Dai Chivas agli Atzecs?

Elton John e George Best ai tempi degli Aztecs. Quando il soccer era glamour

Perché potrebbe essere conveniente impiantare una seconda squadra a L.A.

Situazione generale della MLS

Il soccer, spesso considerato il fratello povero degli sport americani sta crescendo a livello esponenziale di popolarità  e copertura a livello di mass media. La Major League Soccer, dopo una situazione difficile nei suoi primi anni di vita sta rapidamente macinando utili grazie a sempre crescenti e vantaggiose sponsorizzazioni e vantaggiosi contratti TV. Un altro dato di fatto come chiara testimonianza della sempre crescente popolarità  del soccer è che dall'anno scorso la squadra vincitrice della MLS Cup viene ricevuta alla Casa Bianca dal Presidente degli Stati Uniti, come è da sempre oramai di prassi nei maggiori sport americani. Una delle ragioni di questa crescita è da cercarsi nella forte immigrazione dal Messico ed altri paesi latino-americani, da sempre appassionati dello sport più bello del mondo, senza dimenticare le comunità  più radicate di origine europea, che tradizionalmente amano il soccer come scozzesi, irlandesi, italiani giusto per citarne alcune. A dire il vero queste communities sono state spesso snob in passato verso il soccer Usa mentre allo stesso tempo seguivano quasi avidamente le partite dei loro campionati d'origine via satellite, ma da quando il livello di gioco della MLS è stabilmente in rialzo, i membri delle suddette comunità  hanno ricominciato ad andare allo stadio come già  avevano fatto per alcuni anni ai tempi della NASL. Il numero di possessori di franchigie pro soccer nella MLS è salito dai tre del 2001 (Kraft Sports, Hunt Sports Group, AEG) e le squadre sono aumentate da dieci a quattordici, quasi tutte con un proprietario per squadra tranne l'AEG che oltre ai Los Angeles Galaxy detiene il 50% degli Houston Dynamo e il Hunt Sports Group che oltre a Dallas è proprietario anche dei Columbus Crew, anche se alcune voci per il momento non ufficilai danno i Crew in vendita ad un nuovo consorzio. La popolarità  e la redditività  del soccer e della lega stessa, cresciute grazie a molti fattori dei quali l'arrivo del fuoriclasse inglese David Beckham, quest'anno in mezzo alle polemiche sia per il suo tardivo ritorno in California dopo il campionato disputato in Italia con l'A.C. Milan, è solo una piccola parte, ha fatto si che la MLS attirasse sempre più investitori americani e stranieri, come la Red Bull Gmbh (acronimo tedesco per dire S.p.A.) da qualche anno proprietaria dei rinominati New York Red Bulls, e il magnate messicano Jose Vergara, che assieme al socio Robert Cue ha fondato, su modello del popolare club messicano Chivas de Guadalajara, il CD Chivas Usa. Altri investitori locali sono, solo per citarne alcuni, Dave Checkets per il Real Salt Lake, la Andell Holding per i Chicago Fire, Stan Kroenke per i Colorado Rapids, e Paul Allen, cofondatore della Microsoft, per i Seattle Sounders, che da quest'anno dopo molte stagioni nella meno prestigiosa USL, militano in MLS, mentre i Philadelphia Union sono attesi nel 2010. La MLS ha una media attuale di circa 15.000 spettatori a partita, che sale a 29.400 paganti presenti al Qwest Field ogni volta che i Seattle Sounders giocano in casa. L'attuale lega pro soccer è stata insignita nel 2007 del premio di lega pro sport dell'anno ed anche se quest'anno ha registrato per la prima volta un ribasso nelle medie spettatori dopo tanti anni anche se maggiormente per la crisi economica di cui si è già  abbondantemente disquisito e in parte per l'affaire Beckham, la MLS continua ad attrarre investitori. Un'altra ragione di questo successo è la costruzione dei cosiddetti Soccer Specific Stadia, che oltre che tagliare consistentemente gli altrimenti ingenti costi del noleggio di un costoso e troppo grande stadio da football, da ai tifosi una casa attorno al quale costruire la propria soccer community senza doverla spartire con la squadra locale di football o di baseball facendo finalmente sparire la sensazione di essere i fratelli poveri del team locale NFL o MLB. Questi stadi possono essere poi usati per altro genere di avvenimenti come concerti con artisti di richiamo e tanto altro, con le rendite che vanno direttamente nelle tasche del club proprietario della struttura, e a parte Boston e Seattle, che giocano in