Joan laporta e Don Garber nei giorni belli
Niente da fare, neanche stavolta il soccer riuscirà a trovare il suo posto a Miami, che rimane quindi il "mercato" più grande degli Stati Uniti - insieme ad Atlanta - privo di una squadra di fàºtbol professionistico di "serie A". Ed è la seconda volta, dopo la chiusura del Miami Fusion (che però giocava a Ft. Lauderdale) decisa dalla MLS nel 2001 insieme a quella del Tampa Bay Mutiny, che porto alla separazione fra il calcio e il South Florida.
È stato infatti annunciate ieri da parte di Major League Soccer, l'FC Barcellona e dall'imprenditore delle telecomunicazioni Marcelo Claure hanno annunciato che Miami non è più tra le candidate all'expansion della MLS prevista per il 2011. Miami va quindi ad aggiungersi alle altre città già uscite dalla corsa, come Atlanta e Montreal. La decisione sull'expansion – per la quale il gruppo dietro a Miami avrebbe dovuto pagare $40 milioni – è arrivata dopo una valutazione complessiva relativa all'attuale situazione negativa del mercato, cui si sono aggiunte le conseguenze derivanti dalla scelta di David Beckham di lasciare Los Angeles per il Milan, come affermato ieri da Claure, che ha raccontato del suo senso colpa nel licenziare gente della sua Brightstar Telecom. Mentre investiva sun un club calcistico. A ciò però si è aggiunto lo scarso entusiasmo dei tifosi di Miami in questi mesi - a differenza ad esempio di quanto accaduto in città quali Seattle, Phila, Portland o St. Louis – in cui l'FCB Miami, questo il nome che si vociferava per il nuovo team, aveva iniziato la propria campagna di comunicazione. E tutti questi fattori messi insieme hanno fatto pensare al gruppo in questione che forse i $40 milioni - non trattabili – richiesti dalla MLS per l'expansion fossero troppi. Specie per un possibile flop.
Certo, a Miami tifosi che amino il calcio sono tantissimi, e sono tifosi come in tutto il resto del mondo. Solo che amano il calcio argentino, brasiliani, colombiano e messicano, oppure quello europeo. Sono fedeli ai loro team di Bogotà , El Salvador, Buenos Aires e San Paolo. Ma a quanto pare non amano il calcio americano e non hanno nessuna affezione per la MLS e le sue squadre, anche se va detto che all'epoca gli allora Miami Fusion chiusero nonostante un certo successo di pubblico (media più alta di Kansas City e San Jose, oltre che di NY e di new England se le loro non fossero state "drogate" da doppi match) .
In realtà lo stesso MLS commissioner Don Garber è stato in qualche modo sollevato dal passo indietro del gruppo di Miami. Dire no al Barà§a non sarebbe stato facile. Ma le riserve della MLS erano notevoli. Al di la della questione pubblico in cui la MLS ma per il futuro, c'era infatti lo stadio - quello scelto era quello della Florida International University - per quanto recente non certo al livello della lega, e il cui campo è un sintetico pessimo.
Quanto è accaduto è sicuramente un peccato, perché vuol dire uno stop per la via per il successo del soccer USA in Florida e a livello nazionale , e che ci vorranno altri David Beckham e Guillermo Barros Schelotto prima che i Landon Donovan nazionali possano essere rispettati e apprezzati. Ma d'altra parte questo deve essere uno stimolo per la MLS, per investire sempre più sul prodotto e sulla qualità in campo.
Al di la di tutto va detto che Garber, Claure e il Barà§a qualche ragione di dubbio l'avevano. Miami è una città strana per lo sport professionistico, basta guardare il seguito delle squadre dei vari sport. Il team di football della University of Miami non riusciva a riempire lo stadio nemeno quando - secondo i media di Miami - era la squadra più bella del paese. Per non parlare poi dei Marlins, che nonostante due titoli nelle World Series continuano ad avere la peggiore media spettatori della MLB. Pessimi risultati anche per Heat e Panthers, che possono contare suna base forte ma niente più. Fino al college basketball: mai stao un successo.
Se poi guardiamo al calcio che già c'è - il Miami FC della USL 1st Division, comunque una lega pro - è un disastro. In campo nel piccolo ma non male Tropical Park, la squadra di proprietà della brasiliana Traffic, nonostante gente come Romario e Zinho in campo, non riesce a portare più di 2.000 persone allo stadio. E se quest'anno non verranno venduti 5.000 abbonamenti, la chiusura è probabile. Ma forse dopo la decisione della MLS lo è un po' meno, e per la crescita della USL, di cui il calcio USA ha bisogno, sarà un bene.
Sarà che una città con tante possibilità di divertimento rende il calcio e lo sport in generale assolutamente secondario, ma ciò potrebbe valere per tante altre città americane. Più probabile che la forte immigrazione latino americana degli ultimi 10 anni - aggiunta alla facilità di comunicare col proprio paese d'oroigine - abbia impedito la nascita di passioni locali. Lo sport - e il calcio in particolare - hanno bisogno di gente che tifi per la propria squadra, che viva per lei. Impossibile però quando il tifos locale in realtà già si appassiona per il Boca Juniors, il Club America o il Millionarios di Bogotà .
Soccer e Miami: arrivederci al 2020.