Hans Backe e Carlos Alberto Parreira, NY oggi e ieri
La (breve) storia della Major League Soccer è piena di allenatori stranieri con magari grandi successi alle spalle, ma poi incapaci di ottenere risultati in America. C'è da chiedersi allora come mai Chicago Fire e specialmente - visti i precedent specifici – New York Red Bulls abbiano deciso di puntare sue coach in arrivo da altri paesi: Chicago sul messicano ex CT di El Salvador Carlos de los Cobos, mentre NY sullo svedese Hans Backe, 4 titoli in Danimarca e alcuni anni da secondo di Sven Goran Eriksson in Messico e al Manchester City. Nomi di base sicuramente validi, ma certo quanto accaduto in passato dovrebbe preoccupare i tifosi delle due squadre, e forse anche la dirigenza della Red Bull, che inaugurerà quest'anno la Red Bull Arena, bellissimo stadio da 25.000 spettatori e 250 milioni di dollari di spesa, che non può certo permettersi un'annata come quella appena finita.
Una precisazione. Quando parliamo di allenatore straniero lo si intende non strettamente nel senso della nazionalità , ma con riferimento alla conoscenza e all'esperienza nel sistema MLS e in quello calcistico americano in generale. Ad esempio una qualifica del genere esclude uno come Steve Nicol, scozzese di nascita e una carriera al Liverpool, che ha iniziato da allenatore quale Assistant coach con i New England Revolution e con i Boston Bulldogs della A-League prima di iniziare ad allenare in prima linea. E come Nicol va escluso anche Peter Nowak, coach dell'expansion team Philadelphia Union, che prima di allenare ha giocato alcuni anni col Chicago Fire. Entrambi quindi hanno avuto occasione di comprendere le complicate regole e limitazioni della MLS e l'altrettanto complicate psiche e formazione del calciatore tipico americano, assolutamente diversa da quella del resto del mondo. E i risultati dei due sono stati ottimi sin'ora. I Revs di Nicol, dov'è in carica dal 2002 (record della lega) hanno raggiunto tre volte la finale di MLS Cup in 14 anni di storia, mentre Nowak ha vinto una MLS Cup con il DC United nel 2004 per poi prendere in carico la Nazionale Olimpica USA diventando anche il secondo del CT Bob Bradley. Bene è andato anche Ray Hudson, inglese con un passato nel Newcastle, ma poi giocatore di NASL, MISL (indoor) e A-League, bravo a portare il Miami Fusion alla conquista del Supporters Shield (assegnato al top team della regular season) nel 2001, un po' meno con DC, che o ha poi sostituito con Nowak. Aggiungiamoa questi anche Carlos Cordoba (Miami Fusion, 1998), i nordirlandesi Colin Clarke (FC Dallas, 2003-2006) e Steve Morrow (FC Dallas 2006-2008 e da giocatore coi Dallas Burn), lo scozzese Mo Johnston (NY 2005-2006, Toronto 2007-2008), e Octavio Zambrano, tutti con esperienza precedente in America.
Un giorno sicuramente arriverà un tecnico "straniero" nella MLS che riuscirà a sfondare, qualche europeo o sudamericano capace di lasciare il segno e magari degli allievi, trasmettendo le proprie conoscenze al mondo del soccer americano. Ma fino ad oggi dobbiamo parlare solo di fallimenti, qualunque fosse la provenienza dell'allenatore. Vittorie zero, inanzitutto. Se poi andiamo a vedere le statistiche tanto amate dagli americani, possiamo notare come il record totale degliallenatori forestieri sia di 136 vittorie, 41 pareggi e 204 sconfitte (fonte Soccer America), con uno score di vittorie di .411 e con nessuno che ha mai chiuso sopra .500 in una stagione completa o superato il primo turno dei playoff (su tre tentativi).
