Miguel Tejada festeggiato dai compagni dopo il fuoricampo che ha aperto le danze nel secondo inning.
Anche il mondo delle Majors ha celebrato ieri la sua festa di mezza estate, con la tre giorni di manifestazioni che hanno preceduto l'evento vero e proprio, l'All Star Game 2005.
Nella cornice del Comerica Park di Detroit, decisamente meno affascinante dello storico Tiger Stadium e complessivamente meno accogliente del teatro della passata stagione (il bellissimo e rumorosissimo Minute Maid Park di Houston), si sono affrontati ieri notte quasi tutti i migliori giocatori del globo.
La partita del martedì è stata però preceduta da altri due eventi che affascinano da sempre il pubblico statunitense e non solo: l'incontro disputato dai giovani prospetti MLB e la sfida tra slugger dell'Home Run Derby.
Il marcato tono di internazionalità degli eventi di quest'anno è stato confermato da queste due giornate pre-ASG, perché l'incontro della domenica è andato alle promesse provenienti dal resto del mondo, in una gara in cui i ragazzi americani non sono andati oltre le 4 valide conclusasi con il punteggio di 4-0, e l'esibizione dei migliori fuoricampisti della lega ha visto cimentarsi nella sfida contro le tribune del Comerica rappresentanti di quasi tutti i continenti.
Al contrario della partita tra i futuri campioni, l'Home Run Derby 2005 ha offerto uno spettacolo indimenticabile, corredato da un record che rimarrà nella storia.
Il titolo è infatti andato al venezuelano Bobby Abreu, esterno destro dei Philadelphia Phillies, che ha sbaragliato la concorrenza di battitori potenti quali Andruw Jones e soprattutto David Ortiz.
Il leader per HR messi a segno in stagione non è andato oltre il primo turno, mentre “Big Papi” si è fermato al secondo dopo una strepitosa prima serie (17 “pepite”, seconda miglior prestazione di sempre).
Seconda miglior prestazione perché la prima è stata quella dello scatenato Abreu, che ha girato la mazza con impressionante facilità per tutta la serata, mettendo a segno il numero incredibile di 24 homer nel primo round.
Poi le sue cifre si sono stabilizzate, ma gli hanno comunque permesso di superare la concorrenza dell'idolo di casa Ivan Rodriguez, giunto in finale un po' a sorpresa per la gioia dei tifosi di Detroit.
Alla fine 41 fuoricampo in totale e record assoluto della manifestazione, con perla di potenza e timing da 517 piedi finita, per usare le parole del commentatore statunitense, “over everything”.
Concluse le manifestazioni di contorno è arrivato il momento più atteso, la sfida tra i migliori esponenti delle due leghe, che si giocavano la gloria ma anche il futuro vantaggio del campo nelle World Series 2005.
Nella giornata di lunedì erano stati svelati i nomi dei due pitcher partenti, rispettivamente Mark Buehrle per l'AL e Chris Carpenter per la NL, non senza qualche velata polemica da parte degli entourage dei non selezionati (gli emergenti Jon Garland e Dontrelle Willis confidavano concretamentente nella possibilità di lanciare come partenti).
L'importante è comunque esserci e godersi le presentazioni, in stile NBA come non mai, delle due selezioni.
Applausi per tutti, ovazione per “Pudge” Rodriguez unico rappresentante della franchigia di casa, fischi pesanti per il non amatissimo dai tifosi di tutta America (e nemmeno dai cameramen…) Kenny Rogers.
La partita inizia in maniera meno spettacolare di quella del 2004, quando Roger Clemens venne colpito duro davanti al suo pubblico in apertura, ma il livello di gioco è comunque molto alto, e se il lead-off della National è il campione dell'Home Run Derby non potrebbe essere altrimenti.
La cerniera di interni composta dai compagni di squadra di Baltimore Miguel Tejada-Brian Roberts regala al pubblico ed agli appassionati del gioco due double-play da manuale, mentre David Eckstein bagna il suo debutto in un ASG con un vintage throw in prima per eliminare un divertito e molto rilassato Johnny Damon.
