Le meteore della NASL

Tony Field dei Memphis Rogues il giorno della vittoria sui Cosmos nel 1977

Questo articolo è una panoramica sulle meteore della NASL e delle due leghe ad essa antecedenti, vale a dire USA e NPSL, che dopo un solo anno come già  riportato in precedenza, si fusero dando vita alla lega tutt'ora più conosciuta al mondo quando si parla di soccer Usa. La ragione per cui è stato scritto è per far conoscere ai più anche un altro lato del soccer a stelle e strisce, cioè di quelle squadre che son durate pochi anni senza lasciare un segno, fallite dopo poco tempo per scarsità  di pubblico, incapacità  manageriale, o semplicemente perché i tempi non erano maturi per il soccer,in quanto in quell'area non c'era (e in alcuni casi purtroppo ancora non c'è) una comunità  di appassionati abbastanza numerosa da poter creare un mercato per lo sport più bello del mondo. Un interessante metro di paragone con i tempi moderni che ci fa capire come fossero allora diversi i parametri di scelta degli investitori e quanti errori siano stati commessi, errori grazie ai quali si è imparato molto e dei quali l'odierna MLS ha fatto tesoro, nonché un modo per imparare storie meno conosciute, le ombre di quel periodo, greve contrasto col mito dei Cosmos e delle star come George Best, Johann Cruyff, Franz Beckenbauer e tanti altri, contraltare dal quale come già  detto si è appreso anche se in ritardo, dando ragione a quegli epigoni e discepoli di Freud i quali sostengono che l'apprendimento per trauma è spesso il migliore, e a questa affermazione aggiungiamo un detto degli antichi romani, errare umanum est, perseverare diabolicum…ma ora basta coi preamboli e cominciamo questa carrellata in pillole sulle meteore del soccer d'antan

I Pittsburgh Phantoms nascono nel 1967 con la lega pro (non sanzionata da USSF e FIFA) NPSL, e vengono assegnati alla Eastern Division assieme a Baltimore Bays, Atlanta Chiefs, New York Generals e Philadelphia Spartans, tutto ciò che si sa di quel sodalizio è che i Phantoms giocavano al Forbes Field, casa dei Pittsburgh Pirates, e che terminarono il campionato NPSL '67 all'ultimo posto della conference con 7 vittorie, 10 pareggi e ben 14 sconfitte. Sebbene l'attacco fosse tra i migliori della lega, 59 goal all'attivo, la difesa era il punto debole della squadra con ben 74 goal al passivo, la peggiore della NPSL, tanto da far classificare il portiere Alfredo De Bono all'ultimo posto della classifica estremi difensori. La media spettatori era la seconda peggiore in assoluto della lega, con appena 3122 paganti dispersi in quello stadio da quasi quarantamila posti, peggio solo dei Chicago Spurs. Rimangono alle cronache i 14 goal di Manfred Rummel, capocannoniere sociale, ma anche le 10 reti di Manfred Seissel e Ronald Cocks, oltre gli 8 centri di Co Prins, giovane promessa poi disattesa del soccer Usa di allora, amirato però per la performance con gli “Alleati” nel film “Fuga per la vittoria” con Sylvester Stallone e Pelé. Al termine della stagione 1967, cominciarono i colloqui tra le leghe rivali NPSL ed USA che avrebbero formato poi la NASL alla fine dell'anno,ma i Pittsburgh Phantoms non parteciparono alla neonata lega perché la proprietà , trovatasi di fronte alla dura realtà  fatta di scarsità  di pubblico e ingenti perdite finanziare ammontanti a 500.000 $, una fortuna ai tempi, decise di staccare la spina alla franchigia. Finisce così il primo e per ora unico tentativo di portare il soccer di prima divisione in questa città  della Pennsilvania. Da allora di soccer di livello a Pittsburgh non se ne è più sentito parlare, e forse un motivo ci sarà "

