Grandi prove di Puerto Rico Islanders e Montreal Impact nella prima edizione della Champions' League
Impensabile. Impensabile era immaginare di vedere dopo il primo turno della neonata CONCACAF Champions' League i team della USL 1st Division, una sorta di seconda divisione del calcio USA dietro la MLS con cui però non c'è un sistema di promozioni/retrocessioni, avanzare con tale sicurezza mentre invece le squadre della MLS due sono state eliminate nelle qualificazioni e il D.C. United, il grande D.C. United, è stato sconfitto nettamente per 2-0 dal Deportivo Saprissa all'esordio. Sconfitta che segue il pessimo anno a livello internazionale del D.C., che male si è comportato sia in Champions' Cup che in SuperLiga, il torneo che vede in campo squadre MLS e della FMF (la lega messicana). Houston non è scesa invece in campo a causa dei danni provocati dall'uragano Ike.
Sorprendente invece il cammino dei team della USL. Cominciamo coi Puerto Rico Islanders dell'ex giocatore di "Campioni" (il reality sul calcio di Mediaset) Cristian Arrieta, che hanno chiuso al primo posto la regular season della USL 1st. Prima hanno eliminato nel turno di qualificazione i costaricani dell'Alajuelense, non certo un cliente facile nella CONCACAF, e poi nel primo match della fase a gironi hanno rimontato e battuto 2-1 i panamensi del Tauro FC, che nelle qualificazioni avevano eliminato il Chivas USA della MLS. Molto merito va certo dato al lavoro dell'ex coach di Dallas (che si sarà pentita visti i successori), Colin Clarke, che ha fatto degli Islanders una squadra dallo stile inglese vecchia maniera, molto aggressive e diretto. Clarke, che ovviamente ben conosce la MLS, ha avuto la capacità di saper mettere insieme un gruppo valido utilizzando giocatori o scartati dai team MLS (tipo Sandi Gibandi o il portiere Bill Gaudette) o semplicemente male utilizzati (tipo Fabrice Noà«l) da pessimi coach. Un misto di americani e caraibici, con Peter Villegas e Cristian Arrieta a mettere pepe nella manovra.
Meglio ancora il Montreal Impact, tra le candidate ad entrare nella MLS dal 2011. Terzi in campionato, si sono qualificati alla Champions' superando il Toronto FC (MLS) e i Vancouver Whitecaps (USL 1st) nella Canada Cup, mentre nel turno di qualificazione hanno regolato i nicaraguensi del Real Esteli. La sorpresa, ma non troppo, è arrivata mercoledì, quando ha rifilato un secco 2-0 ai trini degni del Joe Public, grazie anche ad una grande prova del difensore italiano (è nato ad Anagni e ha giocato a Rieti, Calangianus e Viterbo) Stefano Pesoli, autore del gol d'apertura. Ed era lo stesso Joe Public che nel turno di qualificazione aveva battuto 4-0 al Gillette Stadium il (seppur rimaneggiato) New England Revolution.
Andando a vedere i numeri, in 5 match di CONCACAF Champions League i team MLS hanno messo insieme 2 pareggi e 3 sconfitte, in 6 quelli della USL 4 vittorie e 2 pareggi. Se poi aggiungiamo che nella finale di US Open Cup di quest'anno il D.C. ha dovuto affrontare il Charleston Battery (5° in campionato, ma che in semifinale aveva eliminato un altro team USL, i Seattle Sounders), il quadro appare completo.
Gli highlights di Puerto Rico Islanders vs. Tauro FC 2-1
A questo punto verrebbe da pensare che le squadre della USL siano mediamente più forti di quelle della MLS, e che forse c'è qualcosa che non va nel sistema. Ma andando a fare un'analisi più approfondita le cose non stanno proprio così. Montreal e Puerto Rico non avrebbero infatti vita facile in una stagione MLS, anzi, ma certo va notato come in certi casi il loro gioco sia migliore della media che possiamo vedere nella MLS. Puerto Rico e Montreal sono però arrivate alla Champions' con alle spalle una stagione assai meno congestionata (per D.C. in questo periodo 12 partite in 6 settimane con una rosa assai limitata), fatta di almeno 15 partite in meno, oltre al fatto che non essendoci un salary cap, i migliori team della USL non hanno problemi a rinforzarsi in caso di necessità .
Certo nella USL ci sono buoni giocatori, e infatti recentemente la MLS ha finalmente iniziato ad attingere a quell parco giocatori, ma solo ai fini di colmpletare le rose. Ciò perché nella USL non ci sono certo giocatori capaci di saltare al top della MLS in termini ingaggio. Sono più che altro investimenti o speranze. Forse è più adeguato dire che i team MLS non prendono seriamente le competizioni internazionali, dimostrando certo una notevole immaturità , mentre i team della USL hanno dimostrato assai più "fame", forse anche perché i giocatori hanno voglia di mettersi in mostra per salire di divisione. E il problema per la MLS si nota specie quando i suoi team arrivano a certi incontri nel pieno della corsa ai playoff, oltretutto dopo essersi messi alle spalle altri tornei con la relative fatica dei lunghi viaggi continentali. Anche perché tra le ultime due della MLS, Los Angeles Galaxy e Toronto FC, e le due migliori della USL 1st, Islanders e Montreal, su un campionato non scommetteremmo certo sulle seconde due.
Il messaggio importante che si può comunque ricavare è che tutto il movimento calcistico nordamericano è in crescita. Sta infatti crescendo la base dei giocatori capaci di giocare a livello professionistico. Sta poi crescendo la USL, che sembra aver superato alcune frizioni del passato con la MLS, passando ad un rapporto di collaborazione assai più stretto, fatto di amichevoli, di scambio giocatori. Certo siamo ancora lontani dalla possibilità che si arrivi ad un sistema di promozioni/retrocessioni, ma aver la possibilità per la MLS di avere da una parte uno stimolo in termini di competizione, e dall'altra una lega dove far crescere i propri giocatori o attingere come serbatoio, è sicuramente un bene.
Per quanto riguarda la MLS, l'obiettivo categorico è la crescito, interna e internazionale, e la roadmap è più che chiara. Una roadmap che passa inevitabilmente per rose più larghe e un salary cap almeno quintuplicato (possibile solo il 2010, quando scadrà l'attuale contratto collettivo), con magari un secondo designated player. A ciò dovrà poi seguire una modifica dell'attuale calendario, e già si parla infatti di un possibile sistema Apertura/Clausura alla sudamericana, e una crescita culturale che porti a comprendere come solo le affermazioni a livello internazionale potranno dare alla MLS quella credibilità che ancora le manca.
L'unico successo internazionale "vero" infatti risale ormai al 1998, quando il D.C. United si aggiudico l'ultima edizione della Coppa Interamericana battendo il Vasco de Gama vincitore della Copa Libertadores. Un titolo vinto solo 3 volte in 30 edizioni da una squadra della CONCACAF (le altre sono state Club America e Pumas UNAM). Ma sono passati 10 anni. Troppi. È tempo di ricominciare a vincere.
Gli highlights di D.C. United vs. Vasco de Gama