stadi da NFL perché i proprietari delle rispettive franchigie hanno in mano rispettivamente New England Patriots e Seattle Seahawks, le altre società  si sono costruite, stanno costruendosi, o perlomeno stanno cercando di costruirsi il proprio stadio, ed è un dato di fatto che al momento le squadre con i bilanci in attivo sono proprio quelle che hanno lo stadio di proprietà , mentre chi ancora non ne detiene uno registra un segno sui propri libri contabili. Molta gente pensa che il sogno di Steve Ross, mai dimenticato tycoon della Warner Bros e proprietario dei leggendari New York Cosmos, cioè quello di vedere il soccer entrare nell'Olimpo dei più seguiti pro sport americani, possa presto diventare realtà . Le ragioni per cui non accadde trent'anni fa sono svariate e molteplici, una delle tante fu perché non tutti i proprietari della franchigie NASL avevano la stessa disponibilità  economica e pubblico dei Cosmos, per cui ipotecarono il loro futuro comprando costosi giocatori stranieri il più delle volte avanti con gli anni che venivano negli Usa solo per raccogliere gli ultimi soldi (esempi su tutti Geoff Hurst nei Seattle Sounders e Bobby Moore ai San Antonio Thunder) o giocatori della terza divisione inglese invece di sviluppare un parco giocatori americano come invece accade ora con la nascita recente dei settori giovanili. Un'altra ragione per la quale il soccer non attecchì fu anche perché le maggiori leghe sportive, NFL in testa, fecero forti pressioni sui network nazionali affinché non trasmettessero partite della NASL, così senza un contratto televisivo la già  in difficoltà  NASL non ce la potè fare e fallì al termine della stagione 1984. Ultimo ma non ultimo c'è da aggiungere i ripetuti fallimenti della nazionale Usa, che dopo il 1950 non riuscì a qualificarsi per la fase finale dei mondiali di calcio fino al 1990, che han pesato non poco perché gli americani, non avendo un eroe nazionale nel quale indentificarsi (anche perché i pochi giocatori americani salvo eccezioni scaldavano le panchine delle rispettive squadre per fare posto ai fuoriclasse stranieri) come negli altri sport, non si interessarono mai seriamente al soccer. La MLS ha fatto tesoro di questi errori passati, e ha fatto in modo che un simile fallimento non possa più accadere, anche perché molti proprietari di franchigie hanno interessi anche negli altri maggiori sport americani, come basket o football americano, per cui, essendo questi gruppi presenti in più discipline sportive non potrà  succedere quel che successe al compianto Lamar Hunt, proprietario dei Kansas City Chiefs della NFL e i Dallas Tornado della NASL, che subì una causa presso l'antitrust da parte della NFL per disincentivarlo ad investire nel soccer. L'attuale lega pro soccer ha anche stipulato un vantaggioso contratto televisivo di 100 milioni di dollari per cinque anni, la Nazionale Usa si qualifica regolarmente ai mondiali e si è recentemente comportata molto bene nelle competizioni continentali e in Confederation Cup, dove ha fatto tremare il potente Brasile, e molti giocatori americani militano oramai da anni nelle principali leghe europee come la EPL o la Bundesliga, senza contare Francia, Olanda, Belgio, Norvegia e da quest'anno anche nella serie A italiana, cosicché gli americani possono finalmente convincersi di essere anche loro capaci di giocare a calcio e togliersi finalmente il berretto da asino dalla testa. C'è anche da aggiungere che per evitare che i costi vadano fuori controllo, la MLS ha fissato un salary cap che si aggira sui 2,7 milioni (sebbene verrà  sicuramente rivisto al termine della stagione 2010) di dollari per contenere le spese, escludendo il cosiddetto Deisgnated Player, il quale pesa sulla spesa complessiva per $400.000.
Per queste ragioni è facile prevedere che investire nel soccer diventerà  sempre più un buon business se correttamente gestito con la necessaria competenza ma anche l'altrettanto necessaria passione, (le due gambe che tengono in piedi la franchigia) e sempre nuovi investitori bussano alla porta della MLS dove un indaffarato ed attento Don Garber esamina i progetti e le proposte per la fondazione di nuove franchigie. Per questo motivo la cosiddetta expansion fee, la tassa d'ingresso nella lega, è passata dai 20 milioni di dollari del 2005 al 40 milioni attuali, e potrebbe presto salire ancora di prezzo.

