MLS Cup: Preview

Steve Nicol: sarà  la volta buona per lui e i Revs?

Eccoci arrivati al momento atteso un anno intero: la MLS Cup. L'edizione 2007 si terrà  domani, domenica 18 novembre, al RFK Stadium di Washington (ore 18.30 italiane), e vedrà  di fronte, come lo scorso anno, New England Revolution e Houston Dynamo.

Che dire su queste 2 squadre che non sia già  stato detto durante l'anno?

Partiamo con una considerazione di folklore: diversamente dalle ultime 2 Finali (2005 e 2006) cui i Revolution hanno partecipato, la sede non sarà  Dallas e già  per questo i bostoniani tirano un sospiro di sollievo (per la serie: "Scaramanzia? Non è vero, ma ci credo"); inoltre si gioca a Washington, quindi sulla costa Est, in un ambiente che (almeno in teoria) dovrebbe essere più favorevole a biancorossoblu, anche solo perché è più facile da raggiungere per i tifosi di Boston che per quelli di Houston.

I vantaggi "ambientali" comunque finiscono qui; entriamo nello specifico, analizzando le 2 squadre e tentando di capire quali possono essere i fattori decisivi per una partita che, a suo modo, è già  storica per la MLS: questa è la 1ª volta, in 12 anni, che le stesse squadre si ritrovano in Finale per 2 anni consecutivi. I DC United e i L.A. Galaxy si sono scontrate in Finale 2 volte, la 1ª nel '96 e la 2ª nel '99.

I Dynamo arrivano a questa gara con la consapevolezza dei campioni in carica, di chi sa di essere competitivo al massimo grado; inoltre Houston è lanciata sulle ali dell'entusiasmo anche dalla prospettiva di poter diventare la 1ª squadra a rivincere il titolo in 2 anni consecutivi dopo i DC United del biennio '96/'97. L'allenatore Kinnear è inoltre un grande motivatore e di certo farà  un grande lavoro psicologico sui suoi giocatori.

I Revolution al contrario sono alla 4ª partecipazione alla MLS Cup (la 3ª consecutiva) e la frustrazione di non essere mai riusciti a compiere quel passo in più dev'essere un fardello molto duro da sopportare; quest'anno almeno è stato raggiunto un obiettivo importante con la vittoria della US Open Cup, trofeo che potrebbe rinforzare le sicurezze degli uomini di coach Nicol e permettergli di non farsi influenzare dalle sconfitte passate.

Ma alla fine come sempre in campo ci vanno i giocatori, per cui prendiamo in esame i roster di entrambe le compagini. In realtà  non ci sono differenze apprezzabili rispetto alla Finale dell'anno scorso.

Boston non ha più Clint Dempsey nel motore, che però è stato egregiamente sostituito: Nicol ha ovviato all'assenza del suo giocatore più talentuoso optando per una formazione, sempre schierata col 3-5-2, più di contenimento. Steve Ralston occupa una posizione più centrale, dove risulta ancora più assist-man di una volta (senza contare che questo accorgimento gli può allungare la carriera di un altro paio d'anni).

Sulla fascia al posto suo agisce Wells Thompson, al 1° anno nella Lega, che però ha già  dimostrato in più di un'occasione di essere un peperino mica male sulle fasce, da dove fa partire spesso e volentieri cross invitanti. Come già  abbiamo detto, è il centrocampo il reparto più forte dei Revolution; un centrocampo coriaceo, dotato di grande forza fisica, grazie a Jeff Larentowicz e Shalrie Joseph, abili nel recuperare palla e far ripartire l'azione d'attacco (estremamente esemplificativo il gol con cui Boston ha steso New York nelle Semifinals), ma anche dotato di tecnica e piedi buoni con i già  citati Thompson e Ralston e con Andy Dorman sull'altro lato.

La difesa, stabilmente a 3, conta sul neo-eletto Difensore dell'Anno Michael Parkhurst (giovanissimo ma già  un veterano di questa squadra) come centrale, su Will John e Jay Heaps ai lati, oltre al sempre affidabile Matt Reis tra i pali. Contando su un centrocampo che fa molto filtro e sul senso della posizione molto spiccato dei propri difensori, Nicol ha impostato la propria squadra sul contenimento della carica offensiva degli avversari, per poi colpire sui rovesciamenti di fronte.

