Marcelo Gallardo alla conferenza stampa di presentazione
Gallardo negli States significa più talento nella MLS. Peccato arrivi solo ora, a 32 anni appena compiuti. Gallardo a Washington come ciliegina di un'interessante campagna acquisti dei DC United che li ha visti rinforzare molto il reparto arretrato, grazie all'arrivo del portiere peruviano Jose Carvallo e dei difensori Gonzalo Martinez e Gonzalo Peralta, ma anche il resto della squadra, con l'arrivo del piccolo delantero Franco Niell e di, appunto, Marcelo Gallardo, arrivato in sostituzione del connazionale Christian Gomez, MVP 2006 e ormai avviato al crepuscolo della carriera. DC che darà le chiavi del centrocampo a questo estroso fantasista argentino sperando che con i suoi colpi di classe li riesca a portare il più avanti possibile su tutti i tanti fronti che vedranno impegnati gli United.
Ma chi è Marcelo Gallardo? Gallardo è un numero 10 che nel corso della carriera si è adattato a fare il meneur de jeu, per dirlo alla francese, il regista per dirlo all'italiana. Nato il 18 gennaio del 1976 a Merlo, il Muà±eco, questo il suo soprannome, dopo aver tirato i primi calci nell'Estrella de Maldonado passò a giocare nelle floride giovanili del River Plate, squadra con cui, dopo essersi fatto tutta la trafila delle varie rappresentative, esordì in un match disputato contro i Newell's Old Boys (e vinto 2 a 0 dai millionarios, per la cronaca) il 18 aprile del 1993 a soli 17 anni, lanciato dalla sapiente mano dell'allora allenatore del River, Daniel Passarella. Con questa maglia Gallardo, all'epoca in patria reputato all'altezza di raccogliere l'eredità di tal Diego Armando Maratona, si toglie infinite soddisfazioni, sia personali che di squadra. Il suo palmares si arricchisce infatti grazie alle vittorie di quattro tornei di Apertura ed uno di Clausura, conditi da premi individuali quali il premio di miglior giovane del torneo (vinto per due anni consecutivamente, nel 1993 e nel 1994) e di miglior giocatore (premio questo vinto per ben cinque volte).
Ma di successi, prima del suo sbarco in Europa, ne raccolglie anche in campo internazionale, sia con la sua squadra di club che con le selezioni argentine. Con il River, difatti, si aggiudica una Copa Libertadores (con la sua squadra che poi perderà la finale di Intercontinentale contro la Juventus) ed una Supercopa Sudamericana nel 1997; con la sua rappresentativa nazionale, invece, si toglierà la soddisfazione di vincere un mondiale under 20 (nel 97), ma solo dopo aver conquistato l'oro ai giochi PanAmericani nel 1995 ed il bronzo alle successive olimpiadi (quelle che, tra l'altro, si disputarono proprio negli Stati Uniti).
The best of Marcelo Gallardo
Con la Nazionale maggiore (dove esordisce a soli 17 anni) disputa i mondiali di Francia e quelli asiatici, cui arriva, in entrambi i casi, infortunato. In quelli europei viene convocato dal suo mentore Passarella e ben si comporta. La Seleccion è però eliminata ai quarti dall'Olanda, ma lui comunque dà buona prova di sé, come detto, mettendo in mostra un talento cristallino e due piedi in grado di trattare la palla come pochi altri al mondo, partecipando attivamente alle quattro vittorie della sua Nazionale nel torneo, rispettivamente contro Giappone, Giamaica, Croazia ed Inghilterra. Ai mondiali nippo-coreani non riesce ad essere protagonista e la sua squadra naufraga incredibilmente, arenandosi al primo turno. Certo è che in patria, anche lui come i connazionali suoi coetanei, verrà ricordato come facente parte di quella generazione di "belli ma perdenti" o, per meglio dire, "belli ma vincenti solo a livello giovanile".
Le ottime prestazioni con la maglia del River, però, non passano certo inosservate e non c'è giorno che nei rumors di mercato di mezza Europa non venga inserito il suo nome. Nel 1999 passa quindi al Monaco, ma solo dopo essere stato accostato a tutte le grandi big d'Europa. Tra l'altro tra i suoi maggiori sponsor c'era anche quell'Omar Sivori che diversi talenti sudamericani consigliò ai dirigenti bianconeri, rimanendo però spesso, come in questo caso, inascoltato.
L'avventura francese comincia ufficialmente il 30 luglio del '99, in una partita casalinga del suo Monaco terminata 2 a 2 contro il Saint Etienne. Se l'inizio non è forse dei migliori il prosieguo sarà certamente meglio, ed al termine della prima stagione Gallardo si toglierà la soddisfazione di trascinare il Monaco al titolo di campione di Francia profondendosi in magnifiche prestazioni, venendo anche eletto miglior giocatore del torneo grazie tanto agli 8 goal nelle 28 partite giocate quanto al talento puro ed alla tecnica sopraffina per mezzo di cui è in grado di dispensare assist ai compagni e di creare gioco dal nulla.
