Luciano Emilio (DCU). Si rinnova la rivalità fra Los Angeles Galaxy e DC United
Con l'apertura boom del match fra Seattle e New York ha preso il via la regular season della MLS 2009, con il soccer deciso ad andare avanti per la sua strada rispetto agli altri sport USA. Come giustificare altrimenti la scelta di far giocare la prima giornata di campionato in contemporanea con la March Madness del basket NCAA. Ma forse ormai è arrivato il tempo per il calcio di mostrare di essere maturo e capace di vivere anche insieme agli altri grandi eventi sportivi americani.
Non essendoci la possibilità come in Europa di vedere il precampionato, la prima giornata darà a tifosi e appassionati della MLS la possibilità di vedere le squadre all'opera per la prima volta, in un campionato in cui il grande equilibrio è uno dei punti fermi.
Tra i match della prima giornata il più interessante è sicuramente quello che vedrà scendere in campo domenica sera all'Home Depot Center Los Angeles Galaxy e D.C. United. Quella tra DC e LA è una delle rivalità più accese della lega, i cui precedenti affondano agli albori stessi della MLS. Erano i tempi del portiere "matto" (a volte giocava da centravanti) Jorge Campos, del forte e tecnico salvadoregno Mauricio Cienfuegos e del sempre presente Cobi Jones nei Galaxy, mentre dall'altra parte cresceva e si affermava il DC United del Diablo Marco Etcheverry, del cannoniere Raul Diaz Arce, di un promettente difensore quale Eddie Pope e di un attaccante come il boliviano Jaime Moreno, ancora in campo nel 2009 da top scorer della lega.
Tutto ebbe inizio nella prima finale di MLS Cup 1996, vinta sotto una pioggia battente da DC grazie al golden gol (regola orrenda fortunatamente abolita) di Pope. United che nello stesso anno si è preso anche la US Open Cup, bissando poi la MLS Cup nel 1997 su Colorado. Le due finali vinte dal DC rimangono peraltro le partite della MLS con la più alta audience televisiva della breve storia della lega.
Nel 1998 il titolo finisce al neoammesso Chicago Fire, capace di battere prima I Galaxy nella Western Conference Final e poi proprio lo United nella finale di MLS Cup. DC perde quindi Bruce Arena, destinato a guidare la Nazionale USA fino ai Mondiali 2006, ma nel 1999 è di nuovo DC vs. LA, e sono ancora i rossoneri a vincere. È la fine - momentanea - della corsa per DC, che viene praticamente smantellata (via Tony Sanneh all'Hertha Berlino e John Harkes, al Nottigham Forest in prestito e poi a New England) dalla MLS, con un provvedimento di stampo "socialista", per motivi di salary cap.
20.09.2008 – Los Angeles Galaxy vs. DC United 5-2
Nel 2002 e 2005 la MLS Cup va a LA, mentre nel 2004 è ancora DC a fregiarsi della stellina sopra il proprio simbolo, e si vedono bei giocatori quali Landon Donovan, ancora Cobi Jones, Christian Gomez, Ben Olsen e ancora Moreno. Ma sono le ultime stelline per entrambe.
Da ricordare che DC e LA sono anche le uniche due squadre USA ad aver vinto un torneo internazionale. Il DC United si è infatti aggiudicato la CONCACAF Champions Cup del 1998 battendo nientemeno che Toluca, uno dei club più titolati del Messico. Stesso trofeo per i Galaxy nel 2000. Ma DC ha fatto meglio, vincendo addirittura la Copa Interamericana nel 1998 sui brasiliani del Vasco de Gama, ed è a tutt'oggi l'unica franchigia MLS ad aver vinto un'amichevole in Inghilterra, contro il Tottenham.
