Rafa Mà¡rquez, capitano della Nazionale messicana e nuovo DP dei New York Red Bulls
L'esordio non è certo stato quello che ci si aspettava. A causa di un suo errore a centrocampo infatti è partita l'azione del gol vittoria dei Los Angeles Galaxy in casa Red Bull sabato scorso. Un infortunio sicuramente, perché sulle qualità tecniche di uno come Rafael Marquez, 31enne capitano della Nazionale messicana e una carriera tra Messico, Francia e Spagna, secondo ingaggio top dei NY Red Bulls dopo quello di Thierry Henry.
Per lui, difensore centrale, coach Hans Baecke ha previsto invece uno spostamento a centrocampo per sfruttare le sue qualità tecniche e per dare forza in mezzo visto anche che la difesa di NY funziona abbastanza beme. Una mossa simile a quella di Eddie Firmani ai tempi dei Cosmos al momento dell'arrivo di Franz Beckenbauer, libero della Nazionale tedesca e del Bayern, schierato a centrocampo con alle spalle Carlos Alberto, mossa foriera di successi per il team della NASL di allora.
Reduce da un ottimo Mondiale col Messico dei giovani guidato dal CT Javier Aguirre, la mossa di Mà rquez è sicuramente rischiosa. Lasciare infatti il calcio europeo ancora al top della carriera, rifiutando le offerte di un club come Juventus, per un team senza storia come i Red Bulls - per una città bellissima come NY dove ha anche lapossibilità di lasciare un segno – non è certo da tutti. Certo un ruolo importante nel suo trasferimento lo hanno avuto il suo ex compagno al Barà§a Henry e anche l'estroso Cuauhtémoc Blanco, reduce dall'esperienza al Chicago Fire, ma Marquez ha puntualizzato come la sua decisione derivi molto dall'opportunità di far crescere il seguito della MLS tra il pubblico ispanico: "Ho vinto tutto con il Barcellona, ma volevo venire in America per vivere un'esperienza con la MLS, lega in grande crescita. Sono felice di poter giocare ancora con Titi [Thierry Henry], ma lui non ha influenzato la mia decisione. Ho sempre considerato l'opzione MLS anche a causa della grande comunità ispanica che c'è negli USA". In altra intervista ha aggiunto comela situazione sociale del suo paese non fosse l'ideale per tornare a casa.
Un vincente. Mà¡rquez inizia la sua carriera assieme al fratello Carlos Mauricio nella squadra messicana dell'Atlas de Guadalajara, con la quale debutta nel 1996 a soli 17 anni. L'anno successivo arriva subito l'esordio con la Nazionale messicana. Mà¡rquez lascia l'Atlas dopo 77 partite, passando nel 1999 ai francesi del Monaco, che per lui sborsano 6 milioni di dollari. In Francia Mà¡rquez vince subito il campionato, resistendo alle richieste di alcuni grand club europei fino al 2003, quando lo prende il Barcellona pagandolo 5 milioni di euro.
Al Barà§a diviene subito titolare ciudendo al secondo posto il campionato 2003/04, vinto dal Valencia. Nella stagione seguente Frank Rijkaard lo sposta a centrocampo a causa degli infortuni dei vari Thiago Motta, Edmilson e Gerard Là³pez. Il cambio di ruolo rende Mà¡rquez uno dei protagonisti delle due Liga e la Champions 2006 vinte dal Barà§a, nonostante un infortunio al ginocchio sinistro. Nel 2007 con l'arrivo di Tourè torna in difesa, in cui spesso gioca accanto a Gabriel Milito. Ma il Barà§a non vince più, e solo l'arrivo di Pep Guardiola in panchina - e l'addio di grossi nomi quali Deco e Ronaldinho per dar spazio ai giovzni della cantera - cambia lo scenario. Guardiola punta subito su di lui come perno della difesa, ma un brutto infortunio al ginocchio nella semifinale di Champions contro il Chelsea gli fa saltare la finale di Roma che vale la terza Champions del Barcellona, che chiude la stagione col triplete. Nonostante l'operazione subita, arriva per Marquez un rinnovo del contratto fino al 2012, ma al suo ritorno l'inamovibile Puyol e la crescita di Pique significano per lui sempre meno partite, fino alla decisione comune di rescindere (con i blaugrana che respingono anche l'offerta juventina), grazie anche all'ottimo rapporto del giocatore con la società e dell'ex presidente Laporta con la MLS (dove fino a 18 mesi fa il Barà§a pensava di lanciare una sua franchigia a Miami). Chiude l'esperienza catalana con la bellezza di 242 partite (ottavo straniero di sempre) e 13 gol, in gran parte di testa o su punizione, sua specialità .
Lo scorso 2 agosto 2010 arriva l'annuncio del passaggio ai New York Red Bulls. Un'idea nata poco l'anno scorso a seguito di una chiacchierata con il direttore sportivo degli austriaci del Red Bulls Salzburg (squadra "sorella" del team di NY), Dietmar Beiersdorfer. "Ho raccontato a Rafa che i Red Bulls sarebbero stati un'ottima opportunità nel caso avesse deciso di lasciare il Barcellona. Crediamo molto in lui e nelle sue qualità tecniche, e siamo convinto che il suo impatto in campo sarà di grandissimo livello. È uno che azzecca il 99% dei passaggi che fa!". Beiersdorfer ha poi ammesso di aver chiesto a Henry di dargli una mano a convincere Marquez, la cui decisione è arrivata durante i Mondiali.
In America Marquez potrebbe trovare accoglienze miste. Adorato dai connazionali, è da sempre considerato un nemico dai tifosi della Nazionale USA, contro cui spesso ha tirato fuori il "peggio" di sé in accese risse sul campo contro gente come Tim Howard (nelle qualificazioni 2010) e Cobi Jones (ai Mondiali 2002). "Le rivalità sono cose normali ovunque. Il passato è passato. Di solito non perdo la calma in certi momenti, ma può succedere".
Con la Nazionale messicana esordisce il 5 febbraio 1997 contro l'Ecuador, e in 13 anni di carriera internazionale è diventato uno dei migliori calciatori messicani di tutti di tempi, guidandola in tre Mondiali (2002, 2006 e 2010), nell'ultimo dei quali è andato a segno nella gara inaugurale, pareggiando il gol del Sudafrica. Marquez ha già annunciato che non intende assolutamente lasciare la Nazionale, dichaiarandosi sicuro che il livello della MLS - che ha comparator a quello della Ligue 1 francese e della Eredivisie olandese - gli consentirà di mantenersi al top, come del resto accaduto a David Beckham. Una volontà questa che è una garanzia per NY: "Sono sempre stato un vincente, e voglio portare NY a vincere un titolo MLS".
Ecco, vedere New York vincere, questo sì che sarebbe un successo.