Il 2004 porta anche la firma di The Big Unit
Finite le World Series è il momento di mettere in archivio la stagione 2004 non prima però di fare un riassunto di quella che è stata tirando le consuete somme finali. Tutto ciò mentre intanto, a differenza di anni fa, si gioca sempre di più anche durante il periodo invernale e le attività delle franchigie per preparare la prossima annata sono già a mille.
Innanzitutto bisogna etichettare il 2004 come annata storica, dato che vedere tornare alla vittoria i Boston Red Sox dopo 86 anni di miti e leggende e soprattutto di tante delusioni con le relative clamorose sconfitte non è roba da poco.
La vittoria dei bostoniani al di là di qualsiasi riferimento a presagi e maledizioni, non è stata un'assoluta sorpresa dato che erano molti quelli che avevano dato le calze rosse come favoriti nella corsa al titolo.
Forse il fatto che era sfumato l'acquisto di Alex Rodriguez aveva fatto ricredere qualcuno pensando soprattutto al fatto che i loro accerrimi nemici, cioè gli Yankees, con l'arrivo dello stesso A-Rod sarebbero stati decisamente superiori
Alla luce dei fatti invece il mancato arrivo dell'ex Texas Rangers non ha assolutamente pregiudicato l'ottima stagione dei Red Sox che invece grazie all'ingaggio di Curt Schilling e a quello di Keith Foulke hanno rinforzato sia la rotazione che il bullpen, tornato finalmente ad una normale amministrazione dopo gli esperimenti di gestione del 2003. Poi ci ha pensato Theo Epstein, con la cessione di Garciaparra e l'arrivo di altri giocatori, a terminare la rifinitura della macchina vincente.
I Boston Red Sox hanno iniziato a far parlare di se già all'inizio stagione soprattutto per il loro look e la loro attitudine informale ed un pò guascona, subito messa in contrasto con l'immagine pulita e precisa dei rivali del Bronx. Insomma una squadra operaia ed un pò rozza contro un'altra più borghese e raffinata che rappresenta per tutti la potenza e la ricchezza.
Questo modo di affrontare la stagione e la competizione in generale è stata la chiave vincente delle 4 partite consecutive che i Red Sox hanno vinto contro New York nella finale per il titolo dell'American League. Sullo 0 – 3 a sfavore contro una squadra come gli Yankees chiunque avrebbe abbandonato ogni speranza loro invece ci hanno sempre creduto sino a ribaltare completamente la serie.
Se poi a quelle 4 ne aggiungete altrettante sempre vinte di fila il gioco è fatto. Risultato finale: sfilare per le vie di Boston tra tre milioni di persone con un bel trofeo in mano.
E' stata l'ennesima dimostrazione di quanto sia avvincente ed incerto il gioco del Baseball dove a volte una differenza di pochi centimetri o di un solo avversario da eliminare può far nascere la situazione ideale per rimettere in gioco tutta una stagione.
La grande sorpresa del 2004 è stata però la prestazione dei Cardinals, addirittura non considerati neanche in grado di vincere la loro division ed invece capaci di chiudere con un record di vittorie tra le più alte nella storia della prestigiosa franchigia.
Grande merito certamente al manager LaRussa e soprattutto ad un gruppo di lanciatori partenti guidato da Chris Carpenter, purtroppo assente in post-season, con Jason Marquis e Jeff Suppan decisamente migliorati rispetto alle precedenti stagioni. A questo aggiungete un lineup che ha letteralmente terrorizzato chiunque con un Albert Pujols che ha definitivamente preso casa nell'olimpo dei migliori battitori in attività .
Rimanendo nella AL grande finale di stagione per gli Houston Astros. Il fatto che siano arrivati ai playoff non è in fin dei conti una sorpresa dato che venivano dati sulla carta come una delle formazioni più forti della lega.
La loro stagione però ha preso subito un'altra direzione con un inizio deludente culminato nell'esonero del manager Jimy Williams, rimpiazzato da Phil Garner seguito poi da un finale tra i più entusiasmanti visti negli ultimi anni.
La formazione texana si è avvalsa di una grande prestazione di Roger Clemens che dopo aver annunciato a fine 2003 il ritiro veniva poi convinto a firmare per gli Astros concretizzando il tutto con un record di 18 – 4 e di una ERA di 2.98 e soprattutto talmente galvanizzato dalla sua stagione che si è già messo sul mercato per continuare anche nel 2005 da protagonista.
Per Houston poi due altri nomi su tutti: l'esterno Carlos Beltran che arrivato a stagione iniziata dopo un avvio un pò stentato ha avuto un finale con i fuochi d'artificio capace di pareggiare il record di Barry Bonds di fuoricampo battuti nei playoff arrivando a quota 8 e soprattutto dimostrando di essere un giocatore completo, una sicura stella del futuro del Baseball.
