Carlos Delgado sfoggia la nuova maglia…
Jeff: "Jack immagino che tu sappia che da oggi avrai la mazza mancina che volevi"""
Jack: "Beh"era ora"".
Omeriche risate dei protagonisti dello sketch e delle decine di giornalisti presenti"
Sì perché Jeff & Jack non sono la riedizione di qualche famoso duo comico alla Gianni & Pinotto, bensì il proprietario dei Florida Marlins Jeffrey Loria ed il suo dipendente, il manager della squadra, Jack McKeon, radiosi per la presentazione alla stampa dello slugger mancino, Carlos Delgado, uno dei battitori più temibili in attività , firmato alla cifra record (per i Marlins) di 52 milioni per quattro anni.
La firma del trentaduenne nativo di Porto Rico ha sorpreso molti nelle majors, ma l'ex giocatore dei Toronto Blue Jays, reduce da dodici stagioni in cui ha potuto vedere i playoffs solamente in televisione, ha ceduto alle lusinghe del club della Florida, dopo un breve ma intenso corteggiamento cominciato ad inizio 2005, quando Jeff Loria ha dato mandato al proprio staff di entrare nella corsa al giocatore, già ambito da Rangers, Orioles e Mets.
Dodici stagioni trascorse in Canada con 336 home runs e 1058 RBIs, sono stati sufficienti ad imporre Delgado come uno dei pezzi più ambiti della offseason, ed il fatto che i Marlins siano riusciti a spuntarla su franchigie ben più inclini a spendere come i Rangers o i Mets, non è dovuto alla vicinanza di Miami con il paese natale del fortissimo prima base, né al clima caldo e soleggiato della Florida (anche se questi fattori non hanno certo disturbato, anche a detta del giocatore), bensì alla reale possibilità dei Marlins, di garantire al loro futuro cleanup hitter, di giocare le World Series.
Se è vero che il baseball è uno degli sport meno pronosticabili in circolazione, l'arrivo di Delgado nel lineup di Jack McKeon, ha trasformato i Marlins, a detta della quasi totalità degli analisti americani, da squadra offensivamente limitata e carente nel settore fuoricampo, a squadra favorita per sfidare gli Atlanta Braves per il titolo della National League.
Membro dell'elite dei battitori mancini, assieme a giocatori del calibro di Bonds, Jim Thome e Rafael Palmeiro, Delgado sembra il giocatore perfetto per completare l'ordine di battuta dei Marlins, situandosi nel quarto spot, tra Miguel Cabrera e Mike Lowell.
Proprio Lowell, uno dei veterani dei Marlins, ha contribuito a tolgliere a Delgado alcuni dubbi, durante una conversazione telefonica avvenuta pochi giorni prima della firma: "Ho cercato di essere onesto con lui, gli ho detto che avrebbe avuto l'opportunità di segnare un sacco di punti; voleva sapere se i ragazzi sono amichevoli, se piove"cose generali"ho cercato di rispondergli mascherando il mio entusiasmo"".
A dare virtualmente una mano a Lowell è stato senza dubbio il suo ex compagno (e principale artefice del titolo 2003) Ivan "Pudge" Rodriguez, anch'egli nativo di Porto Rico, che non ha lesinato complimenti nei confronti della propria ex squadra: "Sono bravi ragazzi, amano giocare, amano divertirsi e amano vincere"non posso parlarne che bene" avrebbe detto il catcher in forza ai Detroit Tigers al proprio connazionale.
"E' quello che vuoi sentirti dire da uno che è stato qui"" commentava in occasione della presentazione alla stampa un sorridente Delgado, da sempre distintosi, oltre che per il proprio giro di mazza, anche per non essere il vostro classico giocatore miliardario che non ha idea di quel che accade nel mondo.
Se un'analisi meramente tecnica potrebbe farne uno dei beniamini dei tifosi di ogni squadra d'america, il fatto di essere un giocatore, pardon, un uomo "pensante" che non ha paura di esporsi per ciò in cui crede, ne ha fatto letteralmente un caso durante la scorsa stagione, quando i media, dopo un periodo in cui la cosa era passata inosservata, si sono accorti che il giocatore era solito rimanere seduto durante il seventh inning stretch, quando negli stadi d'America, di domenica e nei festivi (allo Yankee Stadium ad ogni partita) veniva eseguita la popolare "God Bless America".
La decisione del giocatore di non prestarsi a quella che ritiene una "strumentalizzazione del baseball a fini politici" se sicuramente urta il sentimento nazionalistico di qualcuno, soprattutto dopo i fatti dell'11 settembre, dovrebbe essere garantita da quella libertà di espressione che proprio gli americani si vantano di voler garantire, e qualora questo non fosse sufficiente, non saranno i boo di disapprovazione di alcuni a far recedere il neoacquisto Marlins da un atteggiamento che ritiene giusto portare avanti: "Il motivo per cui non mi alzo in piedi è perché non mi piace il modo in cui viene utilizzata questa canzone, dall'11 settembre alla Guerra in Iraq"Per quel che mi riguarda, io dico Dio benedica l'America (God Bless America), Miami, Puerto Rico e tutte le altre nazioni"solo così ci sarà pace nel mondo"ma questa non è politica, è baseball e non c'è motivo di suonare quella canzone"".
