E il bel gioco resta un sogno

Bruce Arena: no, non è tutto ok…

E così le Conference Semifinals sono ormai in soffitta, l'attenzione di tutti i calciofili americani è focalizzata sui Conference Championships, in programma a Boston giovedì 8 novembre e a Houston sabato 10 novembre. 2 delle squadre impegnate nei Championships sono le 2 finaliste dello scorso anno, a testimonianza di una competitività  raggiunta e di una lungimiranza nel mantenerla.

Ma tornando con la memoria alle Semifinals, non possiamo non rilevare come almeno 2 dei 4 accoppiamenti abbiano riservato più di una sorpresa, anche al di là  del mero risultato sul campo. Vediamole insieme.

CD CHIVAS - KANSAS CITY WIZARDS

I Chivas sono la squadra vincitrice della Western Conference, hanno un parco-giocatori di ottimo livello; a loro sfavore giocava l'età  media piuttosto bassa e, di riflesso, l'esperienza ancora acerba, soprattutto in alcuni uomini (come Bornstein ma soprattutto Kljestan). Però di fronte avevano i Kansas City Wizards, ossia la squadra 5ª classificata a Est.

È vero che i Wizards hanno un roster che, possiamo dire, è cambiato pochissimo dal 2004 (Finale MLS) ad oggi, e quindi al suo interno ha elementi dotati di esperienza e smaliziati, che sanno come si fa a vincere anche se il pronostico gioca tutto a loro sfavore.

Ma i Chivas giocano in maniera, se non sopraffina, sicuramente molto spettacolare, badando molto più a costruire il proprio gioco che a distruggere quello avversario. Va detto che i Wizards non hanno fatto "catenaccio" subendo l'assalto dei biancorossi, anzi hanno avuto qualche ghiotta occasione (soprattutto nella partita di ritorno), e ai Chivas si può rimproverare la poca concretezza sottoporta. Concretezza che però non gli ha fatto difetto durante la regular season, e che invece si è dimostrata una caratteristica costante dei Wizards.

Nei play-off si gioca un calcio diverso, è inutile che ce lo nascondiamo: la spettacolarità  va a farsi benedire, in nome della concretezza, del "portare a casa il risultato". Però bisogna trovare una maniera di tutelare i valori e i risultati ottenuti nei 6 mesi precedenti, altrimenti che senso ha?

HOUSTON DYNAMO - FC DALLAS

In questo accoppiamento non possiamo dire, in realtà , che lo spettacolo non ci sia stato. La vittoria all'andata di Dallas è stata certamente favorita da un atteggiamento particolarmente duro da parte degli Hoops, che non hanno lesinato falli ed entrate al limite della decenza. Questo potrebbe chiamarsi "atteggiamento antisportivo", ma si sta pur sempre giocando a calcio e in palio c'è il passaggio di un turno nella fase finale del campionato: quello che è meno comprensibile è la rinuncia a giocare la palla tentando esclusivamente di pescare le punte con qualche lancio lungo.

Nel ritorno i Dynamo hanno fatto vedere di che pasta sono fatti: hanno sciorinato il loro gioco palla a terra, hanno messo in movimento Ching e De Rosario e alla fine (anche se hanno avuto bisogno dei supplementari) hanno seppellito Dallas sotto un 4-1.

Dallas è uscita meritatamente perché, oltre alla mancanza di una sia pur minima trama di gioco, ha messo in campo solo l'agonismo, rinunciando sistematicamente a giocare ed affidandosi ad un Ruiz irritante da quanto è risultato indolente e svogliato.

Houston si è qualificata al Western Conference Championship facendo vedere non solo che ha le carte in regola per rivincere il titolo, ma che è possibile farlo giocando bene. Però si tratta di un caso isolato.

CHICAGO FIRE - DC UNITED

Chi mai avrebbe scommesso un dollaro su Chicago? Non noi, per quanto la squadra sia migliorata dall'arrivo di Blanco in poi.

Però Washington era troppo forte, aveva il miglior gioco dell'intera Lega: portiere-saracinesca, difesa granitica e attacco atomico (con un centravanti come Luciano Emilio non sapremmo definire altrimenti il reparto avanzato dei capitolini); semmai qualche dubbio in più ci poteva essere analizzando il centrocampo, ma poi confronti il tutto con il roster di Chicago e pensi che in ogni caso questi United faranno un solo boccone dei Fire.

