Vick in cella, Petrino in fuga

Bob Petrino si presenta ad Arkansas. Per alcuni un codardo, per altri ha fatto la scelta giusta. Ma da chi è scappato in realtà ?

Ventitré mesi di carcere: questo è quanto rifilato dalla Corte a Michael Vick, giocatore degli Atlanta Falcons colpevole, ma questo già  lo saprete, di aver organizzato un'attività  criminale che ruotava intorno ai combattimenti tra cani. Non solo, a quanto pare Vick era proprietario dei posti dove si svolgevano i combattimenti, ha fatto addestrare cani, ha maltrattato e ucciso alcuni di essi mentre, sugli altri, scommetteva un dollaro dopo l'altro su combattimenti all'ultimo sangue.

Originale come uscita di scena. Dai pazzi che popolano la Nfl ne avevamo sentite tante, ma davvero questa ci mancava, perché non fa parte dell'ego di chi sopravvive a un ghetto senza la necessaria educazione, ma rasenta davvero l'attività  malavitosa organizzata in perfetta regola.. Lunedì sera, comunque, per il Monday Night, molta gente esibiva la maglia numero 7 e molti giocatori hanno ricordato il proprio capitano con magliette e fascette celebrative. Lo ricordavano, certo, ma il loro capitano non è morto, è un criminale, bisogna prenderne atto e rassegnarsi, altro che richieste di libertà . E' un po' come se all'epoca avessero sbattuto dietro le sbarre OJ Simpson e a Buffalo lo avessero ricordato con striscioni di fratellanza.

Esagerato? Forse.

Forse perché anche noi, al posto dei compagni di Vick avremmo magari fatto lo stesso, con la convinzione però di ricevere una multa dalla Nfl. Perché se la Lega multa chi fa esultanze particolari, come autografare un pallone o fingere di rispondere a un cellulare, non capiamo come non dovrebbe intervenire in un caso come questo. Ma l'affaire Vick è stato spinoso sin dall'inizio ed il "povero" Roger Goodell si è trovato tra le mani tanti di quei pacchi bomba da quando si è insediato sul trono di uomo più potente della Lega, che la metà  bastavano. Questo, in particolare, non lo ha preso bene, con uno degli uomini simbolo che andavano a infangare il buon nome della National Football League.

Ci ha messo molto tempo per decidere se sospenderlo o meno, i Falcons stessi non sembravano certi di sapere come comportarsi, salvo poi chiedere indietro tutti i soldi del bonus versati due anni fa al giocatore franchigia. Insomma, il tipico caso che non vorresti mai ti capitasse tra le mani. Ma è capitato, e tanto basta. La comunità  nera di Atlanta, e probabilmente non solo quella, azzarda degli insensati reclami, si sente di nuovo tirata ingiustamente in ballo ed ha timidamente gridato al complotto.

Complotti, però, non ce ne sono stati, Vick si è comportato male (eufemismo), abbastanza da chiedersi se le bestie in questione fossero davvero i poveri cani che mandava al massacro per divertimento, per l'emozione di una scommesso, per l'adrenalina provocata dal rischio di puntare soldi. Magari tanti soldi.

Vick uscirà  nel 2009, a trent'anni, e volendo avrà  ancora la possibilità  di tentare di scendere in campo. La Nfl lo accetterà ? Qualche squadra lo chiamerà  a sé? Forse, ma oggi è difficile dirlo. Probabile che l'Arena o la lega canadese siano interessate, due campionati "minori" che pur di alzare sponsor e contatti televisivi sono disposte a passare sopra ad errori di gioventù anche gravi. Il quarterback qualche soldino dovrebbe pur sempre averlo salvato nel porcellino salvadanaio e arrotondare con il mini football al coperto potrebbe essere divertente. Là , dove gli spazi sono ridotti e la sua agilità  farebbe davvero comodo, avrebbero finalmente il proprio eroe anche se non possiamo sapere quanto il suo atletismo verrà  minato da due anni di leghe carcerarie. Certo, in Arena picchiano come pazzi in uno sport tutto velocità  e lanci, e qualche amante dei quattrozampe preferiti dall'uomo, prima o poi, rischi di incontrarlo tra le difese avversarie. E allora saranno dolori.