Ma andiamo a rivedere cosa hanno combinato gli allenatori stranieri - gente anche di grande spessore internazionale – nella MLS. I primi arrivarono nell'anno di apertura, il 1996, quando ovviamente non c'erano molti ex giocatori americani di spessore e gli unici allenatori locali erano quelli di college (come Bruce Arena, University of Virginia, scelto dal DC United con cui poi vinse tutto). A Boston i New England Revolution scelsero inevitabilmente un irlandese, l'ex centravanit della Nazionale (71 match e 20 gol) e di Arsenal e Manchester United principalmente, Frank Stapleton. Col suo background etnico e calcistico sembrava perfetto, nonostante da allenatore avesse alle spalle solo un periodo col Bradford City (1991-1994). Ma l'ultimo posto nella Eastern Conference gli valse l'esonero a fine stagione, sostituito da Thomas Rongen (oggi alla guida della Nazionale USA U20). Non contenti, i Revs ci riprovano nel 1998. Stavolta tocca a Walter Zenga, all'epoca non ancora lo stagionato allenatore che oggi dopo anni in giro per Euroa e anche Medio Oriente. All'epoca Zenga era in America per chiudere la sua gloriosa carriera da portiere. New England lo mise in carico quale allenatore/giocatore a fine'98, e lui chiuse la stagione con 3 vittorie e 3 sconfitte. L'anno dopo fu però un disastro, con i Revs in caduta libera con 20 sconfitte e 10 sole vittorie (non c'erano i pareggi all'epoca), e con l'Uomo Ragno cui ancor oggi viene rinfacciato di aver voluto discutere del rinnovo quando New England era in piena (disperata) lotta per i playoff. Fu quindi sostituito momentaneamente da Steve Nicol, che divenne poi secondo dell'ex nazionale USA Fernando Clavijo. Da allora Zenga, oggi quasi 50enne, ha girato un po' ovunque, come noto: Brera (Milano), National Bucarest, Steaua Bucarest, Stella Rossa Belgrado, Gaziantepspor (Turchia), Al Ain FC (Emirati Arabi), Dinamo Bucarest, Catania e più recentemente Palermo, dove è stato esonerato lo scorso 23 novembre dopo 13 giornate di campionato. L'esonero è l'esito che comunque ha accompagnato spesso la sua carriera, persino quando raccoglieva ottimi risultati, causa caratteraccio. Per lui qualche tempo fa si era parlato di una possibile offerta da parte dei NY Red Bulls.
E proprio New York è un caso di scuola nella MLS, con la sua insistenza nell'assumere coach stanieri e nel continuare ad ottenere pessimi risultati. Nel 1996 gli allora MetroStars puntarono su un ottimo allenatore quale il portoghese Carlos Queiroz (oggi CT dei lusitani). Al suo arrivo Queiroz fu anzi bravo a rimettere in peidi una squadra in cui l'allenatore precedente Eddie Firmani (ex NY Cosmos e Tampa Bay Rowdies nella NASL, ma ormai a fine carriera). Queiroz mise a posto la difesa e trascinò alla squadra lla terza partita nei playoff contro il DC United nella semifinale di Eastern Conference. Purtroppo durò poco, visto che i giapponesi Grampus Eight se lo portarono via più che quadruplicandolgi lo stipendio da $500,000 (non poco all'epoca). Di lì poi volò a Manchester per diventare il secondo di Alex Ferguson fino al 2008, tranne la "pausa" del 2003/04 in cui allenò il Real Madrid dei Galacticos. Ma Queiroz è tutt'oggi ricordato nella MLS per il suo lascito maggiore, e cioè il cosiddetto Project 40 (oggi Generation adidas) che ha dato a tanti giovani calciatori americani la possibilità di crescere ed affermarsi.