Il soccer a Los Angeles

Scendendo nel particolare, la città  degli angeli è attualmente l'unica a poter vantare due franchigie nella stessa città , creando così una rivalità  cittadina che accende gli animi dei tifosi come accade da sempre nel resto del mondo (Real Madrid contro Atletico, Milan contro Inter, Manchester United contro Manchester City e River Plate contro Boca Juniors giusto per nominare quelli più conosciuti) e che sfocia in una coppa chiamata Super Clasico o El Clasico Angelino nella lingua di Cervantes, oramai quella più parlata a Los Angeles. Seguendo questo modello New York avrà  probabilmente una seconda squadra dopo il 2009, anno in cui la Red Bull Gmbh perderà  i diritti di esclusiva su New York ed il New Jersey, ed alcune voci di corridoio danno i Mets tra i probabili investitori nel nuovo progetto, anche se forse per i primi anni il nuovo sodalizio militerebbe in USL. Los Angeles può vantare dal canto suo una forte tradizione calcistica, con i Los Angeles Wolves vincitori del titolo U.S.A. '67 ed i Los Angeles Aztecs (che annoverano tra i proprietari Elton John, a sottolineare il forte legame tra lo sport e il glamour che è necessario a Los Angeles più che altrove per avere successo in qualsiasi lega pro sport) vincitori del titolo NASL nel 1974. Dall'altra parte però non si può non tralasciare che i Chivas Usa di Jose Vergara hanno perso in tre anni il 27% del loro seguito, e le ragioni del pesante salasso sono di varia natura. Prima fra tutte l'arrivo del supercampione inglese David Beckham sulla sponda rivale dei Galaxy, che portando su di se buona parte della copertura mediatica ha avuto come effetto negativo per i Chivas che molti di coloro che avevano sottoscritto l'abbonamento per il club latino di Los Angeles, lo hanno restituito per potersi abbonare alla compagine rivale che tra le altre cose grazie a Beckham ha ottenuto una vantaggiosa sponsorizzazione da Herbalife (di proprietà  di Vergara!). Questa decisione di molti sportivi è stata un colpo molto duro per i Chivas Usa, considerando che la maggior parte dei loro tifosi segue molto più il futébol latino che non la EPL, e tutto questo nonostante i Galaxy siano finiti per la terza volta consecutiva fuori dai play-off, mentre i Chivas hanno occupato migliori posizioni di classifica. Anche ora che l'effetto Beckham sembra aver esaurito la sua spinta propulsiva l'Home Depot Center registra quasi sempre il tutto esaurito quando Beckam e i suoi compagni giocano in casa,(dal 17.000 ai circa 22.000 prima del suo ritorno) mentre poco più di 13000 spettatori sono presenti sugli spalti quando è il turno dei Chivas a giocare in città . Ma non è Beckham la sola ragione di questo insuccesso, che probabilmente risiede anche nel nome della squadra, visto che I Chivas Usa sono nati infatti come squadra satellite del popolare club messicano Chivas de Guadalajara, per cui sono considerati dagli americani una squadra messicana invece che statunitense, mentre dall'altra parte non tutti i messicani residenti in California devono per forza identificasrsi con i Chivas Usa se in patria seguono altre squadre. Giusto per fare un esempio semplice ma veritiero, un italiano residente in Australia non andrebbe mai a supportare per esempio un club chiamato "Juventus Canberra" satellite della celebre Vecchia Signora se in patria è tifoso di un'altra squadra magari rivale della Juventus, come Milan, Inter e Roma. Di fronte a questi impietosi ma veritieri dati statistici , si mormora che Jose Vergara voglia spostare le sue capre (Chivas significa appunto capre) da Los Angeles a San Diego, al confine con la frontiera messicana e senza un altro club rivale contro cui lottare per avere maggiori entrate al botteghino. In più San Diego è anche la città  dei mai dimenticati San Diego Sockers, una delle squadre più popolari militante nella NASL prima e nella MISL poi. Spostandosi lì, molto probabilmente i Chivas avrebbero successo, ma sarebbe giusto raccomandare a Vergara di cambiare lo stesso il nome alla squadra, magari qualcosa che richiami comunque il sapore latino ma senza essere così specificatamente legato ai suoi Chivas messicani. Qualcuno potrebbe rispondere che il nome Chivas richiama la tradizione, ma ricordiamo che San Diego si trova negli Usa e non in Messico da più di cent'anni, per cui se volesse un nome che richiamasse la tradizione calcistica locale potrebbe ravvivare i fasti dei Sockers, così come è in precedenza avvenuto con gli Earthquakes di San Jose in MLS e Seattle Sounders, Vancouver Whitecaps, Portland Timbers, e dal 2010 Tampa Bay Rowdies (dopo quasi un ventennio di inattività ) nella USL. Questo possibile spostamento avrebbe due conseguenze per il soccer Usa e specialmente per la California. Se da una parte salverebbe i Chivas Usa dal fallimento, dall'altra priverebbe la città  degli angeli di una delle rivalità  più calde della lega. In più, se come sembra New York dovesse avere un derby, considerando che le due città  hanno spesso rivaleggiato, la sparizione del Super Clasico, unita ad una nuova rivalità  cittadina nella grande mela, sarebbe un boccone troppo amaro per gli appassionati di soccer losangelini, per cui l'idea di occupare l'eventuale posto vuoto lasciato dai Chivas con la creazione di una nuova squadra sarebbe la migliore idea, sia per salvare il trofeo sia per dare nuovo entusiasmo ai tifosi.