Sempre nel 1967 prendono corpo nella lega rivale USA i San Francisco Golden Gate Gales, che erano in realtà  gli olandesi dell'ADO Den Haag, al tempo uno dei club di grido del campionato della terra dei tulipani, che come molte squadre prevalentemente britanniche (uniche eccezioni oltre alla squadra olandese furono il Cerro de Montevideo, i brasiliani del Bangu e il Cagliari di Roberto Bonisegna) accettano di concorrere durante la stagione estiva nel campionato della lega pro ufficiale USA, prendendo nomi fittizi per un paio di mesi in quello che alla fine non era altro che un campionato estivo su modello della ISL ideata da William B. Cox pochi anni prima. La franchigia olandese nei panni dei Gales di San Francisco prende casa al Kazar Stadium, e conclude il campionato al secondo posto della Western Division con 5 vittorie, 3 pareggi e 4 sconfitte, ed una media spettatori di 5422 paganti. Con 9 reti e 2 assist Henk Houwaart si piazza al secondo posto della classifica marcatori. Al termine del campionato e causa successiva nascita della NASL, i proprietari del sodalizio decidono, in accordo con la politica adottata dalla neonata lega di non avere troppe squadre nello stesso territorio, di chiudere i San Francisco Gales per non pestare i piedi agli Oakland Clippers, ed acquisteranno i canadesi Vancouver Royal Canadians. Anche a San Francisco il soccer sembra sparito da allora (esclusa la breve parentesi del California Victory nella USL First Division 2007).

I Vancouver Royal Canadians erano in realtà  la franchigia inglese del Sunderland, ed esordirono nel 1967 militando nella Western Division della lega pro USA, non disputando un gran campionato per la verità . Il loro cammino fu infatti di 3 vittorie, 5 pareggi e 4 sconfitte, con piazzamento al quarto posto del girone, nessun giocatore ai piani alti della classifica marcatori, ed il portiere Derek Foster all'ultimo di quella dedicata agli estremi difensori. Nonostante l'annata non esaltante, la media spettatori presenti all'Empire Stadium era di 7019 paganti, più delle finaliste Los Angeles Wolves e Washington Whips. Con l'avvento della NASL, la squadra viene acquistata dai precedenti proprietari dei San Francisco Golden Gate Gales, e per la fusione dei due sodalizi avvenne un incidente diplomatico tra Bobby Robson (che avrebbe allenato in seguito Ipswich Town, Inghilterra, Porto e Psv) e il leggendario Ferenc Puskas, già  stella della grande Ungheria e del Real Madrid. I Royal Canadians avevano già  offerto la panchina all'allenatore inglese, mentre Puskas aveva accettato l'incarico a San Francisco. La fusione tra le due squadre aveva portato però l'ungherese in Canada, e quando a Robson fu offerto l'incarico di vice di Puskas, l'inglese diede le dimissioni. L'ungherese però non fu di grande aiuto alla franchigia di Vancouver, che con 12 vittorie, 5 pareggi e 15 sconfitte finì sul fondo della Pacific Division. La media spettatori diminuì toccando le 6197 presenze, non poi così male considerando la situazione nell'ambiente pro soccer di allora e il pessimo andamento della squadra. L'attaccante Henry Klein, con 20 reti e 4 assist si piazza al quarto posto della classifica marcatori. Purtroppo nemmeno i Royal Canadians verranno risparmiati dall'ecatombe della NASL successiva alla stagione 1968, ma fortunatamente il soccer di livello tornerà  a Vancouver coi leggendari White Caps, scrivendo così un glorioso capitolo della storia del soccer made in Canada.