Al suo posto NY chiamò il brasiliani Carlos Alberto Parreira, CT campione del mondo col Brasile proprio negli USA nel 1994. Ma certo era più facile guidare il Brasile che i MetroStars, specie quando hai un salary cap da $1,3 milioni. E quindi nonostante una squadra con in campo un 33enne Roberto Donadoni ancora in ottima forma e l'ottimo americano Tab Ramos, più un disastroso Clà¡udio Ibrahim Vaz Leal, meglio noto come Branco (3 espulsioni in 11 match per l'ex genoano) i Metros chiusero con 13 viitorie e ben 19 sconfitte. Parreira però non fu licenziato, ma fu un contratto da ben $3 milioni che lo portò a lasciare NY per andare a guidare l'Arabia Saudita ai Mondiali 1998. Al suo posto i MetroStars chiamarono Alfonso Mondelo, spagnolo di nascita, gia CT di Puerto Rico e allenatore nella A-League coi Long Island Rough Riders. Ma Mondelo fu mandato via ad una giornata dal termine, con NY ancora una volta fuori dai playoff, quando fu ingaggiato Bora Milutinovic.
Milutinovic negli anni si era fatto la reputazione di CT dei miracoli, avendo guidato con ottimi risultati numerose nazionali ai Mondiali, inclusi gli USA nel 1994. Ma da allenatore di squadre di club si è sempre mostrato un mediocre, a cominciare da quando fu chiamato all'Udinese in Serie B nel 1987, dove durò solo 9 partite. A NY Bora ebbe moltissimi problemi con giocatori e giornalisti (parlava un inglese un po' strano") e nella stagione incubo del 1999 i MetroStars chiusero con 25 sconfitte e sole 7 vittorie (di cui solo 4 senza shoot outs), con anche un record di 12 sconfitte consecutive. Per lui inevitabile l'esonero a fine stagione, che lo vide però volare in Cina per guidarne la Nazionale ai Mondiali 2002.
Al suo l'ecuadoregno (ma anche lui formatosi negli USA tra college da giocatore e poi in indoor, A-League e MLS da allenatore) Octavio Zambrano. Zambrano - arrivato dall'esperienza ai Los Angeles Galaxy – portò con sé uno stile calcistico latino che piacque molto al pubblico, ma nei 3 anni di permanenza a a NY gli mancarono i risulati, e fu quindi sostituito nel 2003 dall'attuale CT della Nazionale USA Bob Bradley.
Con questi precedenti, non immaginiamo con che tranquillità Hans Backe si siederà sulla panchina dei Red Bulls. Ci sarebbe però da chiedersi prima se li conosce, visto che sbarca nella MLS senza assolutamente conoscerne nulla.
Continuiamo questo excursus sui coach stranieri ricordando Bobby Houghton, Colorado Rapids (1996). Houghton aveva guidato i Toronto Blizzard nella North American Soccer League dal 1982 al 1984, allenando anche l'ex juventino Roberto Bettega. Ma come presto si potè notare (vedi anche il caso Firmani), tra NASL e MLS 12 anni si dimostrarono un'era geologica. Inglese, Houghton aveva anche portato gli svedesi del Malmo fino ad un'incredibile finale di Coppa dei Campioni persa contro il Nottingham Forest nel 1979. Ma lo stesso successo non gli arrise nella MLS, dove nella stagione inaugurale dei Rapids chiuse con 20 sconfitte e sole 11 vittorie. Venendo esonerato e sostituito da Roy Wegerle prima dell'ultimo match di campionato. Attualmente Houghton è il CT della Nazionale dell'India. Oggi un altro inglese siede sulla panchina dei Colorado Rapids. È Gary Smith, che ha sostituito il dimissionari Fernando Clavijo nel 2008. Con lui i Rapids hanno mancato per due volte in due anni la qualificazione ai playoff nell'ultimo match di regular season. Per Smith, in passato allenatore in seconda con Wimbledon e Wycombe in Inghilterra, la panchina sembra già tra le prime a rischio nel 2010 in caso di brutta partenza.