The Legends are back in town

Dopo aver pensato a molti nomi dal sapore latino che potrebbero stimolare la fantasia dei tifosi di origine messicana ed altri paesi latini residenti nella Orange County, la scelta del nome e del blasone del nuovo sodalizio cadrebbe sulla franchigia storica losangelina che disputò le proprie partite casalinghe al Los Angeles Memorial Coliseum dal 1974 al 1981, anno in cui fallì : i Los Angeles Aztecs. Le ragioni di questa scelta sono svariate e molteplici, in primis perché gli aztechi furono una delle civiltà  precolombiane che vissero in Messico, così messicani e centroamericani potrebbero identificarsi nella squadra con l'aggiunta di un po' di orgoglio latino, e in più il nome non sarebbe strettamente legato alla comunità  latino-americana, così che quegli americani che ricordano i tempi della NASL o che ne han sentito parlare potrebbero facilmente identificarsi nella nuova franchigia, mettendo così le due tradizioni, quella storica e quella calcistica, insieme, con un logo opportunamente ridisegnato ma non molto differente da quello storico, così da tracciare un'ideale linea del tempo tra passato e futuro. Dal punto di vista del glamour, non possiamo scordare Elton John, che come già  detto fu tra gli investitori della squadra negli anni '70 e giocatori di squisita ed unica classe come Johan Cruyff e il mai abbastanza compianto George Best, che come scrisse nella sua biografia, passò uno dei suoi migliori periodi della sua vita proprio a Los Angeles, e queste componenti potrebbero essere gli ingredienti per una ricetta vincente proprio dove i Chivas Usa stanno fallendo.
Il primo passo per catturare l'attenzione della gente sarebbe una massiccia campagna mediatica tramite tv, radio, giornali, internet ma anche adesivi attaccati dappertutto con la scritta "The Legends are back in town!", e in tv pubblicità  con vecchie immagini della NASL comprendenti goal di Cruyff e Best con la casacca arancione degli Aztecs, colore che rimarrebbe nella nuova edizione del sodalizio anche perché l'arancia è il simbolo dell'orgoglio della California. Un'altra grande mossa sarebbe quella di far firmare il nuovo kit degli Aztecs da uno stilista famoso, così da rafforzare l'idea che la nuova squadra è "cool" e "trendy". Il passo successivo, anche se non da fare subito sarebbe la costruzione di un nuovo soccer specific stadium, così da aumentare le entrare per la franchigia e creare maggior rivalità  che da pepe e passione allo sport più bello del mondo, dove tranne in Italia tutte le squadre hanno il proprio stadio anche quando sono nella stessa città . Uno stadio da 25.000 posti costerebbe circa sui 100 milioni di dollari, che non è una spesa da poco anche per un imprenditore con fondi ingenti e voglia di investire. La cosa migliore per raccogliere i soldi necessari o almeno una parte di essi sarebbe di creare una rete di sponsor attorno alla squadra così da poter trovare almeno 40 milioni e creare una fondazione per la creazione