On The Road #20

Mark Messier è stato uno dei più grandi capitani della storia della NHL

Nell'hockey, la C di capitano non può essere indossata da chiunque. Ci vuole un giocatore speciale, anzi, una persona speciale. Ma persino tra gli eletti ci sono grandi differenze. Non tutti i capitani sono uguali. Alcuni guidano i compagni dall'alto di un'esperienza pluriennale, altri li trascinano a suon di reti e assist. In pochissimi casi, è come se la C fosse tatuata sulla pelle del capitano. Sono i veri leader. Quando aprono bocca, gli altri tacciono. Per loro, i compagni di squadra si getterebbero nel fuoco. Sono gli Steve Yzerman, i Joe Sakic.

Siamo in pieno centro di Manhattan. A pochi isolati dalle luci di Times Square sorge il Madison Square Garden. Qui ha giocato e vinto uno dei più grandi capitani della storia del disco su ghiaccio, forse il più grande: Mark Messier.

Se pensate a Mark Messier e lo immaginate con qualsiasi maglia, lo vedete con la C sul petto. Gli Edmonton Oilers lo elessero capitano all'inizio della stagione 1988-89, dopo la scioccante partenza di Wayne Gretzky per la California. Nel 1991 passò ai New York Rangers, dei quali divenne il capitano prima ancora di giocare una partita. Lo stesso accadde nel 1997, quando lasciò la Grande Mela per giocare tre stagioni con i Vancouver Canucks. Al suo ritorno a Manhattan, nel 2000, la "sua" C era lì ad aspettarlo.

Mark Messier è stato un grandissimo capitano sotto tutti gli aspetti. Dava l'esempio sul ghiaccio, sapeva farsi sentire negli spogliatoi quando le circostanze lo richiedevano, esigeva il 110% dai compagni perché lui stesso dava il 120% e, soprattutto, era in grado di gestire come nessun altro la pressione. Anche quella che si caricava da solo sulle spalle. Come il 25 maggio 1994.

I New York Rangers, protagonisti dei loro migliori Play Off dal 1979, affrontano i New Jersey Devils nella finale della Eastern Conference dopo essersi sbarazzati dei New York Islanders in quattro partite e dei Washington Capitals in cinque. I primi quattro incontri si concludono con due vittorie a testa e la sfida ritorna al Madison Square Garden, dove i Rangers potrebbero conquistarsi il primo match-ball. Invece, vengono letteralmente dominati dai diavoli, che trionfando 4 a 1 hanno la possibilità  di conquistare la finalissima in casa in Gara 6, in programma il 26 maggio 1994. Giornalisti e tifosi della Grande Mela, in preda a un fatalismo alimentato da 54 anni di digiuno, sono pronti a dire l'ennesimo arrivederci alla coppa più desiderata.

La vigilia della partita, Mark Messier si presenta alla conferenza stampa, si siede e pronuncia quattro parole: "We'll win tonight". Vinceremo.

Dopo poco più di otto minuti, Scott Niedermayer esplode un tiro dalla linea blu che, deviato dal bastone di Sergei Nemchinov, dà  ai Devils la rete del vantaggio. La squadra di casa raddoppia a due minuti e mezzo dalla fine del primo periodo, con Claude Lemieux che devia abilmente una conclusione dello stesso Scott Niedermayer. La prima pausa vede New Jersey in vantaggio di due gol.

I Devils dominano il confronto, solo le parate di Mike Richter tengono in partita New York. A metà  incontro, Mike Keenan, allenatore dei Rangers, chiama il time-out. Durante i trenta secondi a sua disposizione, il coach non apre bocca. L'intera panchina in maglia blu è muta. Tutti si preparano mentalmente per gli ultimi trenta minuti di battaglia. Il resto è storia.

Mike Keenan sposta il giovane Alexei Kovalev, in piena crisi, accanto a Mark Messier in una linea d'attacco completata da Adam Graves. A poco più di un minuto e mezzo dalla seconda sirena, il Capitano si impossessa del disco a centropista e, entrato nel terzo avversario, lo scarica al compagno russo che fulmina Martin Brodeur sul secondo palo.

Al terzo minuto del terzo tempo, Alexei Kovalev porta il disco oltre la linea blu offensiva e lo fa filtrare verso Mark Messier, che da posizione defilata beffa Martin Brodeur in backhand tra palo e gambale. Passano nove minuti e i Rangers colpiscono ancora. In situazione di quattro contro quattro, Brian Leetch serve Alexei Kovalev. Il tiro del russo è ribattuto da Martin Brodeur nello slot, dove Mark Messier è il più lesto a impossessarsene e a scaraventarlo in rete. Mancano meno di otto minuti e i New York Rangers sono in vantaggio.

A due minuti e 49 secondi dalla sirena finale, Glenn Anderson rimedia una penalità  per colpo di bastone, e un minuto dopo Martin Brodeur lascia il posto a un sesto uomo di movimento per un disperato tentativo di agguantare il pareggio in sei contro quattro. John MacLean tenta di servire un compagno da dietro la porta ma Mark Messier intercetta il passaggio nel cuore del terzo di difesa, si gira e infila il disco nella porta incustodita dall'altra parte della pista. La voce strozzata del cronista che urla "He said it" (lo aveva detto) mentre il Capitano si getta tra le braccia dei compagni della panchina per festeggiare tripletta e vittoria è uno dei momenti più emozionanti della storia della NHL.

Sull'onda dell'entusiasmo, i New York Rangers vinceranno Gara 7 a Manhattan al supplementare e, tre settimane dopo, alzeranno al cielo la Stanley Cup dopo una serie di sette partite contro i Vancouver Canucks di Pavel Bure.

Ci sono stati moltissimi capitani nel campionato nordamericano. Tanti hanno messo la loro personalità  e il loro talento al servizio della squadra. Pochi erano dotati di doti da leader fuori del comune. Uno solo è il Capitano.

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