Game Over per gli avversari dei Los Angeles Dodgers, parola di Milton Bradley…
Eravamo abituati a sentire molto più spesso questa canzone di Randy Newman al termine delle gare casalinghe dei Los Angeles Lakers, ma dopo la crisi dei giallo-viola dell'NBA in seguito al divorzio da Shaq, sono i Los Angeles Dodgers a far gridare ai tifosi della metropoli californiana: “we love it!”.
Sono passate circa due settimane dall'inizio della stagione nelle Majors e la squadra più calda della lega è proprio quella di L.A., con un record di 11-2 ed una striscia aperta di 7 vittorie che dimostra come la partenza dei ragazzi di Jim Tracy sia stata la migliore da 20 anni a questa parte.
E non si può dire che proprio tutti gli addetti ai lavori se lo aspettassero, perché se è vero che la dirigenza si era mossa bene durante la off-season, è ancor più vero che perdere il (quasi) miglior giocatore del 2004 non è mai cosa semplice.
La mancata conferma di Adrian Beltre, passato ai Mariners, aveva suscitato in molti tifosi il dubbio di un appiattimento verso il basso delle ambizioni della franchigia, poiché anche l'ingaggio di un veterano non esattamente nel suo momento migliore di carriera, Jeff Kent, non aveva convinto appieno.
C'era poi nostalgia, o almeno la previsione di una possibile nostalgia, nei confronti di un giocatore simbolo degli ultimi anni dei Dodgers, quel Shawn Green che tante gioie aveva regalato ai tifosi del Dodger Stadium e che sarebbe diventato un pericoloso avversario di division con la maglia dei D-Backs.
Certo l'arrivo di un pitcher del calibro di Derek Lowe rassicurava sulla qualità e sulla profondità del pitching staff, ma il vero problema della squadra, molti pensavano, sarebbe stato la sterilità del line-up.
Ebbene dopo 13 incontri disputati, più di quattro mini-serie, tutti questi dubbi sono stati spazzati via, almeno per il momento, dai risultati ottenuti sul campo dalla formazione los-angelina.
Un dominio pressoché totale nella West Division ed una serie ancora aperta di sette successi consecutivi (addirittura 11 vittorie nelle ultime 12 partite).
Ed il tanto temuto slump dell'attacco non si è visto neanche nei dintorni del Dodger Stadium, perché gli uomini di Tracy stanno producendo al piatto ben oltre le più rosee aspettative: più di 8 punti segnati in media per gara e delle statistiche individuali, ancorché molto fresche, da far impallidire qualsiasi avversario da payroll oltre i 200 milioni.
Ben 4 giocatori del line-up titolare stanno battendo con medie superiori al .340 (Izturis, Bradley, Kent e Phillips) ed in generale anche la produzione di pinch hitter e back-up è eccellente.
Da non sottovalutare poi lo spazio che il manager Jim Tracy sta dando ai molti giovani presenti nel roster, anche a causa di alcune pesanti assenze per infortunio.
Ma le occasioni che la fortuna/sfortuna ha offerto ai rookies di L.A. questi giovani ragazzi le stanno sfruttando alla grande.
Su tutti l'esterno Jason Repko, che su 27 apparizioni al piatto in questo 2005 ha già messo a segno 3 HR e 6 RBI, rubando 2 basi e mantenendo una percentuale slugging ben superiore al .660; in molte occasioni le sue prestazioni gli sono valse non solo i complimenti di compagni e staff tecnico, ma anche la promozione a titolare al posto di Ricky Ledee.
Ma è soprattutto nel reparto lanciatori che i giovani dei Dodgers stanno impressionando: i rookies Steve Schmoll e Dennis Houlton ed il giovane Yhency Brazoban non stanno facendo rimpiangere uno dei rilievi più incisivi della lega, probabilmente il miglior closer in circolazione, Eric Gagne.
Il canadese “con gli occhialini” è infatti in lista infortunati e non dovrebbe tornare prima di 10 giorni, ma la sua assenza non ha pesato sui risultati della squadra.
