Regali di Natale 2009

I classici regali di Natale MLS a cura di Dario Torrente

Oh-oh-oooooh!!! Ed anche quest'anno Santa Claus o Sint Klaas come lo chiamavano gli emigrati olandesi dell'allora Niuwe Amsterdam (oggi New York -ndr-)che per primi portarono negli Usa il culto di San Nicola, dopo aver sorvolato gli Stati Uniti con le sue renne ed il suo compare Zwarte Piet che invece dispensa ramoscelli ai bimbi cattivi, si è introdotto come è oramai tradizione nel quartier generale della Major League Soccer e della U.S.S.F. ed ha lasciato i suoi regali e ci ha dispensato qualche consiglio, vediamo cosa il caro vecchio barbuto ha donato ai nostri beniamini a dispetto di una crisi che sebbene faccia intravedere qualche bagliore di luce sembra essere ancora ben lungi dal passare…

Un corno di grosse dimensioni per Bob Bradley, l'attuale C.T. degli Usa, che quest'anno si è ampiamente guadagnato la fiducia anche dei suoi detrattori
che lo hanno spesso considerato mediocre ed inadeguato qualificando per la sesta volta consecutiva gli Usa ad una fase finale di Coppa del Mondo. Purtroppo per
lui, qualificazioni a parte, il 2009 è stato un anno un po amaro, con la sconfitta in finale di Confederation Cup per 3-2 contro il Brasile e quella più umiliante in casa nella finale di Gold Cup dove il Messico, che non vincesa contro gli Stati Uniti da più di dieci anni, ha letteralmente impartito lezione di futebol agli yankees imponendosi in casa loro per ben 5 reti a 0. Questo portafortuna serve affinchè possa con la sua nazionale qualificarsi oltre il primo turno ed eguagliare il record del suo predecessore Bruce Arena che nell'edizione 2002 riuscì a qualificarsi ai quarti di finale, ottenendo così il miglior risultato dal dopoguerra, secondo solo alle seminfinali del 1930, ma quelli erano altri tempi…

Un biglietto aereo per Londra di sola andata per David Beckham. L'inglese ha più volte dimostrato di non essere motivato a giocare in MLS, lo ha fatto capire durante la disastrosa stagione 2008, anche se lì qualche giustificazione gliela si poteva accettare, e durante la stagione appena conclusasi ha passato più di metà  del campionato Usa in prestito ai rossoneri dell'A.C. Milan, cosa che ripeterà  anche durante la stagione 2010 durante la quale il fuoriclasse inglese potrebbe addirittura non giocare coi Galaxy o giusto fare qualche comparsata durante le ultime battute del campionato, visto che dopo la seconda stagione consecutiva al Milan partirà  per i mondiali in Sudafrica con la sua nazionale alle dipendenze di Lord Fabio Capello. Dulcis in fundo la sua presenza in campo non è più un qualcosa che smuove le folle ad andare allo stadio ed il brand Beckham ha ormai saturato i palati dello sportivo medio americano e dai suoi tifosi si è beccato anche sonori fischi per via del suo atteggiamento da mercenario, ed anche il libro The Beckham Experiment ha fatto certamente la sua parte. Se poi aggiungiamo che nei tre anni di militanza nella compagine losangelina il bilancio è di due finali perse, la prima in Superliga nel 2007, che avrebbe potuto salvare la stagione, la seconda, ben più drammatica, durante la ultima MLS Cup ai rigori a Seattle contro un Real Salt Lake sulla carta di molto inferiore e che gli americani non amano i perdenti, direi che per lui è tempo di lasciare gli Usa e di terminare la
carriera in qualche squadra di EPL di medio-alta classifica, e lasciare il posto ad un altro designate player che possa appassionare sia i tifosi di soccer che lo sportivo medio americano come fece Pélé nell'oramai lontano 1975 e come anche lui ha fatto nei primi due anni di permanenza in California. Come DP ai Galaxy prenderei Ronaldinho, già  polemicamente e provocatoriamente richiesto da Bruce Arena come contropartita al Milan per il prestito di Beckham e per il quale i Galaxy avevano già  qualche anno fa espresso un vivo interesse conferzionandogli un'offerta “che non si può rrifiutare” di 26 milioni di presidenti morti l'anno più altrettanto ricavato da sponsorizzazioni e contratti, e visto che in questo biennio rossonero il suo astro pare essersi un pò appannato forse sarebbe il caso per lui di pensarci seriamente…