Altri sono i fattori - oltre a quelli delle vittorie - che rendono DC United e Los Angeles Galaxy probabilmente le due squadre top della MLS. Innanzitutto il pubblico. Fino all'apertura del BMO Field di Toronto, e forse adesso del Qwest Field di Seattle se confermerà quanto fatto vedere nella prima - i campi più difficili su cui giocare per l'atmosfera creata dai tifosi erano il RFK Stadium di Washington (con i suoi Barra Bravas) e l'HDC di Carson (CA), primo "soccer complex" – non solo stadium – d'America. Non per niente entrambe le squadre guidano dal 1996 la classifica delle presenze allo stadio.
C'è poi la questione riconoscibilità . Il DC United è forse l'unico team ad essere rimasto identico in termini d'immagine (colori e brand) dall'inizio ad oggi, quando invece le altre franchigie hanno visto vere e proprie rivoluzioni da questo punto di vista. Basti pensare appunto ai colori (ad es. Colorado e Kansas City), brand e persino nome (ad es. NY, Dallas, San Jose). LA, nonostante una serie di cambi di immagine (imbarazzanti le prime maglie), ha sempre saputo coltivare una certa immagine nei confronti del mercato ispanico e latinoamericano, grazie anche all'ingaggio di giocatori quali Cienfuegos, il guatemalteco Martin Machon o i messicani Campos, Carlos Hermosillo e Luis Hernandez. Fino ovviamente all'arrivo di David Beckham, che ha messo i Galaxy e la MLS sotto i riflettori del calcio mondiale.
Rispetto alle glorie del passato, i team di LA e DC che scenderanno in campo nella prima giornata non sembrano al momento in grado di ripetere le gesta di chi li ha preceduti. Per ricostruire una squadra distrutta dopo tre anni senza playoff i Galaxy (vedi la Preview 2009) hanno chiamato in panchina Bruce Arena, arrivato l'anno scorso al posto di Ruud Gullit ma a situazione già quasi compromessa. L'uomo che fece il DC United e la Nazionale USA ha il compito improbo di riuscire a trovare l'equilibrio ad una squadra squilibrata dagli stipendi di Landon Donovan e (se tornerà a luglio come previsto) David Beckham. Un squadra che nel 2008 nonostante Donovan capocannoniere, Beckham, Edson Buddle capace di 15 gol, e il rookie of the year Sean Franklin in difesa, è riuscita ad arrivare ultima (alla pari con San Jose). Dall'altra parte c'è invece un DC (vedi la Preview 2009) che l'anno scorso è passato da favorito per la MLS Cup con l'acquisto super di Marcelo Gallardo fino a trovarsi fuori dai playoff. Per la dirigenza il colpo deve essere stato molto forte per essere giunta a richiamare Christian Gomez (MVP 2006), lasciato andare ai Rapids senza troppi problemi nella off season 2008. Ma il suo ritorno non sarà certo la panacea di tutti i mali.
Ma la colpa non è solo della gestione tecnica (a volte dissennata, specie a LA) da parte delle due società . Le colpe vanno infatti cercate anche negli uffici della MLS, da dove escono le regole (salary cap eccessivamente ristretto, centralizzazione dei contratti) che limitano la crescita delle squadre MLS. Una lega "in fasce" come la MLS, avrebbe infatti dovuto puntare sui successi di DC e LA nei primi anni per costruire la propria credibilità anche a livello internazionale. Si è invece preferita una certa parità a tutti costi, "costringendo" - forse per la paura di avere un altro Cosomos della fallimentare NASL – squadre che stavano diventando grandi a tornare ad essere piccole (vedi anche Houston quest'anno). Un sistema che se può funzionare in leghe "chiuse" e senza concorrenza reale dall'esterno come NFL, MLB e anche NBA (con cui certo nessun campionato europeo, anche ricco, può realmente competere), nel calcio è un suicidio. E se è vero che - ad esempio – la Serie A sarebbe estremamente noiosa e limitata solo con Milan, Inter e Juventus, è vero anche che non sarebbe il grande campionato che è senza le tre grandi. E che oggi nessuno saprebbe cos'è stata la NASL senza i Cosmos. E che senza i Cosmos - nel cui mito si sono formati decine di migliaia di giovani calciatori americani - forse oggi non ci sarebbe nemmeno la MLS.