1979, l'anno del primo sciopero nel calcio USA
Ron Newman aveva sempre sognato di giocare nella stessa squadra insieme a suo figlio Guy, ma non avrebbe mai pensato che sarebbe accaduto in quel modo. All'epoca 44enne coach dei Fort Lauderdale Strikers, Newman fu costretto a mettersi in calzoncini e magliette per permettere alla squadra di scendere in campo con abbastanza giocatori nel match poi perso per 4-0 contro i Washington Diplomats il 14 aprile 1979.
La ragione? Lo sciopero organizzato da parte dei giocatori della North American Soccer League.
“Phil Woosnam [l'allora commissioner della NASL, ndt] mi disse di mettere in campo una squadra a qualsiasi costo, Quel giorno però c'erano 15.000 spettatori, e non credo siano stati contenti di vedere in campo gente come me o rimediata all'ultimo dalla strada".
In questi giorni proprietari e sindacati hanno dato di nuovo fiato alle trombe all'interno della top professional soccer league americana. Infatti i rappresentanti della Major League Soccer e della MLS Players Union, il sindacato calciatori, sono a Washington, D.C. nel pieno delle negoziazioni per il rinnovo del Collective Bargaining Agreement.
Uno sciopero o una serrata - esclusa però da parte della MLS - sarebbe devastante per una lega che di qui a breve aprirà il suo stadio-gioiello Red Bull Arena, oltre tutto nell'anno dei Mondiali (e non sarebbe cosa buona per Landon Donovan, di ritorno dal periodo in prestito all'Everton - dove ha avuto grande successo - e che deve giocare per prepararsi al più grande spettacolo del mondo).
Forse sarebbe saggio per entrambe le parti imparare la lezione fornita dalla storia su come uno sport possa crollare, sì da non ripeterla. Infatti, sembra che la storia - di solito la parte peggiore - tenda a ripetersi ancora e ancora nel calcio professionistico Americano, senza che nessuno impari mai dagli errori del passato.
In 1979, l'inesperta NASL Players Association, che aveva appena ricevuto il riconoscimento da parte della National Labor Relations Board nel 1978, stava cercando di ottenere il riconoscimento quale controparte dalla lega. Ma i proprietari rifiutarono, e i giocatori votarono per uno sciopero per il 14 aprile.
Per un sabato il mondo del calcio professionistico si rivoltò. Alcuni giocatori scioperarono e altri no, col risultato di vedere in campo squadre sbilanciate e risultati alterati. Girarono addirittura voci incontrollate provenienti da entrambi i fronti I giocatori stranieri con visti temporanei sarebbero stati deportati sia nel caso fossero scesi in campo che se avessero scioperato. Un funzionario dello U.S. Immigration and Naturalization Service dichiarò infatti che in caso di sciopero "tutti i permessi di lavoro per gli stranieri non residenti sarebbero stati sospesi".
Lo sciopero lasciò il calcio americano con un occhio nero e nella mente dei tifosi alcuni dei momenti più bizzarri nella storia del calcio. Non fu una bella immagine per il soccer. Ad esempio la NASL cambiò alcune regole. Woosnam, citando circostanze inusuali, sospese tre regole in occasione dello sciopero: quella sull'americanizzazione, che obbligava ogni squadra a mettere in campo almeno due nordamericani, la regola sui prestiti, che vietava i prestiti temporanei, e infine veniva cancellato il divieto di ingaggiare giocatori per un solo match.
La situazione che venne a crearsi fu molto strana. Ad esempio, ogni giocatore dei Memphis Rogues scioperò, eccetto il centrocampista argentino Rubén Astigarraga [ex Chacarita Juniors, con cui nel 1969 vince il Campionato Metropolitano d'Argentina, l'unico titolo di Prima Divisione del club, Ndt]. Ciò costrinse l'allenatore dei Eddie McCreadie, da giocatore 11 anni al Chelsea fino al 1973 e ex nazionale scozzese, a giocare i 22 minuti finali del match - all'età di 39 anni - in un terribile 6-0 per i Detroit Express, in campo con una squadra virtualmente al completo.
