Il CT della Nazionale messicana, Hugo Sanchéz
Manca poco alla sfida ormai, e l'atmosfera si fa già bollente. La sfida è quella che accende i cuori di milioni di tifosi messicani e americani, quella che vede gli spalti gremiti in qualsiasi stadio si giochi, il Memorial Coliseum di Los Angeles come il mitico Azteca di Città del Messico, con migliaia di persone con la maglia verde de El Tri o la bandiera a stelle e strisce.
Parliamo ovviamente della sfida tra USA e Messico, che vedrà le due Nazionali affrontarsi per la prima volta dalla vittoria degli americani nella finale di Gold Cup lo scorso giugno. L'amichevole, anche se il termine non è proprio adatto per questo match, si giocherà nella notte italiana (alle 3.00) tra mercoledì e giovedì al Reliant Stadium (71.500 posti) di Houston (TX), casa degli Houston Texans (NFL) e ancora per un po' degli Houston Dynamo campioni MLS 2006 e 2007. Già venduti oltre 50.000 biglietti, si prospetta il tutto esaurito.
Il match come detto è di quelli caldi, e nonostante non vi sia un trofeo in palio le due Nazionali faranno maledettamente sul serio. La pressione è principalmente sul Messico e sul suo CT, Hugo Sà¡nchez, uno ammirato e rispettato da tutti i tifosi messicani (e non solo) per il suo passato da calciatore che lo ha visto giocare, tra le altre, con UNAM, Atletico Madrid e Real Madrid, ma anche essere uno dei soli due giocatori (l'altro è l'americano Roy Wegerle) ad aver militato sia nella NASL (San Diego Sockers, 1979 e 1980) che nella MLS (Dallas Burn, 1996). Un grande da giocatore, ma da CT certo deve ancora dimostrare tutto. E il carattere certo non lo aiuta.
Quel carattere fatto di grande (a volte eccessiva) fiducia in sé stesso e nel gruppo da lui guidato che specie nelle ultime sfide con gli USA glia ha nuociuto e non poco, specie quando certe aspettative da lui sollecitate si sono mostrate irrealistiche. Quando Sà¡nchez viene ingaggiato dalla Federazione messicana per guidare la Nazionale dalla panchina, al primo posto nella lista delle cose da fare che gli è stata presentata c'è chiudere l'insensata (per i messicani) serie che vedeva il Messico non riuscire a battere gli USA sui loro campi dal lontano 1999. All'epoca il bilancio era di 6 vittorie americane e un pareggio. Per questo per il match dell'8 febbraio 2007 a Glendale (AZ) Sà¡nchez decide di chiamare a raccolta veterani come Pavel Pardo, Jared Borgetti, Rafa Mà¡rquez e Ricardo Osorio. Nonostante il pubblico quasi tutto a favore e un tasso tecnico assai maggiore rispetto ad una Nazionale USA composta quasi esclusivamente da giocatori della MLS a due mesi di distanza dall'inizio del proprio campionato, ecco però che accade quello che non t'aspetti. Gli USA infatti vincono per 2-0 grazie ai gol di Jimmy Conrad e dell'odiatissimo Landon Donovan.
7 febbraio 2007 – USA vs. Messico 2-0
La seconda opportunità per Sà¡nchez arriva in occasione della finale di CONCACAF Gold Cup che si gioca a Chicago il 25 giugno 2007. Stava però non è un'amichevole, ma la finale del torneo continentale. La possibilità di chiudere un discorso che ormai iniziava a farsi epsante per il Messico. Ma Sà¡nchez, con la solita protervia, decide di parlare: "È tempo di battere gli Stati Uniti. Vinceremo la Gold Cup". Con l'unico risultato di dare ancora più motivazioni agli USA. In realtà quando Andrés Guardado mette a segno il primo gol messicano su suolo Americano dal 1999 il momento sembra finalmente arrivato. Invece il CT Bob Bradley, uno che Hugo Sanchéz al massimo ha potuto ammirarlo in TV, tira fuori un inaspettato asso dalla manica. L'ingresso del mediano degli Houston Dynamo Ricardo Clark al posto dello spento Pablo Mastroeni (che da allora ha praticamente chiuso con la Nazionale) consente infatti agli USA di riprendere possesso del centrocampo. In avanti l'altro Dynamo, l'attaccante hawaiano Brian Ching, fino a quell momento un fantasma, inizia a far impazzire la difesa messicana guadagnandosi il rigore del pareggio messo a segno sempre da Donovan. E in un crescendo rossiniano ecco arrivare al 73' il gol vittoria del giovane centrocampista (oggi panchinaro al Derby County) Benny Feilhaber, per un 2-1 che ha fatto scendere la tristezza sulla Nazione messicana, che si è trovata a rivivere l'incubo del 2002, quando ai Mondiali nippo-coreani furono Brian McBride e un giovanissimo Landon Donovan a rimandare a soprpresa a casa "El Tri".
Mercoledì per Sà¡nchez ed il Messico sarà la chance numero tre, e come detto non sarà assolutamente un'amichevole. Ancora una volta però Hugol (come veniva chiamato tanti anni fa) e i suoi si avvicinano al match dimostrato scarso rispetto per gli avversari, quello stesso scarso rispetto che impedisce al messico di vincere negli USA dal 1999 e che dà agli americani ogni volta una carica in più, quella carica che purtroppo spesso manca in altri match, magari ufficiali e più importanti di un'amichevole contro i rivali d'oltre confine.
