Revs e Union: 2 città , un solo destino

Alejandro Moreno e Zach Schilawski: le speranze di Philly e Boston

In Sudafrica si sta disputando un Mondiale, e gli USA hanno ancora tutte le carte in regola per passare agli ottavi di finale. Ma questo non deve farci dimenticare che dall'altra parte del mondo, in MLS, c'è una regular season in pieno svolgimento (nonostante la pausa di 2 settimane in concomitanza con la Coppa del Mondo).

Arrivati a circa un terzo della regular season analizziamo risultati e prestazioni delle squadre nella stagione MLS 2010, iniziando da Revolution e Union. Dice: ma tu scrivi solo di Boston e (a volte) di Philadelphia? In realtà  questo è il primo di una serie di articoli che prenderanno in esame tutte le squadre, ma queste sono le 2 che preferisco, perché rappresentano le città  degli USA che nella mia personalissima classifica sono ai primi posti.

Naturalmente tutto questo è frutto di considerazioni extra-calcistiche: se dovessi guardare al solo aspetto sportivo farei meglio a guardare più a ovest, visto che entrambe arrancano nella Eastern Conference (da un paio di stagioni in forte ribasso a livello di competitività ) e, se questo era largamente prevedibile per quanto riguarda gli Union, per ciò che concerne i Revs la faccenda è un po' più complicata. Ma andiamo con ordine.

Philadelphia, non Seattle

Ossia: alla Città  dell'Amore Fraterno non sta andando come ai Seattle Sounders, l'expansion team dell'anno scorso. Ad un certo punto della stagione 2009 sembrava che i Sounders potessero ambire addirittura al titolo MLS, e si qualificarono per i play-off, venendo eliminati dagli Houston Dynamo in Semifinale di Conference solo per un gol al termine di 2 partite equilibratissime e tiratissime.

Gli Union non sono certo nelle medesime condizioni; al momento navigano all'ultimo posto della Eastern Conference e della classifica generale con 7 punti in 10 partite giocate, frutto di 2 vittorie, 1 pareggio e 7 sconfitte. Questa è la situazione che si trovano ad affrontare normalmente le squadre di espansione, perciò pensare che Philly potesse ripetere l'exploit dei Sounders era forse un wishful thinking, ma d'altro canto c'erano delle premesse incoraggianti perché questo potesse avvenire, al di là  del precedente beneaugurante di Seattle.

Innanzitutto c'è una società  solida alle spalle: gli Union sono di proprietà  della Keystone Sports & Entertainment, una cordata di investitori guidata da Christopher e Robert Buccini, co-fondatori del Buccini/Pollin Group, che ha anche costruito lo stadio, il PPL Park, un impianto da 18.500 posti espandibili, secondo il concetto dei soccer-specific stadiums che più o meno tutte le squadre stanno realizzando o realizzeranno.

In secondo luogo c'è il coach giusto: se i Sounders si sono affidati a Sigi Schmid, che come "fiore all'occhiello" aveva la MLS Cup vinta l'anno prima con i Crew, Philadelphia ha dato il bastone del comando a Piotr Nowak, uno dei migliori giocatori stranieri che abbiano giocato nella MLS, e che in seguito ha dimostrato il proprio valore come allenatore, sia per club (MLS Cup vinta nel 2004 con i DC United) che in nazionale (maggiore, come secondo di Bradley, e under 23 guidata alle Olimpiadi di Pechino).

Insomma, a livello di dirigenza le competenze e la solidità  ci sono; il problema starà  forse nel roster? È noto, a chi si occupa di sport americani, che la costruzione degli expansion team passa attraverso l'expansion draft, cioè le altre squadre mettono a disposizione un certo numero di giocatori, tra i quali la squadra appena nata può pescare quelli che ritiene più adatti. Non è necessario essere esperti per immaginare che tra i giocatori a disposizione non figurano gli elementi migliori, bensì quelli che normalmente verrebbero rilasciati o comunque avrebbero poco minutaggio.

