campo le prime scelte del draft 2002, che costituisce un parte fondamentale del racconto di Moneyball, nonché una delle strategie più anticonvenzionali di Billy Beane.
Snobbato dagli scout delle altre franchigie, Nick Swisher si sta mostrando almeno adeguato al Major League Baseball, viaggiando a .330 di OBP e .470 di Slugging; Joe Blanton si è conquistato il proprio turno regolare in rotazione e fornisce prestazioni consistenti. A settembre, con l'allagamento dei roster a 40 unità , sarà forse possibile vedere qualche comparsa per McCurdy, Fritz e Jeremy Brown.
Anche per quest'anno i molti detrattori di Beane dovranno mangiare polvere.