Uno posizione forte destinata a dividere. Ma a chi lo attacca affermando che le partite non sono il luogo adatto per fare politica, Delgado risponde semplicemente: "Allora perché suonate l'inno nazionale?".
Questioni politiche a parte, Delgado sembra l'uomo giusto, oltre che per guidare i Marlins al titolo, per essere accolto da una comunità che incorpora in sé un'imponente componente ispanica e che abbraccerà e preso amerà un uomo dalla spiccata intelligenza e dalla grande sete di conoscenza, grande lettore e appassionato di arte. "Amo il baseball, ma ho anche altre passioni"posso parlare di altre cose oltre a cosa dovermi aspettare con due strike e zero ball"".
Se Jeff Loria, tra le altre cose mercante d'arte, avrà piacere di disquisire col proprio dipendente più pagato di quadri e affini, avrà ancora più piacere se questi dimostrerà in campo quella "passione" con cui si dichiara pronto a giocare. Firmare Delgado, infatti, ha portato non poche polemiche (alcune decisamente ingiuste in verità ) nei confronti del proprietario dei Marlins, soprattutto dovute al fatto che la franchigia, sta conducendo da tempo una trattativa con la città di Miami, per ottenere un sussidio (60 milioni di dollari) per costruire, accanto all'Orange Bowl, uno stadio con il tetto mobile, da 420 milioni di dollari. Il problema stadio infatti, è da sempre una delle cause, secondo Loria delle perdite che la propria organizzazione è costretta a subire annualmente, relegata al ruolo di ospite, neanche troppo gradito, al Dolphins Stadium, con tutti i problemi che ne derivano.
Mettere in piedi un squadra competitiva in grado di continuare a vincere, è stata per Loria la priorità al momento di firmare la stella portoricana, ben consapevole del fatto che una franchigia vincente, in grado di garantire lustro alla città , sarebbe stata un'ottima arma di persuasione nelle trattative per lo stadio e che in caso di esito negativo di queste, avrebbe reso i Marlins maggiormente appetibili da altre città .
Con il payroll lievitato alla cifra record di circa 65 milioni per il 2005, i Marlins cercheranno anche di sfidare la tradizione negativa che avvolge le squadre che investono gran parte del loro monte ingaggi per un solo giocatore, forti della convinzione che i playoffs del 2004 hanno dimostrato che anche uno dei più vecchi adagi dello sport americano come quello che "gli attacchi vendono i biglietti mentre le difese vincono i campionati" può essere smentito.
Qualora così non fosse, non è certo la difesa che preoccupa Jack McKeon ed anzi proprio le qualità difensive dei Marlins, riusciranno a coprire le eventuali mancanze di Delgado, difensore adeguato ma niente di più. Altro dubbio riguardo allo slugger, il fatto che proprio il vituperato Dolphins Stadium non sarebbe l'ideale per un mancino, vista la profondità dell'out di destra, ma le doti di battitore in campo opposto del portoricano e il suo approccio non necessariamente votato al raggiungimento del fuoricampo, dovrebbero far ovviare a questi problemi: "Posso battere dei doppi"abbiamo due ragazzi come leadoff che possono correre veramente forte"ci renderanno tutto più semplice"".
L'uomo Delgado è profondo e complesso, ma le sue idee sono chiare e semplici: "Volevo l'opportunità di vincere e con questa squadra finalmente l'avrò"". Per questo ha scelto i Marlins e per questo, durante un pranzo con Loria ed alcuni rappresentanti della squadra, non è riuscito a togliere gli occhi dall'anello di campione (grande come una palla da golf) che il presidente indossava. "Come potevo non notarlo? Sono stato altrove per dieci anni e non ho mai neanche annusato i playoffs"Voglio mettermi nelle condizioni di giocare per vincerne uno anche io"(Loria) mi ha detto che se vinceremo, quest'anno ne farà fare uno ancora più grande"non so se sarà possibile ma sarebbe bello"".
I Termini del Contratto
Delgado guadagnerà solo 4 milioni nel 2005, per poi vedere il proprio stipendio salire a 13,5 nel 2006, 14,5 nel 2007 e 16 milioni di dollari nel 2008. Il contratto prevede una opzione per il 2009, per 16 milioni di dollari, basata su un complesso calcolo dei voti che il giocatore otterrà nelle votazioni per l'MVP o per i premi individuali nella postseason.
Da dieci punti a un punto per la classifica di MVP della stagione. Venti punti per il titolo di MVP delle World Series, mentre solo dieci punti per il titolo di miglior giocatore nella National League Championship Series. Se nei primi quattro anni di contratto, Delgado dovesse totalizzare trenta punti, si attiverebbe automaticamente l'opzione per il quinto anno a 16 milioni, mentre nel caso non vi riuscisse, l'opzione sarebbe limitata a dodici milioni, con un buyout di 4 milioni.