Juan Sebastian Veron e Benny Feilhaber
Un bel primo tempo e poi un bagno di sangue.
In realtà , nonostante il risultato finale possa suggerire altrimenti, non c'è nulla di cui gli USA debbano vergognarsi. Giocare contro una delle migliori nazionali al mondo, favorite assoluta di questa Copa America, oltretutto alla disperata ricerca di una vittoria internazionale che all'Argentina manca da 14 anni. Gli USA ci hanno provato, giocano aggressivi, almeno all'inizio, mettendo in piedi una difesa solida e tenendo il campo per tutto il primo tempo, iniziano poi a calare nel secondo, con l'albiceleste che pian piano riusciva a trovare i punti deboli nella retroguardia americana, fino al 4-1 finale. Risultato causato dai due gol di Hernan Crespo, e uno a testa di Pablo Aimar e Carlos Tevez, seguiti all'iniziale vantaggio degli USA, in orrenda maglia azzurra a righine bianche, con rigore procurator e realizzato da Eddie Johnson.
Per gli USA degli undici in campo presenti nella finale di Gold Cup vinta a Chicago 2-1 contro il Messico domenica scorsa c'erano i soli Jonathan Bornstein e il centrocampista Benny Feilhaber. A causa della breve distanza tra i due tornei, che ha impedito al CT Bob Bradley di disporre dei migliori, tornati al club di appartenenza nella MLS o andati in vacanza prima di andare in ritiro con i rispettivi club europei, gli USA hanno portato in Venezuela un gruppo giovane inesperto, con gente all'esordio assoluto, quale ad esempio il terzino destro del Toronto FC, Marvell Wynne, figlio dell'omonimo ex giocatore di baseball della MLB, o Herculez Gomez, attaccante dei Colorado Rapids, entrato al 69' al posto di Taylor Twellman.
E il risultato si è visto. Wynne non è assolutamente pronto per questi livelli. Pessimo senso della posizione e grossi limiti tecnici, cui la grande velocità di gambe non riesce assolutamente a supplire. Ma la difesa in generale è stata in ambasce tutta la serata (comprensibile trovandosi davanti gente come Crespo, Messi e Tevez). Kasey Keller ha salvato più volte la propria porta ma qualche problema lo ha avuto. I difensori centrali Jimmy Conrad e Jay DeMerit, che hanno vinto quasi tutti i duelli aerei, palla a terra sono andati sempre in difficoltà .
In mezzo Ricardo Clarck ha provato a correre dietro a tutti, ma trovandosi a dovere r contrastare fonti di gioco alternative come Juan Riquelme, Juan Sebastian Veron e anche Leo Messi, non sapeva da dove cominciare. Lo stesso per Feilhaber, la cui unica cosa bela è stata il passaggio filtrante che ha consentito a Eddie Johnson di rimediare un rigore per fallo di Gabriel Milito davanti a Pato Abbondanzieri. Sulle fasce, assolutamente evanescente Justin Mapp, che pare conoscere una solo finta (a destra e tentativo di dribbling a sinistra), mentre assai meglio è andato Ben Olsen, la cui esperienza si è fatta senire finchè è stato in campo. In avanti Johnson , azione del gol a parte, è parso privo di risolutezza e coraggio, stretto nella morsa Ayala-Milito. Accanto a lui Twellman. C'era? Lo abbiamo visto solo quando è uscito. Prestazione assolutamente impercettibile. Vero è che Twellman è uno che ha bisogno di essere servito, che deve essere il punto focale del gioco della squadra, come avviene nei Revs. Ieri note era a supporto di johnson, e non è assolutamente capace. Colpa anche di Bradley.
