Nazionale USA, l’anno comincia male

Lo stacco di testa di Clarence Goodson per il gol bandiera degli USA

Inizio peggiore non si poteva pensare, sia di stagione che di partita. Oltre tutto giocando praticamente fuori casa, visto che la maggior parte degli spalti dell'Home Depot Center di Carson (CA) erano coperti dai colori bianco blu della Nazionale dell'Honduras, uscita vincitrice con un netto 3-1.

Che tutto sarebbe andato male lo si è capito dopo soli 18 minuti, quando il capitano Jimmy Conrad (KC Wizards), veteran di mille battaglie, è andato a compiere un fallo abbastanza da pivello in piena area di rigore guadagnandosi la seconda ammonizione in pochi minuti - con conseguente espulsione - e regalando così all'Honduras il rigore che è valso l'1-0 e la svolta definitiva alla partita.

Da quel momento infatti è cambiato tutto, col CT Bob Bradley costretto a rivoluzionare ruoli (ad es. Robbie Rogers spostato a fare il terzino sinistro con Jonathan Bornstein centrale di difesa) e compiti in campo, a cominciare dalle fasce praticamente abbandonate come anche gli attaccanti.

Ma era solo l'inizio dell'incubo, col povero portiere Troy Perkins - abbastanza incolpevole - cui sara sembrato di essere tornado al giorno della finale di Gold Cup, in cui ne prese ben 5 dal Messico. E comunque, dopo il vantaggio del centravanti ex Udinese, Napoli e Los Angeles Galaxy Carlos Pavon, un Honduras apparso assai più in forma ha raddoppiato a 7 minuti dalla fine del primo tempo con un colpo di testa di Jerry Palacios su cross di Pavon. Al 53' poi ecco il 3-0 di Roger Espinoza, che chiude trionfalmente la prima vittoria dell'Honduras sugli USA in 8 anni. Inutile il gol bandiera con un poderoso stacco di testa di Clarence Goodson.

La classica amichevole di gennaio doveva servire a Bradley per valutare alcuni giocatori in vista del completamento della rosa dei 23 per i Mondiali. E in quest'ottica è ancora più sconcertante non tanto per il risultato, ma quanto per la pessima prova di molti di quelli che avrebbero dovuto puntare a conquistarsi un posto. E l'essere rimasti in 10 dal 18' non può certo essere una scusante. Curioso poi proprio come gli unici a far vedere qualcosa di buono siano stati Bornstein e Benny Feilhaber, e cioè due abbastanza sicuri di un posto sull'aereo per il Sudafrica, e in parte anche Rogers e Kyle Beckermann, anche loro vicini ad ottenere una maglia.

Serata imbarazzante invece per praticamente tutti gli altri. Dietro Conrad si è probabilmente giocato ogni possibilità . Intollerabile un errore del genere da parte di un giocatore della sua esperienza. Con lui anche Chad Marshall è apparso spesso svagato (sul secondo gol honduregno si è completamente perso l'uomo), sicuramente al di sotto di quanto fatto vedere in MLS. Ma il problema per lui è proprio questo, cioè non essere mai riuscito a farsi valere con la maglia della Nazionale. Molto meglio Bornstein come alternativa in mezzo, ma è meglio che Bradley inizi a pregare che Onyewu, Bocanegra, DeMerit e Spector arrivino sani a giugno 2010. Non parliamo poi di Marvell Wynne, i cui piedi fallati sono noti, come anche la sua velocità . E infatti quando non corre - come sabato - è inguardabile. Sull'altra fascia invece Rogers (a proposito, perché lui e non Heath Pearce, entrato solo al 61'? Segno di bocciatura per il terzino del FCD?) ha portato avanti il suo compitino (prendendo anche un palo al 50'), e a sua difesa va considerate il fatto che fare insieme il terzino e l'ala sinistra non è proprio semplice. Incoraggiante - al di là  del gol – invece la prova di Clarence Goodson, che ha fatto vedere fisico e impegno adeguati.

