Jozy Altidore, centravanti classe 1989, della selezione Usa
Ultimo atto nella Confederation Cup 2009 per la rappresentativa degli Usa contro l'Egitto domenica sera a Rustenburg. Una gara di cui tranquillamente gli americani, già con le valige pronte per imbarcarsi sull'aereo per rientrare negli States, farebbero a meno. La sfida con l'Egitto rappresenta nel suo piccolo anche un evento, poichè tra le due nazionali esiste un solo precedente, datato nell'ormai lontano 1987 quando i “faraoni” s'imposero per 3-1.
Un match che si annuncia difficile da preparare per il ct Bob Bradley, ciò perchè dovrà guardare più alle menti che alle gambe dei suoi calciatori, e su cui pesano due doverosi oneri morali: uno è quello di risolevare l'orgoglio personale della sua squadra che non vuole chiudere la manifestazione con tre sconfitte in altrettante gare, e perchè potrebbe ritrovarsi nel delicato ruolo di arbitro nel passaggio del turno.
Di contro c'è il sorprendente Egitto che ha fatto soffrire il Brasile e mandato al tappeto i campioni del mondo in carica dell'Italia. Ai margini della telecronaca tra gli azzurri e i faraoni, il commentatore della Rai Salvatore Bagni si è detto sicuro che la nazionale africana non vincerà quest'ultima gara anche se poi tutto dipenderà da cosa farà l'Italia contro la Selecao di Carlos Dunga.
La realtà , però, sembra essere ben diversa: la selezione di Hassan Shehata vola sulle ali dell'entusiasmo e vede alla sua portata uno storico passaggio del turno a dispetto di ogni pronostico della vigilia. I già sei volte campioni d'Africa dell'Egitto sembrano essere in una condizione mentale e fisica superiore agli americani, ed inoltre hanno mostrato sin qui una fluidità di gioco e delle caratteristiche tecniche ben superiori a quanto mostrato da Donovan e compagni.
La sensazione è che entrambe le formazioni applicheranno un pò di turn over, in modo da impiegare gli elementi fin qui meno utilizzati e magari risparmiare inizialmente coloro che hanno speso di più e magari in casa dei faraoni potrebbero rischiare di incappare in un cartellino pesante o in un infortunio fisico che possa pregiudicarne il futuro impiego.
Dal punto di vista tattico il ct Shehata dovrebbe confermare il 4-4-2 proposto contro l'Italia e precendentemente nel secondo tempo contro il Brasile. Tra i pali ha ben figurato El Hadary (in forza agli svizzeri del Sion), in difesa a destra dovrebbe essere confermato Fathy, con in mezzo i due Said (Hany è una vecchia conoscenza del calcio italiano), mentre a sinistra il diffidato Gomaa potrebbe lasciare il posto ad Al Muhammadi, ovvero il giocatore che aveva respinto con il braccio la conclusione di Lucio e da cui è scaturito il decisivo rigore per la Selecao. A centrocampo potrebbe essere concesso un iniziale riposo al regista Shawky (milita nelle fila del Middlesbrough) in favore dell'esperto trentaquattrenne capitan Ahmed Hossan, e spazio anche al tecnico numero dieci Eid. Davanti il duo Aboutrika-Zidan, ma non sono da escludere sorprese. Riflettori puntati su Mohammed Zidan, centravanti del Borussia Dortmund, già man of the match contro il Brasile grazie ai due gol segnati e giocatore più rappresentativa nelle fila dei Faraoni.
Come risponderà Bradley? Probabilmente concederà il gettone di presenza a chi finora è rimasto a guardare i compagni. Ed allora si potrebbe ipotizzare che Guzan rilevi Howard, Wynne e Pearce ricoprino i ruoli di esterni difensivi e Califf vada al centro della difesa con Onyewu o se recuperato Bocanegra. Centrocampo e attacco offrono apparentemente più certezze: Bradley dovrebbe essere affiancato da Clark (in alternativa a Feilhaber) in mezzo, Donovan dovrebbe agire sulla destra con libertà di convergere, mentre non sorprenderebbe del tutto l'iniziale esclusione di Dempsey in favore di uno tra Adu e Torres. Un simile schieramento prevede due centravanti puri in avanti, ovvero Altidore e Casey. Ma non è da escludere che alla fine sia capitan Donovan a vestire il ruolo di seconda punta, ed allora spazio a Dempsey sulla fascia destra.
Quello che gli sportivi americani chiedono a Bradley è di salvare l'onore delle armi con un risultato positivo, insomma evitare una totale debacle come quella dei mondiali del 1998 per intenderci. Anche perchè all'orizzonte ci sono impegni importanti per la nazionale a stelle e strisce: [u]dal 3 al 26 luglio [/u] la Gold Cup e poi il [u]12 agosto[/u] la difficilissima sfida di qualificazione ai mondiali sul terreno dell'Atzeca contro il Messico. Nella Gold Cup gli Usa sono inseriti nel gruppo B insieme a Grenada, Honduras e Haiti.