Il punto è che nessuno, oggi, vuole affrontare la discussione e, probabilmente, è meglio così. Lasciando placare gli animi, lasciando terminare le discussioni e le polemiche, qualcosina potrebbe ritornare al suo posto da sola. Sappiamo perfettamente che tra due anni tutti saranno pronti a ritirare fuori la storia di oggi, ci mancherebbe, così come sappiamo che l'immagine del ragazzo è ormai devastata e sarà  impossibile rimetterla in sesto, anche per noi che pensavamo fosse Marcus, il fratello minore di Michael, la pecora nera di famiglia.

Ad Atlanta intanto anche Bobby Petrino ha detto basta, senza nemmeno che la prima stagione sia terminata. Dopo aver abbandonato Louisville con un contratto decennale firmato in tasca ed essere andato in Georgia dove, secondo molti, avrebbe richiamato Brian Brohm (suo quarterback al college) anche per riparare al problema del ruolo lasciato libero da Vick, ecco che l'head coach ci ripensa e torna in Ncaa, destinazione Arkansas, per dieci milioni di dollari in meno. Sì, in meno, avete letto bene. Tutto questo riporta alle scelte di Nick Saban lo scorso anno di questo periodo e lascia supporre che la situazione di Atlanta, oggi, sia davvero pessima nello spogliatoio e fuori, in parte anche per l'eredità  lasciata da Vick.

Perché non è solo la comunità  nera a sollevare indignazione all'interno del Georgia Dome, non è solo la maglia "Free Mike Vick" indossata da Roddy White, sono anche i cartelli e gli striscioni di ragazzi bianchi che, in barba alla morale comune (torturare cani è in ogni caso un gesto deplorevole dai… comunque la si pensi) vogliono in libertà  il loro quarterback. Sono davvero convinti che sia innocente o vogliono che la loro squadra torni al vertice? Sono convinti di tutto ciò o solo accecati dalla passione per una maglia e un giocatore? Difficile dirlo, ma propendiamo per la seconda scelta.

E pensiamo che Petrino sia fuggito proprio per l'aria che si cominciava a respirare da quelle parti e che rischiava di schiacciare il proprio uomo, quel Brohm che probabilmente arriverà  comunque ad Atlanta attraverso il prossimo draft ma che non avrà  il proprio coach a dargli una mano se le cose girassero male e le critiche si riversassero su di lui, magari da parte di quelle persone secondo le quali "Vick didn't do it"; Vick non lo ha fatto, non è colpevole, nessun cane e nessuna scommessa. Un montatura. Peggio del caso JFK.

Tutti difendono Vick: gli amici, i compagni, i tifosi. Nessuno che ammetta che, probabilmente, quello che ha fatto merita la pena che gli è stata inflitta e che, Goodell, secondo il proprio progetto di pulizia, dovrebbe sbatterlo fuori a vita dalla Nfl, senza lasciare l'idea che, tra due anni, il ragazzo possa essere tesserato per altri team o per la stessa Atlanta. Petrino è scappato, e forse non ha scelto male. Meno soldi uguale meno stress e una situazione meno complicata da gestire alla luce di quello che rischia di diventare il più grande fraintendimento della recente storia del football. Ossia: ci hanno tolto Vick e spaccato lo spogliatoio, per questo non riusciremo a vincere.

O, forse, Petrino è scappato per non doversi ritrovare a dire che non è d'accordo in niente di quanto fatto dai tifosi e, magari, dai propri giocatori, forse perché il coach pensa che Vick sia un criminale e che 23 mesi di cella siano persino pochi. Chissà , di fatto però i Falcons sono a pezzi, la squadra non ha capo né coda e il suo leader è in carcere. Facciano quello che credano sugli spalti, sui giornali e alla televisione, ma Arthur Blank, ormai triste e solo, deve trovare il modo di riemergere al più presto e, dopo un anno devastante, il primo passo è ritrovarsi abbandonati dal proprio allenatore. Non male come inizio. Si preannuncia tempesta in Georgia e Blank è sull'orlo di una crisi di nervi. Brutta storia…

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