Carl(it)o’s way

Carlos Beltran, il decimo giocatore nella storia a firmare un contratto da 100 milioni di dollari

Dopo una corte durata circa due mesi i New York Mets sono riusciti ad assicurarsi il secondo elemento che dovrebbe, nei piani della dirigenza, interrompere il trend negativo che perseguita la franchigia dal 2000, anno in cui la formazione del Queen's raggiunse le World Series e venne battuta 4-1 dai concittadini Yankees.

Il giocatore in questione è l'esterno centro Carlos Beltran, uno dei free agent più ambiti in questa off-season visto il suo mancato accordo con il team di appartenenza, gli Houston Astros.

Nonostante i tentativi della formazione texana era nell'aria un prevedibile rifiuto da parte del giocatore riguardo ogni possibile offerta che sarebbe arrivata dalla dirigenza degli Astros perché si era intuito che Beltran voleva cambiare piazza ma soprattutto firmare il cosiddetto “career contract”, il contratto della vita.

Proprio per questi motivi le squadre che più avevano bussato alla porta dell'agente di Beltran erano state le due compagini newyorchesi, l'una (gli Yankees) in cerca di nuovi “galacticos” da aggiungere alla collezione di stelle di George “the boss” Steinbrenner, l'altra (i Mets) con il disperato bisogno di riemergere dopo un paio di stagioni di assoluto anonimato.

In effetti Omar Minaya, General Manager dei Mets, il primo significativo colpo di mercato lo aveva già  messo a segno impegnando diversi milioni di dollari nella scommessa Pedro Martinez, ma il reparto che non era ancora stato ritoccato era quello offensivo.

Ed allora quale miglior regalo da fare ai tifosi del Queen's, avrà  pensato il GM, se non il giocatore che insieme ad Albert Pujols è stato il grande protagonista dei playoff 2004 nella NL?

Beltran infatti aveva iniziato la stagione passata con la maglia dei Kansas City Royals ma era stato ceduto a metà  regular season agli Houston Astros, diventandone ben presto il trascinatore offensivo.

Non tanto in stagione regolare, che Carlos ha chiuso con 38 HR, 104 RBI, 42 basi rubate ed una media di .267, quanto nei playoff, in cui l'esterno degli Astros ha inanellato una serie di partite eccezionali trascinando Houston alla prima vittoria in una serie di post-season e poi ad un solo passo (mancato) dalle World Series.

I numeri e la continuità  di Beltran in quel mese di ottobre sono stati fenomenali: 8 HR (pareggiato il record in post-season di Barry Bonds), 14 RBI, 6 basi rubate ed un'impressionante media battuta di .435 in 12 gare.

Probabilmente tutto il mondo delle majors si è fatto impressionare dalle prestazioni di Beltran in quel delicato momento della stagione, e le quotazioni del giocatore si sono impennate.

Il contratto che gli Astros gli hanno proposto per trattenerlo in Texas, un settennale da 100 milioni di dollari con opzione per l'ottavo da 14 milioni e buyout da 2, non è stato accettato dall'agente del giocatore, e dalle indiscrezioni trapelate nell'ambiente degli Astros e riportate dall'autorevole Associated Press sembrerebbe che il nodo gordiano sia stata la clausola “no-trade” richiesta dal giocatore.

Forse non sapremo mai se la notizia ha un fondamento reale ma soprattutto se la vera motivazione del rifiuto di Beltran sia stata questa, perché anche se il talentuoso esterno non avesse ottenuto la clausola ne avrebbe comunque ottenuto gli effetti a metà  della stagione 2009 in quanto giocatore con permanenza nella MLB superiore a 10 anni di cui 5 passati nella stessa franchigia (la famosa regola dei 10 e 5 tanto amata dall'associazione giocatori).

Certo solo gli ultimi 3 anni e mezzo del contratto sarebbero stati sicuri dal rischio trade, ma l'impressione è che Carlito volesse ben altro.

Non sappiamo se qualcuno della sua famiglia o del suo entourage lo chiami o lo abbia mai chiamato Carlito, ma Beltran, proprio come nel bellissimo film con protagonista Al Pacino, ha ottenuto quello che voleva nella maniera in cui desiderava.

Un accordo del valore di 119 milioni di dollari per sette anni, con un signing bonus di 11.

La cifra è notevole e permette a Beltran di entrare nel ristretto club (10 i membri) dei firmatari di contratti da più di 100 milioni di dollari.

Il giocatore ha sicuramente ottenuto quello che voleva, ma i Mets?