Nello stesso futuro è proiettato il rilievo Brad Lidge che in soli 94 innings giocati in regular season è stato capace di un numero di strikeouts che ha dell'incredibile: 157. Per lui avvenire certo come uno dei migliori closer di tutto il MLB.
Tornando ad est e cambiando lega gli Yankees hanno deluso non solo The Boss ed i loro tifosi, ma in generale chi li aveva visti come grandi favoriti. L'annata dei pinstripes è stata comunque notevole con un record di regular season di 101 – 61 ma da subito sono comparsi grossi problemi nel settore dei lanciatori, proseguiti nel corso di tutta la stagione, costringendo Joe Torre a ripescare El Duque Hernandez come soluzione di emergenza dopo che gli altri partenti avevano offerto prestazioni deludenti.
La squadra del Bronx non è riuscita a capitalizzare, leggi vincere le World Series, un roster zeppo di All Stars e probabili MVPs. A – Rod si è inserito bene ed è stato capace di passare dalla posizione di shortstop a quella di terza base senza alcun problema, Derek Jeter dopo un inizio difficile ha chiuso la stagione abbastanza bene riuscendo anche a conquistare il suo primo Gold Glove e Gary Sheffield è in corsa per il titolo di MVP grazie ad un grandioso 2004.
Insomma note positive ma non sufficienti per far arrivare in fondo la squadra di Joe Torre, anche perchè quando si capita di affrontare i Red Sox nell'anno del loro riscatto storico c'è ben poco da fare.
Rimanendo nell'AL non si può non parlare di Minnesota. Una franchigia che solo tre anni fa veniva data come in procinto di scomparire e che invece da allora ha sempre vinto il suo titolo di division. La squadra si è avvalsa di uno dei migliori lanciatori in assoluto del 2004, il venezuelano Johan Santana, un mancino che ha sfoderato il più efficiente cambio di velocità mai visto in tempi recenti.
L'organizzazione dei Twins,che continua per forza di cose a lavorare con un budget molto limitato, sforna sempre giovani interessantissimi come il prima base Justin Morneau che ha fatto dimenticare l'infortunio di Joe Mauer, il prospetto più atteso del 2004.
Vladimir Guerrero ha guidato gli Angels in un appassionante duello nella AL West con i rivali di Oakland con la conquista negli ultimi giorni di regular season da parte di Anaheim del titolo di division. La loro performance nei playoff non è poi stata certamente delle migliori ma anche per loro vale l'attenuante di aver incontrato subito nelle ALDS gli storici Red Sox.
Sempre nella West Coast ma cambiando di lega ecco i Giants di Barry Bonds che hanno sfiorato la post-season persa a fine settembre a vantaggio dei Dodgers, tornati a vincere una partita di playoff dopo 16 anni e dei già citati Astros.
Bonds all'età di 40 anni ci ha regalato un'altra annata da applausi e nonostante abbia dovuto combattere contro le tattiche difensive di molti managers che hanno preferito concedergli una valanga di basi intenzionali piuttosto che farlo battere ha finito la stagione con 45 fuoricampo e la miglior media battuta con .362. Soprattutto capace di andare oltre la soglia dei 700 homeruns e assolutamente meritevole di un settimo riconoscimento in carriera come MVP.
Parlando di giocatori già avanti con gli anni ma in grado di stupire ancora è d'obbligo ricordare Randy Johnson protagonista di uno dei momenti storici non solo del 2004 ma di tutta la storia del Baseball: il perfect game del maggio scorso, ed in generale autore di una grande annata nonostante una squadra, Arizona, tra le peggiori viste in campo quest'anno.
Nessuna novità invece nella NL East con i soliti Braves arrivati alla vittoria di divison consecutiva n. 13, grazie ad un Bobby Cox già sulla strada giusta in direzione Cooperstown.
Nella stessa division invece i Marlins, campioni uscenti, sono rimasti in corsa per un pò per poi essere abbandonati proprio dagli stessi lanciatori che un anno prima li avevano portati al sorprendente successo nel Fall Classic rassegnandosi quindi ad uscire di scena prima di ottobre.
Le ultime parole sono per Montreal che abbandona il MLB dopo qualche tentativo rivelatosi inutile di salvare una franchigia in crisi da tempo, come sempre in questi momenti alla tristezza di un addio fa eco la gioia di un nuovo arrivo o come in questo caso di un lieto rientro che è quello di Washington. Di loro ne riparleremo tra un anno
Arrivederci quindi al 2005.