Però la realtà  è diversa: l'andata si è risolta con la vittoria dei Fire che non ha demeritato sul piano del gioco e ha fallito il raddoppio in un paio d'occasioni. I United avevano Luciano Emilio e Jaime Moreno a mezzo servizio, fatto sta che verso metà  partita la qualità  ha cominciato a scendere e si sono visti falli, gioco interrotto e catenaccio da parte di Chicago.

Il ritorno è stato spettacolare, bisogna ammetterlo: i Fire vanno in vantaggio 2-0, poi subiscono la rimonta rabbiosa dei United, ma alla fine la sfangano, anche perché i capitolini hanno la lingua penzoloni.

Dunque bisogna dire che le 2 gare in sé non sono state brutte, ma considerando che Washington ha quasi ammazzato la stagione regolare e che Chicago si è svegliata negli ultimi 2 mesi di campionato ci sentiamo di affermare che proprio giusto questo risultato non è.

NEW ENGLAND REVOLUTION - NEW YORK RED BULLS

Ovvero: "Come non capire nulla di calcio ed essere considerato un santone". Sì, ci riferiamo a Bruce Arena. Come motivatore non lo discute nessuno, è sul piano tattico che quest'uomo deve andare ancora a scuola. Mi spiego.

All'andata a New York Steve Nicol (uno che di sistemi difensivi qualcosina ne capisce) alza le barricate e spegne la carica dei Red Bulls, ai quali evidentemente manco la bibita energetica prodotta dal loro patron serve a dare quel qualcosa in più: Reyna gira a vuoto e Angel non becca un pallone giocabile nemmeno stando spalle alla porta (cosa che per lui già  è rara). La gara finisce 0-0 e Nicol, raggiante, se ne esce con un: "Abbiamo portato a casa il risultato che volevamo". A parte che tutto ciò ci sa di catenacciaro fin dagli spogliatoi, ci chiediamo anche il perché di un tale atteggiamento: perché giocavate in trasferta? Ma durante la regular season in casa o in trasferta per i Revs la differenza non esisteva, perché nei play-off sì?

Andiamo avanti: a Boston è ovviamente la squadra di casa che deve fare la partita, ma Arena opta per una squadra a trazione anteriore per sorprendere i Revs. L'inerzia della partita è dalla sua ma in un amen si fanno male Reyna e Angel e li deve sostituire. Non ci sono in panca gli uomini adatti per mantenere lo stesso atteggiamento tattico, ma fa niente: Arena ordina: "Tutto come prima!". E i Red Bulls si fanno uccellare prendendo un gol in contropiede in trasferta. Capite? In trasferta!

Ora, in Europa la differenza tra "partita in casa" e "in trasferta" si è di molto attenuata, ragion per cui questo distinguo può sembrare obsoleto. Ma negli USA conta ancora tantissimo (e non solo nel calcio), per cui la 1ª cosa che dovrebbe essere insegnata nelle scuole-allenatori è che la cosa da evitare assolutamente è prendere un gol in contropiede in trasferta.

È troppo ovvio che la sconfitta dei Red Bulls non si può imputare solo ad un episodio (anche la sfortuna di perdere in un colpo solo 2 uomini così importanti conta), ma è sintomo che: a) Arena non ha la sensibilità  tattica necessaria nel leggere la partita; b) chi tenta di giocare bene e per lo spettacolo spesso e volentieri viene sconfitto da chi invece mira solo a distruggere il gioco avversario.

Alla luce dei fatti, ci viene in mente un solo rimedio: eliminare i play-off.

Ma è un costume tipicamente americano, nessuno laggiù prenderà  mai in considerazione una proposta del genere.

Potrebbero però ridurre il numero di squadre partecipanti: 6 squadre al posto di 8 (almeno finché non ci saranno 16 o 18 squadre nella Lega).

Ai play-off solo le prime 3 squadre di ogni conference; la 1ª accede direttamente al Conference Championship, la 2ª e la 3ª si sfidano in una gara unica per decidere l'altra finalista. Con questo sistema quest'anno non avremmo visto i Wizards e Chicago eliminare le 2 squadre più belle da vedere nell'intera MLS.

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