Brad Guzan, prima provoca poi para un rigore alla Colombia
È un primo tempo noioso quello che giocano Stati Uniti e Colombia. Le qualità tecniche in campo non sono di primo livello e, come se non bastasse, entrambe le squadre sono già eliminate cosa che, probabilmente, le fa scendere in campo scariche a livello mentale.
Dopo i primissimi minuti di studio pare essere la nazionale americana ad avere in mano il pallino del gioco. Al quarto Sacha Kljestan approfitta di un disimpegno errato di Luis Perea e, dopo un elegante controllo con colpo di tacco annesso, cerca di saltare un paio di uomini ma viene atterrato. La punizione è battuta da Herculez Gomez, punta dei Colorado Rapids schierata al posto di un inconcludente Taylor Twellman, che calcia rasoterra superando la barriera ma non trovando lo specchio della porta.
Dopo una decina di minuti di nulla, con i due schieramenti troppo impegnati a soffocare le fonti di gioco altrui per poter imbastire una manovra degna di una partita di Copa America arriva il goal, inaspettato, dei colombiani. Juan Camilo Zuniga crossa da destra, Jaime Alberto Castrillon si inserisce bene e batte Brad Guzan con una bella incornata. In occasione di questo goal, però, c'è da segnalare come la difesa non abbia fatto i movimenti giusti, non controllando a dovere l'inserimento di Castrillon libero di colpire a rete.
Il goal non sembra scuotere gli americani e dopo due soli minuti Drew Moor è costretto ad un intervento in scivolata in extremis per evitare un goal già fatto, con Guzan uscito a farfalle lasciando la porta sguarnita. Al 21' è ancora Kljestan a cercare di dare la sveglia ai suoi. Il trequartista dei Chivas USA calcia di prima intenzione un pallone allontanato dall'area da Mario Alberto Yepes. Il suo tiro, però, è troppo centrale e Robinson Zapata non ha alcun tipo di problema a parare.
La Colombia, forte del vantaggio, gioca cercando di tenere il ritmo basso, amministrando senza patemi la partita. Ciò che emerge da questo prima parte di partita è che gli Stati Uniti hanno fatto sicuramente un passo indietro a livello di gioco rispetto all'ultima partita, passo indietro forse imputabile anche alle numero sostituzioni operate da coach Bob Bradley rispetto all'ultimo match. Oltre ad avere un gioco compassato e davvero poco pericoloso gli States continuano a lamentare un problema in fase di realizzazione con un Eddie Johnson che cerca di combinare qualcosa, senza però che né Twellman (per quello che riguarda le due precedenti partite) né Gomez riescano a dargli una mano. Gomez che quantomeno, rispetto a Twellman, cerca di fare più movimento" movimento che, però, risulta essere fine a sé stesso.
Il primo tempo si chiude con altre due occasioni a favore della Colombia. Al 35esimo Macnelly Torres si inventa uno splendido filtrante a lanciare Hugo Rodallega che entra in area dove gli si para davanti un Guzan in uscita. La punta colombiana è lesta ad approfittare del ritardo con cui il portiere americano sta uscendo e cerca un rigore che puntualmente trova. È lui stesso, poi, a presentarsi sul dischetto; calcia però malissimo, tirando in maniera fiacca ed assolutamente poco angolata. Per Guzan è un gioco da ragazzi respingere il pallone che è poi messo in angolo da Danny Califf.
Allo scadere è ancora Torres ad inventare, questa volta per Cesar Augusto Valoyes, che però spreca malamente, lisciando un pallone che sarebbe potuto certamente trasformarsi nel 2 a 0. Ciò che questa azione sottolinea è la difficoltà della difesa, messa in mostra per tutti i quarantasei minuti del primo tempo, nel contenere le punte colombiane quando queste sono lanciate in velocità . Cosa questa che, è chiaro, ha messo molto in difficoltà in particolar modo i due centrali.
