‘Na sera ‘e maggio alla Red Bull Arena

La Red Bull Arena lo scorso 15 maggio in occasione del match fra NYRB e Seattle Sounders

Dopo lunga attesa finalmente New York, o meglio il New Jersey ma va bene uguale, ha il suo primo Soccer Specific Stadium: la Red Bull Arena, in quel di Harrison, New Jersey appunto.

E finalmente Play.it ha avuto la possibilità  di poter vivere insieme ai tifosi dei Red Bulls l'esperienza di andare a vedere la partita nel primo stadio di calcio in America di livello mondiale (seppur con "soli" 27mila posti disponibili). In passato avevo avuto occasione di andare al Giants Stadium per una partita dei NY Giants della NFL, e ho ancora in mente il caos e il traffico per giungere fino a Meadowlands (NJ).

Tutto diverso con la Red Bull Arena (sul cui concept di stadio lasceremo voce in altro articolo all'architetto che lo ha disegnato, Gino Rossetti della Rossetti Architects, lo studio che ha progettato buona parte dei Soccer Specific Stadium d'America e non solo). Per arrivare a Harrison infatti niente macchina. Si sale sul treno PATH dalla stazione del World Trade Center e in 20 minuti si sbarca a poche centinaia di metri dallo stadio. In treno l'atmosfera è molto simile a quella di quando si va in uno stadio inglese, con tifosi che riempiono i vagoni con indosso la maglia della propria squadra. Certo in questo caso la situazione è un po' diversa. L'ambiente è assolutamente multietnico: si va da gruppetti di ragazzi WASP (White Anglo Saxon Protestant) a centro-sudamericani d'ogni provenienza (in maggioranza colombiani per Angel, Honduras, Ecuador, Brasile, El Salvador) e persino qualche cinese, con qualcuno con indosso la maglia della squadra d'appartenenza del proprio paese o per semplice tifo. Ed ecco allora una sfilata di club – Chelsea, Manchester United, Arsenal, Celtic Glasgow, Sao Paulo, Guadalajara, Inter, Milan, Lazio (un ragazzo canadese!) - e di nazionali, con le più "strane" Giappone, Ghana, Costa d'Avorio, Romania e Fiji! Il tutto in un vociare di mille lingue, che una parte del fascino degli Stati Uniti e - in particolare - di New York.

La tratta in treno da Manhattan a Harrison è un po' deprimente. Si passa infatti in mezzo ad un'area estremamente industriale, con zone però completamente abbandonate a sé stesse e che danno un notevole senso di decadenza. Anche l'arrivo alla stazione vicino allo stadio non è nulla di che. Appena usciti infatti si vede la Red Bull Arena ergersi col suo color argento in mezzo al nulla, o quasi. Vicino infatti ci sono lavori in corso per bonificare tutta l'area, un tempo centro industriale con qualche veleno di troppo, che ha comportato anche maggiori costi per la costruzione dello stadio stesso. Il centro commerciale e le residenze, che allargheranno oltre il fiume la città  di Harrison recuperandone un'area importante -arriveranno a partire dall'anno prossimo, ed è una delle ragioni per cui i Red Bulls non in realtà  candidato il proprio stadio per la MLS Cup. Si preferisce infatti attendere il completamento delle strutture commerciali prima di sfruttare una tale occasione di visibilità .

Per andare allo stadio comunque si cammina in tutta tranquillità , mischiati anche con un po' di tifosi dei Seattle Sounders, l'avversario di giornata, rigorosamente in maglia verde. C'è qualche poliziotto in più del solito in giro, dopo che qualche settimana fa ci sono stati degli incidenti tra i tifosi dei Red Bulls e un pullmann proveniente da Philadelphia, assaltato a sassate. A quanto pare purtroppo con l'entusiasmo tutto euro/sudamericano sembra stia arrivando anche qualche elemento di cui si farebbe a meno volentieri.