Nel 1975 nascono nello stato della stella i San Antonio Thunder, ma nonostante il nome non è aria di tuoni in paradiso. La nuova franchigia texana infatti finisce, con 6 vittorie e 16 sconfitte all'ultimo posto della Central Division. L'attacco, con soli 24 goal all'attivo è il peggiore della NASL, e la difesa, con 46 reti al passivo è comunque tra le cinque più bombardate. Gli spettatori presenti all'Alamo Stadium sono mediamente 4412. L'anno dopo il proprietario Ward Lay corre ai ripari ed acquista i difensori inglesi Bob McNab, un tempo stella dell'Arsenal ed ex nazionale inglese e la leggenda del West Ham Bobby Moore, campione del mondo con la sua Inghilterra dieci anni prima. Dall'Aberdeen arrivano in prestito il portiere Bobby Clark e il difensore Eddie Thomson. Altri due scozzesi figureranno nel roster di San Antonio, Jim Henry e Billy Sample. Nonostante tutta questa iniezione di giocatori britannici - peraltro difficile da spiegare visto che a San Antonio non ci sono molti wasp ma molti più latinos – i San Antonio Thunder fan peggio solo dei San Diego Jaws, piazzandosi al penultimo posto della Southern Division con 12 vittorie e 12 sconfitte. La squadra è comunque migliorata rispetto all'anno precedente, 38 goal all'attivo e 32 al passivo e i play-off sono stati mancati per un solo punto, causa la sonante vittoria degli Atecs su Dallas avvenuta l'ultima giornata di campionato per 4-1. Gli spettatori all'Alamo Stadium crescono toccando le 5064 presenze, meglio rispetto all'anno prima ma evidentemente non abbastanza da convincere Ward Lay a mantenere in vita la franchigia di San Antonio. Finisce così la storia di uno dei club più effimeri e fallimentari della NASL. Harry Hood entra in classifica marcatori con 10 goal e 7 assist, Bobby Clark galleggia a metà  classifica portieri e Bobby Moore viene convocato nella selezione All Stars del '76 e presenzierà  alla 1976 Bicentennial Cup nella selezione del Team America. Il nome di San Antonio era comparso tra i possibili candidati per un'espansione in MLS, e la cosa sembrava fatta, senonchè l'inaspettato cambio del sindaco, avvenuto nell'estate del 2006 ha mandato all'aria i piani di Don Garber che aveva già  siglato l'accordo con la precedente amministrazione per la costruzione di un soccer specific stadium. Questa tegola inaspettata, unita alla presenza di Dallas e dei bicampioni MLS Houston Dynamo, ha fatto si che l'interesse per una nuova franchigia in Texas evaporasse dai progetti di espansione della MLS.

Il Team Hawaii rappresenta uno dei più grandi fallimenti, se non il fallimento per antonomasia nella storia del soccer Usa. La proprietà  è la stessa dei San Antonio Thunder che ha deciso di spostarsi ad Honolulu. La squadra sceglie come casa l'Aloha Stadium (dove nel 2007 si è giocato il Pan-Pacific Championship con squadre di MLS, J-League giapponese ed A-League australiana) e porta con se da San Antonio lo scozzese Jim Henry, arricchendo la formazione con l'acquisto dell'attaccante inglese Brian Tinnion, il prestito dell'ala Keith Robson dal West Ham, con il quale aveva vinta la Coppa delle Coppe l'anno precedente, il portiere Peter Fox, avuto anche lui in prestito dallo Sheffield Wednesday, ed un altro inglese acquistato dai falliti Boston Minutemen, Bert Bowery. Completa la lista di giocatori ed ex giocatori dell'allora Football League britannica l'attaccante turco-cipriota Yilmaz Orhan, che aveva esordito l'anno precedente nel West Ham totalizzando otto presenze in campionato ed una nelle coppe europee. Nonostante questo nutrito stuolo di giocatori di esperienza e giovani di belle speranze, il Team Hawaii non andò lontano, piazzandosi penultimo nella Souhern Division con 11 vittorie e 15 sconfitte, lo stesso ruolino di marcia dei Las Vegas Quicksilver, che arrivano però ultimi avendo segnato alcuni goal in meno rispetto alla franchigia di Honolulu. Il campionato fallimentare, il numero esiguo di spettatori, appena 4550,la seconda affluenza peggiore della lega, i costi eccessivi dovuti alla distanza dalle Hawaii rispetto agli Stati Uniti fecero si che i padroni della franchigia si spostarono ancora una volta, questa volta in Oklahoma dove divennero i Tulsa Roughnecks, una delle poche expansion di successo nate dallo sventurato allargamento della NASL del 1978 e vincitori del Soccer Bowl 1983.