Il secondo tempo, che inizia con Eddie Gaven in campo al posto di Gomez, scorre sulla stessa falsariga del primo, solo ancora più monotono e noioso. Le due squadre non fanno nulla per creare un po' di spettacolo, o forse non sono proprio in grado di farlo. La nazionale americana continua a mostrare l'involuzione del suo gioco già emersa nella prima frazione. La Colombia, da parte sua, non fa che continuare ad amministrare il risultato, cercando solo sporadicamente di accelerare il ritmo, finendo però solo con il finire in fuorigioco.
Al ventisettesimo Bradley termina le sostituzioni. Dopo quella effettuata nella pausa tra i due tempi, difatti, inserisce prima Charlie Davies al posto di un sempre evanescente Justin Mapp, poi fa entrare Lee Nguyen (finalmente) al posto di Johnson, da diversi minuti spostato in una posizione molto defilata sul lato sinistro dell'attacco americano. Cambiano i giocatori, non il gioco. Nonostante le sostituzioni, difatti, il gioco continua a latitare. Gli states cercano di fare possesso, ma è un possesso assolutamente sterile e ne esce una partita veramente inguardabile.
Al 37esimo un paio di emozioni, tra le poche della serata. Prima la Colombia parte in contropiede e mette Rodallega solo con la porta spalancata. Sulla punta colombiana, però, interviene con un gran recupero Nguyen, che devia in angolo, sugli sviluppi del quale Guzan deve intervenire per alzare sopra la traversa un bel colpo di testa che, per poco, non lo beffava. Tre minuti più tardi Kyle Beckermann segna il goal del pareggio che gli viene però giustamente annullato. Qui accade l'impensabile. Invece di battere subito la punizione Zapata, già ammonito per perdita di tempo, si mette ad allacciarsi la scarpa. L'arbitro, giustamente, lo espelle ma lui, da buon sud americano, prima di uscire, con un atteggiamento di plateale sdegno, fa perdere almeno quattro minuti. Questa espulsione rischia di pesare molto sulle sorti della partita dato che la Colombia aveva poco prima terminato le sostituzioni. Il posto di Zapata è quindi preso da Rodallega, punta della squadra. Ora gli americani hanno 4 minuti (il recupero concesso dall'arbitro) in cui devono solo riversarsi in attacco e calciare il più possibile.
Gli Stati Uniti non si renderanno, però, mai pericolosi (nonostante l'arbitro conceda loro un minuto in più rispetto ai 4 che aveva concesso) e la Colombia riuscirà a portare a casa i primi ed ultimi 3 punti di questa Copa America.
Come detto nella preview di questa Copa gli Stati Uniti, con una squadra così sperimentale, rischiava di andare in contro a delle pessime figure. E così è stato. Prima i 4 goal presi contro l'Argentina, poi i tre subiti contro il Paraguay (pur avendo giocato degnamente) ed infine questa partita scialba ed incolore per chiudere la competizione.
Un vero peccato non aver visto i migliori statunitensi cercare di giocarsela con tutti. Per questi ragazzi, comunque, è stata questa sicuramente un'occasione di crescita. Speriamo che a qualcuno di loro sia servita.
Personalmente speriamo di poter vedere presto qualche giovane ammirato in questi States giocare con continuità in qualche squadra europea. Benny Feilhaber, ad esempio. Ma sarei anche curioso di vedere un Eddie Johnson (in passato già cercato dal Benfica), un Ricardo Clark (solito instancabile faticatore di centrocampo) o un Jonathan Bornstein.
Chi invece ci è parso assolutamente immaturo per un volo transoceanico sono sicuramente Mapp e Gaven, entrambi incredibilmente evanescenti. Beh, il mondiale del 2010 si avvicina, questa estate ha dato qualche indicazione su cosa potranno combinare gli Stati Uniti in quella che è la massima competizione al mondo. Mancano due anni e diverse cose potranno cambiare, l'impressione che si ha, anche tenendo conto delle discrete prestazioni che l'under 20 sta dando al mondiale in corso di svolgimento in Canada, è che tutto il movimento sia in crescita.
E questo non può che essere un bene.