Ma in fondo i match tra rivali si giocano spesso più sotto l'aspetto psicologico che sotto quello tecnico, com'è noto ad esempio agli amanti dei derby dei vari paesi. E l'aspetto psicologico vede la Nazionale messicana soffrire la pressione di tifosi e media nel dover battere gli USA. Una pressione che invece negli USA non esiste, e che se ci fosse vorrebbe dire che finalmente il calcio è diventato uno sport nazionale. Ma così non è e forse mai sarà .
Di certo però la rivalità col Messico ha consentito agli USA di crescere e non poco in questi anni grazie al confronto continuo, sia a livello di club che di Nazionale, con giocatori dal livello tecnico (ma non fisico) superiore e al fatto di giocare spesso di fronte ad un pubblico ostile. Cosa normale dalle nostre parti, meno negli USA.Dall'altra parte il calcio messicano sta iniziando ad importare una mentalità organizzativa anche nello sport che vede gli USA decenni avanti. Insomma un gioco a somma positiva per entrambe.
Per il match di mercoledì Hugo Sà¡nchez punta su un composito di vecchi leoni e giovani talenti, casalinghi e richiamati dall'Europa. Ci sono infatti i veterani Pavel Pardo (fondamentale nella vittoria VfB Stuttgart nella Bundesliga 2007) e Carlos Salcido (colonna del PSV Eindhoven, con cui ha vinto la Eredivisie 2007), ma anche la stellina emergente del Barcellona, il 18enne Giovani Dos Santos, campione del Mondo Under 17 nel 2005. "Sono i giocatori che hanno meritato di esserci" ha detto Sà¡nchez dei 19convocati. Eccoli:
Portieri: Luis Michel (Guadalajara), Moises Munoz (Morelia), Guillermo Ochoa (America).
Difensori: Israel Castro (Pumas), Jonny Magallon (Guadalajara), Rafael Marquez (Barcelona), Fausto Pinto (Pachuca), Oscar Rojas (America), Carlos Salcido (PSV).
Centrocampisti: Fernando Arce (Santos), Antonio Naelson (Toluca), Pavel Pardo (Stuttgart), Gerardo Torrado (Cruz Azul).
Attaccanti: Adolfo Bautista (Jaguares), Juan Carlos Cacho (Pachuca), Giovani Dos Santos (Barcellona), Antonio de Nigris (Ankaraspor), Carlos Vela (Osasuna), César Villaluz (Cruz Azul).
Nel leggere i nomi si n possono notare alcune sorprese e omissioni. Sà¡nchez ha infatti richiamato Antonio Naelson detto Sinha, giocatore di origini brasiliane già chiamato dall'ex CT Ricardo La Volpe agli scorsi Mondiali. All'epoca Sà¡nchez criticò non poco La Volpe per la scelta di chiamare uno straniero. Ma pare deve averci ripensato, come e già si era potuto notare quando qualche mese fa ha convocato il bravo e giovane Edgar Castillo, difensore del Santos Laguna nato e cresciuto negli Stati Uniti. E Sinha, cresciuto calcisticamente in Messico è già perfettamente allineato all'atmosfera che circonda il match: "Landon Donovan è uno che manca di rispetto. Mercoledì vinceremo, così chiuderemo la bocca lui e ai suoi compagni", ha dichiarato a ESPN Deportes. Alla faccia della scaramanzia, anche se è suo il gol vittoria che ha consentito al Messico di battere l'ultima volta gli USA, nel 2005 per 2-1 davanti ai 110.000 dell'Azteca in occasione delle qualificazioni ai Mondiali di Germania.
Non ci saranno il portiere Oswaldo Sà¡nchez (il giocatore più pagato del Messico) e i "vecchi" Francisco Fonseca e Jared Borgetti, rimpiazzati dagli scalpitanti Guillermo Ochoa (America), Juan Carlos Cacho (Pachuca) e Carlos Vela. Sarà interessante osservare quest'ultimo, se troverà spazio: pagato $4 milioni lo scorso anno dall'Arsenal quando aveva 17 anni e prestato al Salamanca, seconda divisione spagnola, e poi quest'anno all'Osasuà±a, nella Liga, dove ha già giocato 18 partite segnando 2 gol, sta facendo vedere ottime cose. Risalta invece, visti nomi degli assenti, la presenza di Bofo Bautista, che appuno appartiene alla generazione degli Omar Bravo, dei Fonseca e dei Borgetti. Altro ritorno è quello di Antonio De Nigris (Ankaraspor), anche lui a sorpresa visto che da quando andò a segno nel 2001 in amichevole contro il Brasile si è visto ben poco in Nazionale, iniziando anzi a girare per il mondo per militando nei campionati di Spagna, Colombia, Messico, Brasile e Turchia!
In ogni caso quello di Sanchéz è un gruppo di livello più che buono, con talento da vendere in tutti i ruoli, dalla difesa (c'è Rafa Marquez del Barà§a) al centrocampo (il "brasiliano" Sinha) fino all'attacco (s). Un guaio per Sanchéz sarà la mancanza, per infortunio, di talenti come Ricardo Osorio (VfB Stuttgart ) in difesa, del volante di centrocampo del Deportivo La Coruà±a, Andrés Guardado, fermatosi per una contrattura sabato nel match contro il Betis Siviglia, e Nery Castillo (Manchester City) in attacco (fenomenale in Copa America). Al posto di Guardado all'ultimo momento è stato convocato l'attaccante del Cruz Azul César Villaluz.
In sintesi l'imperativo categorico per Hugo Sanchéz e il suo Messico è uno solo: "Vincere". Sarà la volta buona?
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