Ritorno al futuro

Freddy Adu, Josmer Altidore e Sal Zizzo: il futuro del soccer USA

Si è conclusa mestamente l'avventura della nazionale americana nella Copa America, chiusa con un pesante bilancio di 0 punti, 2 goal fatti e 8 subiti.
A fare da contraltare a questa brutta prestazione nel massimo torneo continentale americano per nazionali, ci sono i risultati ottenuti dall'Under 20 nel mondiale di categoria in corso di svolgimento in Canada.
Quale è allora la situazione generale del calcio americano e quali sono le prospettive per la nazionale maggiore?

La vittoria nella Gold Cup ha detto chiaramente che gli Stati Uniti sono la massima potenza calcistica nella CONCACAF; tuttavia, all'interno dei confini della federazione del Centro e Nord America, non ci sono avversari degni di nota, se si eccettua il Messico.
Appena gli USA si sono trovati di fronte ad avversari più qualificati quali Argentina, Paraguay e Colombia, la nazionale a stelle e strisce ha mostrato i propri limiti.

C'è da sottolineare (e la CONMEBOL lo ha fatto…) che gli Americani si sono presentati al via della Copa America con una rosa largamente rimaneggiata e priva delle sue stelle migliori.
Proprio questo è il punto dal quale far partire il nostro ragionamento. Il roster presentato da Bob Bradley in Venezuela era largamente inadeguato; ciò significa che il calcio americano manca di alternative valide.

Gli Stati Uniti annoverano fra le proprie fila giocatori di qualità  quali Landon Donovan, DaMarcus Beasley, Clint Dempsey o Carlos Bocanegra. Ma oltre queste gruppo di titolari, non ci sono ricambi all'altezza. La squadra presentata in Sud America ha mostrato un grosso deficit in termini di tecnica e tattica. In difesa, Kasey Keller sembra in declino; Jonathan Bornstein non è stato in grado di garantire un apporto decente nè contro l'Argentina nè contro il Paraguay; Heath Pearce, richiesto a gran voce dalla stampa nazionale per prendere il posto di Bornstein, ha deluso; Drew Moor è stato uno dei punti deboli della difesa; Jimmy Conrad è andato a corrente alternata.

A centrocampo, a parte le buone prove di Benny Feilhaber e Ricardo Clark, non si è visto molto altro: quando manca Feilhaber la squadra ne risente pesantemente. Justin Mapp non è pronto per questi livelli; la prova di Eddie Gaven ha dato fiato ai suoi numerosi critici.
Ma il problema più grande gli statunitensi lo hanno avuto in avanti: Taylor Twellman non è stato in grado di finalizzare le occasioni avute; Eddie Johnson è un buon centravanti di manovra, che svaria su tutto il fronte offensivo, ma non è un cannoniere, almeno a questi livelli; Charlie Davies deve migliorare molto; Herculez Gomez non è ancora presentabile.
Tuttavia, il quadro non è stato totalmente negativo. Le note positive, oltre che da Feilhaber e da Clark, sono venute da Jay DeMerit, Ben Olsen e Kyle Beckerman.

DeMerit merita il ruolo da titolare fisso al posto di Oguchi Onyewu; è vero che ha avuto qualche problema nel gioco aereo contro gli attaccanti paraguayani ma in generale ha fatto un torneo egregio. Anche Olsen ha fornito una prova solida mostrando grande grinta, mentre Beckerman ha mostrato una buona tecnica.

Bob Bradley ha bisogno di lavorare duro, sopratutto sul piano tattico, per migliorare il National Team ed anche di organizzare dei test più attendibili durante la stagione, che permettano alla squadra di crescere. Basta quindi amichevoli contro El Salvador o Catalonia e spazio ad avversari più impegnativi.

Ma quello che il C.T. deve fare, soprattutto, è una operazione simile a quella compiuta da Vicini in Italia, quando prese in mano gli Azzurri al termine del disastroso torneo mondiale del 1986 inserendo in squadra il blocco della sua fortissima Under 21. Bradley cioè deve cominciare pian piano ad inserire i giocatori della rappresentativa Under 20.

I giovani statunitensi sono, in questo momento, l'orgoglio del calcio americano: prima hanno schiantato la Polonia poi hanno giocato alla pari e vinto contro le super acclamte stelle brasiliane.
Non è stato Pato a far applaudire gli spettatori e gli osservatori di mezzo mondo, collegati per vedere Brasile-USA, ma Jozy Altidore.
Altidore è un centravanti di movimento come lo è Johnson, ovviamente meno forte fisicamente ma molto più tecnico e che, sopratutto, vede la porta. Il giocatore dei New York Red Bulls è stato in grado, contro i Brasiliani, di far reparto quasi da solo, impegnando tutta la retroguardia verdeoro. Quasi perchè ha ricevuto l'apporto di Freddy Adu, finalmente ai livelli che tutti si aspettavano. Adu è ancora molto giovane, ha tempo per imparare, ma ha già  dimostrato che il calcio giovanile per lui è ormai poco: è tempo di trasportarlo nella nazionale maggiore…e anche di fare il grande salto in Europa.

Anche sugli esterni, punto debole della Nazionale maggiore in Copa America, gli Under 20 hanno dimostrato di avere due giocatori da poter aggregare immediatamente con il team di Bradley: stiamo parlando di Robbie Rogers e di Sal Zizzo. I due esterni di centrocampo hanno mostrato lacune sul piano difensivo, ma si sono dimostrati a tratti incontenibile in fase offensiva. Sopratutto Zizzo ha impressionato per i suoi numeri “brasiliani”. Ed anche nel reparto arretrato, un giocatore come Anthony Wallace farebbe molto comodo alla nazionale A.

E' quindi giunto il momento di voltare pagina: Landon Donovan non durerà  in eterno (anche se ha solo 25 anni), è necessario garantire dei ricambi all'altezza, inserendo questi giovani che hanno stupito il mondo.

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