DC United e Charleston Battery in campo stanotte per la finale della
Dopo 12 anni la finale di US Open Cup torna a Washington, dove manca infatti dal 1996, quando proprio il D.C. United, al suo primo anno di vita, battè per 3-0 i Rochester Raging Rhinos dell'allora A-League grazie ai gol di Raul Diaz Arce, Eddie Pope e Jamie Moreno.
E sarà ancora Moreno stanotte (ore 1,30 italiane, diretta Fox Soccer Channel su TVU Player per l'Italia) a capitanare i rossoneri nella finale del torneo più antico d'America contro i Charleston Battery della USL 1st Division, arrivati alla finale dopo aver sorprendentemente eliminato Houston Dynamo, FC Dallas e Seattle Soundfers.
La U.S. Open Cup è l'equivalente americano della F.A. Cup inglese o della Coppa Italia, ed è un vero e proprio torneo nazionale, il più antico del soccer USA. La sua storia risale infatti al 1914, ed è aperto a tutti i senior division teams, amatori e professionisti, registrati presso la United States Soccer Federation (USSF). Il trofeo fu comprato originariamente per $500 e donato fu donato alla American Amateur Football Association nel 1912 da Sir Thomas R. Dewar, un distillatore di alcolici inglese, sportivo e filantropo, in occasione della visita a Londra dell'AAFA (oggi United States Amateur Soccer Association) per le Olimpiadi del 1912 nella speranza di promuovere il calcio negli Stati Uniti e in nome dell'amicizia anglo-americana.
La prima coppa fu vinta dallo Yonkers Football Club (NY) nel 1912, che sconfissero l'Hollywood Inn Football Club (NY) al Lennox Oval di New York City. La coppa fu ufficialmente adottata quale trofeo per la U.S. Open Cup prima del campionato inaugurale del Brooklyn Field Club nel 1914, a Pawtucket, Rhode Island. Il trofeo fu ritirato nel 1979, ma fu "restaurato" dalla USASA nel 1997 e assegnato ai vincitori della US Open Cup nel 1997 e 1998, prima di essere depositato definitivamente, e messo in mostra, presso la National Soccer Hall of Fame di Oneonta, New York. Tra le grandi squadre della storia della US Open Cup ricordiamo il Bethlehem Steel, presente in sei delle prime sette finali, vincendo il trofeo per cinque volte. Nel 1920 la competizione venne divise con finali East e West, con le vincitrici che si scontravano in finale. In quegli anni i team della professionista American Soccer League (ASL) dominavano, e nel 1924 i Fall River Marksmen divennero il primo club a fare "The Double" - l'accoppiata campionato e U.S. Open Cup. Nel 1929, davanti ad un pubblico record di oltre 20.000 spettatori al Dexter Park di Brooklyn, nella finale si affrontarono New York Hakoah SC e St. Louis Madison Kennel, con NY che vinse il match 3-0.
Nonostante oggi sia un torneo ad eliminazione diretta, dal 1928 al 1968 la U.S. Open Cup Final si tenne con andata e ritorno, e qualche volta anche al meglio di tre partite. La competizione perse però molto del suo glamour quando, negli anni '70, i teams della North American Soccer League (NASL) decisero di non partecipare, ma negli anni più recenti i riflettori si sono accesi di nuovo proprio grazie alle squadre della Major League Soccer (MLS), che dal 1996 combattono con tutte le altre per vincere lo storico trofeo (entrando nella competizione a partire dagli ottavi), e anche a quelle della USL First e Second Division, con i Rochester Raging Rhinos che nel 1999 riuscirono anche a vincere la coppa battendo in finale 2-0 i Colorado Rapids. Nel 1999, la U.S. Open Cup è stata rinominata Lamar Hunt U.S. Open Cup per onorare il più grande investiture (anche in termini di anni) del soccer americano. Hunt, proprietario di FC Dallas e Columbus Crew nella MLS, e in passato dei Dallas Tornado nella NASL, è anche stato indotto nella National Soccer Hall of Fame.
La finale di US Open Cup 2006 fra NE Revolution e Chicago Fire
Il team vincitore della US Open Cup, oltre ad ottenere da quest'anno la qualificazione diretta alla CONCACAF Champions' League, vedrà il proprio nome iscritto sulla Dewar Cup (che però dal 2007 è stata sostituita con una coppa tutta nuova, visibile nella foto in alto). Il montepremi della coppa è di $180,000, di cui $100,000 al vincitore, $50,000 alla finalista sconfitta, $10,000 al miglior team di ogni divisione (Division II, Division III e amatori).
Il D.C. United quest'anno è alla ricerca di una rivincita, dopo aver praticamente perso la possibilità di vincere il Supporters Shield (che va alla vincitrice della Regular Season), essere stato eliminato al primo turno di Champions' Cup e aver fatto una pessima figura in SuperLiga, anche a causa dei numerosi infortuni subiti dai più forti giocatori (vedi gli argentini Marcelo Gallardo e Gonzalo Peralta e Ben Olsen) del team di coach Tom Soehn. Dopo quattro anni senza successi (la MLS Cuip del 2004 contro i Kansas City Wizards) quindi, il DCU punta decisamente alla vittoria, tanto più avendo di fronte in casa un avversario sulla carta assai più debole come il Charleston Battery. Lo United, che tra due settimane scenderà in campo per la fase a giorni della rinnovata CONCACAF Champions League grazie alla vittoria del Supporters Shield 2007, si è qualificato alla finale di stanotte superando Rochester Rhinos (USL-1), Chicago Fire (MLS) e in semifinale il New England Revolution (MLS). D.C., reduce dallo 0-0 coi NY Red Bulls di sabato, per la finale ha recuperato i brasiliani Luciano Emilio e Fred, mentre mancheranno ancora Gallardo e Peralta.
Stanotte dall'altra parte si troverà i Battery, anche loro 0-0 venerdì socrso con i Puerto rico Islanders, che presenteranno in campo numerosi ex giocatori della MLS, inclusi gli ex D.C. Stephen Armstrong, John Wilson e Lazo Alavanja, tutti alla ricerca del gol rivincita, cui si aggiunge l'assistant coach Mark Watson, anche lui ex rossonero. I gialloneri, che ogni anno ospitano il classico torneo precampionato denominato Carolina Cup, sono attualmente terzi nella USL 1st Division.