Peter Nowak è sicuramente per ora il miglior acquisto dei neonati Philadelphia Union, che tramite expansion draft hanno già  cominciato a prendere forma, e sicuramente tramite il Superdraft Nowak e il suo staff sapranno vagliare le scelte migliori tra tutti quei giovani di belle speranze appena usciti dal college di modo che si crei quel perfetto mix tra giovani promesse e calciatori navigati e di esperienza, ma per dare quel valore aggiunto fondamentale per guadagnare punti preziosi specialmente durante le prime battute del campionato quando gli elementi della squadra ancora dovranno affiatarsi tra di loro e per poter compiere il salto di qualità  sia per quel che riguarda i risultati che il gioco espresso ci vuole un designated player, ovviamente che abbia ancora molto da dare e che non sia una carcassa venuta a mietere gli ultimi soldi, anche perchè i tempi della NASL (quella vera) sono finiti da un pezzo, e il regalo per Nowak e i suoi uomini sarebbe il francese ora in forza al Barcellona Thierry Henry, che già  in passato aveva espresso la volontà  di terminare la carriera nella MLS…per lui si era detto New York ma visto che a quanto pare non se ne sente più parlare di questo possibile succulento affare che sicuramente riempirebbe la nuovissima Red Bull Arena, sarebbe più che legittimo se il francese finisse nella città  dell'amore frateno entusiasta di avere finalmente una franchigia nella prima divisione calcistica a trent'anni dalla fine dei Philadelphia Fury e stanca di cullarsi nei ricordi di quella stagione NASL 1973 che vide gli Atoms conquistare il titolo con una squadra composta nella quasi totalità  da americani, cosa impensabile per l'epoca…

Parlando di New York, il campionato appena trascorso è stato un annus horribilis per la compagine della grande mela, specie perchè dopo la finale persa contro Columbus e l'esplosione di Danny Cepero e Dane Richards che si credeva potesse essere un nuovo Jozy Altidore si pensava che i Red Bulls avrebbero disputato la stagione 2009 come una delle possibili pretendenti al titolo MLS rompendo così quel digiuno che per la New York del soccer dura fin dal lontano 1982, e l'arrivo dell'ex stella di Barcellona e Real Madrid Albert Celades sembrava poter confermare questa aspettativa, invece anche per via di errori madornali compiuti da Jeff Agoos promosso direttove sportivo senza avere competenza in merito dall'ancora più incompetente in materia di soccer Marc De Grandpre, quali tra i tanti mandare via l'ala olandese Dave Van Den Bergh e confermare i già  deludentissimi Jorge Rojas e Juan Pietravallo nonchè lasciarsi sfuggire il valido difensore Jeff Parke, finito a Vancouver nella meno prestigiosa USL 1st Division, i Red Bulls, ribattezzati anche Red Donkeys dalla satira locale e dai tifosi sconsolati hanno terminato la stagione all'ultimo posto in assoluto con appena 21 punti (la metà  del necessario per raggiungere i play-off) frutto di cinque vittorie, sei pareggi e ben diciannove sconfitte! il colombiano Juan Carlos Osorio è stato mandato via troppo tardi e a quel punto poco poteva fare il suo sostituto ad interim Richie Williams in quanto la stagione era oramai compromessa. Ora il nuovo direttore generale e sportivo Erik Soler avrà  il compito di ricostruire la squadra da poco più di zero e l'arduo compito di costruire una compagine vicente di modo da riempire la ancora da inaugurare Red Bull Arena, nuovo soccer specific stadium che ha finalmente preso il posto del cavernoso e poco adatto al soccer Giants Stadium (e non me ne vogliano i nostagici dei Cosmos!), ma già  dalle prime notizie sembra che Soler voglia in panchina l'inglese Tony Adams, che oltre a non avere nessuna esperienza per quel che riguarda il sistema calcistico americano che ha fatto già  molte vittime illustri molte delle quali proprio a New York (Firmani, Parreira, Queiros, Milutinovic) ha alle spalle solamente fallimenti, per cui il regalo per i Red Bulls è niente di meno che l'allenatore tedesco Jurgen Klinsmann che speravamo di vedere negli anni passati sulla panchina dei Galaxy o degli Earthquakes. Sicuramente ha un'ampia conoscenza del sistema Usa ed è un gran motivatore, e sarebbe capace di mettere assieme una squadra capace
di competere ed ambire agli alti fastigi per ora solo sognati o qualche volta sfiorati con dispiacere dei tifosi dell'area newyorkese…Freddy Adu come dp? Perchè no?