In molti si erano già  espressi negativamente sulla decisione di ingaggiare, puntando molto ed investendo molto, il non più giovanissimo Pedro Martinez, appagato dalla vittoria nelle World Series, già  titolare di più di un riconscimento individuale ed in condizioni fisiche non del tutto convincenti.

Anche per Beltran dunque i detrattori dell'operazione si faranno (alcuni lo hanno già  fatto) sentire per criticare la scelta di Minaya, non tanto per il valore del giocatore quanto piuttosto per le cifre alle quali i Mets si sono dovuti piegare per assicurarselo.

Il contratto è da bandiera della franchigia, da giocatore simbolo e trascinatore del presente e del futuro, da vero e proprio leader di una formazione destinata a vincere.

Le qualità  del giocatore sono indiscutibili: switch hitter, battitore di potenza con grande timing contro le breaking ball ed ottimo swing, grande carisma e, visti gli ultimi playoff, strepitoso clutch hitter.

Ed è stato proprio questo l'elemento che ha convinto la dirigenza di New York a farne uno dei 10 giocatori più pagati di tutti i tempi: la speranza (o addirittura la convinzione) che Beltran risulterà  decisivo nei momenti topici della stagione, negli autunni che proprietario e tifosi dello Shea Stadium si augurano di non trascorrere più davanti alla tv ad osservare gli odiati cugini fare strada nella post-season.

Le motivazioni poi non dovrebbero mancare: World Series mancate per un soffio, premi personali ancora lontani e squadra di primo piano da risollevare.

Non bisogna dimenticare che Beltran ha dalla sua anche un'età  (27 anni) che può far pensare a dei miglioramenti tecnici soprattutto nella fase difensiva, in cui alterna grandi prestazioni e prese spettacolari da Top Ten di SportsCenter a brutti errori per eccessiva sicurezza o per esagerata ricerca della giocata sensazionale.

Indubbiamente però la cifra che i Mets sborseranno in questi anni è astronomica e potrebbe anche rivelarsi esagerata.

La pressione che si respira in una città  come New York, fornita della stampa più feroce d'America e con una tifoseria che non segue eufemisticamente parlando i consigli della famosa poesia di Rudyard Kipling “If” riguardo le reazioni ai successi ed alle sconfitte, potrebbe essere un ostacolo non indifferente anche per una personalità  forte come quella del nativo di Porto Rico.

C'è poi da considerare che nonostante New York si stia attivando sul mercato per convincere Carlos Delgado a vestire la divisa dei Mets nel 2005 (pronto per l'ex Blue Jay un triennale da 30 milioni di dollari), sono ancora diversi i ruoli in cui la franchigia del Queen's appare scoperta, o quantomeno non dotata di giocatori di livello pari a quelli di altri team in corsa per il titolo (Yankees, Cardinals e Red Sox su tutti).

E' soprattutto il reparto degli interni a mostrare delle lacune, perché il rendimento di Mike Piazza in prima base è ancora tutto da valutare e comunque potrebbe lasciare dei vuoti dietro il piatto, e la posizione di terza base, dopo la cessione di Ty Wigginton ai Pittsburgh Pirates nell'ambito dell'affare Kris Benson, sarà  affidata al giovane, promettente ma inesperto, David Wright.

Anche il reparto esterni, arricchito dall'arrivo di Beltran, subirà  un contraccolpo perché l'acquisto di un anno fa Mike Cameron verrà  quasi sicuramente dirottato in esterno destro per far spazio al nuovo arrivato, andando a ricoprire il ruolo che nel 2004 fu di Richard Hidalgo, passato ai Texas Rangers e curiosamente già  due volte predecessore di Beltran (era agli Astros che lo cedettero proprio per assicurarsi il neo Mets).

L'opinione di molti è dunque quella che Beltran, nonostante l'ottima post-season appena disputata, non valga quella cifra, che poteva essere spesa da Minaya per mettere le mani su un terza base di livello (Koskie, Beltre) e per rinforzare il pitching staff che soprattutto nel settore rilievi potrebbe rivelarsi deficitario.

Il GM però si è, ovviamente, dichiarato entusiasta dell'operazione appena conclusa e sicuro della bontà  della sua scelta, accompagnando con sorrisi compiaciuti le prime, sprezzanti parole di Beltran da giocatore dei Mets: “Sono orgoglioso di far parte della famiglia dei nuovi New York Mets; li ho chiamati nuovi perché questa organizzazione sta andando in una nuova direzione: quella giusta, quella vincente”.

Tanti auguri Carlito.

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