Ronaldinho e David Beckham insieme al ritiro del Milan a Dubai
Sono passati due anni giusti (era l'11 gennaio 2007) da quando il mondo fu messo a conoscenza che i Los Angeles Galaxy avevano ingaggiato nientepopodimenoche David Beckham, che lasciava così il Real Madrid per la Major League Soccer (MLS), lega assai poco conosciuta a livello mondiale fino ad allora.
A comunicare la decisione ai media globali fu lo stesso Beckham, e le reazioni furono assai contrastanti, con la maggior parte degli osservatori pronto ad affermare che quella scelta avrebbe segnato la fine della sua carriera di giocatore vero per una da quasi attore in una lega "Mickey Mouse" con una squadra da pub (alcune delle definizione accumulatesi nei mesi successivi). Del resto nel giro di poco tempo aveva perso la fascia di capitano della Nazionale inglese e il posto da titolare con le Merengues (Real Madrid), per poi finire addirittura fuori rosa per decisione di Fabio Capello subito dopo l'annuncio dell'addio. Di conseguenza la sua scelta venne considerata come molto intelligente dal punto di vista finanziario, ma allo stesso anche come un'ammissione che la sua carriera era ormai arrivata al termine. Tutti i tentativi del Real per trattenerlo, e il ruolo fondamentale di Beckham nella conquista del titolo 2007, non cambiarono certo l'opinione di tanti.
Dopo due anni le cose per Beckham sono molto diverse. Pur non avendo avuto raggiunto grandi successi con i Galaxy - eufemismo – il suo impatto sulla crescita del soccer USA e della MLS è stato sicuramente notevole, come dimostra l'affollarsi di investitori pronti a mettere almeno $40 milioni sul tavolo per avere una franchigia. E tra questi fa impressione vedere il Barcellona di Juan Laporta, che insieme all'imprenditore boliviano Marcelo Claure sta facendo di tutto per riportare il calcio a Miami già dal 2010. E non crediamo che Laporta e il Consiglio del Barà§a siano pazzi o incompetenti. E Beckham un ruolo in questo l'ha sicuramente avuto.
Un qualcosa che invece è stata la MLS a dare a Beckham è invece la freschezza. Sarà forse la minor pressione agonistica e il minor numero di impegni, ma l'inglese ha mostrato di essere ancora in grado di poter giocare un ruolo nella Nazionale dei tre Leoni, seppur come sostituto, guidata proprio da Fabio Capello. E nonostante le pessime prestazioni del suo team (e in parte anche le sue), il rispetto per la sua professionalità e per le sue capacità non sono mai venuti meno, come si è potuto vedere dalle reazioni dei campioni del Milan - da Paolo Maldini a Kakà , passando per il tecnico Carlo Ancelotti - alla notizia del suo arrivo, al di là di quella che inevitabilmente è anche una grande operazione d'immagine. Ma questa non è certo una novità : non è stato lo stesso per il Real e prima, in parte, per il Manchester United? E poi in immagine ne sta taccogliendo anche la MLS che, dopo aver subito l'impatto iniziale della scelta di Becks di andare al Milan, in realtà in caso di successo di questi in italia avrà dimostrato di aver nelle proprie file un giocatore ancora di grandissimo livello.
La sua avventura in prestito ai rossoneri - solo fino a marzo, anche se Adriano Galliani farà di tutto per trattenerlo - è appena iniziata, e l'inglese è a Dubai a sudare per riguadagnare la forma nei due mesi di stop e per far vedere a Capello di poter essere pronto per le qualificazioni mondiali in primavera e provare a superare il record di presenze di Bobby Moore (108) con i bianchi d'Inghilterra.
David Beckham – Welcome to America!
Beckham tornerà a Los Angeles a marzo, mettendosi a disposizione di un innervosito - per la sua partenza imprevista – Bruce Arena, in tempo per il via al campionato. E dopo due anni disastrosi le cose per lui al ritorno dovrebbero andar meglio. Troverà infatti un allenatore con grande esperienza e che pur con tutti i suoi limiti - a differenza di Ruud Gullit - conosce la MLS e il suo funzionamento. Con l'addio di Carlos Ruiz e quello probabile di Landon Donovan (in prestito al Bayern Monaco fino a marzo ma con molte possibilità di rimanerci), Arena avrà a disposizione ben $800 mila dollari in più di salary cap da gestire rispetto al 2007 per poter mettere insieme un team equilibrato in grado di girare al meglio intorno a Becks e di tornare ai fasti del passato (2 MLS Cup, 2 US Open Cup e una Concacaf Champions' Cup), anche se probabilmente non da subito. Ma non può essere certo un titolo MLS l'unico indicatore del successo o no dell'avventura di David Beckham negli USA. Golden Balls ha già dato tanto alla lega, a cominciare dal farla apparire sul mappamondo del calcio mondiale e molti soldi, e continuerà a farlo. Persino Pelé quando sbarcò negli USA nel 1975, dovette aspettare 3 anni e l'ultimo match per vincere il suo primo e unico titolo coi New York Cosmos. Ma il suo vero successo fu l'aver piantato il seme del calcio sul territorio americano. Quel seme che da alcuni anni sta finalmente germogliando, e che Beckham ha aiutato e sta aiutando a crescere.
In ogni caso, per tutti quelli che credono che senza vittorie a fine anno i Galaxy dovrebbero separarsi da Beckham (sempre che non lo decida lui), rinviamo a quanto detto da Zinedine Zidane qualche tempo fa al Sunday Mirror: “Non c'è nessun dubbio che Beckham volesse chiudere la propria carriera al Real Madrid. Ma perché rimanere in un posto dove chiaramente non ti vogliono? Penso che il Madrid avrebbe dovuto fare qualsiasi cosa per tenerlo, perché è unico. Non troveranno facilmente un sostituto per lui, è quasi impossibile".
E se questo - secondo Zidane - valeva per il Real Madrid, figuriamoci per i Galaxy e la MLS!