I Colorado Rapids hanno mancato per la seconda volta consecutiva l'accesso ai play-off anche se quest'anno è da dire che rispetto a quando la squadra era allenata da Fernando Clavijo,sotto la gestione tecnica dell'inglese Gary Smithi Rapids sono sembrati molto più competitivi e l'accesso alle eliminatorie è sfumato solo all'ultima giornata causa la sconfitta per 3-0 in Utah contro i futuri campioni Real Salt Lake che in virtù della miglior classifica avulsa contro Denver ha così potuto disputare i play-off a spese proprio dei Rapids. Il punto debole di Colorado è sembrata la difesa, spesso troppo traballante e che forse è stata proprio la causa del fallimento della stagione, pertanto il regalo per i Rapids consiste in due terzini ed un buon difensore centrale, vale a dire Jeff Parke, che tonrerebbe così in MLS, Craig Waibel da Houston, che potrebbe così giocare con continuità  al centro della difesa e un cavallo di ritorno dall'Europa, nientemeno che Oguchi Onyewu che purtroppo al Milan non sta trovando spazio e che con la sua esperienza europea maturata in Belgio avrebbe molto da insegnare e contribuirebbe così all'innalzamento del livello del gioco negli Usa facendo così crescere la qualità  del soccer.

Carbone e valigia di cartone a Clark Hunt,Michael Hitchcock e Schellas Hyndiman..dei primi due purtroppo avevamo già  parlato l'anno scorso, Clark Hunt non sembra interessato a voler risollevare le sorti dell'FC Dallas, e per questa ragione ha lasciato ancora una volta Hitchcock (nome degno di un film dell'orrore, quello che purtroppo i tifosi stanno vedendo -ndr-) che già  male aveva fatto nella passata stagione, ma nulla è stato fatto per invertire la rotta così per la seconda volta consecutiva Dallas non ha partecipato ai play-off, facendo così registrare sugli spalti una diminuzione tale da avere le dimensioni di un salasso, -34,78%, nonostante la squadra potesse annoverare giocatori come Dave Van Den Bergh, ala olandese di grande esperienza, l'attaccante Kenny Cooper, ceduto a campionato in corso ai tedeschi del Monaco 1860, il capocannoniere Jeff Cunningham prelevato lo scorso anno da Toronto ma anche il difensore Ugo Ihemelu e l'attaccante Atiba Harris, nonchè il centrocampista argentino Pablo Ricchetti, tutti e tre con una discreta esperienza in MLS alle spalle. Purtroppo però ci si aspettava forse di più dal contingente centro-sudamericano che invece di dare valore aggiunto e maggior forza alla squadra, si è invece rivelato il grosso della zavorra e delle delusioni per Dallas, vale a dire il difensore costaricano recentemente tagliato Daniel Torres, lento quanto la morte per inedia, ma nemmeno il colombiano Jair Benitez ha fatto vedere grandi cose, per non parlare del centrocampista brasilano Andre Rocha, 2 goal ed 1 assist in ventidue partite sono realmente un bottino assai gramo, per non parlare dei carneadi Marvin Chavez e Bruno Guarda. Schellas Hyndiman alla sua seconda stagione da allenatore pro non ha cavato un ragno dal buco, pertanto come Hunt ed Hitchcock dovrebbe fare le valige e tornare ad allenare i college a Dallas serve una nuova proprietà  che voglia e sappia investire, una nuova dirigenza ed un nuovo allenatore per ripartire, ad Hitchock è stato dato finalmente il benservito e come consiglio gli diamo quello di comprarsi un pezzo di terra e vedere se magari coltivandolo riesce a cavare fuori qualche frutto e/o qualche ortaggio, mentre come allenatore potrebbe andar bene l'ex Chicago Dennis Hamlett, che ha di
recente reciso il contratto con i Fire, il canadese Nick De Santis fresco campione USL coi suoi Montreal Impact, oppure Gavin Wilkinson,
vincitore della Commissioner Cup coi suoi Portland Timbers, intanto speriamo che il nuovo direttore sportivo faccia meglio del suo predecessore anche se bisogna dire che ci vuole assai poco…

