Dieci i teamgià aderenti alla nuova NASL
Proprio nei giorni in cui la MLS stave preparandosi per la MLS Cup, è stata resa pubblica la decisione relativa ala nascita della North American Soccer League, formata da un gruppo di club in uscita dalla United Soccer Leagues 1st Division. NASL il cui campionato dovrebbe prendere il via ad aprile 2010.
La TOA (Team Owners Association) ha certo scelto un nome pesante per la nuova leg ache dovrebbe andare a rappresentare il second livello del soccer USA dietro la MLS, essendo inevitabile non volare con la mente ai tempi in cui gente quale Pelé, Franz Beckenbauer e Johan Cruyff, si aggiravano per gli stadi americani. Ma purtroppo non sara nulla di questo genere, anche se la scelta di utilizzare il brand NASL è stata sicuramente ottima dal punto di vista del marketing.
Ma non tutto è così facile come sembrerebbe. E quindi forse è meglio fare un passo indietro per comprendere una situazione che sta scuotendo le basi stesse del calcio in America.
Già da alcuni mesi la maggior parte dei proprietari dei club della USL 1st Division aveva espresso il proprio malcontento per il modo in cui la lega veniva gestita: tasse d'iscrizione alte, scarsi servizi e zero supporto locale e di marketing. In pratica la USL - guidata da Francisco Marcos, 30 anni fa a capo della comunicazione dei Tampa Bay Rowdies della NASL e poi fondatore del sistema USL (composto da 1st e 2nd Division, PDL, Super-20, SuperY e Women League) era diventata un centro di raccolta soldi, che poco restituiva ai principali finanziatori e priva di una strategia di crescita modello-MLS (stadi, TV), con i proprietari costretti ad un certo punto ad associarsi per affrontare il problema.
A differenza di come avviene in altri paesi, dove sono i club i titolari della lega, la USL era di proprietà (al 94%, il rimanete 6% è di Marcos) della società di abbigliamento sportivo Umbro, che però è stata acquistata dalla Nike nell'ottobre 2007 proprio per la volontà di questa di espandersi nel calcio, dove la concorrenza dell'Adidas (che ha l'esclusiva per la MLS) è molto forte. Ma a quanto pare la Nike nel chiudere l'affare-Umbro non sapeva di acquistare anche la USL, e una volta scoperto ha subito cercato un compratore, dando così alla TOA la possibilità di riprendersi ciò che fondamentalmente dovrebbe appartenere loro, visto che poi sono i club a mandare i giocatori in campo. Tre le offerte sul tavolo della Nike: quella della TOA insieme alla brasiliana Traffic Sports, società proprietaria del Miami FC; del NuRock group, guidato da un ex compagno di college di Francisco Marcos: e una di Jeff Cooper, titolare della franchigia di St. Louis, con alle spalle la Anheuser-Busch, un gruppo europeo, sembra l'Adidas, che avrebbe dovuto consentire un accordo con la MLS. Quando la Nike pareva aver trovato in Jeff Cooper – riccone di St. Louis, città che aveva provato a far entrare nella MLS per poi accontentarsi del livello inferiore, ed ex membro del board degli inglesi del Brentford (Football League), e che aveva anche raggiunto un accordo con i principali team – ecco il colpo di scena. La stessa Nike - che aveva riconosciuto in Cooper il maggior offerente – decide invece di vendere la USL e i suoi 600 club alla NuRock. Tutto legale, ma la "dimenticanza" di informare molti dei proprietari ha reso la rottura con Marcos insanabile.
Ed ecco a novembre l'annuncio da parte della TOA della nascita della NASL, con a capo il CEO del montreal Impact Joey Saputo. Ad aderire sono Carolina RailHawks, Atlanta Silverbacks (che rientrano quindi dopo un anno di assenza), Crystal Palace Baltimore, Miami FC, Minnesota Thunder, Montreal Impact (probabile in MLS dal 2012), AC St. Louis (expansion team, stessa proprietà che voleva la MLS), Tampa Bay Rowdies (expansion team) e Vancouver Whitecaps FC (in MLS dal 2011), cui la settimana scorsa si è aggiunto il Rochester Rhinos.
Attualmente la NASL è in attesa della decisione della US Soccer Federation (la Canadian Soccer Association si è tirata fuori), che dovrà dirimere la querelle con la USL 1st, rimasta con le sole Portland, in MLS dal 2011, Puerto Rico e Austin, dato che i Charlotte Battery si sono auto retrocessi in USL 2nd Division e i Cleveland City Stars hanno chiuso. Patetici in questi giorni i tentativi della USL di aggiungere due club portoricani quali il Sevilla Puerto Rico e il River Plate Ponce, che però ha già respinto l'offerta. Una riunione tenuta lo scorso weekend tra USSF, USL e NASL non ha dato esiti, e subito dopo la USL ha denunciato Rochester, Tampa Bay e Crystal Palace FC USA (di proprietà del team inglese che gli dà il nome). Un tentativo patetico di recuperare qualche soldo, ma sicuramente un colpo definitivo all'immagine della USL. La situazione però si fa complicata, e potrebbe mettere persino a rischio la candidatura USA ai Mondiali 2018 e 2022 (la FIFA infatti non accetta interferenze dei sistemi giudiziari nelle vicende calcistiche, e può sanzionare le Federazioni). E' poi a rischio la partecipazione di vancouver e Montreal al Canadian Championship, e comunque alla CONCACAF Champions League, oltre alla posizione di tutti quei giocatori che accettino di firmare per club che giochino in una lega non “sanzionata” (cd. rogue league),
La ragione vorrebbe la NASL eretta a Division 2 del soccer USA , con la USL 2nd che diventa l'unica divisione pro della USL come sorta di terza divisione, e con la USL che mantiene anche la PDL (Premier Development League), in cui invece Marcos in questi ha fatto un buon lavoro (basti pensare ai casi Charlie Davies, finito in Europa e in Nazionale senza passare per la MLS, o il duo di Carolina Mike Peterle e Cody Arnoux, ingaggiato dall'Everton quest'anno). Si attende quindi la parola della USSF. Si parla della prossima settimana. Secondo i vari commentatori però tutte le opzioni sono ancora aperte.
Quale possa essere il futuro quindi non è ancora chiaro. L'idea NASL al momento appare ottima, specie se verrà stipulato qualche accordo di collaborazione con la MLS in termini di business e di scambio giocatori. Sarebbe l'embrione di un sistema calcistico multidivisionale, seppur senza promozioni e retrocessioni, purtroppo impensabili negli USA. La nuova Division II americana va però pensata al meglio, tanto più considerando che nei prossimi anni perderà Vancouver (2011) e Montreal (2012) - ma dovrebbe avere dalla USL Portland (anch'essa via nel 2011), Austin e forse Puerto Rico – e dovrà quindi passare per un'expansion adeguata nei modi e nei termini (Edmonton per Vancouver nel 2012, Quebec City per Montreal, Ottawa già prevista per la USL), che consenta di gestire al meglio le spese, che a questi livelli sono notevoli. Attualmente infatti, la gestione operativa annua di un team USL-1 è tra $1.5 e $2 milioni, con un break even raggiungibile con una media spettatori di soli 5.000 paganti.
Tutto fermo al momento e la riservatezza di tutti i soggetti coinvolti è notevole, ma entro una settimana tutto si dovrebbe chiarire, anche perché per partire ad aprile i tempi iniziano ad essere stretti.