Il centrocampo presentato da Bradley sabato vedeva in campo Sacha Kljestan a destra, Kyle Beckerman e Benny Feilhaber in mezzo e Robbie Rogers a sinistra. Kljestan è un mistero. L'anno scorso a gennaio mise a segno una tripletta contro la Svezia, e per lui arrivò una signora offerta alla MLS (i calciatori firmano con la lega, non con i club, in questo caso il Chivas USA, ndr) da parte del Celtic Glasgow. Il rifiuto della MLS di lasciarlo partire ha segnato un punto di svolta negativo dal quale il giocatore di origine serba sembra doversi ancora riprendere. Questo però è il suo ultimo anno di contratto, e chissà  che non riesca a ritrovare le motivazioni. Al suo posto al 61' è entrato Alejandro Bedoya, laterale che gioca in Svezia con l' Örebro SK, che però non poteva esordire in giorno epggiore, e che quindi è da rivedere. In mezzo il duo Beckermann-Feilhaber ha fatto quello che ha potuto, trovandosi però spesso in inferiorità  numerica, anche a causa di una coppia d'attaccanti assolutamente incapace di aiutare in copertura. Brdaley ha infatti provato davanti Jeff Cunningham - reduce da una stagione straordinaria, dovuta però molto ai centrocampisti di FC Dallas - e Robbie Findley, schierato come possibile sostituto dell'incidentato Charlie Davies. La scelta però si è dimostrata infelice. Cunningham ha infatti confermato la sua incapacità  ad entrare nei meccanismi di una squadra che non sia focalizzata totalmente su di lui. Ma non è colpa sua in questo caso, quanto di Bradley che ormai dovrebbe conoscerlo, visto che ha 33 anni e da ben 12 gioca in MLS. Ma per lui il Mondiale sembra ormai una chimera. Findley si è invece anche mosso bene, ma certo la differenza rispetto ad un Davies con 3 anni di esperienza internazionale si è vista. E poi anche fisicamente l'attaccante del Real Salt Lake non è apparso pronto a certi livelli, venendo anche surclassato spesso fisicamente dal marcatore honduregno. Per mettere un po' di kili in avanti Bradley nel secondo tempo ha inserito Conor Casey, che però senza adeguata assistenza a messo in mostra i noti limiti tecnici.

In sintesi un disastro. E per quanto quello schierato fosse un team B, se non C, non si può nemmeno incolpare la scarsa esperienza, visto che 8 dei titolari aveva 10 o più presenze in Nazionale. Dei 30 chiamati per il ritiro da Bradley, fuori due per infortunio (il centrocampista dei Colorado Rapids Jeff Larentowicz, e l'attaccante dell'Aalborg Marcus Tracy, quest'ultimo molto atteso), l'ex coach di NY, Chicago e Chivas USA ne ha dovuti "tagliare" altri 10 tra "vecchietti" chiamati solo per fare da ricambio (à  la Kevin Hartman) e giovani di belle speranze che però rivedremo nel ciclo che porterà  ai Mondiali 2014 (tipo Kevin Alston, Omar Gonzales e Chris Pontius). Ma le scelte non si sono dimostrate il top.

Con quella di sabato per gli USA le sconfitte consecutive sono tre, dopo quelle con Danimarca e Slovenia in autunno. Il brutto è che il match con l'Honduras (contro cui gli USA avevano perso solo 2 volte nella storia, vincendone 11 e pareggiandone 3) ha messo in evidenza come dietro un gruppo di giocatori di buon livello che gioca quasi tutto in Europa, Bradley può fare poco conto sulle seconde e terze linee, come peraltro si era già  potuto vedere nella Copa America del 2007 e nella Gold Cup 2009.

A questo punto il CT deve fare molta attenzione. Per affinare la rosa dei 23, che già  vede molte incertezze a causa degli infortuni di Onyewu e Clint Dempsey (che potrebbero farcela, ma in quali condizioni) e Davies (ormai out quasi sicuramente, anche se si sta riprendendo alla grande), avrà  solo due (fissati il 24 febbraio contro El Salvador e il 3 marzo con l'Olanda) o tre match, e ad oggi la prospettiva di affrontare un gruppo con Inghilterra, la Slovenia di Hamsik e l'Algeria attualmente semifinalista di Coppa d'Africa, fa a dir poco paura.

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