Anche Washington per il secondo anno è stata esclusa dai play-off, l'anno scorso però la vincita della Us Open Cup aveva salvato la stagione e procurato
un posto in Concacaf Champions' League, quest'anno però il boccone è stato più amaro da mandare giù, sia per i play-off buttati via all'ultima giornata per la mancata vittoria contro Kansas City, sia per la finale di Us Open Cup perduta tra le mura amiche per opera dell'expansion team dei Seattle Sounders, a suggello di una stagione da buttare via e che ha già  fatto, a parte Ben Olsen che ha appeso gli scarpini al chiodo, una vittima illustre ovvero l'allenatore Tom Sohen, oltre il centrocampista Ely Allen e il difensore Greg Janicki, quest'ultimo invero non molto utilizzato ed ora i DC United stanno cercando un nuovo coach, con Curt Onalfo e Robin Fraser come possibili sostituti. Indipendentemente da chi dei due si siederà  sulla panchina dei capitolini a Washington serve una ventata di novità  e voglia di osare e di saper rinnovare una squadra che ha bisogno di cambiamenti radicali. Luciano Emilio sembra essersi smarrito per strada, una sbiadita fotocopia del suo primo anno nella capitale, il talento di Christian Gomez comincia ad affievolirsi anche perchè gli anni si fanno sentire, Santino Quaranta dopo la scorsa stagione durante la quale sembrava essere finalmente in ripresa è tornato ad essere la promessa non mantenuta, in attacco il solo Jaime Moreno non basta, anche perchè oltre i 10 goal di Luciano Emilio uniti ai suoi 9 centri l'attacco di Washington non è stato molto supportato. Thabiso Khumalo si è dimostrato non all'altezza della MLS e del congolese Ange N'Silu quasi non si ha notizia, e a centrocampo il brasiliano Fred è apparso come il connazionale Luciano Emilio parecchio opacizzato, mentre John Di Raimondo e Dennis
Szetela
non sono stati praticamente utilizzati. Bene l'esordiente Chris Pontius e Clyde Simms, mentre la difesa sembra essere il reparto più
solido, anche se si ha l'impressione che se si infortunano i titolari si rimane in balia di riserve con poca esperienza appena uscite dal college e che hanno collezionato poche presenze in Champions' League o in Us Open Cup ma con esperienza in campionato nulla o quasi. Il successore di Sohen dovrà  avere il
coraggio di ripartire da Sztetela, che speriamo di veder giocare con frequenza, Pontius dal quale ci aspettiamo una conferma di quanto buono finora ha fatto, e
da Clyde Simms che sembra essere una sicurezza, ma Gomez, Emilio, Fred, Quaranta, Khumalo, N'Silu dovrebbero cercarsi un ingaggio altrove permettendo
così ai giovani arrivati l'anno scorso dai college e non solo di giocare con più frequenza affinando così il loro talento, coadiuvati dai veterani, un paio di
nuovi acquisti a centrocampo senza doversi per forza svenare e da due buoni finalizzatori. Per ora il primo nuovo acquisto ufficiale è il salvadoregno Christian Castillo, in prestito dai messicani del Leon che sia un primo passo nella direzione sperata? Chi vivrà  vedrà , intanto come allenatore si potrebbe scegliere Colin Clarke che bene sta facendo nei Puerto Rico Islanders in USL 1st Division e che nel 2008 ha portato la squadra in semifinale di Concacaf Champions' League, e intanto si aspetta ancora il soccer specific stadium sulle rive dell'Anacostia, speriamo che un pò di bontà  natalizia
convinca gli amministratori della contea che finanziare un soccer specific stadium non è un investimento a fondo perduto e che anche i tifosi del soccer sono oramai abbastanza numerosi da avere il loro peso durante le campagne elettorali…

San Jose ha mancato per la seconda volta consecutiva i play-off, mentre però l'anno scorso la giustificazione era che essendo una expansion franchise l'esclusione dei play-off era abbastanza prevedibile (è stato così anche per Toronto, Salt Lake City e Chivas Usa) quest'anno un altro ultimo posto peggio
solo della derelitta New York sembra difficile da accettare, specie per una piazza esigente come quella di San Jose. Certamente qualcosa durante il draft e
la campagna acquisti è andato storto, altrimenti non si spiegherebbe perchè l'attaccante Quincy Amarikwa, giusto per fare un nome, sia stato lasciato
“unprotected” un solo anno dopo il suo arrivo dal college, così come il centrocampista Antonio Ribeiro prelevato lo scorso anno da Montreal ed
utilizzato solo sette volte durante l'intero campionato, o l'attaccante Chris Wondolowski acquistato a campionato in corso da Houston che avrebbe
dovuto in teoria dare peso all'attacco ma che ha segnato solo tre goal…certamente anche il general manager John Doyle dovrebbe farsi un serio esame di coscienza ma non capisco la decisione di confermare l'allenatore Frank Yallop, che da quattro anni consecutivi non riesce a qualificare una squadra ai play-off! Il primo anno (2006) poteva dire che i Galaxy soffrivano della “sindrome del gatto grasso”, ovverosia che dopo la vittoria in MLS Cup 2005 i giocatori non avevano più stimoli e che era stato commesso qualche errore in fase di mercato (anche lì se i Galaxy non avessero perso in finale di Us Open Cup la stagione avrebbe potuto considerarsi salvata ma tant'è… -ndr-), il secondo anno, cioè quando è arrivato Beckham poteva lamentarsi del fatto che l'inglese era arrivato rotto e non gli si era dato il tempo di riprendersi e che i play-off erano stati mancati all'ultima giornata oltre la presenza in rosa di fenomeni parastatali quali Ty Harden, Carlos Pavon e del sopraffino palo della luce Abel Xavier, ed aggiungiamo la finale di Superliga persa ai rigori, mentre l'anno scorso
l'attenuante per il mancato raggiungimento dei play-off si poteva attribuire al discorso relativo alle nuove espansioni, ed anche quest'anno sarebbe ingiusto
scaricare tutta la colpa su di lui, ma quattro anni senza play-off sono tanti e l'etichetta di perdente in questi casi diventa difficile da staccarsi di dosso, per cui a Yallop consiglierei di stare fermo un giro o provare ad allenare in Canada o in USL o perchè no nella neonata NASL in attesa di capire se sia arrivato per lui il momento di terminare la sua carriera di allenatore almeno a livello pro o di ritornare su una panchina di MLS, mentre per la guida tecnica di San Jose proporrei Jurgen Klinsmann, che a dire il vero darei volentieri ai Red Bulls ma l'ipotesi San Jose, avendo la nostra pantegana bionda moglie e figli in California sarebbe forse meno surreale, altrimenti, e questo secondo me sarebbe un colpo per la MLS, affidare la panchina al boemo Zdenek Zeman che sicuramente saprebbe plasmare bene i ragazzi in arrivo dai college assieme ai professionisti più navigati ed avrebbe più tempo e meno stress per far assimilare alla squadra i suoi moduli e magari essere finalmente vincente e di conseguenza meno polemico…