E per tradurre in reti segnate questa tattica non esiste coppia d'attacco meglio assortita di quella composta da Taylor Twellman e Pat Noonan. Noonan, a dir la verità , è spesso e volentieri fuori per infortuni che ne hanno condizionato la carriera non poco, ma quando sta bene e può giocare risulta spesso decisivo. Twellman è una garanzia, un vero terremoto delle aree di rigore, il classico attaccante che, dovesse capitargli anche una sola palla-gol, la sfrutta a dovere. E di questo hanno bisogno i Revs di domani sera.

I Dynamo invece non potrebbero essere più diversi: Dominic Kinnear ama il 4-4-2, che evidentemente gli garantisce una copertura difensiva adeguata senza per questo lasciare sfornito il centrocampo. Centrocampo schierato a rombo, che ha in Brad Davis il suo vertice basso, col compito di far ripartire l'azione dopo un recupero difensivo; Brian Mullan e Richard Mulrooney stanno ai lati di questo rombo, incaricandosi sia di presidiare le fasce sia di scorrazzare su di esse quando la squadra attacca. Il vertice alto di questo rombo, dietro le punte, è sempre Dwayne De Rosario, il vero faro di questa squadra. Giocatore eclettico, dalla fantasia inesauribile e dal coraggio inusitato, in realtà  quest'anno è stato spesso in ombra, senza incidere con la continuità  alla quale ci aveva abituato.

I difensori di Houston sono dotati di velocità  e senso della posizione, ma gli fa difetto la tecnica individuale: se Wade Barrett (il capitano) ed Eddie Robinson sono buoni giocatori anche palla al piede, lo stesso non si può dire di Ryan Cochrane e Craig Waibel; soprattutto il 2° durante la stagione ha dimostrato limiti tecnici e di personalità  piuttosto preoccupanti. In porta per fortuna l'eterno (39 anni) Pat Onstad ha messo una pezza in più di un'occasione.

Ma non si vince di certo solo con la difesa: per portare a casa i titoli serve anche che qualcuno faccia gol, e a Houston questa gente non manca di certo. Brian Ching e Paul Dalglish sono la coppia-gol designata, anche se (come già  abbiamo avuto modo di sottolineare) quest'anno gli infortuni li hanno tormentati, tanto che alla fine Ching ha giocato solo 20 partite (segnando comunque 7 reti) e Dalglish la miseria di 5 (e 0 gol all'attivo).

I Dynamo hanno comunque avuto un grosso apporto da Nate Jaqua (7 gol in 25 partite) e Joseph Ngwenya (7 gol anche per lui, ma in 30 partite, anche se "condite" da 4 assist); permetteteci di dirlo, "gli altri 2" sono comunque di un'altra classe. Ching però potrebbe non essere della partita, visto lo stiramento al polpaccio riportato contro Kansas City.

Un elemento che accomuna le 2 squadre è proprio questa innata capacità  di trovare sempre i giocatori adatti a sostituire chi non c'è (in quel momento o per sempre); Boston ha perso Dempsey? Ha trovato Thompson e Joseph: meno tecnici e meno fantasiosi ma decisamente adatti al tipo di gioco voluto da Nicol.

Lo stesso può dirsi di Houston: nel momento in cui De Rosario non è al meglio, Jaqua può entrare come esterno di centrocampo permettendo a Mulrooney di avanzare; logicamente c'è meno fantasia a ridosso delle punte, ma aumenta la capacità  di penetrazione del centrocampo dei texani.

Domani sera, al RFK Stadium, speriamo di vivere una grande serata di calcio, con una speranza ed una certezza. La speranza è che si possa assistere ad una gara spettacolare, piena di rovesciamenti di fronte; la certezza è che in Finale sono arrivate 2 delle squadre col miglior gioco dell'intera Lega, e chiunque vinca noi potremo esclamare: "Ha vinto la migliore".

Up the MLS!

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