Quindi, cos'è andato male? Per buona parte della partita l'Argentina si è fatta del male da sola. Il centrocampo dell'albiceleste era assolutamente sbilanciato, col trio Riquelme, Veron, Messi a cercare di far gioco pestandosi però continuamente i piedi, con Messi costretto a cambiar fascia nel secondo tempo, anche per non dover rincorrere Bornstein sulla destra. Scarso anche il dinamismo da parte degli argentini
Dopo 60' di sostanziale equilibrio, con certo gli argentini padroni del campo ma mai eccessivamente pericolosi, il momento della svolta è arrivato con l'uscita del centrocampista americano Ben Olsen, sostituito dal giovane Eddie Gaven, e dall'ingresso del playmaker Pablo Aimar in sostituzione del più difensivo Esteban Cambiasso. L'ingresso Aimar ha risolto il problema di avere in campo sì la formazione migliore (almeno in termini di nomi) ma con giocatori come Riquleme e Veron sostanzialmente simili. Grandi costruttori di gioco, ma assolutamente assenti in rottura. Inoltre, nell'inserire dall'inizio due mediani come Cambiasso e Javier Mascherano, Basile si era dimostrato fin troppo cauto. L'arrivo in campo di Aimar prima e di Carlos Tevez (al posto di Messi) ha sistemato il flusso dell'attacco argentino. Fino al 4-1 finale. Quello della compresenza in campo di Riquelme e Veron è un problema che Basile dovrà risolvere alla svelta.
Da imputare agli USA c'è forse l'atteggiamento eccessivamente difensivo del primo tempo. Gol a parte, gli Stati Uniti non hanno creato nemmeno un'occasione da gol, sprecando anche in malo modo i pochi calci di punizione ottenuti. Incredibile la differenza di atteggiamento degli americani quandos sono privi del duo Landon Donovan – Clint Dempsey, anche se non crediamo che ieri avrebbero potuto cambiare di molto le cose. Si è vista la mancanza di tecnica in campo, con il solo Feilhaber a cercare di costruire qualcosa. A questo punto Bradley non può che continuare a puntare sui pochi giocatori di "talento" (parola forse eccessiva) a disposizione, continuando a provare Justin Mapp e magari lanciando il giovanissimo pupillo di Guus Hiddink al PSV, Lee Nguyen.
Una scelta di Bradley che ha lasicato veramente perplessi è stata la sostituzione di Ben Olsen con Eddie Gaven. OK, Olsen magari era proprio stanco, ma perché mettere dentro Gaven invece di mandare dentro, più logicamente, uno tra Kyle Beckerman e Sacha Kljestan. Anche perché se Bradley credeva ci fosse bisogno di sprint in mezzo, non era certo Gaven l'uomo giusto, uno assolutamente incapace di andare in tackle o rincorrere l'avversario. Comincio a pensare che la sua presenza in campo sia dovuta anche alla preferenza che storicamente la USSF dà ai giocatori cresciuti nel sistema federale rispetto a quelli arrivati da altre parti. Altrimenti come si spiegherebbe la presenza di Gaven in questo gruppo? Grande promesa da giovanissimo (MLS Best XI a 18 anni), è peggiorato di anno in anno, e quest'anno non è nemmeno sempre titolare nei Columbus Crew! Come lui ci viene in mente Santino Quaranta, per fortuna non presente in venezuela.
Uniche note positive del match rimangono quindi il passaggio di Feilhaber per Johnson e la prova di Bornstein, nonostante i suoi limiti in fase difensiva siano evidenti (che stava facendo sul secondo gol di Crespo?). Abbastanza bene, come detto e viste le circostanze di un centrocampo che non filtrava, la coppia DeMerit - Conrad. DeMerit ha effettuato un paio di entrate in tackle vitali. Non è fisico quanto Gooch Onyewu, ma sicuramente più preciso e meno scomposto.
Per quanto riguarda il gruppo in generale, c'è bisogno di tempo ed esperienze come quella contro l'Argentina per maturare. Sicuramente lezioni come questa non posono che far bene. Speriamo che però facciano bene anche al presidente della federazione, Sunil Gulati, che capisca la necessità di far giocare questi ragazzi contro squadre del livello di Argentina, Brasile, Germania e Italia, e non contro i soliti carneadi dei caraibi, altrimenti gli USA non passeranno mai dall'essere una squadra "difficile da battere" ad una squadra che può battere chiunque.
Per quanto riguarda il girone infine, le cose si fanno difficili. La vittoria per 5-0 del Paraguay sulla Colombia costringe gli USA a dover assolutamente battere il Paraguay di Roque Santa Cruz lunedì notte a Barinas. La "scontata" vittoria dell'Argentina sulla Colombia dovrebbe facilitare le cose, e non è escluso a quel punto uno scenario che possa portare gli USA persino a qualificarsi come secondi o come migliori terzi. La speranza del resto è l'ultima a morire.