Una scommessa perduta è sicuramente quella dei Las Vegas Quicksilvers, la franchigia NASL nata nella città  del gioco d'azzardo più famosa del mondo. La proprietà  è la stessa dei Baltimore Comets e San Diego Jaws, che dopo due tentativi falliti vedono nello spostamento della franchigia nella città  dei casinò una possibilità  di riscatto.Derek Trevis e Brian Joy, già  presenti nei Jaws seguono i Quicksilver in Nevada, a loro si unisce un altro inglese, Chris Dangerfield oltre il portoghese Eusebio, già  presente negli Usa dal '75 con la maglia dei Boston Minutemen e campione coi Toronto Metros-Croatia nel '76, contornato dagli attaccanti Diamantino, Toni, e il difensore Humberto, tutti provenienti dal Benefica di Lisbona. Degno di nota è anche il tedesco Wolfgang Sunholz, già  stella in Bundesliga ed anche lui ex Boston Minutemen. I Quicksilver scelgono come casa il Sam Boyd Stadium. I giochi cominciano e la speranza lascia il posto alla disillusione, Eusebio segna solo 2 goal in 17 partite ed alla fine dell'anno tornerà  in Portogallo per concludere la carriera nella serie B lusitana, e degli altri portoghesi da lui portati nella "Sin City" nessuna traccia. Nemmeno l'avvicendamento in panchina di Jim Fryatt al posto di Derek Travis (entrambi campioni NASL '73 con gli Atoms) riuscirà  a risollevare le sorti dei Quicksilvers. Sunholz sembra predicare nel deserto e Las Vegas arriva ultima nella Southern Division, seguita mediamente da 7092 spettatori. L'unica nota positiva è la convocazione del tedesco Sunholz nell'All Star Team della NASL. Al termine della stagione 1977 la franchigia di sposterà  ancora a San Diego, col nome di San Diego Sockers, che diventeranno una delle più popolari squadre Usa nelle leghe NASL, MISL e CISL, tanto da tentare - senza successo- di portare nel loro roster il difensore del Milan Marco Colombo e Diego Armando Maradona. Il nome Las Vegas Quicksilvers è stato poi riutilizzato per una franchigia militante nella U.S.I.S.L. nel 1994 e 1995

Al termine della stagione 1977, i St. Louis Stars, una delle franchigie più datate del soccer professionista, e conosciuta da tutti per cercare, a differenza delle altre squadre americane, di puntare sui talenti “Made in Usa” invece che spendere cifre folli per accaparrarsi il campione stagionato di turno, getta purtroppo la spugna non avendo ricevuto negli anni benefici né in termini di classifica, né tantomeno di pubblico, trasferendosi così nel golden state e cambiando nome in California Surf. Anche la loro politica basata sullo sviluppo dei talenti nazionali viene purtroppo accantonata, in quanto il neonato sodalizio farà  affidamento, come era consuetudine all'epoca negli Usa, soprattutto su giocatori provenienti dalla Gran Bretagna. I surfisti della California prendono casa all'Anaheim Stadium, situato in un sobborgo di Los Angeles e di proprietà  dei Los Angeles Angels of Anaheim, militanti nella MLB. La panchina viene affidata all'inglese John Sewell, che fa arrivare in California il centravanti scozzese George Graham, che negli Usa conclude la sua carriera di calciatore dopo anni di calcio giocato ad alti livelli con le maglie di Aston Villa, Chelsea, Arsenal, Manchester United e Cristal Palace. Sbarcano alla corte di Sewell anche Chris Dangerfield, una faccia non nuova nella NASL a dire il vero, Ray Evans, Jimmy Hinch, Andy Mc Bride e Mark Lindsay. Della squadra dei St Louis Stars restano l'attaccante Al Trost, assieme a Steve Moyers e Dan Counce, tutti e tre americani. Nonostante il livello di gioco rispetto alla stagione precedente, disputata ancora col vecchio nome di St Louis Stars, fosse migliorato di parecchio vista la nuova linfa britannica, il