Marian Hossa ha dato un nuovo dispiacere ai suoi ex tifosi…
Lo aspettavano dalla scorsa estate.
Prima li aveva entusiasmati, fatto sognare, era diventato il loro valore aggiunto e accanto a lui ognuno sembrava più forte.
Dopo li aveva traditi con i più forti, con la squadra che alla Mellon Arena pochi giorni prima aveva spezzato ogni magica partita vicino alla gloria.
Si può parlare del giocatore Marian Hossa, indubbie qualità , ma della persona i tifosi di Pittsburgh ancora non vogliono iniziare neanche un principio di discorso, sarebbe troppo facile dar vita ad una serie d'insulti.
Siamo lontani dai tempi in cui Wayne Gretzky volava dagli Oilers ai Kings monopolizzando i quotidiani canadesi, questo salto da Penguins a Red Wings fa meno rumore, ma ugualmente molto male.
In questa sfortunata stagione (purtroppo pronosticata) l'appuntamento con i campioni di Detroit rappresentava la possibile svolta stagionale e dare un dispiacere all'ala, che ora indossa il numero 81 anziché il 18, sarebbe stata la giusta vendetta.
Nella gara della Joe Louis Arena di novembre fu Jordan Staal a compiere il miracolo e guidare all'ultimo respiro il suo team ad una vittoria per 7 a 6 con una doppietta e l'assist vincente a Ruslan Fedotenko nell'overtime. Nel rematch dell'otto febbraio invece niente gioie, con i tifosi dei Penguins che hanno mostrato la loro emozione al grido "traditore" ogni volta che il puck veniva toccato dalla loro ex stella. Il pubblico che per 94 partite consecutive aveva regalato il tutto esaurito confermava di avere un unico obiettivo, insultare il nemico pubblico numero 1.
Purtroppo un altro pericolo pubblico era rappresentato da Pavel Datsyuk, l'incubo di Marc Andrè Fleury battuto due volte dal russo in due errori divisi tra difesa e portiere per il 3 a 0 indiscutibile.
Tra i due gol del super giocatore dei Red Wings ecco il momento che la squadra di Crosby avrebbe voluto cancellare, la rete proprio di Hossa, l'azione che infligge il tasso di depressione più alto nella Mellon Arena dal 26 febbraio 2008 (giorno che portò Marian da Atlanta ai Pinguini).
Ty Conklin in silenzio realizza uno shutout, anche lui parte della diaspora di talenti che la scorsa estate ha abbandonato Pittsburgh ma per lui è una gara anonima, nessun insulto né dispiacere per il cambio di casacca, però il buon portiere nativo di Anchorage il suo dovere lo fa fino in fondo e nessuna conclusione lo fa preoccupare più di tanto.
Chi ha fatto quasi tenerezza è stato Sydney Crosby.
Il prescelto accanto ad Hossa aveva mostrato tutta la sua immensa classe, oggi si guarda intorno e vede nella sua linea Kennedy e Sykora, solidi giocatori ma lontani dall'esser fuoriclasse.
Sydney, pur frustrato da questa situazione preferisce guardare avanti, forse con un briciolo d'invidia per la squadra che assieme può schierare Datsyuk, Zetterberg, Franzen e Lidstrom per citarne alcuni, col pensiero che The Kid accanto ad uno qualsiasi di questi giocatori farebbe scintille. In fondo c'è sempre Evgeni Malkin, altra eccellente scomparsa nella rivincita con i Red Wings.
"E' mancata la rabbia, ed è questo che delude" è il commento all'uscita dalla Mellon Arena. Il sussulto d'orgoglio non c'è stato, niente aggancio ai posti playoff e il ghigno soddisfatto di Marian Hossa a fine gara si poteva tradurre con l'espressione "La mia scelta è quella giusta!".
Nel pianeta Penguins ora ci si affida al rientro di Sergei Gonchar, atteso al debutto stagionale sabato contro i Maple Leafs e alla capacità del general manager Shero nell'individuare la spalla ideale per Crosby senza dissanguare le capacità finanziarie della squadra della Pennsylvania già martoriate lo scorso anno.
A chiudere il rematch della scorsa Stanley Cup ci pensa Nicklas Lidstrom con il suo pensiero "Hossa ha tratto forza ed energia dai fischi, forse sarebbe stato deluso se i suoi ex tifosi avessero scelto il silenzio e l'indifferenza per vendicarsi"
Sagge parole campione, intanto coach Babcock si gode la sua stella e Pittsburgh nuota affannosamente per dare un senso alla sua stagione, niente lieto fine, così è la vita!