Però qualche giocatore di rilevanza nel roster c'è (eccezione a quanto detto appena sopra): innanzitutto Alejandro Moreno, che al di là  di aver segnato 44 reti nelle sue 6 stagioni tra Galaxy, Earthquakes, Dynamo e Crew in 218 presenze totali (numeri interessanti senza essere fenomenali), è comunque un giocatore tecnicamente superiore a molti nella MLS. Certo, il fatto che nelle 10 partite giocate finora non abbia ancora gonfiato le reti avversarie non è di buon auspicio, ma Nowak spesso lo impiega come trequartista dietro le punte, cosicché le possibilità  di segnare per lui si riducono; ma i 5 assist piazzati finora ci dicono che la sua per ora non è una stagione negativa.

Per limitarci ai giocatori presi nell'expansion draft il roster vede tra le sue file giocatori come Chris Seitz, promettentissimo portiere ex-Real Salt Lake, che però fino ad ora sembra non rendere secondo le attese (è vero anche che se gli attaccanti avversari si avventano sulla tua porta con una media di 15 tiri a partita presto o tardi un gol lo prendi); Danny Califf, buon difensore tornato nella MLS dopo 4 stagioni in Danimarca, che sarebbe un'addizione di peso, ma per ora gli fa difetto il senso della posizione, il suo miglior pregio dopo che il dinamismo (a 30 anni compiuti) lo sta abbandonando; e Sebastien Le Toux, attaccante francese non certo di razza, ma che negli anni passati a Seattle (compresa la USL) non ha demeritato e per ora nelle 8 partite disputate ha segnato 5 reti e piazzato 3 assist.

Nel corso del calciomercato e del SuperDraft sono arrivati altri elementi più o meno conosciuti, tra i quali anche una vecchia conoscenza italiana: Christian Arrieta (chi seguiva il reality "Campioni" se lo ricorderà ), di nascita italoamericano, che in questi anni è stato anche in Serie B (a Lecce) e poi si è trasferito negli USA, prima ai Puerto Rico Islanders della USL e da quest'anno a Philly dove ha collezionato finora 5 presenze e 1 gol. Il resto sono ragazzi del draft, dai quali non ci si può certo aspettare che facciano sfracelli (anche se Danny Mwanga si sta mettendo in luce, con 3 reti e 1 assist in 7 partite), oppure elementi di rendimento e quantità , ma che non cambiano in maniera sostanziale il volto di una squadra (pensiamo a Miglioranzi o a Fred).

Comunque stiamo parlando di una rosa allestita in maniera intelligente, cercando di creare equilibrio in tutti i reparti e di offrire, nel limite delle possibilità , anche sprazzi di bel gioco; per la crescita della squadra bisogna aspettare, del resto i talenti chi ce li ha se li tiene; e provare a sfruttare la "Beckham Rule"? Mah, in una realtà  al primo anno di vita come Philly non ci sono ancora le condizioni adatte ad ingaggiare un DP; in più Nowak è uno che coi giovani sa lavorare, può anche darsi che nelle prossime stagioni qualche talento gli Union se lo trovino in casa; per non parlare del fatto che Philadelphia non è una città  particolarmente attraente, sotto molti punti di vista, perciò è difficile trovare qualche stella disposta a trasferirsi lì.

A conti fatti, quel che manca in questa squadra (e in quasi tutte quelle che l'hanno preceduta) è la chimica, gli automatismi, o se volete l'amalgama; e purtroppo, non ce ne vorrà  il compianto presidente Massimino, quello non puoi prenderlo al calciomercato.

Boston, il crepuscolo è già  oggi

Steve Ralston è tornato a Boston, dopo che St. Louis (franchigia della USSF Division 2 in forti difficoltà  economiche) lo ha rilasciato. In Missouri Ralston svolgeva il doppio ruolo di giocatore e di assistant coach. Con il ritorno a Beantown è facile immaginare che succederà  la stessa cosa. Tra le buone notizie annoveriamo anche il rientro di Shalrie Joseph al calcio giocato, dopo un periodo di riabilitazione dovuto all'abuso di sostanze stupefacenti (marijuana, nello specifico); da notare che, nelle uniche 4 partite giocate finora da Joseph (in cui ha sfornato 3 assist), Boston ne ha vinte 2 e perse altrettante, in uno score totale di 3 vittorie, 2 pareggi e 7 sconfitte.

