Herculez Gomez, 27 anni, primo capocanniere americano della Liga messicana
Che un americano potesse vincere la classifica cannonieri (seppur in condominio) del campionato messicano, pochi sarebbero stati in grado di prevederlo. Che poi il primo potesse essere proprio Herculez Gomez, uno che aveva segnato un solo gol in 34 partite con i Kansas City Wizards, e di base panchinaro del Puebla, a prevederlo non poteva essere proprio nessuno.
Qualche settimana fa sulla sua pagina Facebook oggi ha inserito una famosa frase di Lauren bacall: “I am not a has-been. I am a will be.” (trad. "Non sono uno che è stato. Sono uno che sara"). Poco dopo ecco addirittura sui giornali messicani l'interesse per lui del Club America, il club più vincente del Messico. Fino a pochi giorni fa, in cui il CT degli USA Bob Bradley parla di lui rendendo la lontana speranza di andare ai Mondiali una possibile realtà , vista anche la penuria di attaccanti della Nazionale USA causa infortuni vari (vedi Charlie Davies e Brian Ching).
Gomez in Nazionale sarebbe una novità notevole, essendoci passato brevemente solo durante la disastrosa Copa America del 2007 – in cui scese in campo da sostituto contro l'Argentina e da titolare contro la Colombia in una squadra composta da riserve eliminata nella fase a gironi. Non essendo mai stato una prima scelta nel ruolo, una prestazione non certo di livello non poteva certo impressionare Bradley tanto da richiamarlo successivamente. E infatti da allora per lui niente Nazionale, viste anche le mediocri prestazioni (7 gol in 3 stagioni) con Colorado e Kansas City in MLS.
Nato a Los Angeles nel 1982 e cresciuto a Las Vegas da genitori messicani, la carriera di Gomez prende il via nel 2001 con le reserve del Cruz Azul in Messico, cui segue nel 2002 un'esperienza con le Aguilas Blancas de Puebla, sempre in seconda divisione, e poco dopo a Durango. Vedendo poco spazio avanti a sé, Gomez si trasferisce in america, ai San Diego Gauchos nella USL Premier Development League dove sempre nel 2002 esplode segnando 17 gol in 17 partite, facendosi notare dai Los Angeles Galaxy in un'amichevole, al punto da rimediare un contratto a settembre.
Spedito in prestito ai Seattle Sounders, allora nella USL First Division, si rompe un piede e rimane fuori a lungo. Tornato in salute va a giocare con gli oggi defunti San Diego Sockers della Major Indoor Soccer League allenati dall'ex nazionale USA Brian Quinn (poi coach dei San Jose Clash della MLS dal 1997 al 1999). I Galaxy lo richiamano nel 2005 offrendogli un developmental contract. Ma con Landon Donovan via con la Nazionale per la Gold Cup e le qualificazioni mondiali Gomez è bravo a mettersi in mostra mettendo segno gol importanti (ben 18 alla fine), incluso quello della vittoria nella finale di US Open Cup nell'anno del double dei Galaxy, venendo anche nominato Most Valuable Player del team.
Ad inizio 2006 Gomez sis contra con il coach Steve Sampson, che prima lo schiera a centrocampo e poi lo spedisce in panchina. Esonerato Sampson, con l'arrivo di Frank Yallop Gomez ritrova posto e gol, 5 sino a fine stagione, in cui però il coach canadese decise di cederlo ai Colorado Rapids insieme a Ugo Ihemelu in cambio del portiere Joe Cannon. A Denver fa subito bene, presentandosi col primo, storico, gol nel nuovo Dick's Sporting Goods Park contro il D.C. United il 7 aprile 2007.
Dopo un'annata mediocre, come del resto era Colorado, lo vuole a Kansas City coach Curt Onalfo, che per lui dà a Colorado allocation money, una scelta al quarto giro nel Superdraft 2009 e una prima nel Supplemental Draft. Ma con KC delude tutte le aspettative, segnando un solo gol, oltre a 5 assist, in 34 match, col nuovo coach Peter Vermes - subentrato ad Onalfo a metà stagione - non certo content delle sue prestazioni, con i Wizards che rimangono fuori dai playoff.
In inverno ecco la sorpresa. Per il 27enne Gomez arriva la chiamata dei messicani del Puebla F.C. Sorpresa relativa, visto che se doveva finire in club messicano il posto migliore era certo Puebla, dove aveva giocato tra le riserve una decina di anni prima e club che spesso è stato un rifugio per reietti della MLS dal nome famoso. Dall'ex difensore messicano del FC Dallas Duilio Davino all'ex Rapids Daniel Osorno fino all'ex centrocampista di FC Dallas e Chivas USA Ramà³n Nàºà±ez, sino al centravanti Carlos Ruiz (già a Dallas, LA e Toronto).
L'allenatore del Puebla José Luàs Sà¡nchez lo utilizza come prima riserva in attacco, inserendolo spesso per aggiustare le partite. Grazie allo stile di gioco messicano, assai più tecnico ma anche meno fisico, Gomez si ambienta facilmente e presto esordisce in Interliga, il torneo organizzato dalla Soccer United Marketing che qualifica due squadre messicane alla Copa Libertadores, andando subito in gol. E dopo quel gol non si è più fermato. E quindi è così che un giocatore, appena noto, della MLS si ritrova in poco tempo in testa alla classifica cannonieri, chiudendo poi con 10 gol in 14 partite (di cui molti subentri), trovando quella costanza in campo e sotto rete la cui mancanza era stata sempre il suo maggior limite in Major League Soccer, diventando da giocatore promettente a finalmente decisivo. Di lì a tornare nel radar del CT Bradley il passo è stato breve, specie con i tanti infortuni che hanno martoriato l'attacco della Nazionale USA e con i vari Eddie Johnson e Jeff Cunningham tutti assai deludenti in maglia a stelle e strisce (oltre a un edson Buddle che nonostante i gol di inizio stagione non sembra impressionare il CT Brdaley).
Qualche critico afferma che i successi di Gomez in Messico non debbono ingannare, vista la fragilità difensiva media delle squadre della Liga Mexicana. A dimostrazione di ciò ci sarebbe secondo alcuni il ritorno al gol con continuità di Carlos Ruiz, proprio col Puebla, dopo tre anni di delusioni in MLS. E forse qualcosa di vero c'è. Certo però ormai il tempo è poco e le scelte a disposizione di Bradley ancor meno. E allora almeno uno sguardo col gruppo dei 26/27 che raggiungeranno il ritiro pre Mondiale di Princeton Gomez - che nel frattempo, dopo la fine del campionato messicano, si sta allenando col Chivas USA – se lo è quantomeno meritato.