Expansion, Miami ci prova

28 marzo 1999 – Carlos Valderrama in maglia Miami Fusion al Lockhart Stadium di Ft. Lauderdale

La Major League Soccer sta pensando di dare a Miami una seconda possibilità . Ema questa volta la franchigia giocherebbe dove avrebbe dovuto da sempre, nel cuore della città  circondata da appassionati di calcio provenienti da paesi come El Salvador, Nicaragua, Honduras, Colombia, Guatemala e, perché no, Cuba.

La nuova franchigia scenderebbe in campo nello stadio a suo tempo previsto per Miami Fusion al momento dell'ingresso nella MLS: l'Orange Bowl. Beh, non proprio l'Orange Bowl che conosciamo. Infatti, l'attuale complesso verrà  demolito nei prossimi mesi. La parte interessante è che nell'iniziativa di rinnovamento infrastrutturale prevista per l'Orange Bowl, presentata dalla città  di Miami la scorsa settimana, sono inclusi $50 milioni e il progetto per un Soccer Specific Stadium 25.000 posti, che verrebbe costruito accanto al nuovo stadio del baseball dei Florida Marlins. È anche possibile che il nuovo complesso mantenga il nome in onore del glorioso Orange Bowl.

Il "pacchetto" da due stadi che verrebbe costruito sul sito dell'attuale Orange Bowl, nel quadro di una serie di investimenti pubblicic voluti dal sindaco di Miami Manny Diaz, dovrà  essere approvato martedì dai Miami-Dade County commissioners martedì. In caso di approvazione del progetto (che vale un totale di $2 miliardi) mancheranno solo un piccolo gradino per rivedere il soccer pro a Miami: un gruppo che abbia la voglia di investire i $50 milioni per finire di pagare lo stadio e i $40 necessari per l'expansion fee. Piccolo, seppur relativamente, perché negli ultimi due anni il problema di recuperare investitori per la MLS non è mai esistito, mentre l'ostacolo più grande è sempre stato la mancanza di volontà  delle autorità  locali di dare i necessari permessi e i fondi. E infatti “molti gruppi si sono già  dichiarati interessati" ha dichiarato al Miami Herald il portavoce della MLS Dan Courtemanche. “E dopo martedì ce ne potrebbero essere anche di più". È probabile però che la MLS abbia già  identificato un possibile investitore, data la sicurezza con cui il sindaco ha illustrato la scorsa settimana il progetto legato allo stadio per il calcio. Anche perché quale sarebbe la ragione di iniettare fondi pubblici per uno stadio che nessuno poi userebbe?

Diaz e il Commissioner della MLS, Don Garber, hanno discusso di riportare un team a Miami sin dalla chiusura dei Fusion nel 2001. Proprio Garber era già  apparso ottimista di poter riportare il soccer nella Florida meridionale dopo una visita nello scorso mese di marzo, quando disse che gli investitori sarebbero stati disponibili in presenza di un nuovo stadio. In relazione all'espansione prevista nei prossimi anni, un mese fa Garber ha annunciato che il prossimo expansion team della MLS sarà  Seattle, a partire dal 2009. Altre città  con cui la MLS sta trattando sono (in ordine alfabetico) Atlanta, Las Vegas, Montreal, New York (per una seconda squadra nella NY Area), Philadelphia, Portland, St. Louis, and Vancouver, con Phila favorita assoluta nel caso lo Stato approvi i fondi necessari per il nuovo stadio a Chester, sulle rive del fiume Delaware. Per Miami la possibilità  ci sarebbe, ma solo dal 2010, nel quadro dell'espansione a 18 squadre.

Come detto, a Miami il soccer c'era già . Nel 1997 fu infatti fondato il Miami Fusion, che nei piani avrebbe dovuto giocare all'Orange Bowl. Ma l'accordo per lo stadio non venne trovato, e il team finì per giocare dal 1998 al 2001 addirittura a Fort Lauderdale, nel decrepito Lockhart Stadium che aveva visto in passato gli Strikers della NASL con in campo George Best, Gerd Muller e Teofilo Cubillas. Nel 2001 la MLS decise di chiudere la franchigia, che perdeva soldi a volontà , attirando allo stadio una media di soli 11.177 spettatori a partita, nonostante il team guidato da Ray Hudson giocasse un gran bel calcio.