Per quanto riguarda Boston abbiamo discusso più volte negli anni e siamo giunti ad una conclusione, i New England Revolution hanno bisogno di una nuova
proprietà  che voglia investire, costruire un soccer specific stadium e dare ai tifosi quella gloria che da troppo tempo aspettano…è vero che tutte le squadre
pro sport di Boston sono un pò sfortunate ma sicuramente ma sicuramente se avessero potuto schierare anche solo un giocatore che potesse fare la differenza, e non parliamo per forza di un Beckham ma anche solamente uno Schelotto, un Blanco o un Angel sicuramente quella bacheca non sarebbe così vuota, e negli ultimi due anni le cose per i Revs sono andate un pò peggio del previsto perchè la rosa non è stata rinforzata dopo un'annata tutto sommato mediocre, mentre quest'anno i play-off sono finiti alla prima corsa ad opera dei Chicago Fire, e Steve Nicol, che quest'anno dovrà  fare a meno del suo secondo Paul Mariner (tornato in Inghilterra, dove allenerà  il Plymouth Argyle), non può sempre fare le nozze coi fichi secchi ed azzeccare sempre le scelte dei draft per cui la famiglia Kraft, peraltro contraria all'aumento dei salari dei calciatori farebbe bene a farsi da parte perchè al momento, sebbene siano tra i fondatori storici della MLS, non sono più una risorsa ma una zavorra alla crescita del soccer negli Usa, e per far allargare loro i cordoni della borsa non basta una tarma ma forse sarebbero inutili anche sciami di locuste (quando si tratta del soccer, perchè per i New England Patriots la musica è ben diversa)

Discorso differente meritano i Chivas Usa, in quanto dopo il primo disastroso anno la squadra è andata via via migliorando sia dal punto di vista della classifica che come gioco espresso, soffiando addirittura il Superlclasico ai più titolati cugini dei Galaxy nella stagione 2008…quest'anno i cugini si sono vendicati sconfiggendo i Chivas Usa durante le finali di conference ma si sa i derby sono sempre partite particolari…come già  trattato in passato il punto dolente della squadra è il pubblico, che nonostante quest'anno abbia registrato un incremento del 6,5% ha comunque perso negli ultimi tre anni quasi il 25% dei tifosi presenti sugli spalti, e questo ha fatto pensare il patron Jose Vergara ad una possibile riallocazione del team, ai confini col Messico e precisamente a San Diego, già  patria dei Sockers recentemente rinati come team indoor nella P.A.S.L. Il problema secondo molti non è la location quanto il nome, difficilmente un emigrante messicano che vive negli Usa si identificherebbe con i Chivas Usa se in patria non è tifoso dei più storici e blasonati Chivas de Guadalajara, ed odio ripetermi ma come dicevano i romani repetita juvant, se vivessi ad esempio in Australia e fossi tifoso del Milan mai e poi mai seguirei una squadra che nasce come team gemello degli odiati cugini interisti, per cui come già  scritto in un'altro articolo i Chivas Usa dovrebbero cambiare nome magari adottando come suggerito in passato il nome Aztecs che fu dello storico team NASL dove militarono in passato George Best e Johan Cruijff e un nome che richiami la comunità  ispanica non andrebbe comunque bene perchè sarebbe un salto indietro di molti decenni quando il soccer era considerato ancora uno sport “etnico”, etichetta che per molto tempo ha pesato come un macigno ed ha costretto il gioco più bello del mondo ad una vita risicata da sport amatoriale quando gli altri pro sport americani potevano già  godere di lucrosi contratti con sponsorizzazioni e network televisivi. Ciononostante penso che finchè Vergara resterà  proprietario
dei Chivas Usa il nome alla squadra non verrà  cambiato (addirittura tempo fa l'eccentrico miliardario messicano aveva proposto il lancio dei Chivas China) e una relocation a San Diego forse cambierebbe qualcosa a livello di pubblico ma in ogni caso non risolverebbe il problema e lascerebbe Los Angeles senza il derby, l'unico per ora di tutta la MLS, per cui auspichiamo che Jose Vergara decida, di fronte a questa forte diminuzione di pubblico e di appeal della sua squadra americana, di venderla a qualcuno che ne cambi il nome e la renda più appetibile a tutti quei losangelini che non si identificano nei Galaxy e che non siano per forza messicani e tifosi del Chivas de Guadalajara, anche perchè identificarsi nei Chivas Usa sembrerebbe una autoghettizazione per quei messicani che la supportano, e il calcio è nato per unire e non per dividere, a buon intenditor..

