Il saluto dei veterani

Era il 20 ottobre 1996, primo anno della MLS: Cobi Jones e Eddie Pope c'erano già 

Cobi Jones e Eddie Pope hanno giocato 3 Campionati del Mondo a testa e tutte le 12 stagioni della ancor breve storia della MLS. E questo weekend, che li ha visti entrambi terminare con le rispettive squadre fuori dai playoff, è stato l'ultimo della loro lunga e gloriosa carriera nel calcio giocato. Con loro la MLS perde due dei migliori prodotti della storia del soccer americano.

Entrambi hanno deciso di mollare al momeno giusto, lasciando un ottimo ricordo di se al pubblico.

Eddie Pope, difensore, 34 anni a dicembre, è stato uno dei migliori dei suoi, spesso reggendo da solo il colabrodo della difesa del Real Salt Lake. Cobi Jones, 37 anni, l'unico "original player" della MLS ancora in campo con lo stesso team del 1996, i Los Angeles Galaxy (di cui ha segnato il primo gol assoluto), quest'anno ha saltato pochissime partite, e nei momenti decisivi, come nell'ultima contro Chicago, coach Frank Yallop lo ha sempre voluto in campo, nonostante la velocità  non fosse certo più quella dei tempi belli.

Quando la MLS prese il via nel 1996, Jones era già  un viso conosciuto agli appassionati di calcio americani, che avevano potuto ammirare il centrocampista con la maglia a stelle e strisce nei Mondiali giocati in casa nel 1994. Dice di lui Pope: "giocatore di classe, veloce e solido, capace di creare problemi a chiunque".

Nello stesso anno di avvio della MLS, Pope era un rookie appena sbarcato da North Carolina, che ancor oggi dichiara la propria riconoscenza per Bruce Arena, che lo volle prima al D.C. United e poi in Nazionale, per aver creduto in lui. Sicuramente non un cannoniere, di Pope rimangono in mente un paio di gol decisivi, inclusi quello della vittoria nei supplementari della MLS Cup 1996, ma a parte questo, essendo un difensore, capace peraltro di ricevere 2 soli cartellini rossi in carriera, non ha mai troppo attirato le attenzioni dei tifosi. Dice di lui Jones; “Eddie è un leader. Molte persone non se ne accorgono perché è uno tranquillo, ma al momento giusto sa farsi sentire".

Prima della MLS, Cobi Jones fa notare fuori dagli USA giocando in Inghilterra nel 1995/96, al Coventry City. L'esperienza inglese va però malissimo, con Jones costretto a subire spesso insulti dagli spalti per via del colore della sua pelle. Non era ancora la Premier League di oggi, ma nonostante i problemi però Jones si distingue. A fine stagione però decide di fuggire dalla Gran Bretagna e vola addirittura in Brasile, al Vasco de Gama, dove gioca da titolare fisso. Negli anni successivi spesso Jones è sull'orlo di tornare in Europa, attirato dalle sirene inglesi, ma alla fine non se n'è fa mai nulla, anche perché la MLS punta a tenerlo negli USA per sfruttare la sua popolarità  mediatica. A metà  degli anni '90 infatti, Jones è una celebrità  in America, la prima a parlare di calcio davanti al grande pubblico dai tempi di Pelé, diventando anche ospite assiduo su MTV e sulle pagine di Teen Beat.


Gli highlights della carriera di Cobi Jones

Calcisticamente parlando il suo anno migliore coi Galaxy è certamente il 1998, quando colleziona 19 gol e 13 assist, venendo anche nominato U.S. Soccer Athlete of the Year. Sempre con L.A., mette in bacheca una CONCACAF Champions Cup (2000), 2 US Open Cup (2001 e 2005), 2 MLS Cup (2002 e 2005, più tre finali nel 1996, 1999 e 2001). La vittoria nella MLS Cup del 2005 viene ricordata come la prima nella quale la squadra con il peggior record in entrata nei playoff è riuscita, poi, ad aggiudicarsi il titolo.

Con la Nazionale Cobi, uno dei pochi giocatori della MLS col nome invece dell'obbligatorio cognome sulla maglia, colleziona la bellezza di 164 partite e 15 gol, scendendo in campo nei Mondiali 1994 e 1998, oltre che nella splendida cavalcata del 2002 che vede gli USA raggiungere i quarti di finale contro la Germania. Con la Nazionale Jonesscende in campo anche alle Olimpiadi del 1992 a Barcellona.

Nella rosa del 2002 c'è anche Eddie Pope, che ha abbandonato la Nazionale dopo il disastro del 2006, e dopo 82 match e 8 gol, insieme agli altri veterani Claudio Reyna e Brian McBride. Defender of the year nel 1997, nello stesso anno vince la sua seconda MLS Cup con D.C., mentre l'anno dopo coi rossoneri si aggiudica anche CONCACAF Champions Cup e Copa Interamericana, battendo in finale i brasiliani del Vasco de Gama. I 3 anni successivi è falcidiato dagli infortuni, e nel 2002 D.C. lo cede ai New York MetroStars insieme a Jaime Moreno (che però ritornerà  a Washington, dove ancora gioca). A NY continua a distinguersi come uno dei difensori top della MLS, ma l'arrivo nella lega del Real Salt Lake lo porta al trasferimento nello Utah, dove cerca, senza troppo successo, di apportare la sua vasta esperienza ad un expansion team che nei suoi primi 3 anni di vita non riesce mai a raggiunger ei playoff. Lungo la sua carriera molte sono state le richieste arrivate dall'Europa, ma Pope ha sempre preferito rimanere nella MLS e giocare titolare che rischiare di andare fare tribuna o panchina in Inghilterra o in Germania.


Gli highlights della carriera di Eddie Pope

Per l'addio al calcio giocato di Jones, il Los Angelse Times ha titolato "Before Kobe, there was Cobi", paragonando la sua popolarità  a L.A. a quella di Kobe Bryant, chiarendo ovviamente che, fatte le dovute proporzioni tra soccer e basket, la popolarità  nel rispettivo sport negli USA è stata dello stesso livello. Anche solo aver portato un giornale di tale livello a titolare così dà  l'idea di cosa sia stato Cobi Jones nella storia del soccer USA.

Meno stellare l'addio di Pope, giunto però con una bella e sorprendente vittoria nella Rocky Mountain Cup in casa dei Colorado Rapids, che ancora una volta lo ha visto protagonista nella linea difensiva del RSL. Ma ad incorniciare la sua carriera possono essere d'aiuto le parole dell'ex compagno di squadra e Nazionale e suo ultimo coach, Jason Kreis: "Eddie Pope è il miglior difensore che gli USA abbiano mai avuto".

Ad entrambi nel loro ultimo match casalingo, il Farewell Day, sono stati tributati gli onori dello stadio.

Tutti in piedi, i veterani salutano.

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