cammino della squadra si conclude con 13 vittorie e 17 sconfitte, sebbene il secondo posto garantisca loro i play-off. Il pubblico nella prima stagione risponde bene, 11171 spettatori presenti in quel complesso da 43000 persone. I play-off terminano subito per i surfisti di Anheim, sconfitti per 2-1 dai San Diego Sockers. L'inglese Ray Evans è convocato nella selezione NASL All Stars '78. Evans però, così come Graham, Dangerfield e Hinch, lascia i Surf al termine della stagione, ma sempre dalla perfida Albione arrivano l'ala sinistra del Fulham Les Barrett, e il difensore irlandese Paul Cahill. Nella stagione 1979 i California Surf concludono il campionato al primo posto della Western Division, con 15 vittorie e 15 sconfitte, il pubblico però diminuisce leggermente attestandosi a 10330 spettatori. I play-off partono bene per Anaheim che sconfigge i San Diego Sockers per 4-2, ma saranno questi ultimi a passare il turno in forza di un cappotto rifilato ai Surf: un inconfutabile 7-2!!. Nessun giocatore sei Surf è insignito di particolari onori o viene convocato nella formazione All Stars. Durante la pausa invernale i Surf aderiscono alla stagione indoor della NASL, sebbene quest'ultima si concluderà  con risultati non incoraggianti, visto che con 4 vittorie ed 8 sconfitte concluderanno il campionato indoor al penultimo posto della Western Division, mediamente seguiti da 3181 spettatori. Ray Abrams mette a segno 18 reti e 17 assist, bene anche Mark Lindsay, 13 goal e 12 assist per lui. Il campionato vero e proprio va meglio, coi surfisti al secondo posto della Western Division grazie a 15 vittorie e 17 sconfitte. Il pubblico è la nota dolente, appena 7593 spettatori al seguito nonostante il buon andamento della squadra. Durante i play-off i Surf volano a Fort Lauderdale dove vengono sconfitti per 2-1, ma all'Anaheim Stadium la musica cambia, e sono gli Strikers a dover soccombere per 2-0. Si rende necessario un mini-game che viene disputato in Florida e vede la squadra di casa prevalere agli shoot-out per 1-0, passando così il turno. Con 17 reti e 15 assist Laurie Abrahams è il capocannoniere sociale. Andy Mc Bride lascia i California Surf al termine della stagione '80, arrivano lo scozzese Charlie Cooke, già  stella del Chelsea e compagno di George Best nei Los Angeles Atzecs, l'inglese Steve Sergeant e come punta di diamante il difensore brasiliano Carlos Alberto Torres, campione del mondo 1970 col suo Brasile, star di Fluminense e Santos, e vincitore coi New York Cosmos di due soccer bowl, il primo dei quali con Pélé. La stagione indoor lascia presagire un buon campionato. La squadra finisce il campionato invernale al comando della Southern Division con 10 vittorie ed 8 sconfitte, seguita da 5775 spettatori. Le eliminatorie contro i Vancouver Whitecaps cominciano bene per i California Surf,vittoria 3-0, seguita da una sconfitta per 8-5 sul terreno dei canadesi. Il Mini-game darà  ragione ai canadesi che vincono per 4 reti a 0 passando così il turno. Craig Allen totalizza 24 reti e 21 assist. Il torneo NASL 1981 però non vede i Surf così brillanti come durante la stagione indoor, l'allenatore John Sewell viene esonerato ed al suo posto si avvicendano Peter Wall e Laurie Calloway. Il cambio di gestione tecnica però non solleverà  la squadra dal terzo posto in classifica ottenuto con 11 vittorie e ben 21 sconfitte, ma nonostante il pessimo andamento ci sarà  un incremento degli spettatori, 8299 paganti nonostante il campionato ben peggiore di quello precedente. Al termine della stagione i California Surf falliscono assieme ad Atlanta Chiefs, Dallas Tornado, Los Angeles Aztecs, Minnesota Kicks e Washington Diplomats.