Questi 2 giocatori nello scorso decennio avevano contribuito in maniera sostanziale al raggiungimento dei (pochi) trofei che i Revs possono mostrare in bacheca: 4 titoli della Eastern Conference, 1 US Open Cup e 1 Superliga. Tutto bene, dunque? Rivedremo seduta stante i potenti, ancorché noiosi da vedere, Revolution degli ultimi anni? Neanche per idea.

Al momento la squadra è attestata al 6° posto della Eastern Conference (e al 13° della classifica generale), a ben 10 punti dalla coppia di testa Crew-Red Bulls; la matematica non condanna ancora i Revs, anche perché davanti a loro ci sono i Toronto FC (a 6 punti), i Chicago Fire (a 3 punti) e i KC Wizards (a 1 punto), squadre che qualche crepa la mettono in mostra; e potete star certi che, come qualunque squadra di Boston, anche i Revs sputeranno sangue in campo finché ci sarà  speranza. Come dicono gli americani "it ain't over 'til it's over".

Però ci sono i "però".

La squadra non potrà  contare sull'apporto di Taylor Twellman nemmeno per questa stagione: il bomber è ancora in riabilitazione a causa della commozione cerebrale subita nello scontro con Cronin nella partita contro i Galaxy di quasi 2 anni fa (!). Non poter schierare un cannoniere da 101 gol in 8 stagioni (delle quali 2 praticamente non giocate) è un problema non da poco.

Il portiere Preston Burpo, acquistato per supplire all'assenza per infortunio di Reis, si è a sua volta infortunato e al suo posto è dovuto entrare il 3° portiere Shuttleworth, dall'esperienza praticamente nulla.

Ralston ha rimesso piede in campo per la prima volta nell'amichevole contro il Cruzeiro (persa 0-3); dopo un minuto dal suo ingresso è caduto male in un contrasto e si è lussato un gomito; ci vorranno dalle 4 alle 6 settimane per rivederlo in campo.

Dei problemi di Joseph con la droga abbiamo già  parlato.

Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sulla sfiga che perseguita i Revs crediamo che l'elenco sopra riportato basti a fugarli.

Insomma, il rebus non pare di facile soluzione per il buon Steve Nicol; che nelle 12 partite fin qui disputate ha messo in campo ben 10 "starting eleven" differenti, alla ricerca del miglior equilibrio possibile e districandosi tra infortuni e problemi di ogni genere.

In questo marasma (oltre al rientro di Joseph) possiamo annoverare tra le buone notizie il prossimo rientro di Reis, che dà  sicurezza al reparto arretrato, e la buona vena del rookie Zach Schilawski, che è riuscito a rendersi utile fin da subito segnando 5 reti (più di un terzo del totale) anche in condizioni in cui la manovra di Boston è risultata farraginosa e pachidermica.

Intendiamoci, i Revs non sono mai stati "belli" da vedere, anche quando vincevano; ma la potenza del centrocampo e la solidità  della difesa erano il tratto peculiare di questa squadra. Nicol ha sempre predicato la ricerca dell'equilibrio, ma poteva contare fino a pochi anni fa su talenti come Parkhurst, Heaps, gli stessi Joseph e Ralston, Dempsey, Noonan e Twellman, che costituivano la spina dorsale dell'organico.

Oggi il loro posto (tolti Joseph e Ralston) è preso da gente come Badilla, Nyassi, Dhube e Jankauskas; sicuramente abbiamo a che fare con elementi interessanti e, se la sfiga la smette di perseguitare i Revs, Nicol riuscirà  anche a dare capo e coda ad una squadra che per ora non ne ha; ma c'è una bella differenza tra questi giocatori e quelli citati prima.

Il senso di tutto questo è che non basteranno Joseph e Ralston (che tra le altre cose sono giocatori ultratrentenni con infortuni anche pesanti a segnarne il fisico) a trasformare Boston in una corazzata pronta a giocare per il titolo.

Se si vuole tornare ad essere competitivi è necessario fare investimenti, anche sul settore giovanile; ma all'apparenza Robert Kraft non ha intenzione di invertire la tendenza, anzi chiederà  al suo coaching staff di fare altri miracoli.

Tanti anni fa c'era un tizio che trasformava l'acqua in vino e moltiplicava pani e pesci; a Nicol si chiede di cavare sangue dalle rape, ma più che un miracolo è un coniglio dal cilindro. E prima o poi i conigli finiscono.

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