Steven Gerrard e Wayne Rooney e la coppia-Galaxy Edson Buddle e Landon Donovan
Sabato sera Stati Uniti ed Inghilterra esordiranno ufficialmente nell'edizione 2010 del Mondiale di calcio. Teatro dell'incontro-scontro sarà il Royal Bafokeng di Phokeng, città nel nord est del paese. Partita subito delicata per gli equilibri di un girone che sulla carta ha già un posto agli ottavi assegnato: sembra difficile, infatti, che la nazionale guidata da Fabio Capello possa non riuscire a terminare in prima posizione questo raggruppamento avendo un potenziale nettamente superiore a quello degli avversari.
Nel contempo, però, la lotta è più aperta per la seconda posizione con proprio gli States favoriti in tal senso. Partire bene contro il colosso inglese, quindi, potrebbe infondere quella giusta carica nell'ambiente americano, cosa questa che aiuterebbe indubbiamente nel prosieguo della manifestazione.
A sessant'anni dall'ultimo scontro iridato, quindi, inglesi ed americani si ritrovano ad un Mondiale dopo l'ormai famoso miracle on grass: da una parte vi era la boriosa spocchia di una nazionale, quella inglese, che nonostante non potesse in quell'occasione contare su Stanley Matthews aveva la certezza di poter superare abilmente l'ostacolo rappresentato, dall'altra, da un manipolo di giocatori dilettanti comprendenti postino, macellaio e lavapiatti. Incredibilmente, però, le cose andarono diversamente: gli USA riuscirono ad imporsi 1 a 0 sui maestri inglesi, causando reazioni dissennate Oltremanica. Alcuni giornalisti, increduli del fatto che uno squadrone come il loro fosse stato eliminato da ragazzi che non erano nemmeno professionisti, credettero ci fosse stato un errore di battitura sul dispaccio di agenzia e fecero uscire i propri pezzi nei quali si parlava di una roboante vittoria inglese per 10 a 1. Tutto sbagliato: il goal realizzato dall'haitiano - naturalizzato americano - Joe Gaetjens fu l'unico a bagnare quell'incontro così che gli inventori del calcio terminarono mestamente il loro primo Mondiale sconfitti da undici ragazzotti per cui il calcio era solo una passione, non un vero e proprio lavoro.
Sessant'anni dopo molte cose sono cambiate nel calcio, primo fra tutti il fatto che quella americana è oggi una nazionale composta esclusivamente da calciatori professionisti. Non solo: da diversi anni ormai, infatti, quella USA è una compagine rispettatissima. Certo, magari non temuta come Spagna o Brasile, ma comunque nemmeno più snobbata come in quel lontano 1950.
Proprio per questo sicuramente il buon Capello non prenderà sotto gamba l'impegno di domani. Il tecnico friulano ha già dichiarato di avere ben in mente quale sarà l'11 destinato ad affrontare questo esordio così pieno di pressioni. Nel contempo, però, non si è scoperto oltre, evitando di rendere pubbliche le sue decisioni. Che possiamo comunque provare ad immaginare: in porta dovrebbe trovare posto , che pare aver battuto la concorrenza del veterano James. La difesa, orfana dell'infortunato Ferdinand, si schiererà con Johnson ed Ashley Cole sulle fasce; centralmente, invece, Terry dovrebbe essere affiancato da King, giocatore che avrebbe convinto Capello di essere il miglior sostituto possibile della star dei Red Devils, più di quanto non abbia fatto Jamie Carragher. Il centrocampo sarà invece composto dalla velocità di Lennon, la fantasia di Joe Cole e l'affidabilità di Gerrard e Lampard. In attacco, quindi, l'ultimo dei tre ballottaggi: a vincerlo dovrebbe essere stato Jermain Defoe, in competizione con lo spilungone Crouch per un posto da titolare al fianco del bomber della squadra, Wayne Rooney.
Dal canto suo Bradley dovrebbe invece schierare Howard in porta protetto da una difesa a quattro composta da Spector, De Merit, Onyewu e Bocanegra. I mediani saranno invece molto probabilmente Clark e Feilhaber, con Beasley e Demspey larghi sulle fasce e Donovan a fare spola tra la posizione di trequartista e quella di seconda punta in appoggio ad Altidore, che ha recuperato dopo i piccoli problemi fisici patiti negli ultimi giorni riconquistandosi il posto da titolare.
Usa che sono quindi chiamati ad un'ennesima prova di maturità . Già diverse volte nel corso della propria storia, infatti, il movimento calcistico americano è stato chiamato a dar prova di essere in grado di compiere il definitivo salto di qualità , poi mai davvero arrivato. Perché obiettivamente questa squadra oltre a non rientrare tra le più temibili al mondo non è ancora nemmeno considerabile una vera e propria outsider per non dico la vittoria finale ma quantomeno uno dei primi quattro posti al mondo.
Dal 1994 - anno in cui furono proprio gli Stati Uniti ad ospitare la competizione - in poi gli americani sono quindi ancora alla caccia di un risultato importante che possa dare prestigio all'intero movimento, appunto. Dopo l'eliminazione agli ottavi nel Mondiale di casa, al primo turno in quello francese (con tre sconfitte in tre match), ai quarti nell'edizione nippocoreana e, ancora una volta, al primo turno nel 2006 (con un punto in tre partite) gli States dovranno provare, come minimo, a bissare il risultato ottenuto otto anni fa, il migliore, per altro, dal dopoguerra in poi.
Partire fermando una delle assolute favorite alla vittoria finale, quindi, potrebbe dare un notevole impulso ed una grande vigoria alla compagine allenata da Bradley. Posto che passare agli ottavi non sembra scontato ma resta un traguardo ampiamente alla portata pensare ad un approdo ai quarti non è insomma poi fantasticare dissennatamente.
Sotto con l'Inghilterra, quindi. Già da questa partita riusciremo ad avere indicazioni importanti in merito a quanto potrà combinare la nazionale americana in Sudafrica.
Chiudo, quindi, con una curiosità gustosa: la terna brasiliana (capitanata da Carlos Simon) che sarà chiamata a dirigere il match ha deciso - dopo l'episodio che ha visto Rooney essere accusato dall'arbitro Selogilwe di averlo insultato pesantemente al termine di un'amichevole - di non lasciare nulla al caso mettendosi letteralmente a studiare insulti, improperi ed esclamazioni colorite che potrebbero essere loro rivolte nel corso del match. Nonostante la smentita da parte della Fifa di aver consegnato agli arbitri una lista di ingiurie nelle lingue parlate dai giocatori che scenderanno in campo nel corso dei prossimo Mondiale c'è da dire che Simon ed i suoi assistenti sono stati piuttosto fortunati: sia i ragazzi allenati da Capello che quelli allenati da Bradley, infatti, parlano inglese e come ha giustamente sottolineato Roberto Braatz, uno dei due guardalinee impegnati a coadiuvare Simon, quella è una lingua che non si può non imparare. Anche nei propri risvolti più crudi, aggiungo io.