Memphis, rinomata in tutto il mondo per il mai dimenticato Elvis Presley, è conosciuta dagli intenditori di soccer e nostalgici della NASL per aver ospitato i Memphis Rogues. La squadra nasce per volere di Harry Mangurian, possessore di una compagnia di trasporto cavalli, e di Beau Rogers,già  socio di minoranza e direttore generale dei Tampa Bay Rowdies. I due girano a vuoto varie città  del sud nella speranza di poter trovare un posto dove poter impiantare una franchigia. Il destino fa si che i loro sforzi vengano premiati dallo stato del Tenesse. Una volta fondata la franchigia viene scelto il nome Rogues, un po' a ricordare i Rowdies di Tampa Bay, e come simbolo viene scelto un elefante. Come allenatore arriva Malcom Allison, già  balzato agli onori della cronaca del soccer per aver perso con il suo Manchester City contro Oakland Stompers e Atlanta Chiefs dieci anni prima. Ad Allison viene dato il compito di portare a Memphis giocatori di valore, ma causa le acredini che si era lasciato dietro in Inghilterra, il reclutamento di molti calciatori non va a buon fine, e per questa ragione (e per non aver saputo gestire la squadra durante lo sciopero dei giocatori) Mangurian e Rogers decidono di licenziare il tecnico inglese prima dell'inizio del campionato. La panchina viene allora affidata all'ex stella del Chelsea Andy Mc Creadie. I giocatori che comporranno la rosa dei Rogues saranno in prevalenza giocatori britannici ,come era consuetudine al tempo. Da ricordare tra questi Phil Beal, John Faulkner, Tony Field, Jimmy Husband, David Stride, Alan Birchenall, centrocampista offensivo acquistato dal Notts County, l'ala scozzese Charlie Cooke, che già  aveva offerto i suoi servigi nella NASL con la maglia dei Los Angeles Atzecs, Neil Smillie, centrocampista avuto in prestito dal Crystal Palace. I Rogues vengono assegnati alla Central Division della American Conference, dove nonostante i buoni auspici concludono la stagione 1978 al terzo posto con 10 vittorie e 20 sconfitte. La media spettatori presenti al Liberty Bowl Memorial Stadium sarà  un deludente 8.708, facendo della squadra del Tenesse la diciassettesima in ordine di affluenza tra le ventiquattro esistenti. Nel 1979 le cose vanno anche peggio, causa anche uno sciopero dei giocatori che costringe Mc Creadie alle dimissioni. Il rendimento della squadra è di appena 6 vittorie e 24 sconfitte, con conseguente calo degli spettatori, appena 7137,questa volta la quarta peggiore affluenza dell'intera lega. Al termine della stagione '79 Beau Rogers ed Harry Mangurian vendono i Rogues ad Avron Fogelman, al tempo proprietario di un team di baseball in Minor League. In panchina Charlie Cooke succede a Mc Creadie, e la nuova dirigenza fa arrivare l'americano Steve Bradshaw, l'inglese Paul Child, già  popolare nei primi anni della NASL con la maglia degli Atlanta Chiefs, lo scozzese Jim Steele, difensore centrale con trascorsi nel Dundee, ma anche nei