Prospettive fosche anche quest'anno per Columbus
Visti i movimenti degli ultimi giorni, sembra ci sia ormai una corsa a mettere in piedi un team per la Major League Soccer. Solo ad esempio, la scorsa settimana il Governatore della Pennnsylvania, Ed Rendell, ha reso ufficiale un finanziamento da $47 milioni finalizzato alla costruzione di un Soccer Specific Stadium da 18,500 a Chester, nei suburbs di Philadelphia, che consentirebbe alla città di ottenree dalla lega, che vuole assolutamente Phila fra le sue franchigie, un expansion team. Qualcosa di simile è avvenuto a Miami, che ha visto chiudere il suo team MLS alcuni anni fa, dove il sindaco Manny Diaz ha presentato un piano con un finanziamento da $50 milioni per uno stadio che sorgerebbe nel complesso dell'Orange Bowl insieme al nuovo stadio dei Florida Marlins.
In competizione c'è anche St. Louis, dove un gruppo guidato da Jeff Cooper, un avvocato locale, è riuscito ad ottenere un finanziamento pubblico da $30 milioni per uno stadio da 18,500 da costruirsi a Collinsville, (IL). Il problema qui è che parliamo di un mercato TV ridotto e di un gruppo che non ha alle spalle un miliardario come ad esempio avvenuto a San Jose e Seattle, ultime città ammesse in ordine di tempo. San Jose ha avuto l'ok grazie all'azione dei porprietari degli Oakland Athletics Lew Wolff e John Fisher, a Seattle invece un ruolo fondamentale è stato giocato da Paul Allen, uno dei fondatori della Microsoft e proprietario tra le altre cose dei Seattle Seahawks. Dietro di loro in fila NY, Atlanta, Portland e le canadesi Vancouver e Montreal.
C'è però una città negli USA dove grande entusiasmo intorno alla MLS non sembra proprio esserci. Parliamo di Columbus (OH), patria del Columbus Crew e del primo Soccer Specific Stadium degli Stati Uniti, il Columbus Crew Stadium, fortemente volute dal grande vecchio del calcio Americano, Lamar Hunt, tristemente scomparso nel dicembre 2006. Il fatto è che a Columbus ormai la MLS non fa più notizia. Comprensibile da una parte, ma il rischio è che a Columbus per capire che valore può dare alla città l'avere un team debba servire perderlo prima, come accaduto a San Jose (al rientro quest'anno) e a Miami (che sta facendo di tutto per riesserci). Va anche detto però che le pessime esibizioni, ormai diventate un'abitudine, del Crew sui campi d'America sicuramente non aiuta in un paese dove c'è affezione solo per chi vince.
Tre stagioni senza i playoffs in una lega dove 8 su 13 (dal 2008 saranno 14) si qualificano dà il senso di come ci sia qualcosa di sbagliato nella gestione della società . Come sempre in questi casi il dito si punta su allenatore e società , nel caso di specie il general manager. Allo stesso tempo è importante ricordare che si tratta della MLS, una lega basata sulla proprietà comune e che tende a mettere naso e mani in ogni questione. Di conseguenza va detto che se anche il general manager Mark McCullers e il coach Sigi Schmid hanno sicuramente le loro responsabilità , riuscire a misurarle non è certo facile.
In questa offseason la diregenza di del Columbus Crew ha cercato un po' ovunque quell rinforzo necessario al fine di dare alla squadre quell'iniezione di talento necessaria al salto di qualità . Dopo tanto girare l'attenzione dei giallo neri si era soffermata sull'attaccante del Celtic Glasgow e capitano della Nazionale polacca Maciej "Magic" Zurawski. Ma questi, dopo lunghe trattative con gli scozzesi, all'ultimo momento è finito ai greci del Larissa. La motivazione: la MLS, perchè è la lega a pagare, non ha inteso pareggiare l'offerta da €800 mila presentata dai greci!
Rimasto in braghe di tela, qualche giorno fa Sigi Schmid ha reso noto che un paio di giocatori europei si aggiungeranno alla squadra, attualmente in ritiro a Bradenton (FL). Si tratta del centrocampista Roman Friedli, 28 anni, e Lars Ricken, 31 anni. Friedli, svizzero, gioca per l'FC Thà¼n, prima divisione elvetica. Ricken è sicuramente più conosciuto. 288 presenze e 49 gol, nel 1997 ha vinto la Champions League (battuta la Juventus nella finale di Monaco di Baviera, suo il gol del 3-1 finale); nel 2002 ha vinto la Bundesliga e ha fatto parte della Nazionale tedesca durante i Mondiali di Corea e Giappone, anche se non è mai sceso in campo. Ricken è ancora sotto contratto con il Borussia Dortmund, con cui però non gioca una partita ufficiale da quando nello scorso aprile è stato spedito nella squadra riserve. “Entrambi hanno espresso interesse a venire a giocare in America, e abbiamo deciso di dar loro una chance". Friedli è un centrale di centrocampo dice Schmid, bravo a gestire il gioco. Nessuno dei due ovviamente è candidate allo spot libero di designated-player. Con Ricken e Friedli saranno 32 i giocatori in ritiro, inclusi alcuni in prova. E andando a leggere i nomi, a parte quello di Guillermo Barros Schelotto con un anno in più, e dove manca quello del difensore cileno Marcos Gonzales (ceduto a gennaio all'Universidad Catholica), l'entusiasmo è l'ultima cosa da cui si viene assaliti. Aspettando un designated player per cui la domanda più ricorrente è: chi lo paga?
C'è infatti un'altra questione da affrontare. La MLS assegna una franchigia ad una città che non abbia uno o più soggetti disposti ad investire ed impegnarsi per la propria squadra. La cosa incredibile è però che Columbus ne è priva da ben 12 anni. Chiaro che se il vecchio Lamar Hunt non avesse creduto nelle possibilità di Columbus e oggi la famiglia non mantenesse l'impegno preso, il Crew neanche esisterebbe. Il fatto è che non si può gestire bene una squadra in Ohio vivendo a Dallas (TX) dove si è proprietari di un'altra (FC Dallas). La famiglia Hunt non ha mai detto di voler vendere il Columbus Crew, ma in passsato non si è fatta problem a cedere i Kansas City Wizards (battuti 4-0 lunedì scotrso nella prima amichevole dell'anno), e i dirigenti della MLS hanno dichiarato più volte che preferirebbero avere investitori locali. Al momento però di possibili milionari appassionati di calcio disposti a spendere sul Columbus Crew non se ne vedono, e lo scenario per i tifosi del Columbus anche per questo 2008 appaiono assai foschi.
La cosa assurda è che è assai probabile che se non ci fosse la MLS in città , Columbus sarebbe oggi in corsa, probabilmente in prima fila insieme a Philadelphia, St. Louis e Miami, per avere una franchigia quanto prima e per magari tirare fuori i soldi per un grande giocatore capace di riempire i 22.555 posti del Columbus Crew Stadium.
Stranezze di questo calcio d'America.