La prova del giovane Holden

Stuart Holden, 24 anni, centrocampista del Bolton Wanderers

Inevitabile un titolo del genere nel giorno della morte del grande J.D. Salinger, anche se l'Holden di cui parliamo è tutt'altro.

C'è voluto un po' di tempo, un piccolo infortunio di troppo, ma alla fine Stuart Holden ce l'ha fatta, e da mercoledì è ufficialmente un giocatore dei Bolton Wanderers, squadra attualmente 15° in Premier League con un solo punto di margine sulla zona retrocessione, dove è stato voluto fortemente dal nuovo gaffer Owen Coyle, che già  lo aveva cercato per il Burnsley.

La scelta del 24enne Holden non è certo una sorpresa. Col suo contratto scaduto al termine della stagione 2009 della MLS, che lo pagava la miseria di $35 mila l'anno (!!!), l'opportunità  di inseguire il sogno europeo era troppo grande per potervi rinunciare. E troppo tardi è arrivata la MLS, nelle vesti addirittura del Commissioner Don Garber, nel cercare di trattenerlo - come già  avvenuto anni fa con Cobi Jones – con un'offerta quasi da Designated Player (si dice $350 mila), a dimostrazione però di come la rigidità  di certe regola possa finire a discapito della lega stessa. E sì, perché una tale proposta 12 mesi fa sarebbe stata accolta ben diversamente dal giovane centrocampista della Houston Dynamo, città  dove era ormai diventato un'icona. Un po' la stessa cosa accaduta al suo compagno di squadra e di Nazionale, il mediano Ricardo Clark, anche lui trasferitosi a fine contratto, firmando pochi giorni fa per i tedeschi dell'Eintracht Frankfurt. Una doppia perdità  che avrà  serie conseguenze sul futuro a breve della Houston Dynamo, dove coach Dominic Kinnear ancora una volta dovrà  fare miracoli.

Per Holden la Premier non sarà  però una novità  assoluta. Nato ad Aberdeen, in Scozia, a 10 anni la sua famiglia si è trasferita a Houston, Texas, a causa del papà  impiegato per la Chevron Corporation. Dopo l'high school per lui ci sono due anni alla Clemson University, seguiti nel marzo 2005 da una proposta non rifiutabile da parte del Sunderland, dove però a pochi giorni dal suo arrivo viene aggredito in un bar di Newcastle, uscendone con una frattura al viso e l'occhio sinistro a rischio, che lo costringe a tornare negli USA per operarsi.

Holden rivede quindi il campo nella Major League Soccer, andando a giocare per la sua squadra di casa, Houston Dynamo, con un contratto inevitabilmente al minimo. Debutta in MLS il 27 maggio 2006, andando a segno per la prima volta il 22 giugno in 1-1 casalingo contro New England, chiudendo la stagione con 15 presenze totali nell'anno della prima MLS Cup di Houston (in cui mette a segno uno dei rigoori nella finale).

Nel 2007 inizia a guadagnare spazio in squadra a causa dell'infortunio di Brad Davis, che gli apre il ruolo di laterale sinistro a centrocampo, lui destro naturale, ruolo che gli consente di scendere per il cross o infilarsi per andare al tiro. E il 2007 è l'anno dell'esplosione per lui, in cui va a segno 5 volte fornendo 5 assist, e dimostrandosi fondamentale nella rincorsa alla seconda MLS Cup della Dynamo. L'anno successivo è ormai titolare fisso - gioca infatti 27 partite, di cui 18 dall'inizio - mettendosi in luce anche in SuperLiga e in CONCACAF Champions' Cup. In estate ha la possibilità  di farsi notare dagli osservatori internazionali dimostrandosi uno dei migliori nella Nazionale USA che viene eliminata di un soffio nel girone di qualificazione alle Olimpiadi di Pechino. Gli rimane la soddisfazione del gol vincente contro il Giappone nel match d'apertura.

Nel 2009 la stella della Dynamo, il canadese Dwayne De Rosario, lascia per tornare a casa in quell di Toronto, e coach Dominic Kinnear decide di puntare tutto su Holden per sostituirlo nel ruolo di supporto in avanti. E per Holden è un anno da All Star: 26 partite, 6 gol di cui 5 fondamentali per i 3 punti, oltre ad una serie di ottime prestazioni in Champions che danno la qualificazione ai quarti a Houston e fanno di Holden il top scorer degli orange con 6 gol totali. Houston e coach Kinnear ne sentiranno la mancanza eccome. E “Peanut“, come è soprannominato Holden dai fans, mancherà  molto anche alla città , lui sempre disponibile ad attività  sociali tanto da vincere per due anni lo US Soccer's Humanitarian Award. Lo sostituirà , forse, suo fratello Euan, scelto da Houston al draft. Diciamo forse perché Euan Holden è alla ricerca di una squadra in Europa, dove ha già  avuto un provino coi danesi del Veijle.

