L'esultanza di Michael Bradley, già a quota 10 gol nel 2007
Da Giovanni Savarese a Roy Keane e Gennaro Gattuso. Cambiano i continenti, mutano le prospettive, si modificano di conseguenza anche gli idoli. Cresciuto ispirandosi all'attaccante italo-venezuelano bomber maximo dei New York Metrostars, da quando è sbarcato in Europa Michael Bradley ha elevato i propri punti di riferimento, che adesso assumono le sembianze di Keano e del Gennaro nazionale. Non due tipi qualsiasi, quindi, ma nemmeno questo centrocampista americano classe '87 originario di Princeton, stato del New Jersey, intende esserlo; a 18 anni aveva già cambiato dimora cinque volte, da Palatine (Illinois) a Washington, dalla Florida a New York per finire a Heerenveen, Olanda del Nord. Si chiama gavetta, un percorso obbligato dal quale Bradley non ha mai tentato di svincolare, anche se si trattava di fare i bagagli per trasferirsi al freddo e al gelo in una cittadina del Nord Europa "grande come una strada di New York".
Meglio la Eredivisie della MLS; questione di mentalità , di metodo e di cultura sportiva, come spiega il diretto interessato. "Ho un amico che gioca nei Los Angeles Galaxy, mi dice che si allenano dalle dieci a mezzogiorno e poi passano il resto della giornata in spiaggia. Indubbiamente una bella vita, ma quanto cresci come sportivo? Negli Stati Uniti ci sono club con tanti soldi, ma nessuno di essi è una grande società , anche confrontati con una piccola realtà come l' Heerenveen. I Frisoni sono una squadra legata alla propria gente e al proprio territorio, tifata da nonni, padri e figli. Una squadra con una storia e una cultura alle spalle. Negli USA ci vorranno ancora anni per creare simili legami, perché il calcio è ancora uno sport giovane".
Cresciuto calcisticamente nella Bradenton Academy, la scuola calcio della Federazione destinata ai nazionali americani under-17, Bradley ha compiuto il salto nel professionismo a 16 anni dopo essere stato incluso nel programma project-40 della Major League Soccer, che gli è valsa la chiamata dei New York Metrostars, la franchigia allenata all'epoca da papà Bob, oggi commissario tecnico degli Stati Uniti d'America. Poco più di un anno dopo Bradley è diventato il giocatore più giovane a lasciare la MLS per un campionato europeo. Longilineo, fisico compatto (1.85 x 75), ottima resistenza, deciso nel contrasto, in Olanda l'americano si dimostra subito un mediano completo dotato di buone capacità di lettura del gioco sia nella fase difensiva che in quella offensiva, tanto che nelle giovanili dell'Heerenveen non è raro vederlo schierato come vertice alto in un centrocampo a quattro. Una posizione che ricopriva anche lo scorso 17 aprile quando ha aperto le marcature nel 2-1 con il quale lo Jong Heerenveen (la squadra Primavera) ha sconfitto lo Jong Nec conquistando per la terza volta nella sua storia il titolo nazionale giovanile. Nel frattempo era già arrivato l'esordio in Eredivisie, datato 16 aprile 2006, Heerenveen-Az Alkmaar 2-4.
SC Heerenveen – FC Groningen 4-2 - La tripletta di Michael Bradley
Sebbene la stagione passata abbia visto Bradley "assaggiare" a più riprese la prima squadra (20 presenze in totale), il grande salto è avvenuta in quella attuale grazie al ritiro del vecchio guerriero Paul Bosvelt, che ha liberato un posto nel centrocampo dei Frisoni, indicando proprio nell'americano il suo sostituto naturale. Una chance che il ragazzo non si è lasciato sfuggire, sfoderando una serie di prestazioni di spessore corroborate anche da una manciata di gol (3 in campionato, 2 in Coppa d'Olanda e 2 in Coppa Uefa) che hanno messo a tacere chi gli rimproverava una certa titubanza sotto rete. Non si direbbe vedendo la freddezza con la quale lo scorso novembre ha infilato il portiere del Vitesse Piet Velthuizen sfruttando un colpo di tacco di Sibon, per una rete di pregevolissima fattura che, se segnata ad altre latitudini, avrebbe goduto di ben altra visibilità .
Non più rookie nell'Heerenveen, ormai già veterano in Nazionale, con il primo dei finora tredici caps datato 26 maggio 2006 contro il Venezuela in un incontro di preparazione a al Mondiale 2006. La tenera età del ragazzo aveva però indotto il ct Bruce Arena a non inserirlo nella rosa dei 23 destinati a partire per la Germania; le prime grandi competizioni per Bradley sono arrivate con la partecipazione, da titolare, alla Concacaf Gold Cup del 2007, vinta dagli Stati Uniti in finale sul Messico, e al Mondiale under-20 in Canada, dove è risultato uno dei migliori della selezione a stelle e strisce (fermatasi ai quarti) realizzando anche il gol partita nei supplementari dei sedicesimi di finale contro l'Uruguay. Il prossimo obiettivo si chiama Sudafrica 2010. Difficilmente questo tignoso american boy ci arriverà indossando ancora la casacca dell'Heerenveen.
I tesori dell'Heerenveen
Michael Bradley è la punta di diamante di un Heerenveen che prosegue la virtuosa politica societaria della valorizzazione dei giovani talenti. Quest'anno la squadra di Gertjan Verbeek annovera costantemente cinque under-21 nell'undici di base; oltre al classe '87 americano ci sono Geert Arend Roorda ('88), il campione d'Europa under-21 Gianni Zuiverloon ('86), il serbo Miralem Sulejmani ('88) e l'attaccante/esterno destro Roy Beerens ('87). Quest'ultimo, prodotto del vivaio del Psv Eindhoven, in estate ha barattato un ruolo da seconda scelta nel club della Philips con uno da titolare nei Frisoni. Un'apparente declassamento rivelatosi per contro una mossa pienamente azzeccata, tanto che il giovanotto di Bladel risulta attualmente uno dei giocatori con il rendimento più alto della Eredivisie.
L'articolo in questione è apparso sul Guerin Sportivo del 4 dicembre 2008. Ringraziamo il Guerin Sportivo e Alec Cordolcini per averci concesso di ripubblicarlo