Con uno schema ormai collaudato che prevede Schmoll e Houlton come short relief e Brazoban come closer di riserva, Tracy sta ottenendo risultati eccellenti, grazie anche all'ottimo impatto di Derek Lowe ma soprattutto alla strepitosa forma del riconfermato Odalis Perez.
Il mancino pitcher ex Braves ha fin ad ora ottenuto 3 vittorie su tre decisioni a sua disposizione, superando di poco i 2 punti di media ERA (2.04) senza subire neppure un fuoricampo e mettendo a referto anche un complete-game shutout.
Grande controllo con la fastball e la slider (solo 4 basi ball e nessun HBP) ed una curva mancina che rispetto al 2005 sembra aver acquistato rotazione e quindi efficacia.
Se si considera poi che nell'infermeria affollata dei Dodgers di questo aprile sono ancora in bacino di carenaggio due partenti come Brad Penny (prossimo al rientro e già rodato da una gara di triplo A) e Wilson Alvarez, le prospettive per la formazione californiana non possono che essere ottimistiche.
Ovviamente c'è anche qualcosa che non va negli ingranaggi apparentemente perfetti di L.A., come la scarsa attitudine difensiva del nuovo terza base titolare José Valentin e l'apparente disattenzione sul diamante di un grande difensore quale è invece lo short-stop Cesar Izturis.
I 4 errori già commessi dall'ex White Sox sono decisamente troppi, come troppo bassa è la percentuale difensiva di .886, a dimostrazione che il 35enne di Porto Rico gradisce sicuramente meno la posizione di terza base ripsetto a quella di interbase.
L'interbase titolare dei Dodgers è però un grande fielder come Cezar Izturis, il quale però in questo inizio di stagione sta divertendosi, involontariamente crediamo, a ribaltare tutti gli scouting report compilati su di lui nel corso della carriera: già 3 errori (tantissimi per un giocatore che ne ha commessi 10 nell'intera stagione 2004) ma una serie di prestazioni al piatto alla Derek Jeter.
Un piccolo dato per rendere meglio l'idea: media battuta in carriera .260 , media battuta 2005 .345 ; c'è sempre la variante delle poche apparizioni al piatto di una stagione agli inizi, ma l'inversione di tendenza potrebbe anche rivelarsi duratura.
Quello che invece i tifosi di L.A. sperano non sia duraturo è il momento di slump dell'uomo arrivato in California per sostituire Shawn Green, ovvero J.D. Drew.
L'esterno ex Cardinals sta infatti battendo molto male, non solo statisticamente parlando (.159 con 1 HR e solo 3 RBI) ma anche dal punto di vista tecnico; lo swing del giocatore che l'anno scorso nei Braves batté 31 HR e sfiorò quota 100 RBI gli spettatori del Dodger Stadium non lo hanno ancora visto, ma sperano di poterlo ammirare quanto prima.
Quello che colpisce di questi Dodgers infine è la grande capacità di lottare, che si riscontra anche in giocatori che in passato definire “cuor di leone” sarebbe stato impresa ardua.
L'ex Indians Milton Bradley ha completamente abbandonato quell'atteggiamento ciondolante ed a volte troppo narciso che lo ha contraddistinto nei suoi primi anni di MLB e si è trasformato non solo in un giocatore completo e maturo (le doti tecniche ed atletiche non sono mai state in discussione), ma anche in un vero e proprio trascinatore della squadra, presa letteralmente per mano nella recente sfida contro i Milwaukee Brewers e portata alla vittoria in rimonta dallo 0-6 negli extra-inning con un HR da due punti.
Lo stesso Jeff Weaver è lontano anni luce dal timido biondino che andava nel panico sul monte dello Yankee Stadium alla prima valida subita.
Probabilmente la cura José Lima, vero e proprio idolo dei tifosi e leader dello spogliatoio ora passato ai Royals, ha avuto successo, ed i ragazzi che l'anno scorso si fermarono alle Division Series sono forse pronti per il passo successivo.
E' molto presto però per fare pronostici, non siamo neppure ad un decimo di regular season, ma la squadra di aprile nella MLB sono sicuramente i Los Angeles Dodgers.