Newman, la cui foto in divisa Strikers fu messa in copertina sull'edizione di Soccer America di quel mese, scese in campo al 60'. “Fu l'unica volta in cui io e Guy abbiamo giocato insieme", mi disse Newman un giorno. "Sarebbe dovuto essere una partita di beneficenza". "Credo che il sindacato abbia puntato molto sugli Strikers perchè il proprietario – Joe Robbie - era un forte oppositore della Union. Sapevo che eravamo nei guai dal momento in cui non vidi i giocatori presentarsi per l'allenamento del mattino. Ci trovammo a chiamare come portiere un ragazzo che si era allenato con noi,. Eravamo alle strette, costretti chiedere alla gente di portare amici. Fui veramente dispiaciuto. Perdemmo la Division per soli 3 punti".
Ci furono scene drammatiche. I giocatori dei New York Cosmos avevano votato in massa per lo sciopero [contro i soli Giorgio Chinaglia e l'inglese Terry Garbett, ndt], ma solo 7 di loro mantennero la parola. E mentre il pullman lasciava il Giants Stadium per andare a prendere un jet della Warner Communications che avrebbe portato i giocatori in Georgia per il match con gli Atlanta Chiefs, il rappresentante sindacale della squadra, il difensore Bobby Smith, si mise ad urlare contro i compagni che si imbarcavano.
E ci furono anche moment molto strain. Si prenda ad esempio la vittoria per 5-2 dei Tulsa Roughnecks sugli ospiti Rochester Lancers. Il risultato racconta solo una piccola parte della storia. Gli americani dei Lancers scioperarono (mentre Tulsa present una squadra al complete) lasciando il team senza i principali titolari e senza riserve. Allora la società imbarco da Rochester 8 dilettanti più alcuni giocatori della German-American (oggi Cosmopolitan) Soccer League di New York. In un complicato allenamento pomeridiano coach Don Popovic cerco di amalgamare i nuovi arrivi con gli stranieri. Dopo l'allenamento il portiere di riserva se ne andò senza che Popovic avesse mai Saputo il suo nome (in seguito fu identificato come un certo Dan Snow).Il portiere Kurt Kuykendall, uno dei giocatori sbarcati dall'aeroplano proveniente da New York City si presentò alla difesa poco prima del calcio d'inizio. Durante la partita l'attaccante dei Lancers Julio Baylon lasciò lo Skelly Stadium per un infortunio muscolare, e Popovic guardo la panchina chiedendo ai presenti: "Chi sa giocare da attaccante?". “Mi veniva da piangere" raccontò in seguito Popovic. “Pensavo che i tryouts fossero un po' tristi, ma non avrei mai pensato di ritrovarmi in una situazione che dovesse portarmi a mettere in campo 11 giocatori qualsiasi. Fu ridicolo".
E lo fu davvero, e non solo per i Lancers, ma per la NASL e per la credibilità del calcio professionistico in America.
I giocatori comunque tornarono ad allenarsi pochi giorni dopo [lo sciopero fu fallimentare, con solo un terzo dei giocatori che non scesero in campo, Ndt] e non ci furono altri scioperi. Le parti trovarono poi un accordo nel 1980.
Ma fu lo sciopero a portare alla chiusura della NASL? Probabilmente no, anche se non fu certo d'aiuto, particolarmente per quel che riguardò la percezione del pubblico all'epoca.
___________________________________________
Ringraziamo Michael Lewis per la disponibilità a pubblicare i suoi articoli su Playitusa.com.
Michael Lewis è un giornalista che scrive per Sports Illustrated e BigAppleSoccer.com, oltre che per il New York Daily News e Soccer Magazine. In carriera ha seguito Mondiali (1986, 1990, 1994 e 1998), Olimpiadi (1984 e 1996), finali di F.A. Cup , Coppa delle Coppe, due FIFA Youth World Championships (U-17 e U-20), e le NCAA finals.
Ha scritto due libri e sta lavorando al terzo. Ha collaborato con l'Associated Press, USA Today e New York Times.
Vive a Long Island, NY, ed è al suo secondo mandato quale presidente della Professional Soccer Reporters Association ed è membro dello U.S. Soccer Federation Hall of Fame Committee.