Ma come avvenuto, seppur lì in modo più convinto, per San Jose, Miami è rimasta nei radar della MLS. Dice Mark Abbot, presidente della MLS: "Stavolta parliamo di una location diversa da quella dell'altra volta, e inoltre il quadro demografico di Miami è assai cambiato da 7 anni a questa parte, diventando un mercato naturale per la MLS". Aggiunge come la MLS sia attratta dalla diversity della comunità  dei Latinos,che fanno di Miami la porta per il centro e sudamerica. Inoltre, l'Orange Bowl è situato nel cuore della città , ed è da sempre un punto d'incontro per glia appassionati di calcio della Florida, che vi si recano a decine di migliaia ogni volta che qualche Nazionale vi gioca. "È il posto perfetto, per location e per il piano finanziario che vi è dietro".

A questo punto la sfida sarà  attirare le centinaia di migliaia di appassionati della Florida, che però appunto spesso hanno dimostrato di preferire di guardarsi il calcio via satellite piuttosto che sostenere un team locale. È quella la mentalità  che la MLS dovrà  cambiare. Ma ciò potrà  avvenire necessariamente investendo e non poco sul'aspetto tecnico, e non solo nel campo immobiliare!

Comunque obiettivamente la location in Florida è importante. Per il Fusion fu uno dei problemi principali giocare a Ft. Lauderdale. La dimostrazione arriva anche dalle difficoltà  che sta vivendo il Miami FC, che milita nella United Soccer Leagues 1st Division, e chè difficilmente riesce a portare più di 5.000 persone al Tropical Park Stadium, e per questo ha deciso ora di investire su un complesso con molti campi e altre strutture per portarsi il pubblico in casa. Chiaro che però la USL è un qualcosa di completamente differente dalla MLS, come si è visto con Seattle, che nonostante i 5.000 spettatori di media nella USL 1st, ha già  venduto oltre 10.000 abbonamenti per la stagione 2009!

A questo punto la città  di Miami ha fatto la sua parte, offrendosi di pagare metà  dei costi dello stadio, che però potrebbero crescere per la necessaria copertura finalizzata a proteggere gli spettatori dalle piogge e dalla calura estiva di Miami, essendo quello il epriodo in cui la MLS scende in campo.

Al momento non è chiaro chi potrebbero essere i gruppi pronti ad investire $100 e più milioni in una città  dove il calcio ha sempre trovato difficoltà  (nella NASL Miami Gatos e Miami Toros non sono mai andati oltre i 4.000 spettatori a partita). Nonostante se ne sia parlato in passato, pare ora da escludere che il Real Madrid possa mettere soldi in questa avventura. Gli spagnoli no quindi, mente è possibile che vi siano i brasiliani. In prima fila ci sarebbe infatti la Traffic, società  proprietaria del Miami FC (anche se non sarebbe nella lista in mano a Garber), il cui presidente Aaron Davidson si è esposto in prima persona. La Traffic Sports USA è una società  di grande esperienza, essendo l'organizzatrice della Copa America. "Ci impegnamo a portare il calcio ai massimi livelli a Miami. Siami impegnati con la USL, ma ciò non esclude altre possibilità ". Davidson vorrebbe ripetere quanto avvenuto con successo a Seattle, dove i Sounders diventeranno la base per la nuova franchigia e il presidente Adrian Hanauer la guida nel passaggio alla divisione superiore.

Next step. Molto dipenderà  da quanto avverrà  martedì, e cioè se il piano sarà  approvato, ma ben più difficile sarà  trovare chi sarà  disposto ad investire ben oltre i $100 milioni necessari per il nuovo team, perché per attirare gente che di calcio se ne intende, e in un posto non certo di grande tradizione calcistica, servirà  ben altro che mettere in campo i 40enni Romario e Zinho.

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