Rangers e nel Southampton e con esperienza in NASL maturata in forza ai Washington Diplomats. Concludono la lista Paul Cannell, anche lui inglese e l'argentino Toni Carbognani. Ritorna inoltre David Stride. Nonostante gli investimenti di Fogelman nemmeno questa volta i Rogues sono competitivi, e concludono il campionato 1980 ancora una volta all'ultimo posto, con 14 vittorie e 18 sconfitte. Gli spettatori aumentano toccando le 9.864 presenze, la media migliore nei tre anni di esistenza del club di Memphis, ma nonostante la maggiore affluenza la squadra dell'elefante è ancora una volta diciassettesima al box office. A fronte di questo ed alle perdite di denaro Fogelman vende al miliardario Nelson Skabania che sposta la franchigia dagli Usa al suo Canada. L'ultima partita disputata dai Memphis Rogues ha luogo al Liberty Bowl Memorial Stadium di Memphis e vede i Rogues prevalere sugli Houston Hurricane per ben 6-1. Il goal finale è segnato dall'inglese Tony Field, che scartato il portiere ed accompagnata la palla vicino alla linea di porta, si inginocchia e fa entrare la palla di testa, un memorabile canto del cigno.

Nel 1981 la città  di Calgary vede la nascita dei Calgary Boomers. La franchigia nasce grazie al miliardario Nelson Skabania, che una volta acquistata la franchigia dei Memphis Rogues, ne cambia location e nome. Tra i giocatori che seguono lo spostamento della squadra da una nazione all'altra figura quello dell'inglese John Faulkner. La squadra viene affidata alla direzione tecnica di Al Miller, fautore dello sviluppo dell'indoor soccer e fabbro del successo degli Atoms di Philadelphia nel 1973. Prima dell'inizio del campionato NASL 1981 i Boomers di iscrivono al torneo indoor e vengono assegnati alla Northern Division assieme a Toronto Blizzard, Vancouver Whitecaps ed Edmonton Drillers. I neonati Boomers non disputano un campionato esaltante, ed arrivano terzi nella conference con 10 vittorie ed 8 sconfitte, mancando così l'accesso ai play-off. La media spettatori durante il campionato indoor è di circa 4.672 paganti. Juan Carlos Molina totalizza 16 goal e 31 assist, il portiere Darryl Wallace occupa il quarto posto della classifica indoor riservata agli estremi difensori. Durante il campionato NASL vero e proprio le cose per Calgary vanno meglio. Seguiti da 10501 spettatori i Boomers conquistano il secondo posto della Northwest Division con 17 partite vinte e 15 perse, conquistando così i play-off al primo colpo. La franchigia di Calgary torna però sulla terra ad opera dei Fort Lauderdale Strikers che li eliminano dalla corsa al titolo battendoli nel duplice match per 2-0 e 3-1. Franz Gerber scrive il suo nome nei piani alti della classifica marcatori con 20 reti e 10 assist. Purtroppo però Skabania decide che è venuto il momento di ritirarsi dalla NASL, e i Calgary Boomers chiudono così i battenti dopo un solo anno di vita. Triste, ma come dicono gli americani "Business is business".