Centrocampista mobile ed energetico, dotato di un ottimo piede destro, l'obiettivo di Holden per il 2010 è conquistarsi un posto tra i 23 che il CT USA Bob Bradley chiamerà  per i Mondiali sudafricani. E con Dempsey in dubbio, e comunque sempre più orientato a giocare da attaccante, per lui le porte sembrano aperte. Ma per essere sicuro dovrà  innanzitutto guadagnarsi un posto in campo nel Bolton.

Cresciuto col sogno di seguire le orme di due Braveheart come Colin Hendry e Gary McAllister e poter andare un giorno ai Mondiali con indosso la maglia della Scozia, alla fine è assai probabile che Holden sarà  l'unico scozzese ai prossimi Mondiali, ma con la maglia degli USA, nazione di cui ha ottenuto la cittadinanza nel 2006. In realtà  qualche anno fa si era parlato di una sua possibile convocazione da parte dell'allora CT Alex McLeish, ma poi non è più successo nulla, tanto più che Holden ha fatto tutta la trafila delle giovanili USA. Dopo le Olimpiadi di Pechino il CT Bradley convoca Holden per il classico ritiro di inizio anno, ma lo "scozzese" salta l'esordio contro la Svezia per un piccolo infortunio. Esordio che arriva in occasione della Gold Cup - in cui gli USA schierano un team B a causa della Confederations Cup chiusa pochi giorni prima - andando a segno nel giorno del debutto, il 4 luglio, contro Grenada. L'11 luglio segna ancora, stavolta contro Haiti, con un gran tiro dalla distanza che vale il pareggio al 92'. In semifinale suoi gli assist per il 2-0 sull'Honduras. Ma la Gold Cup si chiude però con il terribile 5-0 subito contro il Messico. Avendo saltato il camp di gennaio per il provino al Bolton, l'ultima apparizione di Holden in Nazionale risale allo scorso novembre, quando gli USA furono battuti per 3-1 dalla Danimarca, la dodicesima fino ad oggi per lui, pochi giorni dopo l'eliminazione di Houston dai playoff.

Proprio a novembre 2009 Maurice “Mo” Johnston, ex attaccante della Nazionale scozzese, oltre che di Rangers e Celtic, e oggi manager del Toronto FC, aveva raccomandato Holden all'assistant manager dei Rangers, Ally McCoist, facendo presente come il ragazzo fosse free agent a partire da fine anno. Lo stesso Johnston era stat oil protagonista del trasferimento ad Ibrox del centrocampista del Toronto FC Maurice Edu l'anno scorso. Prima dei Rangers con Holden ci aveva provato l'Aberdeen, scoraggiato però dale richieste economiche del ragazzo nato proprio lì, che aveva appena ricevuto un'interessante offerta dalla MLS.

Ci prova anche il Blackburn, ma a convincere Holden è però Owen Coyle, che lo chiama per un provino al Burnsley per gennaio. Ma mentre sta per sbarcare in Inghilterra, Coyle si trasferisce al Bolton, e chiede a Holden di seguirlo, fino alla firma arrivata dopo 10 giorni in prova.

Per Holden non sara facile. La sua versatilità  potrebbe essere il suo limite infatti. Holden può infatti giocare sui fianchi o in mezzo, e mentre ciò è un vantaggio in ottica Nazionale - con Bradley che avrebbe così un cambio per più ruoli - a livello di club il non avere un ruolo chiaro potrebbe creargli problemi. Oltre tutto il
Bolton ha appena preso in prestito dal Manchester City il centrocampista Vladimir Weiss, un giovane nazionale slovacco che gioca essenzialmente nella posizione preferita da Holden, e cioè sulle fasce. E mentre Weiss ha già  giocato in Premier, Holden è inevitabilmente un punto interrogativo in un ambiente competitive come la Premier. Si aggiunga poi che l'infortunio di cui soffre Holden darà  ovviamente la prima chance a Weiss. Ma la Premier League si è sempre dimostrata generosa per i calciatori americani, che quando trovano spazio hanno la possibilità  di crescere fisicamente, tecnicamente e tatticamente, diventando anche decisivi nei propri club. Basti pensare alle storie di Brian McBride e Clint Dempsey o anche come l'attuale esperienza con l'Everton stia facendo bene a Landon Donovan. Se Holden ce la farà  a trovare il suo spazio, allora gli USA potranno contare su un nuovo talento.

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