Non tutto è oro ciò che luccica, però, e la prima grande delusione dell'avventura Europea Gallardo non la riceve in campo, bensì fuori. Il 7 aprile del 2000 viene aggredito nei corridoi dello stadio Velodrome da un membro dello staff marsigliese (il quale sarà poi sospeso). Ma la cosa che più deluse Marcelo non fu tanto l'aggressione in sé quanto il poco sostegno ricevuto da parte dei propri dirigenti in merito a questo fatto. Dopo un primo momento di tentennamento decide però di rimanere nel Principato.
Nei successivi tre anni Gallardo continua a dimostrare ciò di cui è capace, pur senza riuscire a farlo con continuità per via di alcune piccole magagne fisiche (il punto più basso in questo senso lo raggiunse alla sua terza stagione, quando in campionato disputò 21 sole partite). In queste tre stagioni, però, riesce prima a portare la squadra monegasca in finale di Coppa di Lega nel 2001 (persa contro l'Olympique Lione 2-1), per poi finalmente conquistare questo stesso trofeo nel 2003 (con il Monaco che in finale si impone per 4-1 sul Sochaux).
2003 che segna però anche l'addio ai monegaschi. Durante l'arco di quella stagione, difatti, affiorano delle tensioni con il tecnico Didier Deschamps, attriti che portano il giocatore a decidere di abbandonare la Francia a fine anno, per tornare al suo River Plate (così facendo, tra l'altro, Gallardo perse l'opportunità di prendere parte alla successiva Champion's League, competizione nella quale il Monaco giocò anche al di sopra dei propri limiti arrivando fino alla famosa finale persa contro il Porto di Mourinho e Deco).
Gallardo che prima di firmare con il River va vicino al trasferimento all'Olympique Marsiglia (ma l'affare non si conclude per via dell'opposizione della dirigenza monegasca, che decise di non rinforzare una diretta concorrente al titolo con un suo giocatore), torna in Argentina dopo aver disputato 102 partite e segnato 18 goal con il Monaco.
In patria viene subito eletto capitano del River Plate, che aiuta a vincere l'ennesimo campionato della sua carriera (in questo caso il clausura del 2004). Nel 2006 arrivano però degli screzi anche con il DT Merlo e, nonostante la corte del San Lorenzo di Ramon Diaz, a gennaio 2007 decide di firmare un contratto di due anni e mezzo con il Paris Saint Germain, tornando quindi in Francia. Dopo un anno solare in cui disputa solo 25 partite tra campionato e coppe Gallardo decide, accordandosi con la dirigenza parigina, di rescindere il contratto per accasarsi al DC United.
Ed eccoci quindi ai giorni nostri, a parlare del trasferimento di un giocatore dal talento cristallino che ha visto solo nei suoi problemini fisici e caratteriali un freno ad una carriera sì ricca, ma che sarebbe potuta essere di un altro tipo. La consacrazione a star di livello mondiale non l'ha mai avuta, ed è un peccato perché qui i mezzi tecnici per potersi consacrare c'erano tutti. Certo, anche per lui come per molti altri il paragone con il Pibe de oro era abbastanza esagerato, ma qui parliamo comunque di un giocatore dal potenziale enorme.
Le sue prime parole da "americano" sono state forse un po' retoriche, ma è comunque trasparita la voglia di ben figurare per un giocatore che, pur avendo imboccato il viale del tramonto, vuole dimostrare di poter ancora ben fare.
Dopo aver affermato che le buone referenze sulla MLS le ha avute dal colombiano Juan Pablo Angel, con cui ha parlato prima di firmare il contratto, si è detto entusiasta per la scelta essendo i DC United, a suo dire, una squadra con grandi ambizioni sportive e molto organizzata. Parlando del campionato che si troverà ad affrontare ha detto poi che non crede sarà tanto facile come spesso l'appassionato di calcio straniero può pensare della Major League Soccer.
Insomma, ora non resta che aspettare e sperare che le perle che per anni ha distribuito sui campi di Argentina e Francia ora le distribuisca anche su quelli americani. Certo, come detto è un giocatore di una certa età e che è indubbio, chi lo vide nel pieno della sua carriera e l'ha poi visto giocare nel PSG sa di cosa stiamo parlando, sia in declino. Ma rimane la convinzione che il suo importante apporto di classe ed esperienza sarà fondamentale.
Provando a dare un giudizio di questo affare, appare un'operazione che può rivelarsi positiva tanto per il DC United, che vedranno il proprio tasso tecnico incrementarsi notevolmente e diventare più competitivo anche nei numerosi tornei internazionali che si troverà ad affrontare nei prossimi mesi, quanto per la lega intera, che vedrà un giocatore capace di trattare il pallone coi guanti come non ce ne sono molti in giro.