Nello stesso anno nasce in Florida la franchigia dei Jacksonville Tea Men, che altro non sarebbero che i New England Tea Men che all'inizio della stagione NASL indoor 1980/81, lasciano il Massachussets dopo due sole partite per stabilirsi in Florida. La casa dei Tea Men è il Gator Bowl Stadium. L'inglese Tony Brown segue lo spostamento della franchigia da Boston a Jacksonville, così come l'allenatore irlandese Noel Cantwell e il portiere Arnie Mausser. Si uniscono alla nuova franchigia l'argentino Ricardo Alonso, prelevato dai Minnesota Kicks, lo scozzese Tommy O'Hara, acquistato dai Diplomats, come sempre da Washington arriva l'attaccante Alan Green, inglese naturalizzato americano. La stagione indoor non si conclude molto bene per Jacksonville, che con 8 vittorie e 10 sconfitte termina il campionato al terzo posto della Eastern Division, seguita da appena 2631 spettatori. Durante il campionato vero e proprio le cose sembrano andare meglio. Grazie anche ai 16 centri e 6 assist di Alan Green, i Jacksonville Tea Men arrivano terzi nella Southern Division, con 18 vittorie e 16 sconfitte, seguiti da 9507 spettatori. Jacksonville supera il primo turno dei play-off imponendosi sugli Atlanta Chiefs per 3-2 e 2-1, ma al turno successivo è San Diego che ha la meglio sui Tea Men di Jacksonville. A dire il vero Jacksonville comincia bene vincendo contro i Sockers per 2-1, ma nella gara di ritorno San Diego rende pan per focaccia. Si rende necessario un mini-game dove i San Diego Sockers sconfiggono i Jacksonville Tea Men per 3 reti a 1. Arnie Mausser è primo nella classifica portieri. Nel 1982 Tony Brown e Tommy O'Hara lasciano Jacksonville, arrivano invece l'attaccante inglese Keith Bertschin, già  di Ipswich Town e Birmingham City, i connazionali Mark Lindsay e David Stride e lo scozzese Archie Gemmil, centrocampista già  nel giro della nazionale che aveva prestato i suoi servigi precedentemente nel Derby County, ma anche nel Nottingham Forest e Birmingham City. La stagione indoor 1981/82 vede Jacksonville mancare ancora una volta l'accesso ai play-off, facendo peggio dell'anno prima con 7 vittorie ed 11 sconfitte. Il pubblico, nonostante il pessimo andamento, arriva alle 6.375 unità . Arnie Mausser è secondo nella classifica portieri indoor. Durante la stagione NASL 1982, i Jacksonville Tea Men concludono il loro campionato sul fondo della Southern Division, con 11 vittorie e 21 sconfitte, nonostante i 21 centri e 4 assist di Ricardo Alonso, che verrà  convocato anche nella selezione All Stars '82. Il pubblico risentirà  del pessimo andamento della squadra scendendo a 7.160 unità . Al termine della stagione, la multinazionale Lipton ritira gli investimenti dal soccer, ma i Jacksonville Tea Men, sebbene senza mezzi per militare ancora nella NASL non falliscono, ma si autoretrocedono nella meno prestigiosa ASL. I nuovi Tea Men vengono assegnati alla Eastern Division, dove conquistano il primo posto con 18 vittorie e 7 sconfitte. Durante la corsa per il titolo ASL, i Tea Men eliminano i Carolina Lightning perdendo la prima partita per 1-0 ma vincendo quella di ritorno per 2-0, accedendo così al mini-game che vedrà  Jacksonville prevalere con lo stesso risultato. La finale è tra Jacksonville Tea Men e Pennsylvania Stoners, i quali prevalgono durante la gara di andata per ben 3-0. Jacksonville non si da per vinta e nel match successivo restituisce il favore agli Stoners sbaragliandoli per ben 4-1. Anche stavolta si rende necessaria una gara di spareggio, che vede la squadra della Florida prevalere di misura ed aggiudicarsi il titolo ASL 1983. Il portiere Peter Simioni è primo nella sua classifica e nominato MVP del torneo, Micky Zivaljevic è secondo in classifica marcatori con 16 goal e 5 assist. Dietro di lui Alex English, 11 reti e 8 assist, e Poli Garcia, 9 centri ed 11 assist per lui. Al termine della stagione la ASL fallisce, ma Jacksonville si unisce alla neonata lega USL, dove termina ultima nella Southern Division con 11 vittorie e 13 sconfitte. Al termine della stagione i Jacksonville Tea Men falliscono.

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