L'atmosfera intorno allo stadio è bellissima, con strutture per bambini che possono giocare come fossero al Luna Park. Manca purtroppo la possibilità  di tailgating (tradizione americana del barbeque nel parcheggio dello stadio), a causa del fatto che quasi nessuno è lì in macchina e con i chioschi tutti appaltati dallo stadio. Niente paninari abusivi, come anche per gli store, curati in tutti i particolari per la vendita del merchandising. L'organizzazione degli ingressi poi è perfetta, con file ordinate e zero militarizzazione.

All'interno, nell'area stampa/vip, si può notare come lo stadio sia stato reso pronto per le partite in fretta e furia, con muri ancora grezzi, fili sparsi e così via. Beh, almeno il cibo per la stampa è a volontà  e pure buono! Ed è un piacere avere l'occasione di incontrare nomi mitici del giornalismo calcistico USA che da annio io come tanti altri leggiamo da lontano: da Ives Galarcep del top blog "Soccer by Ives", a Michael Lewis del NY Post e di "BigAppleSoccer", fino a Jack Bell del NY Times. Ma ci sono corrispondenti da molti paesi, con anche qualche giornale e TV colombiane, visto lo scontro del giorno che vede in campo l'ex Aston Villa Juan Pablo Angel con NY e il giovane Fredy Montero con Seattle.

La tribuna è però l'aspetto che più impressiona. La vicinanza al campo non ha praticamente eguali a mia memoria. Tutto - si vede - è stato strutturato, anche le curve, per dare allo spettatore la migliore visibilità  ed experience possibili. Experience che però si realizza in migliaia di persone che sembra non pensino altro che a mangiare e bere, visto che si attardano nei ristorantini interni mentre le squadre entrano in campo. Turbato comunque dai pochi presenti, arriva però un comunicato di un allarme bomba sulla linea ferroviario che ha bloccato 3/4mila persone mentre si recavano allo stadio.

Ma tutto questo alla curva sud della Red Bull Arena importa poco, impegnata com'è in canti e sventolio continuo di bandiere mentre il tramonto di una bellissima giornata sulla East Coast scende pian piano sullo stadio, che comunque dopo venti minuti dall'inizo del match inizia riempirsi fino a metà .

Squadre in campo a ranghi completi, con Montero però lasciato in panchina all'inizio dal coach di Seattle Sigi Schmid. A questo punto preferiamo tralasciare le considerazioni tecniche su un match che definire orrido è poco. Squadre mal messe in campo, gesti tecnici imbarazzanti, con lisci sparsi e calcioni al pallone in tribuna, con lo svedese Fredrick Ljungberg impegnato anche mentre le squadre rientravano negli spogliatoi a spiegare all'imbarazzante arbitro come funziona il calcio. Spettacolo pessimo, tra i peggiori cui abbiamo avuto occasione di assistere. Da segnalare solo le prove di, per NY, del centravanti Angel, dell'ala giamaicana Dane Richards (un Edgar Alvarez meno tecnico") e del centrocampista estone Joel Lindpere, che ha spesso cercato di mettere ordine pur senza riuscirci. Peggio ancora Seattle, che comunque porta a casa i tre punti, con Montero ancora fondamentale, un Ljungberg un po' svogliato ma sempre ad ottimi livelli e con il portiere Kasey Keller che però quest'anno inizia a far vedere qualche crepa nella sua quarantenne corazza.

A fine partita è chiara la delusione sul viso dei tifosi locali, mentre i cento venuti da Seattle piazzati sul secondo anello della curva nord continuano a urlare salutati dai propri beniamini. Ma all'uscita non ci sono problemi, con gente di NY e della West Coast che si mischia tenendo in mano una birra, avviandosi al treno chi per Manhattan o altre destinazioni di NY, chi per il New Jersey, mentre il sole è ormai calato e noi – dopo aver fatto un po' di interviste negli spogliatoi (c'era anche Jozy Altidore) – ce ne andiamo a cena nell'East Village ad assaporare dei ravioli con marinara sauce (si vabbeh") nel buonissimo ristorante italiano da Max (51 Avenue B, tra le 3rd e la 4th Street) parlando di calcio e di vita, mettendoci alle spalle un'altra bella esperienza da amanti del soccer e degli Stati Uniti.

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