Ogucy Onyewu e Rafa Marquez, due dei protagonisti del match di domani sera a Columbus
I due paesi confinano per oltre 3.000 km. ma per la maggior parte degli appassionati di sport americani il Messico potrebbe benissimo essere una sperduta isola del Pacifico. Lontano dalla vista e dalla testa. Certo, ogni tanto la NFL va a giocare a Città del Messico, ma di solito in Messico si gioca a calcio, quindi perché agli americani dovrebbe interessare lo sport nazionale a sud del proprio paese (tanto per mantenere un falso stereotipo sugli americani che non seguono il calcio).
L'eccezione a questa mancanza di interesse nei confronti del Messico è rappresentata - oltre che dal Dipartimento per l'Immigrazione - dai milioni di tifosi di calcio e dalla dirigenza della USSF (la federcalcio USA). Entrambi sanno bene come la rivalità fra le due nazioni calcistiche sia per più piccante di chili e jalapeà±o. Basti pensare a quanto accaduto in Messico nel 2004, quando durante un match tra le Nazionali Under 23 i tifosi messicani hanno iniziato ad urlare cori del genere “Osama, Osama, Osama”, riferendosi ovviamente ad Osama Bin Laden. Oppure la risposta americana, quando nel 2005, in un match di qualificazione vinto dagli USA proprio a Columbus, dopo un gol Landon Donovan è andato verso la telecamera chiedendo: “Where's Mexico?” (Dov'è il Messico?).
La rivalità calcistica tra le due nazioni ha iniziato a prendere piede seriamente dal 2000. Da allora infatti gli USA hanno messo insieme uno score - tra "amichevoli" e qualificazioni mondiali e Mondiali stessi – ontro il Messico di 9 vittorie un pareggio e 2 sole sconfitte (che diventa 8-1-0 se ci si riferisce solo ai match giocati negli Stati Uniti).
La score avrà modo di cambiare domenica sera, quando USA e Messico si affronteranno al Columbus Crew Stadium per il primo match dell'Hexagonal, girone di qualificazione ai Mondiali del Sudafrica nel 2010. Le due Nazionali si sono affrontate altre due volte a cColumbus in qualificazioni mondiali, ed in entrambi i casi gli USA hanno vinto con un secco 2-0.
Il 28 febbraio 2001 si prewsentarono in 26,624 (tutto esaurito), nonostante una temperature di -6°. Temperatura del tipo che piace agli americani e che I messicani odiano. “Il clima quella sera era brutale. Ma non avremo certo volute uno strano tempo con sole e 15°", ricorda l'ex Chicago Fire Chris Armas, uno dei tre giocatori, insieme Brian McBride e Claudio Reyna, ad essere in campo contro il Messico a Columbus sia nel 2001 che nel 2005. "Più freddo è meglio, perché ai messicani non piace affatto".
Nel 2001 McBride fu sostituto poco dopo, a causa di un tiro preso dritto in faccia, e fu proprio il suo sostituto Josh Wolff insaccare l'1-0 bucando il colorito portiere messicano Jorge Campos (ex LA Galaxy). Il raddoppio arrivò in chiusura grazie ad Earnie Stewart, che dalla breve distanza ha infilato su un bell'assist ancora di Wolff.
28 febbraio, 2001 Columbus, Ohio – USA vs. Messico
“C'era un'atmosfera meravigliosa", ricorda ancora Armas, sottolineando come il Crew Stadium sia in grado di fornire il vantaggio di giocare in casa. Un qualcosa cui gli americani non sono proprio sempre abituati. “Ricordo una volta che giocammo contro l'Honduras al RFK Stadium (Washington, D.C.) er avevamo avuto rassicurazioni di una maggioranza di tifosi USA sulle tribune. Ma uscendo dal tunnel ci siamo ritrovati circondati di bandiere bianco blu, e ci siamo chiest: ma dove siamo?".
In realtà il rischio c'è stato anche stavolta. La USSF aveva infatti dato disponibilità a giocare al Rose Bowl di Pasadena (CA) o a Phoenix, posti ben più caldi e con molti posti in più, con conseguente maggiori in cassi per entranvbe le nazionali, ma anche un vantaggio per i messicani che sarebbero stati sicuramente in grande maggioranza. In cambio di questo svantaggio però la USSF aveva chiesto alla FMF (la federazione messicana) di non giocare il ritorno all'Azteca di Città del Messico, dove l'altura gioca sempre brutti scherzi, ma in una altro stadio al livello del amre o quasi. Ma il no dei messicani ha fatto saltare l'accordo.
Torniamo allora al 2005, 3 settembre, in cui 27.000 tifosi - in larga parte pro-USA - spinsero la Nazionale a stelle e strisce verso la qualificazione ai Mondiali di Germania. Ancora Armas: "Mi ricordo principalmente i festeggiamenti, con me arrotolato in una bandiera Americana. Ma entrambe le partite furono molto difficili, bastava un errore per cambiare tutto". E proprio quella sera un errore gli errori del Messico valsero un 2-0 coi gol di Steve Ralston (New England Revolution) e DaMarcus Beasley (oggi ai Rangers Glasgow).
“La pressione che I giocatori messicani subiscono è enorme. Lo stesso non succede a noi. È una questione di stile di vita. In Messico vivono per il calcio". Pressione che per quando gli USA giocano in messico è un fattore in più per El Tri: gli USA infatti non hanno mai vinto in Messico (un solo pareggio e 22 sconfitte in tutto). "Contro il Messico - ricorda l'ex Revs Brian Maisonneuve, oggi assistant coach alla University of Louisville – ho giocato all'Azteca , dove l'altitudine, il caldo e 115.000 spettatori sono lì che ti aspettano. Ricordo di essere entrato in campo con McBride un'ora prima di un match e potevamo a malapena sentirci. Un rumore incredibile".
3 settembre, 2005 Columbus, Ohio – USA vs. Messico
Mercoledì a Columbus non ci saranno certo 100.000 tifosi, ma solo poco più di un quarto, ma l'energia dei tifosi locali del Columbus Crew campione e - molti sperano - il gelo dell'Ohio a febbraio (anche se domani si prevede uno stano min 2°- max 16°), cercheranno di dare agli USA quella forza necessaria per volare dritti in Sudafrica l'anno prossimo.