La favola del Real Salt Lake è stato qualcosa allo stesso tempo di clamoroso e tipicamente americano, il campionato dei ragazzi dello Utah non era sembrato brillante e la qualificazione è stata in forze fino all'ultimo ed è arrivata solo grazie ad una vittoria contro i Colorado Rapids, ma durante i play-off la cenerentola si è trasformata in un carrarmato capace di competere in finale coi più quotati Los Angeles Galaxy ed aggiudicardi la MLS Cup 2009 in quel di Seattle ai calci di rigore. Ora tutto quello che si può augurare ai ragazzi di Salt Lake City è di continuare così ed i regali per loro sono una campagna abbonamenti da record sulle ali dell'entusiamo per l'inaspettata vittoria e un designated player capace di fare la differenza anche in Concacaf Champions' League, e a questo proposito proporrei il brasiliano Ronaldo, che dato per finito lo scorso anno dopo gli infortuni a ripetizione al Milan e la sua disavventura coi travestiti che ha seriamente minato la sua immagine pubblica era stato scaricato sia dal Milan che da molti dei suoi sponsor ed era ritenuto oramai un ex giocatore, ma anche i suoi detrattori più acerrimi, tra cui il presidente brasilano Lula hanno dovuto tacere quando grazie ai suoi goal il Corinthians si è aggiudicato il campionato brasiliano. Già  qualche anno fa si parlava del brasiliano come possibile dp negli Usa, intanto il tempo passa e l'anagrafe reclama il suo pegno da pagare, Ronaldo può ancora affermarsi in un campionato come quello MLS, far lievitare gli abbonamenti ed i goal sia in campionato che nelle competizioni internazionali ed essendo lo Utah uno stato dove il sentimento religioso è forte, sicuramente non cadrebbe in tentazione come invece facilmente potrebbe avvenire a New York o Los
Angeles…dal Real Madrid al Real Salt Lake? Chi vivrà  vedrà …

Per Houston le cose da dire sono molte ed i regali anche..cominciano con il carbone e le bacchettate sulle mani per la maniera in cui i Dynamo si sono fatti eliminare in Champions' League perdendo per 3-2 contro la cenerentola del girone, vale a dire l'Isidro Metapà¡n, quando un semplice pareggio poteva qualificarla ai quarti di finale raddoppiando così le chance per le squadre Usa di poter vincere la coppa campioni del nord/centro america, ma si sa il pallone
è rotondo e sono questi colpi di scena che nel bene o nel male rendono il calcio lo sport di squadra più imprevedibile e per questo più affascinante…spostanto
l'occhio sulla situazione societaria si nota che il tandem tra la AEG e l'ex pugile Oscar De la Hoya ancora perdura e ci siamo già  espressi negativamente su questo e non a sproposito vista la dipartita per Toronto di Dwayne De Rosario che forse avrebbe aiutato parecchio Brian Ching davanti e l'acquisto di Landin come designated player della squadra che ha segnato una sola rete in sette partite sono alquanto discutibili, pertanto questa è la conferma che le gestioni in tandem spesso non fuzionano, ed il regalo per Houston è un nuovo socio che con De la Hoya rilevi il 50% della quota dei Dynamo ancora in mano all'AEG di Philip Anschutz e che possa così buttare le fondamenta per la costruzione del nuovo soccer specific stadium che i tifosi stanno aspettando da tempo ma del quale ancora non si ha notizia. Per quanto riguarda il parco giocatori Luis Landin potrebbe anche restare ma con una cospiqua riduzione dello stipendio così come fece Claudio Lopez per rimanere a Kansas City, mentre come punta di peso ai Dynamo proporrei Eddie Johnson ultimamente relegato tra panchina e tribuna di ritorno da Londra sponda Fulham e voglioso di tornare negli Usa per poter giocare titolare e mostrare quanto di buono ha imparato durante la sua permanenza in Inghilterra. E siccome si vocifera ai un Alvaro Recoba in possibile trattativa con la MLS manderei il Chino a Houston per regalare i suoi ultimi guizzi e perle affinchè galvanizzi numerosa comunità  di origine ispanica nella città  fondata dal generale Houston. In più, siccome a volte si dice che il miglior acquisto per una squadra è spesso e volentieri il giocatore non ceduto o recuperato da un lungo infortunio, mi auguro che Richard Moolroney venga recuperato dall'infortunio e non venga ceduto o tagliato così che possa dare supporto e tonicità  al centrocampo dei Dynamo.