Per vedere i primi punti sul tabellone bisogna attendere la parte bassa del secondo inning, quando il già citato Tejada fulmina il primo lancio di John Smoltz, un classico primo strike in mezzo al piatto, con uno swing pulito e potente: 1-0 American.
Il bottino della squadra “di casa” potrebbe farsi molto più consistente, ma Manny Ramirez dimostra di non aver smaltito completamente le serate che hanno preceduto la gara passate tra i locali di MoTown e lascia per ben due volte i corridori agli angoli (un doppio gioco ed un K).
Chi invece sembra essere lo stesso di sempre è David Ortiz, che nonostante i disturbi scherzosi dalla panchina dei suoi amici Ramirez e Guerrero, trova la valida in campo sinistro su una sinker interna (che lui adora) e permette al compagno di squadra Damon di segnare il 2-0.
Il 3-0 American League si concretizza poco dopo, quando nella parte bassa del terzo inning una grounder di Tejada concede ad un rapido Alex Rodriguez il tempo necessario per arrivare a casa dalla terza base.
Tony LaRussa capisce che il suo record immacolato di partecipazioni all'ASG (3-0) è messo in serio pericolo, tanto più che anche quando Bartolo Colon spara via con sufficienza un pickoff in prima permettendo a Carlos Beltran di arrivare in terza, i suoi non riescono a concretizzare lasciando il tabellino della NL a secco.
Continua a crescere invece il bottino dei ragazzi di Terry Francona, che inserisce in esterno centro Ichiro Suzuki giusto in tempo per vedere il nipponico idolo della città della pioggia portare a casa altri due punti grazie ad un singolo contro Livan Hernandez.
La girandola dei campi ormai è in piena attività , e sul diamante si alternano pitchers e fielders provenienti da tutte le squadre.
Uno degli ultimi titolari rimasti i campo è però Mark Teixeira, giovane stella dei Texas Rangers, che nel sesto inning colpisce al cuore un nervoso e forse contrariato Dontrelle Willis con un fuoricampo da 2 punti, girando un lancio esterno ed alto sul conto pieno.
Il punteggio è di 7-0 in favore di Rodriguez e compagni, ma ci sono ancora tre inning da giocare, e con fenomeni del calibro di Andruw Jones sul campo ci si può aspettare di tutto: ed infatti swing potente su un cioccolatino mancino lanciato da Rogers e blast da due punti che porta la NL “on the board”.
Intanto anche l'altro pitcher in odore di nomina come partente e poi deluso dalla mancata chiamata, Jon Garland, fa la sua apparizione sul monte ed i risultati sono simili a quelli di “The D-Train”: 2 basi-ball ed un wild pitch figli della grande tensione di un esordio.
La partita si avvia verso la conclusione, ma le riserve della National League entrano in campo con voglia di giocare e di farsi notare regalandoci un finale più combattuto del previsto.
Prima un RBI di Miguel Cabrera, poi un doppio di Luis “Gonzo” Gonzalez (uno che ha vinto una Gara-7 di World Series da protagonista) riaccendono le speranze di LaRussa e soci portando il punteggio sul 7-4.
Carlos Lee spinge a casa un altro corridore nel nono inning e Francona chiama per chiudere i conti “Mister Closer” Mariano Rivera: prima un ball di riscaldamento, poi tre swinging strike automatici su Morgan Ensberg fanno calare il sipario su una partita (7-5 il finale in favore della American League) che forse è stata meno avvincente di altre edizioni ma che ha comunque regalato momenti di buon baseball.
Indecisione alla fine per nominare un MVP, visto che non ci sono effettivamente state prestazioni individuali maiuscole; la scelta infine cade sullo short-stop degli Orioles Miguel Tejada, che ha aperto le marcature con l'HR nella seconda ripresa ed ha amministrato con scioltezza il gioco sulle basi in fase difensiva.
Adesso giornata di riposo per tutti, o per meglio dire di viaggio, perché da giovedì si torna sul diamante per la volata finale della regular season, e con la trade deadline alle porte di sorprese ne vedremo ancora molte.