Nel 1998 Miami decise di affidare la panchina di Carlos Cordoba al brasiliano Ivo Wortmann, che ereditò un team in pessimo stato, ma fu bravo a chiudere la stagione con 7 vittorie e 6 sconfitte, raggiungendo anche i playoffs, raggiunti anche l'anno dopo nonostante le 19 sconfitte (e 13 sole vittorie). Ma per il secondo anno consecutivo fu DC a buttar fuori il Fusion. Al suo terzo anno, il 2000, dopo 4 sconfitte, 3 pareggi e una sola vittoria, Miami chiamò al suo posto Ray Hudson. Wortmann non era certo l'ultimo arrivato. Aveva iniziato la sua carriera in Qatar con l'Al-Ahli di Doha, per poi allenare le formazioni giovanili del Gràªmio e marcatamente l'Arabia Saudita, con la cui selezione Under-17 ha vinto il campionato mondiale di calcio Under-17 nel 1989. Nel 1992 allena la selezione maggiore del Qatar, rilevando per un breve periodo il connazionale Evaristo de Macedo; nel 1996 partecipa, nuovamente con l'Arabia Saudita, ad Atlanta 1996. Dopo l'esperienza a Miami, tornò in Brasile e vinse due titoli: il Campionato Mineiro nel 2001 e il Campionato Paraense nel 2003; nel 2005 tornò fuori dai confini della sua patria per allenare l'FK Dinamo Mosca e l'Al-Wahda, mentre nel 2009 è stato messo sotto contratto dal Juventude.
Anche l'expansion team Chivas USA, dopo un terribile inizio sotto l'egida di Thomas Rongen nel 2005, decise di affidarsi ad un allenatore straniero di grande esperienza, che fu individuato in Hans Westerhof. L'olandese aveva iniziato la carrier al Groningen (1988-92 e 1994-96), passando per il PSV Eindhoven (1992-1994), la Nazionale orange Under 21 (1996-97), l'Ajax (2000) e il Willem II Tilburg (2000-03). Nel 2003 era volato in Messico, a Guadalajara, per guidare il settore giovanile dei Chivas, ma ad ottobre di quell'anno gli fu affidata la prima squadra. Alla fine del Clausura 2004 si dimise, per poi essere ingaggiato dal Chivas USA pochi mesi dopo e dove rimase fino alla fine di una stagione che rimase pessima, sostituito da Bob Bradley. Nell'Apertura 2007 ha poi guidato i messicani del Necaxa, per poi tornare in patria a giugno 2008 richiamato dal Vitesse, che però lo ha esonerato dopo solo 6 mesi causa pessimi risultati.
Sempre a Los Angeles, l'avventura - assai breve - di Ruud Gullit coi Galaxy nel 2008 dovrebbe essere abbastanza esemplare per ogni coach straniero con voglia di MLS. Arrivato per portare il suo “sexy soccer” (ma che cos'è?) in California e con alle spalle un ingaggio monster, Gullit si è dimesso "per motivi personali" dopo una serie di vicissitudini che lo hanno visto avere notevoli problemi. In realtà la squadra stava risentendo della sua incapacità di adattarsi alla MLS, alle sue regole, al dover gestire giocatori con impostazione tecnico/tattica assai diversa. Ma non solo. Arrivato con ben poca esperienza e ancor meno successi da allenatore, in America sono usciti tutti i limiti di un allenatore che non è nemmeno la lontana controfigura dello splendido giocatore del Milan di Arrigo Sacchi. Alsuo posto, per ricostruire dalle macerie i Galaxy - due anni fuori dai playoff nonostante Landon Donovan e David Beckham in squadra - fu chiamato Bruce Arena, l'allenatore di maggior successo della MLS.
Chiudiamo ancora con due inglesi. Si tratta di John Carver e Chris Cummins, in panchina al Toronto FC tra il 2008 e il 2009. Carver, volute a Toronto da Mo Johnston, ha avuto un pessimo impatto con la MLS, che ha spesso criticato (giustamente) per lo scarso livello degli arbitraggi, finendo per dimettersi lo scorso 25 aprile, dopo poco più di un anno, e dopo aver fallito i playoff 2008. Lo scorso dicembre è stato poi nominato assistant coach al Plymouth Argyle da parte del manager Paul Mariner, già second di Steve Nicol ai New England Revoluton (cui misteriosamente mai nessun team MLS - a suo dire – ha mai offerto una panchina). Via Carver è rimasto il suo secondo, Chris Cummins, ma anche per lui niente playoff, ed esonero dopo la disastrosa sconfitta per 5-0 a NY nell'ultimo e decisivo match di regular season.