Un innalzamento del salary cap fino a 3 milioni di presidenti morti con più risorse liberate a sostegno dei developmental contracts, ed una modifica nella norma della Beckham rule così che i 400.000$ che ora gravano nelle spese del club siano interamente a carico di sponsor e presidenze dei vari club senza incidere sul bilancio, cosicchè i cosidetti rookies, gli esordienti nella MLS, molto spesso giovani in arrivo dai college con talento da vendere e belle speranze non siano costretti ad accettare salari al limite della soglia di povertà  incoraggiando così chi gioca a soccer nelle high school e nelle università  americane di non appendere gli scarpini al chiodo ed optare per altri sport, e in questo modo si fermerebbe di sicuro la diaspora di talenti che nemmeno accettano le ridicole offerte della MLS firmando direttamente optandoo per club europei prevalentemente scandinavi oppure per la meno prestigiosa ma più remunerativa (per quanto riguarda questa categoria) USL, per cui si spera che durante il prossimo rinnovo del contratto che si compierà  nel Gennaio 2010 le resistenze di chi non vuole alzare il salary cap che vedono a capo di questo fronte del no il patron dei New England Revolution Kraft nelle vesti di un dickensiano Uncle Scrooge vengano sedate e si arrivi ad un ragionevole aumento di appena 700.000 $ annui, che non sono nulla per chi ogni anno fattura centinaia di milioni di dollari ma che aiuterebbero così il sistema soccer Usa a progredire ed aumentare il numero dei possibili talenti, chi altrimenti penserebbe di diventare un giocatore di soccer con paghe da fame quando negli
altri pro sport americani anche da rookie prenderebbe molto di più?

Un po di buon senso ai dirigenti della nuova N.A.S.L. affinchè vengano a più miti consigli con la U.S.L. di Francisco Marcos e che lo scisma avvenuto in seno alla seconda divisione Usa possa essere riassorbito, una guerra fratricida non serve a nessuno e la storia del soccer Usa ne è costellata e senza di essere sicuramente non ci sarebbero voluti decenni affinchè lo sport più bello del mondo uscisse dall'anonimato, tutto questo fa venire in mente l'annata 1967, quando le leghe rivali N.P.S.L. ed U.S.A. che un anno più tardi si sarebbero fuse formando la N.A.S.L. rivaleggiavano cercando di contendersi una base di tifosi che a malapena avrebbe potuto sostenere una lega, con inutile spreco di soldi ed energie. Certamente la politica gestionale del commissioner USL ha scontentato molti club che hanno così creato questa nuova lega ma la mia speranza è che la neo rinominata NASL e quel che resta della USL trovino un accordo che mantenga una unica lega a fare da seconda divisione e che allo stesso tempo tenga conto delle esigenze dei club che non contenti hanno creato questa nuova lega con un nome forse troppo ambizioso…verba ligant homines, funes cornua taurorum…

Per la città  di Kansas City che quest'anno ha purtroppo mancato i play-off, dopo un'attenta analisi il regalo per i Wizard sarebbe un attaccante che sia prolifico, perchè quest'anno l'attacco di Kansas City sembrava avere le polveri bagnate..l'ex Houston Kei Kamara che bene aveva fatto in Texas ha totalizzato nel Missouri una sola rete, le 11 reti di Josh Wolff e le 7 di Claudio Lopez non sono abbastanza, ed un attacco che in una stagione ha totalizzato appena 33 reti è a dir poco asfittico, per cui la punta di peso per questa squadra è Kenny Cooper, capocannoniere a Dallas nella stagione 2008 che sperando non si trovi bene in Germania come successe anni fa a Landon Donovan ai tempi del Bayer Leverkusen e torni così negli Usa segnando per i Wizard i goal necessari per il raggiungimento dei play-off.