del nuovo stadio dove anche i tifosi possono partecipare e contribuire personalmente alla costruzione della loro nuova casa, diventando così parte integrante del progetto invece che semplici spettatori, di modo che anche se i soldi guadagnati tramite questa fondazione non fossero molti, sicuramente avrebbe però l'effetto di attrarre attenzione ed interesse di svariate migliaia di persone, così che sarebbe poi più facile chiedere al comune di Los Angeles ed allo stato della California denaro pubblico per i costi rimanenti, cosa che negli ultimi anni si è vista spesso quando si è trattato di costruire nuovi soccer specific stadia. Ultimo ma non ultimo in ordine di importanza sarebbe quello di costruire una squadra competitiva per accendere l'entusiasmo dei tifosi, una delle componenti necessarie per poter avere successo, utilizzando i tryouts, ma anche il college draft, pescando nelle leghe minori come USL I e II ma anche in PDL e tra i giocatori lasciati scoperti dalle rispettive squadre, così da creare un perfetto mix tra giovani di belle speranze e giocatori di esperienza. Sarebbe buono di limitare gli stranieri, escluso quelli che possono essere naturalizzati americani, a tre sole unità , così da poter dare più spazio possibile ai giocatori made in Usa, anche richiamando in patria quegli atleti che dopo aver passato alcuni anni a giocare in Europa vogliano tornare negli Usa potendo così condividere il loro bagaglio di esperienza facendo così crescere il livello di gioco. La ciliegina sulla torta sarebbe l'acquisto di un marquee player conosciuto in tutto il mondo ed ancora con molto da dire, che avrebbe lo stesso impatto che Beckam ha avuto nella MLS pur senza vincere nulla, almeno per ora. Il fuoriclasse è costato qualcosa come 250 milioni di euro ma ha gravato sulle tasche della proprietà  per soli 9 milioni, ed ha fatto guadagnare ai Galaxy cifre spropositate grazie anche alla vendita di milioni di kit sportivi con la sua immagine in tutto il mondo, grazie anche al tour asiatico durante la offeason ed una sapiente campagna di marketing nel quale, almeno in quello, Alexi Lalas ha saputo il fatto suo.
Parlando dell'eventuale scelta di un allenatore non scommetterei su uno straniero perché spesso gli allenatori di nome hanno fallito negli Usa, Firmani come Milutinovic ma anche Ruud Gullit, giusto per fare qualche nome, per cui sarebbe meglio un allenatore americano, magari ex coach di nazionale, o uno straniero che conosca molto bene la realtà  del soccer Usa, così che sappia come prendere di petto certe situazioni come le rose limitate e quanto altro, la scelta migliore sarebbe Jurgen Klinsmann. Sono solo parole e pensieri, pura immaginazione, un semplice pour parler, ma a volte la storia è stata fatta proprio da coloro che sognando un qualcosa che non c'era, l'hanno poi creato o dato una spinta affinché ciò che fino a quel momento era solo nella loro testa prendesse corpo e vita"

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