Qualche buona scelta nei vari draft per Columbus che ben si integri nella squadra allenata dal polacco Robert Warzycha vincitrice quest'anno del
Supporters Shield e che è ancora in corsa per la Coppa Campioni nordamericana, ed una camera iperbarica per Guillermo Barros Schelotto affinchè riesca a mantenersi giovane per un altro anno e possa così continuare ad essere il motorino del centorcampo dei Crew in vista delle prossime sfide…certo ripetersi è un privilegio finora capitato solo a Houston e Washington ma le sfide imminenti tra Concacaf Champions' League alla quale Columbus ha ottenuto la partecipazione anche alla prossima edizioni, la MLS cup 2010, e la Us Open Cup ci fanno ben sperare che le nuove scelte avranno la grinta giusta per integrarsi nel telaio dei Crew e che il Melizo continui per un altro biennio a ripetersi sui livelli a cui ci ha abituato.

Carbone e bacchettate sulle mani per i Toronto FC, rei di aver buttato via sia la partecipazione in Champions' League dopo la strepitosa vittoria nel Nutrilite Canadian Championship che tra le altre cose aveva visto Toronto imporsi sui futuri campioni USL Montreal Impact con il punteggio
tennistico di 6-1, sia di aver gettato alle ortiche nelle ultime due partite di regular season la qualificazione ai play-off per via di un pareggio casalingo
coi derelitti San Jose Eartquakes ma soprattutto per la terribile sconfitta per 5-0 al Giants Stadium contro la cenerentola New York Red
Bulls
…i commenti sono superflui, ma auguriamo al nuovo allenatore Pedrag “Preki” Radosavljevic, che già  al suo arrivo ha fatto fuori Amado Guevara, Pablo Vitti e Lesly Fellinga, e che si vocifera porti con se dai Chivas Usa Ante Razov di saper costruire una squadra più continua e con più carattere di quella vista durante la stagione 2009 e che finalmente riesca a raggiungere i play-off per la prima volta in assoluto nella sua breve storia, e visto che al B.M.O. Field stanno sostituendo il turf con l'erba regalo a Preki e i suoi Toronto F.C. nientemeno che l'australiano di origini croate Mark Viduka quest'anno svincolatosi dal Newcastle, che potrebbe sicuramente essere d'aiuto in avanti e che potrebbe far aumentare le presenze al botteghino in maniera consistente vista la numerosa presenza di croati in Ontario, come dimenticare i Toronto Metros-Croatia vincitori (con Eusebio) del Soccer Bowl 1976?

I Chicago Fire si sono confermati quest'anno una squadra di buon livello anche se forse ci si aspettava da loro qualcosa di più, per questo forse la Andell Holding, proprietaria della squadra ha dato il benservito al coach Dennis Hamlett. Chiunque sarà  il nuovo allenatore, deve sapere che purtroppo si troverà  in mano una squadra priva di due dei suoi migliori elementi delle passate stagioni, sarebbe a dire gli attaccanti Chris Rolfe richiesto in Europa, e il messicano di recente richiamato in nazionale Cuauhtémoc Blanco, probabilmente in dirittura d'arrivo al Veracruz. Per ovviare a queste due perdite regalo ai Fire una scelta al Superdraft che si riveli una piacevole sorpresa in attacco ed un designated player che non faccia rimpiangere Blanco, e a quest'uopo direi che l'ucraino Andrij Å evčenko già  stella del Milan e che non sta brillando nella Dinamo Kiev possa essere l'uomo giusto al momento giusto.

I Seattle Sounders si sono già  fatti il regalo da soli, una campagna abbonamenti sensazionale e una Us Open Cup, non male per una expansion
franchise, per cui tutto quello che si può regalare loro è la voglia di ripetersi e fare meglio e il supporto ancora più caloroso dei propri tifosi. Unica nota dolente è stata la resa sotto le aspettative del designated player Fredrik Ljungberg dal quale onestamente ci si aspettava molto di più, e già  l'anno scorso ci si era chiesti se avrebbe potuto dare quello che ci si aspettava da lui, non per nulla la squadra quest'anno lo ha lasciato “unprotected”…per sostituire il deludente svedese il mio pensiero va a Raàºl Gonzà¡lez Blanco, attaccante del Real Madrid del quale si vocifera da tempo uno sbarco negli Usa, ed essendo spagnolo pertanto abituato a tifoserie calienti, penso che Seattle con i suoi 30.000 e più entusiasti tifosi a partita che sono realmente il dodicesimo uomo in campo sarebbe per lui il posto più adatto per il suo “buen retiro”.

Si ringrazia Gabriele De Franscisi alias Joker per sua gentile collaborazione

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